3 LA RICERCA
3.6 Il percorso
La ricerca empirica avente come oggetto i dilemmi morali dei dirigenti scolastici si è svolta in un arco temporale di nove mesi durante i quali sono state raccolte ed analizzate 45 interviste più 6 interviste di ritorno.
Le fasi del percorso sono state pensate prima dell'inizio della ricerca empirica, ma hanno subito una rielaborazione in base agli avvenimenti intervenuti nel corso della ricerca.
Inizialmente si è proceduto con l’analisi preliminare della significatività dell’indagine confermata dal fatto che in ambito scolastico italiano non sussistono ricerche specifiche inerenti il processo decisionale del dirigente scolastico con specifico riferimento ai dilemmi morali. Come si diceva, questa tematica è stata già affrontata nella letteratura e nelle ricerche empiriche in ambito internazionale, per cui si è voluto dar voce alla prospettiva italiana per conoscere tale argomento, capire come viene interpretato, quindi evidenziare le emic views ovvero il punto di vista dei soggetti partecipanti all’indagine (Mortari 2015, p. 23) e, ascoltando le voci dei pratici, far emergere una possibilità di miglioramento del processo e delle competenze specifiche richieste.
Seguendo l’impostazione fenomenologica, l’indagine si va a configurare non solo come una descrizione, ma anche una interpretazione e comprensione del fenomeno (Gadamer, 1999) e, secondo la logica emergenziale della ricerca, l’analisi dei dati ha accompagnato la raccolta delle altre narrazioni per poter orientare la ricerca di successivi dati che nel corso delle prime analisi si sono rivelati utili.
Per avere una immagine del quadro globale sul territorio nazionale, si sono considerate le disponibilità in tutte le regioni d'Italia tramite la presentazione delle intenzioni di ricerca nell'ambito di alcuni incontri formativi delle principali associazioni che riuniscono i dirigenti scolastici italiani; accanto a questo, si sono invitati altri dirigenti tramite conoscenza diretta, ed infine sono pervenute disponibilità da parte di persone direttamente interessate all'argomento.
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Le interviste sono state condotte principalmente in presenza presso le sedi scolastiche di titolarità dei dirigenti; altre presso sede di riunione (direttivo di associazione, incontri formativi), mentre le interviste di ritorno, a causa dell'impossibilità di viaggiare data dall’emergenza pandemica Covid19, si sono svolte in remoto. Per lo stesso motivo erano stati posticipati altri colloqui previsti, poi non realizzati a causa del prolungarsi delle restrizioni.
Come già si è accennato, la disponibilità dei dirigenti è stata totale, unita all’interesse nei confronti dell'argomento e alla possibilità di esprimere il proprio punto di vista inerente le condizioni di lavoro.
Si è accolta con profonda gratitudine questa disponibilità di cui è stato fatto dono, esperienza che ha permesso anche di inaugurare degli scambi professionali ed umani significativi.
La domanda stimolo che ha costituito l'incipit dell'intervista è stata l'invito a voler narrare quali sono i dilemmi morali che vengono affrontati nell’esercizio della propria professione. Qualche dirigente ha introdotto l'argomento collocando entro la cornice normativa il proprio ruolo per poi giungere alla trattazione principale; la maggior parte ha esordito con espressioni atte a evidenziare la gravità e la numerosità degli oneri dirigenziali e delle problematiche morali inerenti l'esercizio della professione. Solamente in due casi, come si vedrà, i dirigenti hanno negato che la morale rientri nelle decisioni del dirigente scolastico in quanto, in un caso è sufficiente attenersi all'etica della giustizia, e nell'altro si sottolinea come la morale sia inerente solo la vita personale. In tutte le altre narrazioni i dirigenti hanno riconosciuto l'esistenza dei dilemmi morali, anche se poi non molti sono riusciti ad elencarli e si sono evidenziate maggiormente le problematiche di tipo morale che attanagliano i dirigenti. Con il consenso dei partecipanti le interviste sono state audioregistrate; tre dirigenti hanno preferito che la propria voce non venisse registrata, ma si sono comunque offerti di narrare la propria esperienza, anche se ai fini della ricerca non si è potuto utilizzare questo prezioso materiale.
Seguendo le indicazioni del metodo dell’intervista narrativa, lo stile è stato non direttivo per cui, dopo lo stimolo iniziale, la narrazione ha potuto fluire in modo libero
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e l’intervistatore si è limitato alla conferma rispetto alla ricezione di ciò che veniva narrato o richieste di esplicitazione e chiarimento.
La conduzione dell’intervista è stata veramente faticosa ed impegnativa per un motivo fondamentale: essere dirigente scolastico e intervistare altri dirigenti scolastici è una condizione che può rischiare la trasformazione di un’intervista in una conversazione tra colleghi. Lo sforzo continuo di mantenere la propria posizione di ricercatore e non cadere nell’errore, seppur involontario, di un confronto fra colleghi è stato impegnativo e ciò si rileva anche dalle note tenute in un diario personale che ha costantemente accompagnato il percorso di ricerca. La tenuta del diario narrativo è stata fondamentale per creare la consapevolezza del proprio ruolo, riconoscere gli errori nella conduzione e migliorare l'intervento. A tal proposito si riportano alcune note che testimoniano l'esperienza:
Note del ricercatore. Oggi è stato quasi imbarazzante perché pur di non influenzare il dirigente non ho partecipato all’intervista verbalmente, mi sono limitata tanto nelle espressioni quando invece vedevo che il dirigente cercava con gli occhi una conferma a quanto stava dicendo. È estremamente faticoso mantenere questo doppio ruolo perché da una parte non voglio influenzare la narrazione ma voglio accoglierla in tutta la sua purezza, dall'altra non so quale sia la giusta misura per confermare di aver capito ciò che il dirigente vuole esprimermi. Rischio di esercitare male l’epochè. Devo riflettere. Non posso tacere, non posso parlare, questo è un dilemma morale per me!
Procedendo con le interviste, ho preso più confidenza con il ruolo del ricercatore e mi sono anche accorta che, invece, far parte della categoria dei dirigenti scolastici mi permetteva di riuscire a comprendere in profondità quello che i colleghi volevano esprimermi perché la condivisione del ruolo porta alla conoscenza degli aspetti tecnici e pratici del lavoro che permette di capire le interconnessioni delle problematiche.
Note del ricercatore. E’ stato emotivamente molto forte quando stamattina la collega mi ha detto che finalmente aveva potuto sfogarsi con qualcuno che poteva capirla, aveva gli occhi lucidi,
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emotivamente è stato molto, molto forte! Anche se però mi sono sentita del tutto incapace di consolarla… Certo, lei non aspettava una consolazione immediata, però quando mi ha chiesto di poterci tenere in contatto per degli scambi di pratiche non solo quando si è in crisi, ma anche solo per delle “chiacchiere significative” come le ha chiamate, questo mi ha fatto realizzare la grande opportunità, inaspettata che la ricerca mi sta regalando. I dirigenti sono davvero soli come dicono. Autonomia significa “arrangiati” dalle loro parole. Non hanno supporto se non da altri colleghi.
La mia difficoltà è stata anche relativa ad un altro ordine di problemi ovvero la domanda che veniva posta ai dirigenti inerente la narrazione dei dilemmi morali che potevano interessare la loro professione spesso non trovava una risposta immediata, bensì sovente la narrazione si disperdeva in altre direzioni. Cercare di riportare l’attenzione sul focus originario è stato un tentativo che non sempre ha dato i suoi frutti perché relativamente all'argomento molti dirigenti non dimostravano conoscenza, consapevolezza o coscienza. Dopo le prime insistenze ho lasciato scorrere le narrazioni in modo che potessero disegnare il quadro che poi è emerso.
Note del ricercatore. Non riesco a capire se è sbagliata la domanda della ricerca, cioè se la pongo male io, oppure davvero i dirigenti non conoscono il significato del termine. Oggi, ma come anche altre volte, ho avuto la chiara percezione che nonostante io riproponessi con parole diverse la medesima domanda durante l'intervista, il dirigente non avesse proprio nulla da dirmi in merito a questo.
Note del ricercatore. Ho avuto bisogno di un confronto con gli altri sul fatto che i dirigenti mi parlino poco di dilemmi morali e molto delle loro condizioni di lavoro. Abbiamo convenuto che è giusto che la ricerca faccia il suo corso e che sì, da molte interviste non si riesce a focalizzare l'argomento, ma questo avrà i suoi motivi e quindi la ricerca non è inutile ma semplicemente porta a dei risultati che si allontanano molto dall’interesse primario ma possono comunque offrire una conoscenza ulteriore.
Note del ricercatore. Stasera parlando al telefono con (omesso nome dell’altro coder) abbiamo riflettuto su come un chiarimento lessicale dovesse essere fatto prima dell’intervista perché i dilemmi
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morali sono stati per lo più considerati come problemi e non come una questione di scelta fra due opzioni che già si presentano all'inizio.
Dopo la fase di svolgimento delle interviste, le narrazioni sono state sbobinate ottenendo un testo narrativo nel quale sono state riportate fedelmente tutte le espressioni.
Queste narrazioni sono state lette e vagliate molte volte al fine di acquisire confidenza con le stesse. Da una lettura non orientata del materiale, ho epurato le esclamazioni e le inferenze dell’intervistatore che non fornivano ulteriore chiarezza rispetto alle espressioni, nonché sono stati omessi i riferimenti che potevano non garantire la privacy.
Il passaggio seguente è stato l'individuazione delle unità significative di testo ovvero delle parti delle narrazioni che hanno riguardato uno specifico tema; queste sezioni parziali potevano identificarsi con un unico turno di parola, più turni oppure singole brevi parti di testo a seconda della pregnanza di significato che riportava. Le unità narrative relative a esempi di caso sono sempre state separate dalle altre parti.
Successivamente gli excerpts con ogni unità significativa di testo venivano etichettati in modo descrittivo ovvero accanto veniva posta una descrizione sintetica riportante il lessico utilizzato dal narratore per poter rimanere nell’esperienza emersa e non interpretarla.
Quindi per ogni etichetta descrittiva è stata ideata un'etichetta concettuale che identificasse in maniera univoca il significato del concetto espresso.
Note del ricercatore. Mi pare di perdermi nei meandri del materiale; se rivolgo l’attenzione ad un aspetto riesco a identificare una categoria concettuale, se prediligo un altro aspetto ne esce un'altra categoria concettuale, devo rifare il lavoro sempre dall'inizio rileggendo l'intervista. Ormai le conosco a memoria e anche la stessa voce dei narratori che riascolto per cercare di comprendere anche il senso dato dal tono della voce, mi è entrata dentro. E’ come una poesia imparata a memoria, quindi ho bisogno di una pausa per poter tornare sulla stessa intervista in modo più pulito.
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Note del ricercatore. Ho ripreso in mano le interviste precedenti e ora a mente libera riesco ad essere più lucida nel valutare le etichette che avevo creato e per verificarli. Forse finalmente ci sono…
Molte etichette descrittive potevano rientrare in più etichette concettuali e, dopo un confronto di gruppo e una riflessione continua e ricorsiva, la decisione è stata di mantenere entrambe le etichette concettuali in modo da evidenziare le duplici valenze.
Durante l'intero percorso di ricerca ho potuto usufruire dell’aiuto degli altri ricercatori che mi hanno offerto la loro disponibilità sia nella fase di lettura che nella fase di individuazione delle etichette e categorie, nonché nella revisione costante e continua di tutto il processo. Sono stati momenti molto intensi di lavoro impegnativo che hanno portato ad un confronto molto costruttivo perché hanno posto in relazione sensibilità e competenze diverse dei coder a favore di una comprensione più ampia dei fenomeni analizzati.
Note del ricercatore. Ho trascorso parecchi giorni a cercare di individuare le etichette concettuali, poi mi è parso che tutto il mio lavoro assumesse un altro significato quando mi sono confrontata con gli altri. E’ incredibile come la discussione di gruppo faccia emergere degli aspetti che si erano trascurati.
Note del ricercatore. Credevo che rifare il lavoro in gruppo fosse scoraggiante perché avrebbe distrutto molte delle certezze che faticosamente avevo raggiunto. Invece ho realizzato che se non avessi avuto questa precedente fase, intensissima, di lavoro individuale non avrei avuto le idee chiare per questo confronto con gli altri.
Le etichette concettuali sono state poi raggruppate in categorie di terzo livello ovvero cluster con significato affine.
Tutto questo processo ha conosciuto una struttura non lineare ma circolare perché il ritorno sui dati e sulle scelte inerenti la tipologia di etichette e categorie ha più volte messo in discussione queste determinazioni, riviste e riformulate fino a giungere
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alla forma definitiva che ha riguardato, come si evince dal coding system, l'individuazione di cinque categorie e relative etichette concettuali.
Per ogni narrazione, oltre al testo puro, si è formato un documento costituito da quattro colonne con i diversi livelli di analisi: nella prima colonna le unità significative di testo, accanto, nella seconda colonna, l'etichetta descrittiva a cui segue la relativa etichetta concettuale e, in quarta colonna la categoria di appartenenza. Si riporta l’esempio dell’analisi di una narrazione.
Tab: 3.1. Analisi di una narrazione
Excerpt Etichetta descrittiva ETICHETTA
CONCETTUALE CATEGORIA
Sono dirigente scolastico da sette anni, questo è il mio settimo anno, eh… devo dire che è una parte che ho scoperto facendo proprio questa professione. Ehh… Quando studiavo per il concorso quando ho fatto anche tutta la procedura concorsuale, ehh… mai, mai, era emerso questo aspetto della professione
Si presenta.
Descrive le discrepanze tra le aspettative riferite al ruolo del dirigente prima dello svolgimento del concorso e dopo
Discrepanze tra aspettative e realtà
Caratteristiche del ruolo dirigenziale
che in realtà è l’aspetto più forte, più
importante, più determinante per il
dirigente scolastico.
Dichiara che affrontare i dilemmi è l’aspetto più importante per un dirigente
Peculiarità
Perché non era mai emerso? Me lo sono chiesta tante volte. Perché durante tutto il percorso preparativo, e qui ritengo che sia fondamentale la preparazione del dirigente in questi aspetti, avviene attraverso uno, una elencazione di documenti che tu devi sapere e devi applicare.
Illustra la preparazione al concorso per dirigente scolastico, ritenendo fondamentale la preparazione rispetto agli aspetti morali
Preparazione ed esperienza
L’immagine diventa un dirigente burocrate che va e applica questo, va e applica quello, va e applica quell’altro articolo ancora. Il dirigente deve sapere quel comma, quell’articolo della legge, quel comma eh…
Descrive l’immagine del dirigente burocrate in base alla formazione richiesta per il concorso
Peculiarità
Quanto vai a vivere la realtà questo non succede perché la realtà è fatta di persone, la realtà è fatta di relazioni, la realtà è fatta di dare veramente significato a quella mission e quella vision che il Ptof vuole, ti chiede con urgenza, con imperanza
Precisa che la realtà dei fatti è completamente diversa da quella studiata: le relazioni e le persone sono predominanti
Discrepanza tra aspettativa e realtà
e che dipende moltissimo dal tuo essere
dirigente etico.
Sottolinea che saper gestire e relazioni dipende dal proprio essere dirigente etico
Peculiarità
Ogni giorno quotidianamente ci sono
mille di questi dilemmi Dichiara che i dilemmi sono quotidiani Frequenza Dilemmi morali e quello che personalmente vivo è
trovarmi in una triste solitudine,
Confessa una triste solitudine
Solitudine
Caratteristiche del ruolo dirigenziale
nella malinconica posizione in cui la
fredda legge non mi dà la risposta
perché è una risposta che non calza con la realtà in cui io sto vivendo, sebbene, sebbene, l’argomento generale sia lo stesso.
Denuncia l’insufficienza
della legge Incoerenze ordinamentali Elementi ostativi ed agevolanti
145 Ehhh, faccio un esempio sospensione di
un ragazzino: dilemma morale.
Propone un dilemma Tipologia
Dilemmi morali Per me dilemma vuol dire devo fare una
scelta, qual è la scelta su due posizioni, Illustra che cosa è per lei un dilemma Essenza una scelta che deve portare ad un utile,
ma non mio personale ma alla comunità.
La scuola ha un senso perché prepara i cittadini, li fa crescere, non li fa vivere
da autonomi, non li fa, non li fa essere delle…dei cittadini che devono dire sempre sì o sempre no, ma devono crescere nella loro realtà
Dichiara gli scopi della scuola: portare l’utile alla comunità facendo crescere i cittadini
Scopo istituzionale
Profilo della scuola
e noi, io sono dirigente in un istituto comprensivo, il comprensivo ha una forte valenza educativa e formativa, fortissimo, per quello forse che ci sono ancora più dilemmi, no?
Precisa la valenza formativa
della scuola di base Frequenza Dilemmi morali
Perchè… torno al discorso di prima: allora sospensiva sì, sospensiva no…
Ripropone il dilemma precedente
Tipologia I docenti urlano alla sospensiva a volte
perché pare sia l’unica scelta, quasi che
dipenda da quella scelta lì la loro credibilità, quando invece non è più
questo, non è più questo!
Illustra le reazioni dei docenti che urlano alla sospensiva
Caratteristiche del
personale Elementi ostativi
Far capire loro che è tutto il resto su cui bisogna costruire perché quello poi si riprenda e abbia la credibilità il docente è un’impr… un altro dilemma. Vale la pena, non ne vale la pena?
Individua come ulteriore dilemma la difficoltà nel relazionarsi con certi docenti
Tipologia Dilemmi morali
Torno alla scelta: cosa faccio, che cosa faccio io dirigente, qual è la scelta giusta, qual è la scelta che porta ad un utile a me come istituzione scolastica, nel senso che cresce il mio livello di accoglienza, di promozione della persona, di attenzione alle dinamiche sociali e civiche, di famosa inclusione, quindi il mio mission, il mio benessere del ragazzino e, contemporaneamente, porta un utile al ragazzo, alla sua crescita alla sua promozione di cittadino attivo.
Collega la scelta che andrà a prendere allo scopo della scuola
Scopi istituzionali
Profilo della scuola
Cosa mi dice il regolamento? Il regolamento è sterile; il regolamento dice “se uno fa un certo atto lo allontani cinque giorni, chiedi al consiglio d’Istituto se superiore a tot giorni”, sono parole sterili vuote, vuote di significato,
Palesa la sterilità del
regolamento Incoerenze ordinamentali Elementi ostativi
ecco il mio dilemma: qual è? Qual è la cosa giusta? Che cos’è che porta ad un utile?
Spiega cosa significa
risolvere un dilemma Essenza Dilemmi morali E secondo me utile è quello di cui
parlavo prima e c’è la mia solitudine perché…
(Lei riesce condividere con il suo staff o
con i collaboratori più stretti questi sentimenti queste sensazioni? Ha un supporto dagli altri?)
Dai miei due collaboratori sì, i miei due collaboratori hanno capito, hanno capito questa mia posizione che secondo me incarna il senso dell’essere dirigente perché, diversamente,
Palesa la sua solitudine davanti alle decisioni e afferma di essere capita dai suoi due collaboratori
Solitudine
Caratteristiche del ruolo dirigenziale
io credo personalmente che al mio posto possono mettere un avatar è uguale, è uguale non c’è differenza, non c’è differenza diventa sterile, sono io con la mia persona che do il significato e allora il eh.. tutta la documentaz…, tutta la normativa, tutta la documentazione che noi abbiamo resta sterile resta fine a se stessa.
Sottolinea la peculiarità dell’essere persona per un dirigente
Peculiarità
Ehh dopo tanti incontri, dopo tre anni in cui sono in questo Istituto con i miei collaboratori riesco a condividere, coi miei due miei stretti collaboratori. Eh… Quando con loro abbiamo letto, ci siamo confrontati, ci siamo anche secondo me
Illustra la condivisione che ha raggiunto con i docenti dello staff
Condivisione valoriale con la
146 confrontati in maniera mmm molto seria,
molto forte, molto efficace però è stato utile perché siamo partiti dall’idea “che cosa vuol dire fare scuola ed essere in una scuola nel 2019?”, nel 2017 quando sono, quando ho iniziato, la mia domanda è sempre questa: perché laddove la scuola non c’è, e parlo di paesi lontani da noi non nell’Occidente, ma perché laddove la scuola non c’è, arrivano esempi di bambini che fanno chilometri per fare scuola? Ancora la scuola è vista come l’elemento che può
cambiare la dimensione dell’uomo,