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Presunzioni legali relative: prova contraria, presunzioni miste, inversione dell’onere della prova, dispensa

dalla prova, limiti e diritto alla prova.

Le presunzioni legali relative devono essere tenute distinte da quelle tratte dal giudice.

Le prime operano in astratto e configurano deroghe al principio generale, come abbiamo accennato in precedenza, sulla ripartizione dell’onere della prova sancito dall’art. 2697 c.c., avendo il compito di rendere più agevole la posizione processuale di una delle parti e di spingere verso la decisione considerata preferibile dalla legge. Le seconde, viceversa, operano nel caso concreto, fungendo da strumenti ricostruttivi dei fatti di causa26.

Si richiamano, tra le numerose ipotesi previste dalla legge in materia di presunzioni relative: la disposizione di cui all’art. 234 c.c. , ai sensi del quale si presume concepito in matrimonio il figlio nato dopo trecento giorni dall’annullamento, dallo scioglimento o dalla cessazione degli effetti civili del matrimonio; la presunzione di comunione del muro divisorio di cui all’art. 880 c.c. ; la presunzione di conoscenza da parte del destinatario della proposta, revoca od accettazione del contratto ex art. 1335 c.c. ; la presunzione di colpa ex art. 2048 c.c. dei genitori per il fatto illecito dei figli.

                                                                                                               

Più precisamente, all’interno della categoria delle presunzioni legali relative occorre inoltre distinguere tra le presunzioni vere e proprie, le quali ricorrono quando la legge stabilisce che un fatto deve considerarsi vero in quanto dedotto da un altro, dalle c.d. presunzioni improprie, tra le quali rientra, ad esempio, la presunzione di buona fede di cui all’art. 1147, terzo comma, c.c. . In questa ipotesi, infatti, la legge non presume un fatto sulla base di un altro fatto “noto”, ma considera provato un determinato fatto finché non sia provato il contrario.

Inoltre le presunzioni legali relative (o iuris tantum) permettono, come anticipato, a differenza delle presunzioni legali assolute la prova contraria ed esonerano la parte in cui a favore si verificano dall’onere di provare un determinato fatto. Generalmente la prova contraria può essere data con ogni mezzo ammesso dal diritto, comprese anche le presunzioni semplici.

Si realizza quell’effetto processuale che consiste nell’inversione dell’onere della prova sul fatto presunto, per cui chi allega il fatto presunto è sollevato dall’onere della prova che grava invece sulla controparte.

Tuttavia, vi sono ipotesi di inversione dell’onere della prova espressamente previste dal diritto positivo, mentre altre possono venire in essere in via convenzionale, pur con i già accennati limiti.

Per quanto concerne le inversioni di natura convenzionale (che sono, più che altro, modificazione dell’onere della prova), è stato osservato che la soluzione adottata con l’art. 269827 c.c. sembra

                                                                                                               

27    “Sono nulli i patti con i quali è invertito ovvero è modificato l'onere

aver voluto conciliare le due posizione opposte, affermando, in linea di massima, la nullità dei patti relativi all’onere della prova, ma ammettendone la validità a due condizioni: a) quando, cioè, riguardino diritti di cui le parti possono disporre; b) quando non rendano eccessivamente difficile per una delle parti l’esercizio del diritto.

La giurisprudenza, non sempre costante al riguardo, ha già da lungo tempo precisato che “l’inversione volontaria dell’onere della prova non può scaturire dalla sola offerta di provare un fatto, espressa dalla parte che non vi è obbligata, ma deve risultare dall’inequivoca volontà dell’offerente di rinunciare ai vantaggi a lui derivanti dalle disposizione dell’art. 2697 c.c.” 28. Un'altra caratteristica delle presunzioni legali, e quindi anche delle presunzioni legali relativa, è la dispensa dalla prova.

La regola secondo cui le presunzioni legali “dispensano da qualunque prova coloro a favore dei quali esse sono stabilite”, potrebbe indurre a ritenere che ogni attività probatoria sia preclusa alla parte a cui favore la presunzione è prevista, in quanto necessaria.

Tale conclusione appare certamente da condividere, in primo luogo alla luce del principio di economia processuale, con riferimento alle presunzioni che non ammettono prova contraria. L’art. 2728, primo comma, c.c., come si è visto, si riferisce tuttavia anche alle presunzioni legali relative, e si pone quindi il                                                                                                                                                                                                                                                                      

disporre o quando l'inversione o la modificazione ha per effetto di rendere a una delle parti eccessivamente difficile l'esercizio del diritto.”

 

problema se la dispensa dalla prova debba essere intesa come (iniziale) preclusione a carico della parte, a cui favore è stabilita la presunzione che ammette la prova contraria, a fornire prove a sé favorevoli.

Secondo una visione tradizionale dell’istituto in esame, se la controparte fornisce la prova contraria, la questione di fatto viene risolta in senso favorevole a quest’ultima.

In base al principio del contradditorio deve ammettersi tuttavia che la parte onerata, a favore della quale avrebbe giocato la presunzione se la controparte non avesse fornito la prova contraria, possa a sua volta offrire la prova, quella prova che poteva considerarsi superflua alla luce della presunzione.

Nel senso che tale prova può essere data anche facendo ricorso, come abbiamo detto, ad una presunzione semplice. In quest’ottica si è espressa anche la Corte di Cassazione, in riferimento ad una fattispecie che aveva ad oggetto una presunzione relativa derivante dalla promessa di pagamento, con la sentenza n. 10681/1998 : “ …deve escludersi la violazione di legge, denunziata dal ricorrente, sotto il profilo della non superabilità di una presunzione di legge attraverso una presunzione semplice, giacché la presunzione legale “iuris tantum” (quale è quella dettata dall’art. 1988 c.c.), proprio perché produce la sola inversione dell’onere probatorio, è superabile anche attraverso presunzioni semplici “.

Da ciò può desumersi che le presunzioni legali relative presentano analogie più con le presunzioni semplici che con le presunzioni legali, caratteristica sottolineata anche dalla Corte di Cassazione, la quale sembra accogliere il principio secondo cui le

presunzioni semplici e le presunzioni legali iuris tantum si distinguono solo per il modo in cui si producono, in quanto nel caso di presunzione semplice il fatto deve essere provato in giudizio dalla parte che ne può trarre vantaggio, mentre nel caso di presunzione legale relativa è la stessa legge che stabilisce l’efficacia e la conseguente inversione dell’onere della prova29. Tuttavia però alcune norme impongono dei limiti alla prova contraria, limiti circa il mezzo con cui fornire la dimostrazione contraria e/o limitarne l’oggetto. Un esempio sono gli artt. 2721, 2722 c.c. attraverso i quali la legge esclude la prova per testimoni. Un altro esempio posso essere le presunzioni miste, ossia quelle presunzioni che posso essere superate sola a determinate condizioni, qual, ad esempio, la presunzione di paternità di cui all’art. 231 c.c., superabile solo nelle ipotesi previste dall’art. 235 c.c. , o la presunzione estintiva del debito ex art. 2960 c.c. , superabile solo facendo ricorso al giuramento decisorio30,

Tenendo conto del c.d. diritto alla prova è opportuno chiederci se la parte favorita dalla presunzione legale iuris tantum possa                                                                                                                

29 In questi termini si esprime la Corte di Cassazione con sentenza n.1329/1999, nella fattispecie relativa alla presunzione di

corrispondenza alla realtà di quanto risulta dall’iscrizione di una società di fatto alla Camera di commercio : “ Si consideri, del resto, che la presunzione semplice e quella “iuris tantum” si distinguono unicamente in ordine alla loro insorgenza: la prima deve essere provata da parte di colui che intende trarne vantaggio, laddove la seconda è stabilita dalla legge e quindi non abbisogna di una prova che la giustifichi; ma entrambe le presunzioni hanno, una volta che siano state rilevate, la medesima efficacia, in quanto trasferiscono a colui, contro il quale esse depongono, l’onere della prova contraria ”. 30 C. Mandrioli, Diritto processuale civile, II, cit., p. 196, nota 51.

“rafforzare” la presunzione stessa, e quindi la propria posizione processuale, senza attendere che la controparte fornisca la prova contraria.

La questione deve essere risolta alla stregua del principio del libero convincimento e della libera valutazione delle prove. Il giudice, vincolato ad accogliere una certa soluzione della questione di fatto in base alla presunzione legale, vede riaffermata la possibilità di valutare lo svolgimento dei fatti se la controparte fornisce mezzi di prova contrari alla presunzione. Tuttavia può accadere che la prova fornita dalla controparte spinga il convincimento del giudice nella direzione voluta da quest’ultima.

Sussiste pertanto un interesse della parte a cui favore è prevista la presunzione legale relativa a fornire al giudice elementi di prova utili a “rafforzare” la presunzione incidendo sulla formazione del convincimento.

La parte ha il diritto di provare i fatti su cui si basa la domanda, riducendo di conseguenza il rischio processuale.

Nel caso in cui a favore dalla parte che intende fornire la prova è prevista una presunzione legale, potrebbe obiettarsi che la prova risulta irrilevante, poiché “prodotta da chi non ne è onerato”31. In definitiva, la presunzione legale relativa, se la parte a cui sfavore essa è prevista non fornisce la prova contraria, svolge un ruolo analogo a quello dell’onere della prova in quanto regola di giudizio. In entrambi i casi, infatti, non c’è spazio per il convincimento del giudice, il quale accoglie o respinge la                                                                                                                

domanda in base alla norma che, nel caso concreto, disciplina la distribuzione dell’onere della prova. Il principio del libero convincimento opera invece se viene addotta la prova contraria. Sorge tuttavia il problema della legittimità costituzionale di tale limitazione alla prova contraria.

Con riferimento alla presunzione legale relativa valgono pertanto le stesse considerazione che hanno spinto ad ammettere che anche alla parte non onerata sia concessa la possibilità di fornire la prova, cioè la possibilità di un concreto esercizio del diritto alla prova.

4. Presunzioni semplici: mezzo di prova, limiti alla