A NALISI DEGLI INVESTIMENTI PER IL SETTORE IRRIGUO
Grafico 6.3 Interventi nazionali del Programma di completamento delle leggi 388/2000 e 178/
6.2.2 Piano di sviluppo rurale 2000-2006 e programmazione 2007-
Un ulteriore strumento di programmazione regionale è rappresentato dal Piano di svilup-
po rurale (PSR) 2000-2006. In esso, la programmazione di interventi nel settore irriguo è presen-
te in misura di gran lunga inferiore rispetto agli investimenti infrastrutturali previsti dalla pro- grammazione nazionale.
La Regione Emilia-Romagna ha attivato la misura 3.Q “Gestione delle risorse idriche in
agricoltura” il cui scopo è stato quello di ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola trami-
te una gestione sostenibile delle risorse idriche nelle zone montane e collinari, riducendo i pre- lievi da falda.
La misura, al fine di utilizzare la risorsa idrica nel periodo estivo di effettivo bisogno per le colture agricole (specie per le frutticole e orticole di pregio), intendeva fornire un contributo all’ottimizzazione dell’impiego di tali risorse, attraverso la realizzazione di bacini di raccolta di acqua meteorica o superficiale a finalità irrigue in aree collinari e montane della Regione. Gli inva-
si idrici, della capacità compresa fra 50.000 e 250.000 m3, sono realizzati attraverso arginature
in terra di modesta altezza che contornano l’area interessata oppure tramite sbarramento di un pic- colo corso d’acqua. La distribuzione viene garantita tramite una rete interaziendale che conduce l’acqua in pressione alle singole aziende.
I beneficiari di questa misura sono stati Consorzi di imprenditori agricoli ed il locale Con- sorzio di bonifica che cura la progettazione e la realizzazione delle opere.
Il PSR2000-2006 ha finanziato 13 interventi, in gran parte localizzati nelle Provincie di
Ravenna e Forlì-Cesena, per una spesa complessiva di 9,9 milioni di euro, di cui 6,6 milioni di euro di finanziamento pubblico. Il finanziamento pubblico è stato disposto dalla Regione e dalla Comunità economica europea, mentre le Provincie e Comuni non hanno dato il loro contribuito al finanziamento del Piano.
La Regione ha, inoltre, avviato uno specifico programma per la sostituzione dei vecchi siste- mi di irrigazione ad alto consumo di risorsa idrica. Il programma prevede finanziamenti rivolti ai singoli agricoltori e si propone di promuovere la sostituzione di sistemi irrigui utilizzati in agri- coltura, ormai obsoleti e ad elevato consumo idrico, con altri di nuova generazione più efficien- ti. A tale fine, la Regione ha messo a disposizione, nel corso del 2007, uno specifico finanziamen- to, stanziando un importo complessivo 1,350 milioni di euro.
A livello regionale, quindi, le strategie politiche sono orientate a promuovere l’adozione di tecniche irrigue capaci di assicurare il risparmio della risorsa acqua, il miglioramento delle reti di adduzione, l’assistenza tecnica agli agricoltori ed il continuo monitoraggio delle condi- zioni meteorologiche e dei suoli, in linea con le indicazioni contenute nel Piano di tutela delle acque. Infine, al fine di fronteggiare le insufficienti portate dei torrenti appenninici nei periodi
estivi e di garantire i DMV, risulta decisiva anche la realizzazione di bacini di accumulo di acqua.
Attualmente, il nuovo PSR2007-2013, al contrario del precedente Piano, non prevede del-
le misure per la realizzazione di interventi irrigui ed, in particolare, finanziamenti per la realiz- zazione di piccoli invasi a scopo irriguo o plurimo. Tuttavia, la Regione, vista l’esigenza di man- tenere la pratica irrigua in aree dove la dotazione di acque risulta fortemente insufficiente nel perio- do estivo, a causa della ridotta portata dei torrenti appenninici, intende, comunque, riproporre ed
CONCLUSIONI
Le analisi effettuate nel presente rapporto sullo stato dell’irrigazione collettiva in Emilia- Romagna attraverso i dati del Sistema informativo per la gestione delle risorse idriche in agricol-
tura (SIGRIA) messo a punto dalla Regione e dall’INEAe finanziato dal MIPAAF, consentono di inquadrare il contesto territoriale, ambientale e produttivo in cui si colloca l’uso irriguo dell’ac- qua in regione, evidenziandone l’importanza e le problematiche su cui intervenire.
Innanzitutto, va ricordato che l’Emilia-Romagna costituisce, insieme alla Lombardia e al Veneto, la regione più ricca del Paese, con una elevata concentrazione di attività produttive, agri- cole e industriali, e un elevato grado di urbanizzazione. La situazione dell’economia e del siste- ma sociale regionale, infatti, colloca l’Emilia-Romagna tra le regioni con i più alti livelli di pro- dotto pro capite in Europa. L’agricoltura ricopre un ruolo importante nel contesto produttivo regio- nale, è altamente dinamica e pienamente inserita nello scenario agricolo nazionale ed europeo, nonostante la fase di transizione degli ultimi anni, non solo nel settore agricolo e agroalimenta- re, ma dell’intero sistema socio-economico. L’agricoltura regionale è caratterizzata dalla coesi- stenza di specializzazione e qualità, innovazione e rispetto dell’ambiente, scelte produttive che, ad esempio, hanno reso la regione capofila nel campo dell’agricoltura biologica in Italia.
La superficie agricola utilizzata è pari al 60% circa dell’intero territorio e a circa l’80% nel- le aree di pianura. Le caratteristiche del territorio, classificato di pianura per il 48% della super- ficie, hanno, infatti, consentito lo sviluppo di una agricoltura intensiva e ricca, anche grazie alle importanti opere di bonifica e di irrigazione che sono state realizzate nel corso dei secoli, sin dall’epoca romana.
Le maggiori produzioni agricole in termini di reddito e di superfici interessate sono quel- le irrigue, con una certa eterogeneità sul territorio. In particolare, si ricorda che il pomodoro costi- tuisce il principale prodotto ortofrutticolo oggetto di trasformazione industriale, sia delle aree occi- dentali che di quelle orientali e la regione rappresenta la seconda area produttiva a livello nazio- nale. Gli ortaggi hanno un peso economico e produttivo importante, in particolare nelle province
di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Ferrara e Rimini, e diverse sono le produzioni regionali IGP
(scalogno di Romagna, asparago verde di Altedo, fungo di Borgotaro). Parimenti, in alcune aree
vi sono importanti superfici a frutteto, e tra la produzione di frutta spiccano produzioni IGPqua-
li la pesca nettarina di Romagna, le pere dell’Emilia-Romagna, il marrone di Castel del Rio. Le caratteristiche idromorfologiche peculiari della zona del Delta del Po permettono la produzione
di riso, che ha avuto l’identificazione IGPproprio per il Polesine di Ferrara. Inoltre, l’Emilia-Roma-
gna è il terzo produttore nazionale di vini, dopo il Veneto e la Puglia. Infine, molto forte è la pro- duzione foraggera, legata all’allevamento presente nelle diverse aree della regione (bovini da latte, da carne e ovini) e, nell’area occidentale, alla specializzazione produttiva nel Parmigiano
Reggiano DOP.
Dato il contesto produttivo, particolarmente rilevanti risultano nella regione le condizioni ambientali delle risorse suolo e acqua. In pianura, infatti, la complessità del reticolo idrografico, la pressione insediativa rendono praticamente tutto il territorio regionale a rischio idraulico e i fenomeni di dissesto idrogeologico e di erosione superficiale nelle zone collinari e montane, rap- presentano le principali criticità (si stima che le aree agricole soggette ad erosione siano pari al 24% del territorio di collina e montagna, cfr. cap. 2). Si evidenzia, quindi, una costante esigenza di manutenzione della rete infrastrutturale. I dati regionali analizzati nel rapporto, infatti, si evin- ce che circa il 21% delle aree del territorio di pianura è interessato da scolo meccanico perenne,
il 38% da deflusso naturale o meccanico e solo la restante parte presenta un deflusso naturale. Il complesso dei rapporti che intercorrono tra l’assetto della rete idrografica naturale e artificiale e la distribuzione sul territorio di insediamenti abitativi, produttivi e infrastrutturali, concorrono a determinare le condizioni di rischio idraulico sul territorio di pianura.
La sicurezza idraulica è assicurata dall’attività dei Consorzi di bonifica, cui spetta anche il mantenimento della rete, il consolidamento delle sponde e la cura e il potenziamento degli impianti. Inoltre, i Consorzi svolgono un ruolo fondamentale nelle aree di collina e montagna con opere di sistemazione idraulico-forestali e del reticolo idraulico minore. Mentre la Regione, attra- verso i propri Servizi tecnici di bacino, assicura la sicurezza idraulica ai corsi d’acqua naturali e
l’AIPOquella relativa al fiume Po.
Contestualmente, nel territorio regionale sono emerse altre problematiche legate alle risor- se idriche, quali la qualità delle acque, che presentano uno stato mediocre, soprattutto se con- frontato con i dati complessivi nazionali. L’inquinamento organico delle acque superficiali della regione, seppur in diminuzione, è superiore rispetto ai paesi europei, mentre le aree indicate come vulnerabili ai sensi della direttiva nitrati (inquinamento da nitrati di origine agricola) risultano dif- fuse negli ambiti di pianura e occupano il 28% della superficie regionale (dato nazionale pari a circa il 9%). Ulteriori problematiche molto avvertite sono la subsidenza, accentuata dai prelievi da falda, e la salinizzazione dei suoli, in particolare lungo la costa; da qualche anno, come noto, sono ricorrenti problemi di siccità e carenza idrica con una ciclicità di 2-5 anni circa. Gli eventi siccitosi sono stati importanti sui principali corpi idrici regionali, in primis sul Po. Le aree emi- liane in Pianura Padana hanno, infatti, diretto accesso al Po e ai suoi affluenti per l’approvvigio- namento idrico, mentre nella parte romagnola la modesta portata estiva dei fiumi appenninici e la distanza dal Po hanno determinato una storica condizione di carenza idrica, alleviata in tempi
più recenti grazie alla realizzazione del Canale emiliano romagnolo (CER), il cui schema non è
stato ancora del tutto completato.
In relazione, quindi, ai problemi ambientali e produttivi di disponibilità di risorsa idrica, un ruolo fondamentale gioca la gestione delle risorse idriche ad uso irriguo, affidata ai Consorzi di bonifica. Negli ultimi anni, in particolare nel 2003, la regione ha sofferto per problemi di caren- za idrica e, a seguito dei periodi siccitosi verificatisi, il fiume Po ha presentato valori di altezze e portate sempre sotto i minimi storici. Problemi di approvvigionamento continuano a verificar- si anche nel settore orientale, dove le scarse precipitazioni rendono incerte le disponibilità per le aree agricole in Romagna. Infine, lungo tutta la costa risulta preoccupante il fenomeno della sub- sidenza e dell’intrusione del cuneo salino, che da ormai 2 anni rende costantemente inutilizzabi- li le acque a scopi irrigui, soprattutto nella zona del Polesine.
Con riferimento agli aspetti legati alla gestione della risorsa irrigua, l’approfondimento è sta-
to effettuato attraverso i dati rilevati nel SIGRIA, da cui, innanzitutto, emerge la prevalenza dell’ir-
rigazione collettiva gestita dai 18 Consorzi di bonifica e irrigazione, presenti sul territorio regio- nale. La regione è caratterizzata, come il resto della Pianura Padana, da elevate superfici attrezza- te per l’irrigazione e irrigate nei Consorzi di bonifica, concentrate nelle aree di pianura. Il grado di infrastrutturazione della Romagna è più basso rispetto a quello rilevato per l’Emilia, in relazio- ne alla storica carenza di acqua del reticolo superficiale e solo con il completamento dei lavori di
allaccio dal CERsi vedrà aumentare il grado di copertura dell’irrigazione collettiva. Nel Polesine,
invece, si ha una concentrazione di infrastrutture irrigue tra le più elevate del Paese (70%). Nel complesso, gli Enti irrigui regionali sono serviti da 62 schemi idrici, alimentati da 121 fonti, di cui il 64% costituite da prese da corsi d’acqua e il 22% da captazioni da falda. Caso del tutto raro in Italia, si evidenziano diverse situazioni di uso irriguo delle acque recuperate da impianti di depurazione, con 12 casi di uso di fonti di approvvigionamento idrico alternative,
che le politiche regionali incentivano. Le disponibilità idriche effettive, complessivamente sti-
mate in circa 1 miliardo di m3/anno, cui vanno aggiunte quelle degli schemi interregionali Boret-
to e Sabbioncello, che derivano per il 98% dal reticolo superficiale. Forte è la dipendenza dalle acque del bacino del Po, da cui viene attinto l’84% delle disponibilità irrigue.
La rete principale (adduzione e secondaria) ha uno sviluppo elevato, circa 2.100 km, ed è a funzione prevalentemente multipla (78%), ovvero di bonifica e di irrigazione. L’acqua, una vol- ta prelevata, viene addotta alle reti irrigue attraverso una fitta rete di canalizzazione, prevalente- mente a cielo aperto. La densità della rete e l’interconnessione con il reticolo naturale è tale da aver portato la Regione a prevedere, e normare, il sistema di “vettoriamento”, ovvero l’uso di cor- si d’acqua naturali, come se fossero canali, per convogliare e distribuire l’acqua irrigua. In que- sti tratti le opere di presa non sono soggette a singoli atti concessori, ma gli Enti irrigui sono auto- rizzati a prelevare, assicurando la gestione e la manutenzione degli stessi.
Negli ultimi tempi, si è posta particolare attenzione all’applicazione del deflusso minimo vitale sui corsi appenninici, politica che potrebbe comportare una riduzione di prelievo idrico e un conseguente maggiore sfruttamento delle acque di falda. La questione delle acque appennini- che è considerata con molta attenzione a livello regionale, in quanto queste sono destinate anche all’uso civile e, nei periodi siccitosi, potrebbero insorgere problemi di competizione tra i due usi, in quanto i prelievi dei Consorzi sono situati spesso a valle degli acquedotti. In relazione anche a queste problematiche, si evidenzia che la captazione a scopi irrigui da falda si concentra negli Enti irrigui più interni e appenninici della regione, il Bentivoglio-Enza (delle 9 fonti, 8 sono cap- tazioni da falda), il Parmense e i Piacentini di Levante.
Un elemento di grande modernità dell’agricoltura irrigua emiliano-romagnola che emerge è la netta prevalenza, a livello aziendale, di sistemi di irrigazione fortemente orientati al rispar- mio idrico. Il sistemi di irrigazione più diffuso a livello aziendale è l’aspersione (63%) e l’irriga- zione localizzata risulta il secondo sistema più diffuso, con il 19% circa della superficie attrez- zata, valore tra i più alti d’Italia, con una continua tendenza all’incremento (in provincia di Raven- na è diventata il sistema prevalente).
Dal punto di vista dell’assetto economico, gli Enti percepiscono entrate maggiori dalla con- tribuenza consortile per la bonifica (66%) e l’irrigazione (33%) e in misura assolutamente mino- ritaria dai contributi regionali, assegnati per la manutenzione dei canali. Nello specifico, la con- tribuenza per la bonifica trova la sua giustificazione nella già citata fondamentale attività di boni- fica svolta dai Consorzi, ma la contribuenza per l’irrigazione ha un peso relativo notevole se rapportata alle superfici interessate, e vi sono Consorzi in cui risulta essere più elevata della con- tribuenza per la bonifica. Un ulteriore dato interessante è dato dal valore del rapporto tra contri- buenza per l’irrigazione e superficie irrigata dei Consorzi, che mediamente è pari a 126 euro/ettaro irrigato, con alcuni valori che superano o si avvicinano ai 200 euro/ettaro irrigato.
Date le peculiarità descritte, territoriali e produttive, e l’importanza delle acque a livello regionale in termini di uso produttivo e di difesa idrogeologica, l’irrigazione rappresenta una tema- tica sempre presente nelle politiche regionali, agricole, energetiche e ambientali. Nello specifi- co, gli interventi strutturali programmati a livello nazionale dal 1999 ad oggi per la regione Emi- lia-Romagna risultano finalizzati all’adeguamento strutturale, funzionale o tecnologico di sche- mi irrigui esistenti. Questi interventi si localizzano in realtà irrigue spesso caratterizzate dall’obsolescenza delle reti storiche e dalla complessità strutturale e gestionale delle stesse. Si fa, inoltre, notare che molti degli interventi programmati riguardano l’intero territorio regionale e che, spesso, si tratta di interventi di tipo idraulico-ambientale, ovvero di messa in sicurezza del territorio e modifica della rete di scolo, resa necessaria da una maggiore urbanizzazione, per limi- tare gli effetti della subsidenza e dell’intrusione del cuneo salino, a testimonianza del fatto che
la rete idrica è in larga misura ad uso promiscuo. Altri interventi riguardano la manutenzione
delle reti, il riordino irriguo e il completamento delle opere collegate allo schema del CERnelle
aree romagnole.
Alla programmazione operata a livello nazionale, si è affiancata la politica regionale di svi- luppo rurale del ciclo 2000-2006 e del ciclo 2007-2013, finalizzata al risparmio idrico attraverso riconversioni di reti e di sistemi di irrigazione e/o miglioramenti della gestione con nuove tecno- logie di distribuzione e controllo.
Il rapporto, in sostanza, descrive un quadro conoscitivo dell’irrigazione completo in tutti i suoi aspetti e le sue implicazioni, una fotografia dell’assetto irriguo al 2004. Tale quadro è tanto più importante se si considera la recente evoluzione della normativa regionale, che ha approvato e sta attuando il riordino dei Consorzi di bonifica, con la l.reg. 5/2009. La legge, infatti, prevede la riduzione del numero di Consorzi per accorpamento degli esistenti e la ridelimitazione dei loro confini, più aderenti possibile con quelli dei bacini idrografici. Queste modifiche di assetto
consortile saranno oggetto di aggiornamento del SIGRIA, e grazie all’analisi già effettuata sarà pos-
sibile non solo “conservare” la memoria dell’assetto in evoluzione, ma anche valutare, nei pros- simi anni, le implicazioni e le conseguenze delle modifiche sui diversi aspetti della gestione del- le risorse idriche a fini irrigui, in un contesto di sempre maggiori sfide, ambientali e produttive, che il settore irriguo regionale si trova ad affrontare.
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