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LO SRUTTAMENTO DI LAVORO MINORILE NELLE PIANTAGIONI DI CACAO IN COSTA D’AVORIO E GHANA

3.1 LA PRESENTAZIONE DEL CONTESTO

La maggior parte dei casi di violazione dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo vede una stretta correlazione con la crescita di potere delle grandi imprese multinazionali e la loro attività di produzione articolata in una catena del valore che comprende numerosi stati. Una serie concatenata di cause, fra cui la povertà diffusa dei paesi in via di sviluppo, la loro abbondanza di materie prime e la liberalizzazione dei mercati nazionali ha contribuito ad aumentare il rischio di abusi verso i diritti dei lavoratori. La loro condizione di estrema povertà da alle IMN la possibilità di trovare lavoratori a basso costo, in un Terzo Mondo in cui i tassi di disoccupazione sono così alti in cui lavorare molte ore, in pessime condizioni e con una paga minima, risultano essere l’opzione migliore rispetto al non lavorare proprio. Nello stesso tempo, anche volendo, è difficile per i governi locali implementare le leggi sulle condizioni di impiego per il timore di vedere sparire anche i pochi introiti che ottengono dalla vendita delle loro materie prime alle IMN; questo perché alcuni prodotti come banane, cacao, caffè e zucchero, sono beni esportati da tantissimi paesi, questo tende a portare il prezzo mondiale notevolmente in basso, a beneficio delle grandi imprese che ricavano grandi profitti da questo sistema118. Dall’altro lato, quello dei produttori, il meccanismo risulta invece poco conveniente, ma non essendo capaci di realizzare una vera e propria diversificazione delle colture, si trovano a doverlo accettare a priori e arrangiarsi con i pochi mezzi che hanno, aggrappandosi a qualsiasi espediente per continuare la loro produzione, anche quello dello sfruttamento dei lavoratori, e soprattutto dei minori.

Un mercato interessante da studiare è quello del cacao e del cioccolato, in cui da sempre la materia prima, i semi di cacao vengono reperiti per la maggior parte da alcuni paesi dell’Africa Occidentale tra cui spiccano Costa d’Avorio e Ghana. Ma non è sempre stato così, la coltura del cacao ha una storia lunga secoli, che ha un fil rouge ben preciso, quello dello sfruttamento della forza lavoro.

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Ma partiamo dalla fine, da chi consuma il cacao e il cioccolato oggi. I maggiori consumatori di cacao e cioccolato del mondo risiedono in Europa occidentale e nel Nord America, registrando un consumo del 48% nella stagione 2010/2011 in Europa, seguita da un dato simile anche per le Americhe, 33%. Anche i paesi emergenti come i BRIC (Brasile, India, Cina e Russia) contribuiscono notevolmente al consumo mondiale di cioccolato dimostrando grande passione per questo alimento soprattutto in India o in Cina dove il cioccolato è solitamente comprato come presente. In Africa invece, si registra un grande paradosso, i maggiori produttori mondiali di cioccolato ne consumano solo per il 2-3% del totale mondiale119.

Il cioccolato che si consuma per lo più sotto forma di biscotti, gelato, torte, snacks o bibite è composto da tre ingredienti principali: pasta di cacao, burro di cacao e agenti dolcificanti, spesso l’aggiunta di latte è parte delle ricette per confezionare i dolci al cioccolato più amati. Questo mercato produce annualmente miliardi di dollari, per la precisione 52 mila miliardi di dollari nel 2002 e 102 mila miliardi nel 2011, con un aumento del fatturato di circa l’8% all’anno.

Il cioccolato che consumiamo quotidianamente nelle nostre tavole ha cominciato il suo viaggio da molto più lontano. La maggior concentrazione di piantagioni di cacao è situata nelle zone tropicali, tra i 15 e i 20 gradi al di sopra o al di sotto dell’equatore, in particolare in Africa Occidentale, in cui Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria e Cameroon contribuiscono al 60% della produzione mondiale di cacao120, oltre a questi paesi anche l’Indonesia, il Brasile, Malesia e Equador producono una buona quantità di cacao121. Secondo alcuni dati, nella stagione 2011/2012 sono state raccolte circa 1.310 mila tonnellate di cacao in Costa d’Avorio, e circa 750 mila tonnellate in Ghana122. Solitamente la coltivazione di cacao è una coltura per piccoli proprietari terrieri, circa 650.000 piccole fattorie, in cui il 22% dispone di meno di due ettari, il 65% tra i due e i 10 ettari e solo il 12% sono piantagioni con più di 10 ettari123.

119

ICCO, World Cocoa Economy, Past and Present, 2012, p.21

120

Gilbert C. L., Varangis P., Globalization and International Commodity Trade with Specific Reference to the

West African Cocoa Producers, National Bureau of Economic Research, University of Chicago Press, 2002,

p. 138

121Oxfam International, The cocoa market: a background study, 2002, p.9

122

ICCO, World Cocoa Economy, past and present, 2012, tab. 3, p. 29

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Figura 2 – I maggiori coltivatori di cacao del mondo124

Il raccolto viene poi esportato verso i grandi mercati di New York e Londra, rispettivamente Cocoa, Sugar and Coffee Exchange (CSCE) e London International Financial Futures and Options Exchange (LIFFE), dove viene venduto alle grandi compagnie che si occupano della lavorazione dei semi di cacao e poi all’industria dolciaria che produce le più buone leccornie. La vendita avviene esattamente come per le azioni quotate in borsa delle grandi compagnie finanziarie e commerciali, e anche qui vige la concorrenza e la speculazione.

Come si intuisce, il settore maggiormente coinvolto per la produzione del cacao è l’agricoltura, ambito che come è stato analizzato nel Capitolo II, è responsabile della gran parte del lavoro minorile documentato dalle organizzazioni internazionali. È da ricordare che nella ricerca sviluppata dall’OIL e riportata nel report “The end of child labour: Within reach” il settore dell’agricoltura vedeva impiegati il 69% dei bambini economicamente attivi nel 2008 ed il 59% nel 2012.

Il continente africano è tristemente noto per il suo alto tasso di lavoratori bambini che si aggirano intorno ai 48 milioni, con un’incidenza del 41% di bambini a lavoro in tutto il continente. I dati, come quelli riportati nella figura 3, sono agghiaccianti.

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Gilbert C. L., Varangis P., Globalization and International Commodity Trade with Specific Reference to the

West African Cocoa Producers, National Bureau of Economic Research, University of Chicago Press, 2002,

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Figura 3 - Alcuni dati sui bambini che lavorano nei paesi africani125

Le mansioni nel settore agricolo, svolte da mani inesperte come quelle dei bambini, possono facilmente trasformarsi in quelle che la Convenzione 182 dell’OIL definisce come le peggiori forme di lavoro minorile, visti i pericoli in cui possono incappare con facilità. Ma il lavoro nei campi e nelle piantagioni può essere, allo stesso tempo, molto redditizio per il ragazzo che ha raggiunto l’età minima necessaria per poter lavorare; in questo ambito infatti può fare l’esperienza necessaria e acquisire gli strumenti pratici per imparare un lavoro, dato che il settore agricolo risulta essere vitale per le famiglie in queste aree del mondo ricche di materie prime. È utile comunque procedere con una prima valutazione in merito agli strumenti che può maneggiare e quali compiti svolgere visto che i lavoratori possono essere facilmente esposti a pesticidi e sostanze particolari per preservare il bene nel lungo viaggio verso l’Europa o altre zone del mondo in cui viene esportato, inoltre sono soliti utilizzare strumenti affilati come machete, con il rischio di subire lesioni, se non adeguatamente istruiti126.

125

Figura ricavata da International Labour Organization, Child Labour in Africa, InFocus Programme on

Promoting the Declaration on Fundamental Principles and Rights at Work, 2002 126

International Labour Office, Children in Hazardous work: what we know, what we need to do, 2011, p. 21

Alcuni dati sull’Africa:

* il 30% dei bambini africani tra i 10 e i 14 anni sono impiegati nel settore

agricolo;

* 120.000 bambini sotto i 18 anni in Africa sono impiegati come bambini

soldato, portantini, cuochi o schiavi sessuali;

* In Rwanda 400.000 bambini lavorano, molti di essi sono coinvolti nella

prostituzione;

* In Tanzania 4.600 bambini lavorano nelle miniere;

* In Kenya 1.9 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni lavorano. Il 3.2% di

questi hanno frequentato la scuola secondaria e il 12% non ha alcuna istruzione;

* In Zambia lavorano 595.000 bambini dai 14 anni in giù;

* In Zimbabwe 5 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni sono costretti a

lavorare;

* In Madagascar metà dei bambini che lavorano nelle miniere sono minori

di 12 anni;

* Tra i 10.000 e i 15.000 bambini del Mali vanno a lavorare nelle

piantagioni di cacao in Costa d’Avorio. Molti di loro sono vittime del traffico di bambini;

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Nell’analisi che seguirà, verranno sviscerati tutti i particolari più salienti riguardanti la produzione del cacao, dalla sua storia alla liberalizzazione delle frontiere o le tecniche di coltivazione, cercando di capire come si è arrivati ad utilizzare il lavoro dei bambini in questo settore. Le zone di produzione del cacao si concentrano prevalentemente nella zona equatoriale, in stati come Cameroon, Nigeria, Costa d’Avorio e Ghana; l’analisi che verrà fatta verterà solo sugli ultimi due, che sono considerati i maggiori produttori dell’Africa Occidentale.