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Scambi tra Programma forte e Latour

In questo ultimo paragrafo mi vorrei occupare di uno scambio diretto tra Bloor e Latour, pubblicato sulla rivista Studies in History and Philosophy Science, mettendo in risalto solo i punti più rilevanti delle accuse del sociologo e le relative risposte.

Bloor nel 1999 scrisse questo testo dal titolo significativo, Anti-Latour, in cui attaccava l’antropologo sulla base delle sue esternazione riguardo il Programma forte. Il primo punto importante, dopo aver dichiarato che i due approcci sono profondamente diversi, deriva dalla considerazione che Latour ha dello schema soggetto-oggetto. Questo dualismo, come abbiamo in parte visto e vedremo, prevede che la conoscenza

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sia compresa in termini di un’interazione tra una realtà indipendente, ossia l’oggetto, e un soggetto, che assorbe attraverso l’esperienza il “fuori” e rappresenta il modo in cui riceve informazioni. Bloor ammette che non ci sono solo svantaggi in questa opposizione, ma ci siano buone ragioni per tenerla in considerazione. Latour fraintende però il punto di vista dei sociologi, secondo il collega, in quanto crede che la loro posizione occupi una posizione estrema tra i due poli e che il loro motto possa essere riassunto nello slogan “La società spiega la Natura”. Bloor controbatte a questa accusa sostenendo che il suo scopo non è quello di spiegare la natura, bensì di spiegare i pensieri condivisi sulla natura, cosa che l’avversario prende ben poco in considerazione, e solo in questo senso la dicotomia può essere mantenuta in sociologia. Inoltre l’esponente del Programma forte punta il dito contro l’antropologo sullo stesso tema: se il suo intento è quello di separare il mondo dalla descrizione degli attori sul mondo, allora questa non è altro che un’altra via per dire che si deve rispettare la distinzione tra l’oggetto della conoscenza e il soggetto della conoscenza.

Il secondo punto di attacco riguarda un argomento che ho già menzionato, il principio di simmetria. È lo stesso Bloor a dire che quello da lui enunciato si discosta da quello di Latour, che chiama il “nuovo principio di simmetria”. L’idea latouriana è che non si deve cercare di spiegare la natura in termini di società, o la società in termini di natura, ma occorre sperimentare una terza via secondo la quale società e natura siano considerati come coprodotti, ed è da qui che nasce il suo principio, secondo Bloor. Questo processo ripristina il rapporto tra gli agenti e le cose, e la diretta conseguenza è che ogni scoperta scientifica implica un cambiamento nella società, non bisogna limitarsi a ridurre l’una all’altra. Per il sociologo questa teorizzazione implica dire che nessuno ha davvero accesso al reale, ma si potrebbe meglio dire che tutte le culture allo stesso modo sono vicine alla società.

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Il terzo, e ultimo, punto di accusa si sviluppa sul tema del relativismo, dal quale Latour cerca di prendere le distanze, in quanto sembra derivare direttamente dal principio di simmetria blooriano. Il rigetto di questa posizione viene dalla considerazione secondo la quale i relativisti effettivamente ignorano il fatto che gli scienziati lavorano duro per produrre un’asimmetria, che è quella di rendere alcune teorie più credibili di altre con il mezzo della retorica. Bloor conclude scrivendo che Latour non ha fatto altro che incoraggiare uno stereotipo completamente falso sul Programma forte.

Latour nello stesso anno risponde, ma in maniera significativamente più breve (si tratta della metà delle pagine pubblicate da Bloor) e non rispondendo puntualmente a ogni questione sollevata dall’accusa, perché per il Nostro la dicotomia soggetto-oggetto è la più importante da risolvere e il principio di simmetria vi si può ricondurre (da qui la necessità di modificare l’originale principio); anche l’argomento del relativismo viene affrontato nella stessa ottica. Il fulcro del problema è capire quale sia il ruolo che giocano gli oggetti: per Latour il loro ruolo è quello di creare anomalie, dubbi, nella nostra cornice di interpretazioni, se si facesse, invece, una lista degli scopi di questi nella sociologia della conoscenza scientifica non ce ne sarebbero molti. Per la SSK, così come per la filosofia kantiana, le cose servono a rendere sicuro chi fa ricerca di non essere un idealista, servono a fissare i fenomeni con una sorta di resistenza, potremmo paragonarli a delle ancore. Proprio in questo contesto ritorna l’esempio di Pasteur (citato anche da Bloor), che diventa uno strumento dell’antropologo per dimostrare che questo scienziato è l’emblema della preoccupazione se sia stato lui a creare i fatti o i fatti a portare il loro peso agli occhi del ricercatore, ponendo, appunto, perplessità. In questo punto viene accusato Bloor di essere un moderno, perché considera l’oggetto sempre come passivo. Per rispondere al problema del relativismo Latour non dice di

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essere a favore o sfavore di questa posizione, ma scrive di essersi da tempo schierato contro la posizione assolutista. È attraverso la Natura che la storia dell’assolutismo si è sviluppata ed è proprio quindi contro questa idea che bisogna combattere e rivoluzionarci.

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Capitolo 2

Le opere

L’intento di questo terzo capitolo è quello di analizzare le opere di Latour che ho ritenuto maggiormente rilevanti per il mio lavoro. L’arco temporale preso in considerazione si estende dal 1979 al 2012. Esporrò in ordine cronologico di scrittura i testi latouriani per trattare l’evoluzione dei temi principali.

I temi sono stati scelti in modo funzionale rispetto al capitolo successivo che si occuperà parallelamente di scoperta, in ambito scientifico, e di invenzione, in campo tecnologico. Per ogni testo trattato mi sarei potuta dilungare maggiormente, ma proprio per non perdere il focus dell’attenzione del lettore ho preferito dare spazio solo a ciò è strettamente utile per il seguito del lavoro.