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Una linea di confine rovente:la Blue Line.

3.1 Compiti ed organizzazione.

3.3 Una linea di confine rovente:la Blue Line.

Chiunque consultasse la carta delle Nazioni Unite, cercando di identificare il confine tra la Repubblica libanese e lo Stato d’Israele, non vedrebbe la usuale linea convenzionale nera come tra due Stati, ma una linea blu in quanto non esiste un confine.

Esiste nella realtà, una linea di 125 km di lunghezza e di 20 km di larghezza che separa i due stati, chiamata blue line, costituita da uno stendimento di fil di ferro sorretto da basamenti in cemento armato ove sono ubicate posizioni fortificate e sistemi di sorveglianza 18

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Il concetto teorico di linea blu si basa sulla linea di ritiro delle truppe israeliane dal Libano del Sud avvenuto nell’anno 2000 e peraltro non ancora accettato come confine dalle due nazioni confinanti.

La mancanza di una determinazione territoriale è dovuta innanzitutto ad una mancanza documentale giuridica.

Negli archivi di diritto internazionale l’unico documento degno di nota è un trattato che risale al 1923 : L’accord entre le Gouvernement de Sa Majestè Britannique et le Gouvernement Français au regard de la fromtière internazionale entre la Syrie et la Palestine de la mer Mèditerranèe au El Hamme19.

Analizzando il trattato, si può evincere che sia i firmatari ovvero la Francia ed il Regno Unito, quanto i soggetti stessi dell’accordo e quindi Siria e Palestina, non sono i soggetti di diritto internazionale oggi protagonisti della disputa della frontiera nel sud del Libano : di conseguenza il trattato di cui sopra non ha alcun valore legale ai fini della definizione del limite territoriale tra il Libano ed Israele. Nel 1967, a seguito della guerra dei “Sei Giorni’’, il confine veniva ulteriormente allungato.

Il tracciato attuale è fortemente criticato dalle autorità libanesi, in quanto rileva solo la linea utilizzata dalle Forze di Difesa Israeliane per separare la zona di operazioni libanese da quella del Golan.

Nel 1978 l’ONU, partendo da questa delimitazione, ha separato le aree di operazioni delle due missioni di peace keeping che operano sul terreno: UNIFIL in Libano e United Nations Disengagement Observer Force (UNDOF) nel Golan.

Definito l’aspetto legale della frontiera, la trattazione della stessa dal punto di vista cartografico è ancora più complessa.

18 Letteralmente: recinzione tecnica. 19

L’accordo tra il Governo di sua maestà Britannica e il Governo francese a riguardo della frontiera internazionale tra la Siria e la Palestina dal mar Mediterraneo a El Hamme.

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La prima problematica è data dalla zona geografica che è mappata da due tradizioni cartografiche: la serie inglese Palestine e quella francese Levante. Entrambe le serie presentano delle differenze in tutti i campi ( la scale, la proiezione, il datum, il sistema di coordinate, i toponimi e la simbologia).

Ne consegue, che l’annesso grafico relativo del trattato del 1923 è stato prodotto in condizioni dal punto di vista cartografico di estrema difficoltà.

Analizzando il grafico del 1923 si può vedere che l’assenza di coordinate geografiche non agevola l’individuazione del confine ed inoltre la descrizione verbale della stessa parte da punti di riferimento topografici differenti rende la localizzazione difficoltosa per i due popoli confinanti, libanese ed israeliano, che utilizzano la demarcazione più vantaggiosa per la propria parte territoriale.

Quest’ultima difficoltà ha creato non pochi problemi alla Commissione Verificatrice inviata dalle Nazioni Unite nel 2000 al fine di verificare il ritiro delle truppe israeliane a sud della linea stabilita dall’accordo del 194920.

In ogni caso, ferme restando le difficoltà giuridiche e tecniche, i veri ostacoli alla risoluzione circa l’identificazione di una linea di confine univoca per entrambi gli stati confinanti riguardano la differente concezione del territorio da parte del popolo libanese ed israeliano.

L’analisi della nozione di territorio in Medio Oriente è figlia delle vicende storiche che hanno visto questa parte del mondo continuamente afflitta da conflitti ; un territorio può essere definito come uno spazio appropriato e occupato da un gruppo di esseri umani , che si identificano e fondano su di esso una parte della loro identità.

Ma il territorio in questione, ovvero la ex Palestina, ha subito una frattura inguaribile con la costituzione dello Stato d’Israele. Il piano di partizione approvato dall’ONU nel 194721, è la classica dimostrazione di questa frattura in quanto lo stato sionista sembra una macchia di aceto dentro un recipiente d’olio: incapace di miscelarsi. La difficoltà per definire un quadro giuridico chiaro e cercare di rappresentare tutto ciò sotto forma di rappresentazione cartografica nella consapevolezza dell’esistenza di due concezioni territoriali ( quella palestinese ed israeliana ) estremamente diverse, ha impedito di definire fino ai giorni nostri quella che è l’attuale frontiera libano-israeliana.

20 Questo accordo fa parte di una serie di armistizi separati avvenuti con Egitto, Libano, Giordania e Siria con i

quali Israele si trovò in possesso di un territorio maggiore di quello previsto dal piano di spartizione: circa 20.700km, con una popolazione di oltre 715.000 ebrei. http/www.pbstoria.it/dizionari/storia_mod7a/a903.htm.

21 Il 30 novembre 1947 nella sede di Flushing Meadows (USA), l’ONU approva la spartizione della Palestina.

L’assemblea generale delle Nazioni Unite decise per il piano di spartizione della Palestina con 33 voti favorevoli, 13 contrari, e 10 astensioni. http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale /pales001.htm.

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Qualsiasi soluzione possibile comporterebbe un vantaggio territoriale per l’uno a danno dell’altro.

La prima, ottimista, riguarderebbe la situazione libanese. Il partito Hezbollah, come movimento di resistenza all’occupazione israeliana, è stato fortemente legato al territorio. Questa concezione territoriale estremamente antagonista aveva congelato ogni tipo di risoluzione delle dispute sulla frontiera, poiché il sostegno della totalità della popolazione (sciita, sunnita, cristiana e drusa del sud del Libano) ad Hezbollah era univocamente legato alla convinzione che quest’ultimo avrebbe difeso ogni centimetro quadrato di suolo ritenuto libanese. In seguito, la guerra del 2006, e l’evoluzione di questo movimento locale di guerriglia in un partito politico di caratura nazionale, hanno cambiato i termini del dibattito.

Cambiando la scala topografica passando cioè dal locale al nazionale, i problemi della frontiera hanno perso relativamente d’importanza per la sopravvivenza del partito. Infatti all’interno dell’agenda politica libanese la problematica delle dispute territoriali con Israele è solo una delle tante da affrontare. Paradossalmente, perdendo d’importanza, le chances di risoluzione di questa questione sono aumentate.

La seconda faccia è quella israeliana. La strategia consistente nel cedere il territorio in cambio di una pace stabile e duratura, che era stata messa in opera con efficacia nei casi giordano ed egiziano, si è dimostrata inefficace tanto a Gaza quanto in Libano.

Il ritiro delle truppe israeliane all’inizio degli anni 2000, che avrebbe dovuto condurre a un rapido processo di pace, ha invece permesso lo sviluppo di movimenti antagonisti radicali, causando un aggravamento del quadro geostrategico. In conseguenza il progetto israeliano di territorio nel nord del Paese sembra aver sorpassato il retaggio storico e religioso che veniva già ampiamente preso in conto dalla ripartizione prevista nel 1923, consolidandosi ormai solamente su considerazioni geopolitiche, economiche e strategiche molto più complesse e stringenti.

In conclusione, poiché l’ostacolo principale all’accettazione di una frontiera consiste in differenti concezioni del territorio da parte delle due parti in gioco , occorre creare una nuova concezione unitaria e condivisa per entrambi. Si può affermare che la prima tappa di questo processo passa proprio per la concretizzazione della Blue Line. Infatti, la demarcazione fisica della linea sul terreno, effettuata sotto la supervisione dell’ONU da rappresentanti di entrambi gli Stati confinanti, non è che un primo passo verso una concezione di territorio più ampia.

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Al di là di materializzare sul terreno una vera blue line da Ras el Naqoura22 alla cima del Monte Herman, questo processo, dopo sessanta anni di conflitto, costituirà la prima vera elaborazione comune del territorio tra il popolo libanese e quello israeliano.

Immagine 13 Mappa della Blue Line(fonte:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/10).

La Blue Line anche se rappresenta fisicamente il confine segnato tra Libano ed Israele non impedisce allo stato sionista di crearsi ulteriori barriere: dal 2012 infatti, lo stato ebraico ha iniziato dei lavori per la realizzazione di un muro lungo un tratto del confine con il Libano, nell’area a sud della città libanese di Tiro limitrofa all’area in cui è ubicata la base ONU nella quale ha sede il quartier generale di UNIFIL. La giustificazione della nuova delimitazione, peraltro già segnata nel maggio del 2000, data del ritiro delle truppe israeliane dal territorio libanese, è stata motivata come prevenzione di eventuali frizioni con lo stato confinante23. Va ricordato che uno dei compiti della forza d’interposizione UNIFIL riguarda il monitoraggio costante di questa linea di demarcazione tra Israele e la Terra dei Cedri al fine di controllare i movimenti da entrambe le parti in termini di violazione del territorio.

22 Rappresenta l’ultimo avamposto del Sud del Libano che dista circa 3 km dalla frontiera israelo-palestinese.

In questa area è ubicata la base ONU dove ha sede il Quartier Generale di UNIFIL.

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Capitolo 4