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(MARTIN BRETTMEIER e una prostituta, OANA.)

BRETTMEIER: Dicono che ho sangue gitano. Non me lo dicono in faccia. Ma so

che lo dicono. Tu credi che io e te possiamo avere lo stesso sangue?

OANA: No.

BRETTMEIER: Mi sarebbe piaciuto se mi avessi detto di sì. Così, ti avrei ucciso

proprio qui e oggi almeno sarebbe successo qualcosa. Ci sono giorni noiosissimi a Mauthausen.

OANA: Oggi è un giorno noioso?

BRETTMEIER: Sì, perché è tranquillo, non succede nulla, non c'è vento, non

piove, non nevica, niente, tutto tranquillo. Oggi non è arrivato nessun treno.

OANA: Arriverà domani, o dopodomani.

BRETTMEIER: Ma oggi è un giorno noioso. I giorni che non arrivano treni sono

giorni molto tristi a Mauthausen. Cosa ti dicono di me i miei commilitoni?

OANA: Tutti dicono molte cose di tutti e io non dico nulla.

BRETTMEIER: A me invece piace che mi racconti delle cose. Sicuramente hai

sentito delle cose che mi sarebbe piaciuto sentire. Ti propongo un piano: a partire da oggi, da questo stesso momento, tu sei la mi confidente e non morirai. Credo sia un buon affare. Tu mi dai informazioni e io ti do giorni di vita. Tu mi racconti tutto ciò che dicono i miei commilitoni, anche i soldati, ovvio, ma, soprattutto gli ufficiali e quanto più alti in grado, meglio. Raccontami ciò che ti raccontano, dimmi ciò che pensano, ciò che ti fanno fare, cosa dicono degli altri, dei loro superiori, dei loro subordinati, della loro famiglia, tutto, raccontami tutto, e vivrai, gitana. (Suona una

musica molto lontana. Sono le arie di “J’attendrai”.) Ti piace questa musica?

OANA: Chi morirà?

BRETTMEIER: La tua razza… sporca tutto, lo sai? Gli ebrei non mi provocano

disgusto, né mi fanno paura, né dispiacere. Sono fastidiosi come pidocchi e come pidocchi moriranno. Invece, la tua razza mi disgusta perché diffonde la scabbia e puzza di colpa. Ti piace questa musica?

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OANA: È l'austriaco, no?

BRETTMEIER: Conoscerai anche il suo nome?

OANA: No. So solo che è fuggito un austriaco e che lo avete preso. BRETTMEIER: Perché lo sai? Per chi lo sai?

OANA: Perché non smettete di parlare. Oggi ho imparato che la mia razza... sporca

tutto. E che puzza di colpa.

BRETTMEIER: È così. Ho permesso che vengano a trovarti alcuni prigionieri

importanti perché si tradiscano. Nelle latrine ci sono prigionieri che sanno che mangeranno bene per molti giorni se mi raccontano ciò che bolle in pentola. Amo la colpa perché amo punire la colpa... Questi uomini si comunicano piani segreti, si scambiano ogni tipo di informazione e trafficano con ogni tipo di trofeo rubato, e lo possono fare solo mentre cacano nelle latrine o vengono tra le vostre gambe. Che altro sai di questo austriaco?

OANA: Nient'altro.

BRETTMEIER: Ascoltami bene, gitana. Voglio che carpisci informazioni, voglio

che si fidino di te. Ho ordinato che le guardie si allontanino fino alla fine del corridoio perché tutti si sentano al sicuro qui. Niente per dodici minuti. Con la gitana si può arrivare fino a quindici. La ricompensa per le tue informazioni sarà tanto più alta quanto più alto in grado sarà il personaggio. Tuttavia, se non alimenti la mia fame, penserò che stai ingannando, che mi nascondi delle cose. Se qualcuno scoprisse il fulcro di questa conversazione, mi arrabbierei molto. E se provassi a stabilire un contratto con termini simili a questo con un'altra persona... ricorda che non c'è nulla che amo quanto il tradimento. (Suonano più vicine le cadenze di

“J’attendrai”.) Ti piace? Mi dà i brividi quell’odore di topo che zampetta in mezzo

al bucato steso... Domani sarà un giorno divertente. Sul far della sera, quando tutti i kommandi saranno di ritorno e migliaia di uomini si allineeranno per cinque in fondo all'appellplatz, quell’infetta orchestrina di gitani annuncerà l'arrivo dell'imputato, Hans Bonarewitz… Bene. Con la giornata di domani compenseremo la noia mortale di oggi. Verrò a trovarti a giorni. Sai? Hai qualcosa che fa venire loro la voglia di parlare. Approfittane. Entro qualche anno non rimarrà nessuno di voi in Europa, ma se potessi, conserverei per me una donna e un'orchestra di gitani per ricordarmi il sapore dell'immondizia.

192 (E l'orchestra gitana si allontana con allegria.)

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Casa Ricken.

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RICKEN: Ovunque si può trovare qualcosa di meglio della morte. Questo avrà

pensato Hans Bonarewitz quando è scappato nascosto in una cassa. La sua esecuzione si è trasformata in un autentico evento, non per l'esecuzione in sé, ovvio, ne avevamo decine al giorno. Abbiamo perfino celebrato un Natale impiccando dieci prigionieri in un enorme abete sistemato nell'appellplatz, cinque per ogni lato, la decorazione natalizia più macabra che si possa immaginare. Ma insomma... La cosa straordinaria di quell’esecuzione consisteva nella personalità dell'imputato: quell'austriaco era riuscito a scappare e a tenere in scacco tutto il personale del campo. Bisognava riconoscergli valore e astuzia. Ne aveva avuti di arresti quell'austriaco. Non poteva ripetersi ancora, ogni tentativo di fuga doveva essere eliminato alla radice. Nessuna speranza poteva pervadere il campo, nessuna luce. Cosa potevamo fare per dissuadere il resto dei prigionieri? Uccidere, torturare, vessare? Questo già lo facevamo giornalmente senza bisogno di ragioni, quasi sempre per svago o per semplice capriccio. No, bisognava cercare altro. Dato che non si poteva sottomettere quegli uomini togliendo loro la vita, né mediante torture, né con la fame, né con le umiliazioni, almeno, che ci offrissero un bello spettacolo. La festa è durata due giorni:

(Sullo SCENARIO BRETTMEIER interpreta “J´attendrai”. Suona la campana. Nell' “appellplatz” del “lager” il carrello che trasporta i cadaveri, coperto da ornamenti volgari e cartelli infamanti, è tirato da vari prigionieri. Apre la comitiva un pagliaccio che esegue movimenti e torsioni da buffone. Sopra il carro una cassa di legno e dentro l'imputato. Con la faccia piena di lividi e ornato in modo ridicolo, è esibito e mostrato al pubblico presente. I musicisti, con berretti e ornamenti festosi, precedono il carro. L'imputato, intontito dai colpi ricevuti, agita uno straccio sporco con la mano che gli rimane libera e saluta con la bocca pastosa di sangue. RICKEN fotografa la scena con la sua Leica. OANA assiste allo spettacolo stesa nella sua branda, che si affaccia tra le sbarre della sua minuscola cella. Gli

194 sguardi della ragazza e di RICKEN si incrociano per un istante. RICKEN sembra voler salutare la giovane, ma subito torna alla sua occupazione.)

BONAREWTZ: Servus, Kameraden! Servus!

RICKEN: Poche volte ho sentito più vergogna. Quel giorno il lavoro è finito molto

prima nella cava. Come sottoufficiale responsabile del servizio di identificazione sono stato l'incaricato ad immortalare l'evento. Con la mia Leica ho ritratto il carro, l'imputato, i musicisti, gli ufficiali... Tutti i superstiti sono stati obbligati a schierarsi su entrambi i lati della comitiva: superstiti tedeschi, superstiti cechi, superstiti spagnoli, francesi, belgi, olandesi, iugoslavi... Tutti i viventi del campo di Mauthausen ad assistere allo scherno, ad assistere allo spettacolo.

(L'orchestra cambia ritmo e parte con “Rosamunda”. Il “KAPO” scende a spintoni e colpi all'imputato e si dirige con lui verso il patibolo. L'imputato cerca di dire qualche parola, ma un pugno gli tappa la bocca.)

BRETTMEIER: Nessuno può fuggire dal campo. Questo è ciò che attende tutti

coloro che ci provano. Da qui si esce solo trasformato in fumo e dal camino del crematorio. Non ci saranno superstiti, solo coloro che hanno le mani sporche di sangue, solo coloro che sono ricoperti dal sangue. Questa è la legge. A Mauthausen la cosa migliore che si può trovare è la morte.

(Il “KAPO” mette la corda al collo dell'imputato e stringe il nodo. L'imputato

sussurra come in ipnosi.)

BONAREWITZ: Kameraden! Soyez bons, aimez-vous les uns les autres!

(Con un calcio, lo sgabello che trattiene i piedi dell'austriaco va via volando. Il

suo corpo si agita, si ritorce e, alla fine, si arresta. Un getto di urina cola dal pantalone del “drillich” e schizza gli spettatori della prima fila.)

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RICKEN: Nessuno di noi superstiti potrà dimenticare quella stupida buffonata.

(Il “KAPO” getta il cadavere dell'impiccato al suolo. RICKEN corregge la

postura e fotografa con la sua Leica. Il “KAPO” trascina il cadavere fino a montarlo sul carro. La comitiva esce. RICKEN si stende al suolo e con l'aiuto di un treppiede si ritrae nella stessa posizione dell'austriaco morto.)

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NEL LABORATORIO FOTOGRAFICO.