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Perché occuparsi dell’invenzione e della scoperta?

Poiché il termine invenzione non nasconde un mondo di fraintendimenti come quello di scoperta, non mi sembra appropriato provare a sostituirlo. Per concludere si può analizzare il motivo per cui discutere sulla scoperta e sull’invenzione.

In primo luogo bisognerà vedere quali punti comuni ci sono tra i due concetti, anche se in parte sono stati già presi in considerazione. L’elemento principale che lega la tecnologia e la scienza è la necessità di rendere invisibili i passaggi intermedi, le operazioni di esperimento, di errore. Così come uno scienziato tenta di nascondere quello che sta in mezzo tra l’inizio della ricerca e la pubblicazione di questa; allo stesso modo il tecnico cerca di nascondere quello che c’è tra l’idea, la stesura del progetto e la costruzione. Entrambi cercano di nascondere i propri sforzi, il tempo intercorso tra il momento iniziale e quello finale. Questo accade perché mostrare gli errori durante il percorso, le difficoltà potrebbe far apparire più fragile la figura dello scienziato o del tecnico. Riguardo il processo di costruzione di un’innovazione e di una scoperta, si può dire che entrambe portano con s’è un’aura di rivoluzione nel momento della propaganda.

In secondo luogo, si è visto come sia una scoperta che un’invenzione debbano essere trattate da un’assemblea per la loro annessione nel mondo comune. È necessario che ci

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si interroghi su quale posto debbano andare ad occupare nel collettivo e questa deve essere un’azione continua e costante, senza la quale un oggetto scientifico o tecnologico che sia andrebbe ben presto verso la sua fine.

In terzo luogo, entrambe le materie hanno degli specialisti che se ne occupano e che lavorano in un proprio laboratorio.

L’invenzione serve per vedere specularmente la scoperta. Il fatto che ci siano meno fraintendimenti in ambito tecnologico che in quello scientifico aiuta a capire quest’ultimo. Il mio intento è servirsi dell’invenzione, contesto più chiaro, per comprendere meglio come agisce la scienza. La componente creativa non vive solo nella mente dell’inventore, ma è necessaria anche per lo scienziato. Non è propriamente corretto dire che lo scienziato inventa un oggetto scientifico, ma dire che lo costruisce, lo instaura, invece di s-coprirlo è più opportuno. Vedere che lo scienziato agisce in parte come il tecnico può portare a smantellare più facilmente l’idea moderna di scoperta che abbiamo. Se in tecnologia le invenzioni introducono qualcosa che senza l’ingegno umano non esisterebbe, è proprio vero che anche la scoperta non faccia lo stesso? Senza l’attività creativa propria dello scienziato, certi oggetti scientifici verrebbero comunque scoperti? Secondo quello che si è sostenuto fino a questo momento, la risposta non può che essere negativa. L’attitudine dello scienziato gli permette di indagare in certe direzioni ed è imprescindibile per la sua attività, che è tutt’altro che fortuita e casuale. Ma è più facile vedere un’attività controllata nella tecnica che nella scienza.

Thomas Edison nel 1893 in un’intervista si dichiarò un “inventore scientifico”; la sua figura si sarebbe distinta dallo scienziato puro in quanto lui non studiava la scienza per trarne delle verità. Edison disse di essere un inventore perché i frutti del suo lavoro avrebbero avuto una qualche utilità commerciale. Prendendo come riferimento questo modo di intendere l’inventore e lo scienziato, anche Pasteur coi vaccini sarebbe stato

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più un inventore. In realtà i vaccini hanno sì un fondamento naturale, ma poi effettivamente sono stati un mix di scoperta ed invenzione. Gli studi iniziali sono stati fatti sugli animali e sulle loro malattie, ma poi la produzione in serie dei vaccini ha preso la piega di un’invenzione sia sanitaria che commerciale per alcuni aspetti. Con questo paragone vorrei mettere in risalto la linea sottile che a volte separa la tecnologia dalla scienza e viceversa. Il modo di operare è molto simile, ma per gli outsiders è difficile vedere questa similitudine. Il cambiamento di visione dalla Scienza alla scienza dovrebbe inizialmente partire dalla propaganda. Dovrebbe essere la retorica a introdurre per prima un nuovo modo di vedere la pratica scientifica e gli scienziati, ponendo attenzione sia agli aspetti epistemologici che a quelli più quotidiani e reali.

Gli scienziati sono i camici bianchi, sono studiosi preparati nelle loro discipline, sono uomini con interessi politici, religiosi ed economici. Gli scienziati stanno in laboratorio con il loro team, costituito da persone che non entrano asetticamente in laboratorio e si trasformano in macchine per la scienza. La scienza non è un’idea dell’iperuranio che prescrive dogmi. La scienza è vasta e varia: ne fa parte la propaganda, i finanziamenti, le lotte politiche. La scienza però senza la sua parte epistemologica non sarebbe più scienza.

È necessario considerare e rivedere l’opinione comune che si ha della scienza e degli scienziati. È opportuno fare un’operazione di restauro di questa materia per comprendere la sua forza reale, che non si basa solo sulla sua oggettività, ma su tutti i fronti che combatte. Gli scienziati stessi sono molto più che s-copritori di Verità nascoste dalla Natura, sono ricercatori veri e proprio, in quanto desiderano con molto impegno cercare di dimostrare le proprie teorie, cercano con forza le prove con esperimenti, cercano di formarsi la loro credibilità.

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Se, come suggerisce Latour, si intende scappare dalla modernità, non cadendo però della post-modernità, la quale avrebbe comunque bisogno del periodo moderno per definirsi; si deve rinnovare l’idea della scienza. Questo processo non implica svalutarla, ma rivalutarla onestamente. Le scienze si trovano su un’altalena continua e costante tra quelli che si è a più riprese chiamati fattori epistemologici e i fattori “esterni”. Pendere solamente sul primo polo significa essere moderni; pendere solo sul secondo significa adottare un costruttivismo radicale. La via mediana tra i due, oltre a rappresentare una sorta di giusto mezzo, sembra anche rispecchiare più fedelmente la realtà della pratica scientifica. Proprio per questo motivo, forse la filosofia è l’unica disciplina in grado di abbracciare tutti questi aspetti. La filosofia all’occasione si occupa dell’aspetto più antropologico, poi quello sociologico, quello scientifico, quello morale, politico ed economico. La filosofia riesce con questa rivisitazione della scienza ad espandersi e a contrarsi secondo le necessità, ad abbracciare tutto nel costruttivismo latouriano e ad includere pochi aspetti nell’ottica moderna. Grazie alla sua ecletticità può permettersi di far parlare, non solo gli umani, ma anche i non-umani; può permettersi di considerare gli scienziati e gli oggetti scientifici come singoli con le proprie particolarità, con una loro storia. Questo è l’aspetto da prendere in un costruttivismo “moderato” come quello di Latour, nonostante l’intento del filosofo non sia quello di prescrivere un metodo vero e proprio, ma si tra un versante descrittivo, cioè di come la scienza effettivamente svolge le proprie attività, e uno più risolutivo, proponendo appunto una visuale diversa, non-moderna, rispetto al panorama attuale.

La scienza è una disciplina pubblica e come tale si è tutti chiamati a risponderne, ma senza i giusti strumenti non se ne può capire fino in fondo la profondità. Chi vive nel mondo comune deve occuparsene. È necessario parlarne e farlo nel modo più corretto

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possibile. La contaminazione di idee è fondamentale per arricchire la visione semplicistica della scienza moderna.

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Appendice

Vocabolario latouriano

Latour più di una volta ribadisce che il primo intervento da fare, per poter costruire un’epistemologia costruttivista e per rivoluzionare il mondo comune, sarà quello di rivedere il linguaggio. Per questo propongo al lettore un capitolo strutturato come un vero e proprio vocabolario che riporterà termini noti o meno, ma tutti con una sfumatura diversa da quella che ci aspetteremo comunemente. L’intento è quello di permettere, a chi si approccia per la prima volta ad una lettura del genere, di facilitare l’introduzione all’argomento. Il linguaggio rappresenta uno scoglio, in parte, e una necessità, dall’altra, perché rivedere l’uso dei termini usati comunemente implica un grosso dispendio di tempo e di energie, ma c’è bisogno di un’operazione del genere in quanto tutto il fraintendimento moderno parte proprio da qui. Voglio dire che sarà necessario eliminare le divisioni manichee, alle quali siamo abituati, alle opposizioni di soggetto-oggetto, natura-cultura, fatti-valori, fino ad arrivare a quello che viene definito “cosmogramma”, cioè uno spazio in cui tutti i cittadini, scienziati o meno, si dedichino all’esperimento collettivo tra le definizioni contradditorie del cosmo. Per coinvolgere tutti è necessario che i modi di parlare di tutti vengano stravolti. Se si perde la nostra concezione tradizionale della Scienza, della Natura, allora si perde qualcosa di essenziale per la nostra stessa definizione, per la definizione della nostra società e di noi stessi, così bisognerà ridefinire le varie discipline e di conseguenza il nostro posto nel mondo. Già dalla risemantizzazione di certi termini vedremo come le varie aree di competenza politica, economica, scientifica, morale, si intreccino e si mischino.

Questo capitolo vuole essere uno strumento. La prima parola sarà quella in italiano, subito dopo la traduzione inglese e per ultima quella originale in francese.

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ANT: si tratta dell’acronimo di Actor Network Theory, Teoria dell’attore rete, una teoria

esposta principalmente nel testo Science in action. Dopo un’attenta osservazione del laboratorio, è stato sviluppato questo modello, secondo il quale vuole che ogni prodotto, manufatto, fatto che esce dal laboratorio stesso sia una rete, appunto, di relazioni in cui interagiscono attori, o meglio attanti, umani e non-umani. Il concetto di rete permette a Latour di rimandare immediatamente alle tante connessioni che si possono formare all’interno di questa stessa e all’estensione che può avere, che in potenza è infinita. Questa teoria si lega strettamente al principio di simmetria, cioè che tutto quello che si trova dentro la rete deve essere trattato allo stesso modo, e quindi anche con lo stesso linguaggio. Per chiarire si può dire che sia gli umani che i non-umani verranno entrambi analizzati come attanti.

Antropologia sperimentale; Experimental Anthropology; anthropologie

expérimentale: questo concetto possiamo definirlo come un fil rouge del progetto latouriano, il suo scopo principale. È una materia con la quale deve essere indagato e ordinato il mondo comune. Il rappresentante di questa disciplina viene chiamato “diplomatico”, colui che affronta tutti i rischi necessari a costruire un accordo che sia pacifico e duraturo tra tutto quello che entra ed entrerà a far parte del mondo comune, questo non significa che dovrà istituire gerarchie o dare regole rigide, anzi il suo compito principale sarà proprio quello di rispettare le esigenze di ogni umano e non- umano, senza mettere limiti al numero di mondi comuni possibile. In alcuni casi, proprio per questo motivo, Latour parla di “antropologia del rischio” perché le connessioni che si creano e si creeranno sono imprevedibili, ma devono allo stesso tempo essere compatibili. La diplomazia è una forma mentis che ci permette di istituire

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le relazioni tra noi e tutto il resto, ma ci permette anche di mantenere le differenze tra gli ospiti del mondo comune senza che gli uni si uniscano troppo in fretta agli altri.

Arena sociale; Social Arena; Arène sociale: questo concetto viene definito in

collegamento anche all’ANT. Arena subito ci rimanda all’idea di una competizione, e di questo effettivamente si tratta, cioè una competizione tra scienziati nel laboratorio e non solo in senso metaforico, ma anche più letterale. Un gruppo di scienziati gareggia con un altro gruppo, sulla base alla loro credibilità. In questo senso gli scienziati sono considerati come inventori di credibilità e tra di loro creano il mercato della credibilità, la quale può essere considerata semplicemente come una merce. Latour, in Laboratory

Life, sostiene inoltre che l’arena non è il luogo solo dove gli scienziati si scontrano, ma

è anche quello in cui vengono prodotti i fatti scientifici. Così che questo concetto va a legarsi strettamente con il cerchio della credibilità e al significato di agonismo: uno scienziato acquisendo più credibilità possibile riuscirà ad avere la meglio sui colleghi, poi di conseguenza ad avere più successo economico.

Articolazione; Articulation; Articulation: è un termine che Latour prende in prestito

dalla filosofia di Whitehead e che espone per la prima volta in Pandora’s Hope. Il punto di partenza è considerare gli umani e i non-umani come proposizioni, le quali sono attanti, ognuno diverso dall’altro. Attraverso queste differenze le proposizioni possono entrare una in relazione con l’altra, e questo genere di relazione particolare che si instaura è detta proprio articolazione. Per chiarire possiamo nuovamente prendere l’esempio di Pasteur. Pasteur, il fermento lattico, il laboratorio, gli altri scienziati, gli strumenti di lavoro, sono tutte proposizioni che entrano, appunto, in contatto e si articolano, andando poi a formare la rete di cui ho parlato per l’ANT. In questo concetto

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si può notare come la simmetria diventi un concetto portante: una delle necessità più importanti è quella di poter considerare quelle che potremmo chiamare (erroneamente secondo Latour) “oggetti”, “cose” sullo stesso piano delle persone. A fare la storia delle scienze non è lo scienziato, ma è lo scienziato più un’addizione di tutto quello che ha intorno, compreso tutto quello che sembra inanimato ma in effetti non lo è. Così possiamo anche eliminare la distinzione attivo-passivo, perché tutto è ugualmente attivo e tutto può parlare allo stesso modo del soggetto, anche se con un linguaggio diverso.

Attanti; Actants; Actants: possiamo definire questo termine come un sinonimo di attori,

ma Latour in alcuni casi preferisce usare attanti per non rimandare a un senso troppo antropomorfico. Vuole evitare questo fraintendimento perché gli attanti sono tanto gli umani, quanto i non-umani, è tutto quello che sta nella rete, tutte le proposizioni che si articolano, tutto quello che serve alle scienze, tutto quello che è attivo e dà il proprio contributo alla formazione del mondo comune. Possiamo aggiungere alla parola attori l’aggettivo sociali: vengono detti “attori sociali” perché creano, producono tutti insieme il collettivo che, come lo intende Latour, è un melting pot, un “calderone”, dove tutto partecipa allo stesso modo e la sua eterogeneità è la sua forza più grande, ovviamente se ben gestita dalla diplomazia.

Attori; Actors; Acteurs: vedi Attanti.

Catene di traduzioni; Translation Chains; Chaînes de traduction: (Vedi Traduzione)

con questa immagine Latour vuole esemplificare il modo con il quale agiscono le traduzioni. Si tratta di una vera e propria catena, perché ogni singolo anello è formato da

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una traduzione da un ambito disciplinare ad un altro. Alla fine più anelli o traduzioni ci saranno e più la catena sarà lunga o un oggetto sarà ben costruito.

Cerchio della credibilità; Cycles of Credit; Cycles de Crédit: questo concetto prende

forma in Laboratory Life e viene rappresentato con questo schema:

Rappresenta il modo in cui si unisce la fase economica a quella epistemologica in un unico cerchio, appunto. Lo scienziato per ottenere un maggiore credito in termini di credibilità personale, deve produrre iscrizioni, in questo caso articoli, sostenuti da argomenti e dati sperimentali. Dopo essersi guadagnato questo tipo di fiducia, anche da parte del suo team, chiede sovvenzioni economiche. Così il lavoro scientifico si intreccia con la richiesta economica.

Collettivo; Collective; Collectif : il collettivo per la maggior parte prende forma in

Politiche della natura e non è altro che il mondo comune. È il mondo in cui natura,

scienze e politica trovano elementi in comune per convivere pacificamente. È un mondo non bell’e fatto ma in progressiva costruzione, da condividere, dove, in potenza, potrebbe entrare tutto, ma sempre con l’approvazione di chi e cosa c’è già dentro. Per

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quanto eterogeneo si tratta di un mondo comunque coerente, perché coerente è il metodo che viene usato per decidere cosa vi può far parte e cosa no, ossia la metafisica sperimentale, altrimenti non potrebbe durare a lungo. È un mondo che deve essere sempre rivisto ma in cui ognuno fa la sua parte. La costituzione che vi vige è quella dell’ecologia politica. Si oppone fortemente al “vecchio” mondo dove l’indiscutibile ragione aveva la meglio, la Scienza e la Natura facevano da padrone, dove i soggetti attivi agivano su oggetti passivi che si lasciavano indagare, dove c’erano qualità primarie e secondarie, e solo pochi eletti avevano un accesso privilegiato alla vera conoscenza.

Condizioni di felicità; Happiness Conditions; Conditions de bonheur: Latour riprende

questo termine dalla legiferazione del Consiglio di Stato francese. Le condizioni di felicità di un essere del diritto sono date dalla sua continuità con il precedente corpus del diritto. Questo significa che deve esserci una coerenza tra una nuova deliberazione e quelle passate. Latour applica questo concetto ai modi di esistenza: un attore, umano o non-umano, nella rete può permettere di associare se stesso con gli altri attori in tanti modi, così da costituire molti modi di esistenze. Poiché questo comporta che non ci sia necessariamente una coerenza tra un modo di esistenza e un altro in uno stesso attore, un attore può eccedere le condizioni di felicità, in questo senso giuridico.

Doppio click; Double click; Double-Cliquez: è un termine ripreso volutamente da

Latour dal campo informatico. Così come quando facciamo doppio click su un’icona e ci appare l’interfaccia che volevamo, allo stesso modo accade con un’informazione scientifica o tecnologica. Con l’azione del doppio click non vediamo tutti i processi che il PC compie per mostrarci la cosa richiesta, ugualmente quando facciamo una ricerca il

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risultato è una notizia bell’e pronta, senza che ci venga proposto il modo di costruzione, produzione dell’oggetto, per esempio una delle prime omissioni è quella sugli strumenti adoperati dagli scienziati e dagli ingegneri. Tutte le trasformazioni, le deviazioni vengono cancellate dalla storia del prodotto tecnoscientifico, è uno spostamento senza trasformazione. Grazie a tutti questi passaggi l’oggetto era inizialmente una cosa e progressivamente è diventata un’altra, in alcuni casi anche per molte volte, ed è proprio questo cambiamento continuo che deve essere mascherato per conferire alla Scienza un’aura di oggettività, certezza.

Ecologia politica; Political Ecology; écologie politique: il termine appare forse

ambiguo perché tiene insieme il senso naturale e quello politico. Lo scopo di Latour con questo è quello di sradicare la dicotomia moderna che ci metteva davanti due alternative che parevano opposte: modernizzare (mantenere la divisione manichea tra scienza e società) o ecologizzare (organizzare tutta la politica e l’economia sulla base della Natura). Il senso di direzione è reciproco ossia naturalizzare la politica e politicizzare la natura, proprio per questo l’ecologia politica ci permette di aumentare le connessioni tra attanti di qualsiasi genere siano, moltiplicare la rete e così ribaltare anche il loto ordine di importanza. L’ecologia politica è la costituzione del collettivo latouriano.

Esperimento collettivo; Collective Experiment; Expérience collective : Latour con

questo termine intende distinguere la pratica moderna dall’esperimento da quella contemporanea. Gli esperimenti che siano scientifici o tecnologici, sono stati portati fuori dal laboratorio così come lo si immagina, i camici bianchi non provvedono a tutto. La teoria del “trasferimento lento” voleva che gli esperimenti fossero testati in laboratorio, nel centro di razionalità per eccellenza, e poi venissero trasportati fuori

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come dogmi indiscutibili. Adesso tutti sono co-ricercatori, cioè tutti partecipano in modo attivo, tutti formulano problemi ai quali ognuno è chiamato a rispondere e a discutere. Inoltre si è chiamati a discutere di vari temi, dal clima alla salute, in quanto cittadini, consumatori o professionisti. All’esperimento collettivo si lega strettamente il concetto di decisione collettiva: la messa in pratica delle deliberazioni dell’assemblea.

Fatticcio; Factish; Faitiches: questo termine deriva dall’unione di due parole, feticcio e

fatto. Per quanto riguarda il concetto di feticcio, Latour si rifà direttamente a Marx: il