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Prevenzione alla minaccia : l’attività dei servizi segreti israeliani.

Israele ed Hezbollah a confronto.

4.4. Prevenzione alla minaccia : l’attività dei servizi segreti israeliani.

4.4. Prevenzione alla minaccia : l’attività dei servizi segreti israeliani.

Parlare dell’attività dei servizi segreti di un paese premette la conoscenza del concetto d’informazione.

Per semplificare quelli che potrebbero essere definiti come sinonimi di “informazione”, diamo un comune denominatore a tutti i vari significati definendo l’informazione come “scambio di dati che rende possibile la vita sociale”17. L’informazione costituisce quindi il sistema nervoso centrale di una società e la capacità nel controllarla è uno dei fattori che permette il mantenimento di una società libera. L’attività informativa svolta dai servizi segreti a fattor comune può essere svolta da una singola persona ( per esempio un giornalista, reporter ecc.) o da gruppi organizzati, quali agenzie informative che possono essere giornali, televisioni , agenzie pubblicitarie, società di software ecc. Il flusso di informazioni può ulteriormente dettagliato da fonti che, non rientranti nelle categorie sopra elencate, possono contribuire ad arricchire i dati informativi e tanto per citarne alcune potremmo considerare importanti un partito, un’azienda del settore merceologico,ecc. L’informazione considerata nella sua totalità funziona come un sistema organizzativo in cui agiscono vari sottosistemi informativi, a loro volta composti da più agenzie informative o parainformative. Allo stesso modo non tutte le informazioni hanno uguale valore e quest’ultimo sarà proporzionale alla rilevanza del tema a cui si riferiscono. Al giorno d’oggi si comprende che, in un momento di crisi finanziaria, le notizie riservate sullo stato di salute dei principali soggetti finanziari hanno un’alta priorità. In questo caso l’attenzione non è rivolta al successo che la notizia può avere in termini di audience, ma dell’interesse che questa può suscitare nei confronti di un pubblico specializzato (scienziati, governanti, militari, imprenditoria industriale ecc..). Durante gli anni Novanta, alcuni servizi segreti occidentali diedero poca importanza ai criteri da seguire nella raccolta delle informazioni ed in particolare quale logica seguire nel capire cosa includere o meno in un dato informativo.

Il primo a cogliere la lezione fu il servizio militare israeliano, il quale nel marzo del 2002 iniziò a chiedersi perché l’intelligence israeliana, dotata di ottimi agenti e di una rete informativa invidiata da servizi segreti ben più forti, si era lasciata sorprendere da eventi come la Guerra del Kippur. L’allora capo dell’intelligence militare israeliana Aharon (Farkash) Zèevi, una delle migliori spie del secolo, giunse alla conclusione che Israele era caduta nell’errore di dedicare troppa attenzione alla minaccia diretta ovvero al pericolo grave ed imminente. Proprio i fattori non collegati a Israele portavano a situazioni rischiose e quindi alle sorprese più negative. Prendendo in esame l’economia libanese, secondo il capo dell’intelligence, un suo eventuale rallentamento avrebbe

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potuto minacciare Israele da parte della Siria come diversivo politico, mentre nel 2005 Hezbollah intensificò gli attacchi alla frontiera settentrionale. Le due situazioni potevano essere collegate a qualche motivo di attrito con il Libano e di conseguenza Farkash fece partire le sue spie alla ricerca di dettagli relativi allo stato di salute dell’economia libanese, sulla vita a Damasco, sull’integrazione dei rifugiati iracheni in Siria, variando da aspetti e problematiche d’indagine classiche come chiedersi dove potevano essere ubicati i carri armati siriani.

Quindi la ricerca informativa israeliana diventò meno dispersiva ed attenta, ma non troppo concentrata al mondo presente. Le variabili che entrano in gioco in questo caso riguardano le capacità previsionali del gruppo dirigente, la disponibilità dei mezzi, il grado delle urgenze più immediate, la formazione culturale del personale18 ecc..

Un buon servizio dovrà quindi praticare la raccolta informativa con oculata larghezza di scelta, ma senza sprechi e senza miopia.

L’intelligence israeliana, fondata negli anni Trenta da un gruppo di volontari che lavoravano per la milizia dell’Haganah nella Palestina 19venne ufficializzata nel 1951 per volontà dell’allora capo di governo Ben Gurion.

L’apparato di intelligence comprende oltre al Mossad, anche l’Agaf Modin, lo Shabak e il Lakam. Il Mossad, per il popolo d’Israele, è sempre stato un elemento cardine che rappresenta l’essenza stessa della sopravvivenza di un’entità statale circondata da nemici. L’attività di spionaggio israeliano è articolata su due livelli d’indagine, ovvero la previsione e la prevenzione derivanti dalle intenzioni dalle intenzioni del nemico e l’altro che è basato sulla trasmissione delle informazioni e delle valutazioni basate su analisi relative alle linee di condotta politiche del Paese oggetto di studio20. Se uno di questi obiettivi non viene per diverse cause raggiunto, i risultati possono essere deleteri come durante la guerra del 1973, in cui la responsabilità della sconfitta iniziale ricadde sui servizi di informazione militare o come nel progetto che portò all’invasione del Libano nel 1982, che si rivelò fallimentare al momento della sua messa in atto21. Il conflitto in Medio Oriente gioca un ruolo d’importanza vitale per gli equilibri territoriali e politici dello stato sionista: l’intelligence israeliana identifica un punto di vitale importanza nel contesto della storia della politica e delle relazioni internazionali22. Il Mossad rappresenta l’elite dello spionaggio israeliano ed opera all’estero con sede a Tel Aviv. L’Istituto costituito nel 1951 , dovette affrontare, all’inizio della sua attività, numerosi ostacoli : fu coinvolto in numerosi scontri tra le

18 A.Giannuli op.cit, p. 55.

19 Haganah è il nome delle milizie paramilitari ebraiche operanti in Palestina dagli anni Trenta fino al 1948. Sono

considerate le antesignane dell’Esercito Israeliano.

20 Antonella Colonna Vilasi, La Storia del Mossad – Servizi e segreti, Roma, Sovera Edizioni, 2013, p. 38.

21 L’invasione del Libano meridionale, cominciò il 6 giugno 1982. La motivazione israeliana fu quella di debellare

la guerriglia palestinese.

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competenze da attribuire alla politica e allo spionaggio delle IDF (Israeli Defence Forces), sul cercare di unificare tutto ciò sotto un tetto comune . Il problema vene risolto facendo accentrare la raccolta d’informazioni in un unico ente d’intelligence.

Immagine 17 Logo del Mossad ( fonte : www..algemeiner.com/2012/12/14/shimon-perez-mossad-is-the-best-spy-agency-in-the- world/

La struttura organizzativa è frazionata in diversi “dipartimenti”, che assolvono diverse funzioni, ma un ruolo particolare è ricoperto dal Dipartimento per le Operazioni Speciali. L’Istituto risulta quindi così costituito:

- Dipartimento di Raccolta – rappresenta la suddivisione più grande ed articolata e monitorizza direttamente le operazioni svolte all’estero;

- Dipartimento per l’Azione Politica – deputato a mantenere i contatti con i servizi segreti di altre nazioni comprese quelle che non hanno rapporti diplomatici con Israele; - Dipartimento LAP (Lohamah Psicologit) – specializzato in guerra psicologica e

propaganda;

- Divisione Operazioni Speciali – nota anche come Metsada, ha un ruolo prevalentemente operativo e rappresenta il braccio forte del Mossad al quale vengono delegate le operazioni di sabotaggio e l’eliminazione degli obiettivi selezionati. A questo dipartimento appartiene il Kidon, ovvero il celebre nucleo di elite di cui fanno parte i “super killer”23.

Il termine della Guerra fredda, cambiando gli equilibri diplomatici e politici mondiali, ha obbligato il Mossad a rivedere le proprie strategie d’azione privilegiando il reclutamento di intellettuali e studiosi di varie discipline anziché optare per uomini d’azione altamente specializzati.

Una fase delicata dei servizi segreti israeliani riguarda infatti il reclutamento e l’addestramento del personale : una valutazione sbagliata sulle capacità e caratteristiche dell’agente può comportare a conseguenze disatrose. Concluso il reclutamento, inizia la fase dell’addestramento che dura

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all’incirca due anni e si svolge presso la Midrasha la scuola del Mossad. I criteri di selezione sono così alti che su 5000 aspirati solo 15 riescono a portare a termine il proprio percorso.

Per ogni agente è fondamentale contare su una rete di informatori affidabili ed in virtù di ciò, per raggiungere un buon risultato, l’arma migliore è il denaro.

Per quanto riguarda l’aspetto non operativo del Mossad, il dipartimento piu importante è quello riguardante la Ricerca (Lakam). Il compito principale del Lakam è quello di raccogliere ed analizzare tutto il materiale raccolto dai servizi, realizzando dei rapporti a cadenza settimanale e mensile. Il dipartimento è a sua volta suddiviso in reparti ai quali è affidata una particolare area del pianeta. A questa struttura si deve aggiungere una sezione Nucleare specializzata in questioni atomiche che monitorizza l’attività analoga di altri paesi.

Lo Shabak (ex Shin Bet), affiliato inizialmente al Ministero della Difesa, è la componente dei servizi di sicurezza deputata dagli ultimi decenni del 1900 alla lotta contro la violenta intifada scoppiata all’interno dello stato ebraico.

Issera Harel, comandante storico dello Shin Bet, considerò importante che un servizio di sicurezza dovesse essere composto da agenti civili per poter operare in massima autonomia senza sottostare al sistema della burocrazia militare.

Immagine 18 : Uomini dello Shabat durante un arresto di una cellula di Al-Qaeda (fonte:http://247.libero.it/focus/27969272/1/israele-scoperta-cellula-al-qaeda-progettava-attentato-ambasciata-usa/)

Importante è stato il contributo che il dipartimento ha dato nella gestione dei nuovi immigrati provenienti dall’Est europeo e dalle comunità ebraiche provenienti dai territori dell’Europa orientale che hanno contribuito con le loro informazioni ad agevolare la raccolta informativa dei servizi segreti israeliani. Particolarmente attivo negli insediamenti ebraici e nei territori

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amministrati dai palestinesi, lo Shabak è sempre stato considerato un’organizzazione dall’efficienza impeccabile, ma ha visto incrinarsi la propria reputazione il 15 novembre 1995, quando Ymal Amir, un estremista di destra uccise il primo ministro Yitzhak Rabin.

Il servizio è suddiviso in tre dipartimenti operativi ovvero:

- Dipartimento per gli Affari Arabi, che si occupa di monitorare e tenere sotto controllo le potenziali attività eversive e i soggetti sospettati di estremismo arabo, come ad esempio quelli affiliati ad Hamas. Questa divisione venne riorganizzata e rafforzata durante l’Intifada, periodo in cui le squadre speciali, conosciute come HENZA, agirono a scopo di osservazione a ridosso delle zone della rivolta;

- Dipartimento per gli Affari non-Arabi, che si occupa di contrastare la penetrazione in Israele dei Servizi Segreti degli altri paesi (in passato un’attenzione particolare era rivolta verso i Paesi dell’Est Europa nel periodo precedente alla caduta del muro di Berlino);

- Dipartimento della Sicurezza ovvero la sezione incaricata della protezione delle attività e delle aziende israeliane dagli attacchi terroristici.

Nel 1989, durante il secondo anniversario della sollevazione palestinese, i dipartimenti dello Shin Bet dimostrarono di aver migliorato nettamente il proprio servizio di sicurezza. Infatti dalle dimostrazioni a sassate del primo anno si passò ad attacchi fulminei di piccoli gruppi di attivisti mascherati , organizzati in cellule e questo cambiamento fu gestito con capacità dal sistema di intelligence dello Shin Bet nonostante la sanguinosa soppressione di molti loro informatori. Inoltre nello stesso anno gli agenti dello Shin Bet, congiuntamente con l’esercito israeliano rintracciarono ed uccisero i componenti di due piccoli gruppi armati affiliati ad Al-Fatah ovvero le Pantere Nere e le Aquile Rosse, entrambi collegati con l’FPLP (Fronte per la Liberazione della Palestina), che aveva operato a Nablus soprattutto contro i collaborazionisti.

Tra gli uomini a capo del Mossad che hanno contribuito al successo di questo servizio segreto, una personalità che si è distinta nella cattura di terroristi arabi e in particolare nella lotta contro Hezbollah è Meir Dagan

Di origine sovietica, compì il suo ingresso nella scena israeliana come vero eroe togliendo una granata appena innescata dalle mani di un terrorista arabo. Nato nel 1945 da ebrei fuggiti in Unione Sovietica per salvarsi dai plotoni di esecuzione nazisti, Dagan ha vissuto per 5 anni come apolide fino a quando nel 1950 sbarcò in Israele. Quando nel 2002 venne nominato capo del Mossad, tutti sospettarono l’arrivo di un’inversione di tendenza nel modus operandi dell’intelligence israeliana con più azione e meno analisi. Ed per questo che l’allora primo

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ministro Sharon decise di affidare a lui l’incarico di dirigere il Mossad facendolo splendere come ai tempi di Monaco’ 72.

Seguendo quanto richiesto da Sharon, Dagan ha rimesso “il coltello tra i denti” ai servizi rendendoli più incisivi nei confronti dei kamikaze dell’Intifada e del nemico iraniano.

Dagan stesso sosteneva che per mano dei terroristi sono morti più civili israeliani negli ultimi dieci anni che nel resto della storia d’Israele e il suo unico obiettivo era la sopravvivenza dello Stato , non importa quali fossero i costi dell’impresa. La sua strategia di azione era caratterizzata dalla sua efferatezza che ha spinto molti dipendenti del Mossad a presentare le dimissioni. Il Generale è comunque uno dei pochi personaggi israeliani a godere di totale intangibilità che fa sì che molte attività legate al suo passato sia coperte dal segreto.

Tra le operazioni più importanti dirette da Dagan c’è senza dubbio la liquidazione di Mahmoudal Mabhouh, alto esponente di Hamas legato al traffico d’armi, in un hotel di Dubai nel 2009. Vanno anche iscritti nel ruolino di Dagan anche le liquidazioni di due leader storici di Hamas, Ahmed Yassin, nel 2004, e Abdel Rantisi, un mese dopo. Durante la direzione di Dagan, non sono mancati degli scandali come quello del 2004 in Nuova Zelanda, quando questo Stato ruppe temporaneamente i rapporti diplomatici con Israele dopo l’arresto di due cittadini israeliani che intendevano acquistare dei passaporti falsi neozelandesi: i due vennero accusati di essere spie del Mossad.

Nel 2006 l’esercito libanese annunciò la cattura di Mahmoud Rafeh, ex poliziotto in pensione, accusato dell’uccisione di alcuni esponenti di Hezbollah: i libanesi hanno sostenuto che l’uomo avesse avuto dei rapporti diretti con il Mossad. Ron Bergman, giornalista esperto dei Servizi Segreti del Paese, definisce il capo del Mossad come “colui che ha colpito duramente il fronte radicale: Iran, Hezbollah, Siria, Hamas e Jihad islamica. “La bravura di Dagan”, ha sottolineato il giornalista è stata quella di trasformare il Mossad da un essere pigro ad un servizio operativo proprio come aveva chiesto Ariel Sharon.

L’elemento femminile è un altro punto di forza dell’intelligence israeliana. Secondo l’attuale direttore del Mossad Tamir Pardo24, le donne combattenti costituiscono il cuore del Mossad. Cominciano a lavorare per l’istituto prima degli uomini: se ad un corso di addestramento si presenta un uomo di 23 anni ed una donna della stessa età, l’uomo non ha possibilità di entrare perché non è abbastanza maturo come la concorrente femminile25.

Anche nelle unità più prestigiose sono presenti agenti donne dotate di un’ottima dimestichezza con l’uso delle armi sofisticate. Altre svolgono attività di pedinamento e localizzazione, sorveglianza ed altre operazioni finalizzate a raccogliere informazioni segrete.

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Antonella Colonna Vilasi , op.cit, pag. 105.

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Gli agenti donna , sempre secondo Pardo, conducono vita da camaleonti. E’ possibile che domani possano passeggiare in abiti dal taglio impeccabile atteggiandosi a donne d’affari di alto profilo e il giorno successivo si trasformino in venditrici ambulanti di stracci. Non hanno un ufficio e lavorano all’esterno e continuano a cambiare identità all’interno dei paesi nemici.

Le donne quindi, secondo il direttore del Mossad, sono agenti eccezionali per le loro capacità di multitasking e perché sono in grado di sopprimere il loro ego per raggiungere un obiettivo. Contrariamente a quanto si possa pensare, afferma Pardo, le capacità delle donne sono superiori a quelli degli uomini nel comprendere il territorio, nel leggere le situazioni, nella consapevolezza spaziale. Una donna per esempio riesce ad andare oltre nelle situazioni in cui un uomo verrebbe bloccato dallo schieramento opposto dopo pochi minuti. Per un uomo avere l’accesso ad un luogo dove non potrebbe entrare, le possibilità che glielo concedano sono esigue. Per una donna che si fa avanti sorridendo, sono molte più probabilità di successo. Se viene scoperto un uomo seduto in un angolo della strada alle due del mattino in un luogo insolito, lo consideriamo immediatamente sospetto; se al contrario è una donna a trovarsi in piedi nello stesso posto, le si avvicinano per chiederle se ha bisogno di aiuto. La capacità di mentire esternamente è un‘altra caratteristica che contraddistingue l’agente femminile del Mossad. Devono essere in grado di raccontare la loro storia di copertura con calma ed elevato grado di sicurezza: tutte le agenti segrete affinano costantemente la capacità di mentire esternamente e riportare la verità internamente. Se viene commesso un errore è fondamentale riferirlo a chi di dovere, perché nel caso contrario si viene messi direttamente alla porta.

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Il Mossad è l’unica struttura in tutto lo stato d’Israele che permette alle donne di trovare spazio in un ruolo da combattimento, concretizzando la capacità di difendere il Paese alla stessa stregua degli uomini, come una donna pilota da combattimento.

Parlando degli ultimi scenari ed in particolare della minaccia che Hezbollah potrebbe creare nella sicurezza interna israeliana, il Mossad in un rapporto del 2013 definisce l’ala sciita estremista libanese più pericolosa della corrente sunnita in quanto i ribelli sunniti, appartenenti ai gruppi anti- Assad, sono più arretrati dell’asse alawita-sciita, quest’ultima intesa come alleanza tra stati ed eserciti 26. Un altro aspetto che preoccupa i servizi segreti israeliani riguarderebbe il livello di preparazione e conoscenza tecnologici raggiunti dal movimento di resistenza libanese.

Gli alti vertici del Dipartimento di Stato statunitense nel 2011 dichiaravano l’organizzazione terroristica come la più avanzata del pianeta. Hezbollah è riuscito, grazie alle sue abilità informatiche, a compromettere un’intero network di spionaggio messo in piedi dalla CIA (Central Intelligence Agency). L’artefice di questo”colpo basso”, che tra l’altro ha coinvolto agenti segreti israeliani, è stata una specifica unità di controspionaggio voluta dal leader libanese Nasdrallah, la quale avrebbe sfruttato un semplice software per analizzare le anomalie nei traffici voce e dati di quei dispositivi mobili raramente usati ed in particolari luoghi sempre in territorio libanese27. La sicurezza dei dati, delle trasmissioni e delle telecomunicazioni, diventa quindi sempre più pressante implicando per i servizi segreti israeliani meno pistole e più computer. Infatti Israele ultimamente ha implementato la sua attività di spionaggio nei confronti del Libano e lo stesso paese non ha dubbi: contro di esso, Israele sta muovendo una "cyber war". È questa l'accusa netta che Beirut ha lanciato durante un incontro, riporta il britannico Daily Star, con 27 ambasciatori stranieri compresi quelli che rappresentano i Paesi membri permanenti del consiglio di Sicurezza dell'Onu (assenti gli Usa). La certezza del Libano arriva da un rapporto, stilato da una Commissione governativa che ha il compito di valutare i rischi delle torri di telecomunicazione israeliane in territorio libanese, dove viene specificato come Tel Aviv si sia infiltrata nelle reti internet e telefoniche delle forze armate, delle forze di sicurezza e dell'UNIFIL, operando un vero e proprio spionaggio. Stando a quanto sostiene la Commissione, infatti, Israele sta compiendo una "guerra cibernetica" contro Beirut, violando però qualsiasi norma e diritto legato alla privacy. Sempre durante l'incontro, inoltre, l'azione israeliana è stata definita come “un’aggressione" che danneggia l'economia del Libano allontanando eventuali investitori e, di conseguenza, perdendo capitali. In effetti l'allarme era stato lanciato, già un mese fa, dal ministro delle Telecomunicazioni libanese Nicholas Sehnaoui, il quale annunciò che Israele aveva terminato di costruire nuovi punti di monitoraggio lungo il confine. Secondo

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www.ilfoglio.it/soloqui/20853.

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il rapporto della commissione, infatti, sarebbero in tutto 39 i siti di controllo (mostrati durante la riunione in un breve filmato confezionato dai tecnici della commissione) installati da Tel Aviv, descritti come torri su cui capeggiano molte antenne dirette tutte verso il Libano. Soddisfatto della relazione è stato il partito di Hezbollah, che per voce del suo deputato Hassan Fadlallah ha fatto sapere al termine della riunione che "il lavoro della commissione ci permette di mostrare ai Paesi esteri quanto sta facendo Israele contro di noi, potendo così essere aiutati in ambito internazionale per porre fine allo spionaggio di Israele", commentando duramente l'assenza di Washington all'incontro: "forse l'ambasciatore degli Stati Uniti non aveva bisogno