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Secondo Caritas e Migrantes “il flusso delle rimesse continua ad essere alimentato in questa fase dal fatto che spesso il marito o la moglie, e ancora più spesso i figli o parte di essi, rimangono in patria perché non riescono ancora a venire in Italia. Il ricongiungimento familiare continua ad essere un obiettivo tutt’altro che agevole non solo per i requisiti riguardanti la sicurezza del posto di lavoro, la qualità dell’alloggio, l’importo del reddito ma anche per le complessità di natura burocratica, sulle quali sarebbe opportuno ritornare con maggiore attenzione”.

La funzione delle rimesse, anche quando è finalizzata a favorire un miglior tenore di vita e i soldi vengono spesi per l’abitazione, il cibo, la sanità e la scuola, la funzione delle rimesse è quanto mai positiva e senza dispersioni di sorta, come non di rado avviene invece, nel caso degli aiuti ufficiali. Si potrebbe arrivare, però, ad una finalizzazione anche imprenditoriale di questo capitale: a tal fine si rendono necessarie alcune facilitazioni operative da parte delle banche, come anche un più stretto collegamento con la normativa sulla cooperazione allo sviluppo.

“E’ proprio questa triangolazione virtuosa che manca” secondo Caritas e Migrantes, che però constatano con soddisfazione il progressivo venir meno di un inquadramento pauperistico degli immigrati e la loro considerazione come importanti operatori economici in Italia e come mediatori per lo sviluppo nei confronti dei loro paesi di origine.

La Banca Centrale ecuadoriana, ad esempio, ha attuato un progetto per favorire l’inclusione finanziaria dei migranti ecuadoriani e di coloro che ritornano nel paese dopo un’esperienza di emigrazione. Lo strumento individuato per perseguire tali fini è la creazione del Banco del Migrante.

Ciò presuppone un’idea del migrante, come già accennato nel corso di questa tesi, quale potenziale attore transnazionale di sviluppo.

Concretamente, il progetto prevede la costituzione di una banca di primo livello, dotata solo di sportelli elettronici e con desk nelle ‘Case del Migrante’ (centri per l’attenzione agli ecuadoriani all’estero creati dalla Senami (Secretaría Nacional del Migrante) nelle città a maggiore concentrazione di immigrati ecuadoriani, NewYork e Chicago negli Stati Uniti, Madrid e Murcia in Spagna e Milano in Italia), e di una banca di secondo livello che coordini una rete di soggetti finanziari dell’economia solidale (cooperative e istituzioni di microfinanza, nella terminologia del Governo) e offra una serie di servizi centralizzati, relativi solo all’ online banking. Il modello organizzativo previsto è simile, per molti aspetti, alla rete delle Banche del Credito Cooperativo (BCC) italiane.

Dal punto di vista dei principali canali di trasferimento e distribuzione del denaro delle rimesse, è emerso come negli ultimi anni, ed in particolare a partire dal 2006, si sia assistito ad un cambiamento nella composizione del peso dei principali operatori. In particolare, in Perù e in Ecuador, alcune banche hanno guadagnato posizioni rispetto ai MTO, aumentando la propria quota di mercato; processo che, più in generale, ha interessato tutto il sistema bancario e finanziario, a scapito delle imprese di trasferimento monetario in senso stretto.

Nello specifico, emergono con evidenza le analogie presenti tra la strategia commerciale di Interbank in Perù e Banco del Austro in Ecuador, esempi di un modello di penetrazione nel segmento rimesse che ha prodotto buoni risultati dal punto di vista della crescita dei volumi trattati e dell’attrazione di nuovi clienti migranti da parte delle banche.

La frammentarietà del mercato delle rimesse genera problemi di comunicazione e di circolazione delle informazioni fra gli operatori, in

particolar modo fra quelli dei paesi riceventi, ostacolando processi virtuosi. Nello specifico, il corridoio Italia–AmericaLatina appare fortemente caratterizzato da questa carenza di informazioni a disposizione di utenti e operatori.

Altro corridoio interessante è quello di Francia e Italia verso il Senegal. I senegalesi si stanno dimostrando attenti operatori ed anche risparmiatori. L’idea di creare un “Fondo di Garanzia” per gli investimenti in patria prende spunto dai nostri “consorzi di garanzia”.

I problemi in questo caso sono la scarsa dimensione prevedibile (sia sul versante della raccolta del risparmio da soli migranti senegalesi in Italia, sia su quello delle risorse pubbliche mobilitabili), le insufficienti economie di scala e il probabile basso rendimento previsto. Di conseguenza i certificati di deposito o le quote del fondo di investimento dovrebbero avere come clientela non solo i migranti ma più in generale il pubblico italiano, inoltre, essi dovrebbero far parte di un paniere di investimenti più ampio che consenta di compensare il basso rendimento specifico ottenibile dalle operazioni in Senegal con altri prodotti a migliore performance.

Un’altra possibilità si fonda sull’interesse di alcune banche, come ad esempio la Cassa di credito cooperativo di Treviglio o la Banca popolare di Bergamo, di offrire ai migranti la gestione del loro risparmio con l’opportunità di accedere a crediti in Italia così come nel paese di origine, attraverso accordi con reti di istituzioni di microfinanza e associazioni di migranti. In questo caso occorre verificare il possibile meccanismo, il rendimento previsto e la corrispondenza più o meno stretta di questi microcrediti con le iniziative di sviluppo locale.

A questo proposito il meccanismo finanziario che può esercitare un effetto di leva è la creazione di un fondo di garanzia che può essere costituito

con diverse fonti. Ad esempio, la Federazione delle Associazioni dei Senegalesi del Nord Italia (FASNI) si è impegnata nella creazione di una Fondazione che tra le sue attività ha la raccolta di donazioni provenienti dalle associazioni dei migranti per l’istituzione di un fondo di garanzia la cui gestione dovrebbe essere conferita a Banca Etica. Questo fondo dovrebbe garantire l’accesso al credito dei migranti sia in Italia che in Senegal attraverso convenzioni con Casse di credito cooperativo e IMF, esercitando un effetto leva. L’uso del fondo di garanzia può essere legato all’esistenza di un deposito vincolato del migrante presso la banca convenzionata.

CeSPI,2011 “I SERVIZI BANCARI PER I MIGRANTI”

Appare determinante sostenere lo sviluppo e la promozione di strumenti e meccanismi finanziari che favoriscano la conversione delle risorse in investimenti produttivi, favorendo l’accesso al credito. In questo senso diverse sono le proposte avanzabili:

- la creazione di fondi di garanzia, alimentati anche attraverso la destinazione di una parte delle rimesse, con la compartecipazione di

soggetti di entrambi i paesi, per favorire l’accesso al credito a fini produttivi sia in Italia che in Senegal.

- la creazione di una banca cooperativa di migranti senegalesi, che potrebbe essere alimentata attraverso accordi specifici con altre banche cooperative in Italia che raccolgano i risparmi (e le rimesse) dei migranti attraverso prodotti con orizzonti temporali diversi e li trasferiscano alla banca dei migranti, sotto forma di trasferimenti di denaro e crediti. A sua volta, la banca cooperativa dei migranti raccoglierebbe denaro dalle famiglie dei migranti e da altri risparmiatori in Senegal.

- Semplificare e ampliare le condizioni di accesso al credito, colmando la forte asimmetria esistente tra banche e migranti, sia nel paese di destinazione che, a maggior ragione, nel paese di origine. Ciò può avvenire attraverso meccanismi di garanzia in Italia, attraverso lo scambio di informazioni fra istituzioni finanziarie e riducendo le restrizioni previste dalla normativa senegalese in termini di concessione del credito. Sulla base di tali premesse e idee, il 16 novembre 2009 ha avuto luogo a Roma il “Forum Internazionale Rimesse e Sviluppo”, un primo tentativo di creare uno spazio informale tra i soggetti coinvolti nel processo di valorizzazione delle rimesse, alla ricerca di linee strategiche e di partnership future.

Allo stesso modo, sul versante dei migranti e delle loro famiglie nei paesi di origine, emergono ancora elementi di vulnerabilità importanti, legati ad una carenza di educazione al risparmio e al rischio e ad una difficoltà di accesso ai circuiti finanziari, elementi chiave per consentire una corretta valorizzazione delle rimesse e la possibilità di generare risparmio, leva finanziaria e, in ultima analisi, sviluppo.

L’educazione finanziaria, in tutto questo, gioca un ruolo determinante su entrambe le sponde del trasferimento della rimessa, sia rispetto al paese

di invio che a quello di destinazione. Per quanto riguarda le banche, diverse sono le strategie a loro disposizione per l’ingresso nel mercato delle rimesse, il Forum ha consentito di individuare quattro modelli possibili, attraverso combinazioni diverse a seconda delle opportunità:

• lo sviluppo di accordi interbancari;

• lo sviluppo, da parte delle banche dei paesi di origine, della propria rete territoriale nei paesi di destinazione, attraverso politiche di espansione nei paesi di destinazione dei migranti; • l’acquisizione diretta di operatori specializzati (MTOs), nei mercati più significativi;

 lo sviluppo di accordi con Money Transfer Operators.

Dal punto di vista degli operatori, mentre le banche italiane fanno rilevare una generale difficoltà da parte delle banche estere a sviluppare accordi che consentano di determinare ex-ante tutti i costi di invio (in particolare il tasso di cambio), si registra lo sviluppo di un nuovo prodotto sviluppato da Swift, interamente dedicato e studiato per le rimesse, che definisce regole di servizio valide e applicabili a tutti gli operatori della catena dell’invio della rimessa (non solo per le banche),consentendo sinergie importanti.

E’ indubbio che il volume delle rimesse assume un valore significativo per molti paesi se rapportato a diverse variabili macro-economiche, tuttavia l’impatto complessivo sullo sviluppo del paese non può essere slegato dal ruolo che può essere svolto dai sistemi e dagli strumenti e meccanismi finanziari in grado di valorizzarlo (attraverso l’effetto di leva finanziaria) e dirigerlo verso investimenti produttivi. Al trasferimento del denaro è infatti necessario associare strumenti e servizi adeguati, in grado di assicurare e favorire l’ingresso di queste risorse nei circuiti finanziari. Solo in questo modo è possibile generare l’effetto leva, favorire lo sviluppo di

strumenti di creazione e protezione del risparmio, canalizzare verso spese di medio-lungo periodo per il miglioramento della qualità della vita (come educazione e sanità), ma soprattutto destinare risorse alla creazione e sostegno di processi di crescita e sviluppo del sistema imprenditoriale del paese.

Un processo all’interno del quale i sistemi bancari e finanziari di entrambi i paesi coinvolti, ma soprattutto quelli dei paesi di destinazione (casse rurali, istituzioni di microfinanza in primis) possono giocare un ruolo attivo importante, creando opportunità di crescita per le stesse istituzioni e per tutto il sistema finanziario, che a loro volta possono amplificare l’impatto sullo sviluppo.

All’interno di questo schema, il risparmio del migrante, inteso come differenza fra reddito percepito e consumi effettuati in Italia, viene suddiviso fra una quota che viene accumulata in Italia e una quota inviata nel paese di origine, sottoforma di rimessa.

Il denaro che non rimane in Italia esce dal sistema finanziario del paese di residenza per essere destinato a “rimessa individuale” o, in parte minore, a “rimessa collettiva” entrando (o avendo l’opportunità di entrare) nel sistema finanziario del paese di origine. Mentre le rimesse collettive, destinate a progetti di sviluppo comunitario nelle aree di origine sono prevalentemente legate ad un orizzonte di medio-lungo periodo (ad esclusione dei casi di urgenze per disastri naturali), l’orizzonte temporale delle rimesse individuali presenta ancora aspetti fortemente legati al breve periodo.