3.1 Compiti ed organizzazione.
3.3 Il ruolo di forza d’interposizione.
Nelle missioni di mantenimento della pace (operazioni di peace-keeping) il mandato della missione differisce in relazione alle problematiche conflittuali presenti nell’area di crisi. Come enunciato nel paragrafo precedente, l’avvio dell’operazione prevede che le parti interessate demandino all’ ONU la soluzione della controversia e che le nazioni ospitanti 12 (host nations) diano il loro consenso allo schieramento in loco della forza multinazionale.
L’assolvimento delle missioni a cui devono adempiere le operazioni di mantenimento può riguardare :
- pacificazione interna; - interposizione;
- pattugliamento delle linee di demarcazione e di confine; - osservazione di linee arministiziali o di cessate il fuoco.
L’interposizione è da considerarsi come l’intervento classico per il mantenimento della pace in quanto è finalizzato alla separazione di forze militari di due entità statuali (o di formazioni armate operanti all’interno della medesima entità statuale).
Lo schieramento di una Forza d’interposizione ( vedesi UNIFIL) è possibile solo dopo : - l’accettazione del “cessate il fuoco”;
- individuazione di ben definite linee di demarcazione (sulla carta e possibilmente, sul terreno);
- il ritiro delle forze contrapposte al di là delle linee di demarcazione.
La forza d’interposizione è di norma autorizzata dal Comandante della forza a separare le Forze Armate e le formazioni militari contrapposte, garantire che non vi siano infiltrazioni di elementi armati nella zona d’interposizione e controllare l’entità delle forze militari e dei relativi armamenti nell’area d’interesse.
La forza impegnata per l’interposizione viene definita “cuscinetto”, perché posta tra due formazioni armate contrapposte al fine di dissuadere o prevenire lo scoppio di ostilità o impedire la ripresa del combattimento tra le stesse.
Entrando nel dettaglio la tipologia d’intervento può assumere la forma di operazione pianificata accettata dalle due parti belligeranti o d’emergenza per separare due o più fazioni armate. Nel caso di operazione pianificata, lo schieramento delle unità deve essere conforme a quanto previsto negli Accordi tra le parti contrapposte, che possono in alternativa consistere in:
12 Nazione che riceve, con il proprio consenso, forze o istituzioni internazionali che dovranno operare
temporaneamente sul territorio. L’appoggio fornito dalla nazione ospite può andare dale semplici agevolazioni per il transito fino al sostegno generale delle forze e/o delle istituzioni.
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- un armistizio13; - una tregua;
- un cessate il fuoco.
Le operazioni d’interposizione sono influenzate dalle caratteristiche del terreno in cui operano, dalla disponibilità delle forze e dal rapporto da realizzare tra le attività di osservazione e di presidio necessarie a garantire sia il controllo sulle aree d’interposizione sia la separazione della forza.
L’assolvimento del compito dal punto di vista operativo dipende dai seguenti fattori :
- morfologia del terreno che incide sulla possibilità di monitorare nella sua interezza, le linee di demarcazione sia l’area demilitarizzata;
- eventuali ambiguità degli accordi sul cessate il fuoco; - entità massima delle forze impiegabili in base al mandato;
- tipologia dei mezzi consentiti dal mandato ( ad esempio elicotteri, radar, visori notturni ecc..);
- cooperazione offerta a livello diplomatico e operativo dalle Nazioni ospiti e relazioni intercorrenti tra la Forza di mantenimento della pace e tali paesi.
Nel caso di un’operazione d’emergenza l’interposizione si verifica per situazioni o decisioni impreviste, come per esempio il riacutizzarsi delle conflittualità in un’area in prossimità di una zona d’interposizione già esistente o dall’esigenza d’intervenire a protezione di popolazioni civili minacciate da forze militari. In queste circostanze l’intervento deve essere improntato a elevata flessibilità ( facilmente adattabile alla circostanza), sia in fase concettuale che in quella di condotta, con un’elevata tempestività nello schieramento dello strumento militare.
Le regole d’ingaggio relative all’impiego di una forza d’interposizione riguardano le direttive o ordini che vengono impartiti dal Comandante della Forza ( vedesi Force Commander di UNIFIL) e precisano le circostanze e i limiti entro i quali le forze possono/devono fare uso delle proprie armi14.
In funzione del quadro giuridico entro il quale si sviluppa l’intervento della forza d’interposizione , essa può essere distinta in :
- forza sotto controllo ONU; - forza non sotto il controllo ONU.
13 Armistizio: sospende le operazioni di guerra per reciproco accordo delle parti belligeranti. Se la durata non è
determinata, le parti belligeranti possono riprendere in qualunque momento le operazioni, purchè tuttavia, il nemico sia avvisato nel tempo stabito in conformità delle condizioni dell’armistizio.
14 Stato Maggiore Esercito, Manuale per le Operazioni di Mantenimento della pace e per interventi umanitari,
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Nel caso che a noi interessa (sotto controllo ONU), la negazione dei poteri coercitivi alla forza ONU impone chiari vincoli alle regole d’ingaggio, che possono essere diverse da missione a missione (anche se operanti contemporaneamente e nella medesima area di conflittualità). Esse sono infatti determinate sulla base della “Risoluzione ONU” che ha originato la missione e dalle istruzioni impartite dal Segretario Generale15 .
L’impiego delle armi deve essere in ogni caso limitato ai casi in cui l’incolumità fisica del personale militare e personale civile posto sotto la protezione della Forza di mantenimento della pace sia minacciato o in cui tutte le rimanenti misure tendenti a far rispettare il mandato siano state già adottate invano (fatto salvo quanto disposto in merito agli Accordi alla base dell’intervento e dalle specifiche disposizioni emanate dal Comandante della Forza di mantenimento della pace).
Dal punto di vista operativo, la forza d’interposizione nel rapporto tra azioni di vigilanza e azioni di forza si pone in una posizione a favore delle prime.
Raramente uno strumento militare di questa tipologia sviluppa azioni di forza. In genere l’intervento ha carattere preminentemente dissuasivo e si realizza attraverso l’interposizione materiale delle parti.
L’attività di vigilanza, in questo caso, deve comunque essere condotta mantenendosi nelle condizioni di intervenire con la forza quando il mandato rischia di non essere rispettato e/o garantire l’incolumità dei componenti del contingente – o di altri contingenti della Forza – e del personale comunque appartenente alla missione o posto sotto la protezione della missione (ad esempio personale di organizzazioni non governative posto sotto la protezione dell’ONU. Normalmente le unità impiegate in operazioni di mantenimento della pace operano sul territorio organizzate in posti di sorveglianza fissi, pattuglie e nuclei di pronto impiego idonei a sviluppare interventi tempestivi e risolutivi ove se ne presenti l’esigenza.
L’Organizzazione del Contingente “in loco” varia in funzione dei seguenti fattori: - mandato e missione assegnati;
- entità del Contingente; - area geografica d’intervento;
- quadro giuridico entro cui il Contingente è chiamato ad operare. Il Contingente può infatti essere inserito in:
• una Forza delle Nazioni Unite;
• una Forza di mantenimento della pace operante sotto l’egida di Organismi Internazionali diversi dall’ONU (ad esempio NATO, UEO);
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Ad esempio nel caso di UNIFIL ( LIBANO 1978), è stato previsto l’impiego delle armi per autodifesa e in risposta ad attacchi tendenti a provocare il ritiro delle posizioni assegnate.
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• una forza multinazionale costituita ad “ad hoc”16;
• un intervento a carattere puramente nazionale.
Le relazioni che la forza d’interposizione ha con le F.A. (Forze Armate) dei paesi ospiti e delle parti in causa, costituiscono un elemento di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal mandato.
Al fine di evitare “passi falsi’’, è opportuno che all’interno della Forza di mantenimento vengano istituite delle figure ad hoc chiamati Ufficiali di collegamento, ai quali è devoluto il compito di stabilire rapporti fermi e corretti con le parti in causa.
E’ inoltre opportuno che gli Uffici/Ufficiali che trattano relazioni con i paesi ospiti, con organismi esterni, con organi di pubblica informazione ed attività umanitarie, facciano capo ad un’unica Autorità responsabile. Tale Autorità operante alle dirette dipendenze del Comandante della Forza deve mantenere in proprio, e/o per tramite gli Ufficiali di collegamento dipendenti, i rapporti con le F.A. dei Paesi ospiti e con eventuali altre formazioni militari operanti nella zona e deve emanare disposizioni che regolino nel dettaglio tali relazioni fino ai livelli gerarchicamente più bassi.
Il rapporto con la popolazione civile rappresenta nel mantenimento della pace un fattore essenziale ai fine dell’interposizione e influisce, tra l’altro, sulle misure di sicurezza da adottare.
Una forza militare non solo è in grado di contribuire al processo di pacificazione soltanto se la maggioranza della popolazione vuole realmente la pace, ma tale Forza anche in virtù della propria ridotta entità numerica, non potrebbe garantire la propria sicurezza e quella delle altre Agenzie dell’ONU operanti nell’area d’interesse se non assicurandosi il consenso della popolazione .
Tale consenso assume particolare importanza quando si tratta del rispetto delle leggi e costumi delle popolazioni locali e occorre evitare di intraprendere azioni che possano essere interpretate quali tentativi di imporre la propria presenza ( della Forza di pace) in settori della vita politico- sociale del paese ospite e che possano quindi essere considerati eccedenti rispetto ai limiti fissati dal mandato.
Per quanto concerne le relazioni con le organizzazioni non governative (NGOs), è da precisare che queste ultime operano nell’area in cui è stanziata la forza d’interposizione per attività di assistenza umanitaria in base ad accordi con l’ONU e con i Paesi ospiti per periodi prolungati. La forza d’interposizione potrebbe essere incaricata dal Comandante della Forza a fornire assistenza a una o più organizzazioni operanti nel proprio settore di competenza per compiti
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riguardanti scorte, protezione di installazioni o infrastrutture , evacuazioni, assistenza sanitaria, ecc..
Per meglio pianificare le attività di cui sopra, viene istituita all’interno del Contingente militare una apposita cellula della branca CIMIC (Cooperazione civile e militare) deputata a rispondere con la propria expertise alle richieste d’intervento da parte delle NGOs.
Le attività umanitarie nelle quali la forza di mantenimento di pace viene chiamata ad operare sono di norma gestite direttamente, come ribadito in precedenza, dal Comandante della Forza soprattutto nei casi in cui il mandato o la situazione contingente non consentano il libero movimento della popolazione.
Nell’insieme gli interventi riguardano:
- organizzazione e gestione del trasferimento, tra territori controllati dalle parti contrapposte , di persone (ad esempio, donne e bambini), feriti, ammalati, spoglie di defunti o di caduti; - organizzazione e gestione del rilascio o dello scambio di prigionieri;
- organizzazione di incontri tra comunità separate da una linea di demarcazione.
Gli interventi sono il risultato di mediazioni e accordi sia tra la forza d’interposizione, sia da altri Organismi (ad esempio, Croce Rossa Internazionale, Agenzie civili dell’ONU ecc..). In ogni caso, una volta definiti i lineamenti dell’attività umanitaria che s’intende coordinare, la responsabilità ricade sulla Forza di mantenimento della pace soprattutto per gli aspetti riguardanti:
- la sicurezza del personale “oggetto’’ dell’attività umanitaria; - le modalità organizzative dell’attività.
Tutto ciò è fondamentale per evitare l’insorgere di incidenti che potrebbero compromettere la missione di mantenimento della pace17.
La delicatezza della situazione in cui si sviluppano gli interventi della forza d’interposizione, impone anche una particolare attenzione con i mezzi di comunicazione (radio, stampa, web ecc.) , in quanto il rilascio di informazioni ed opinioni può facilmente avere delle ripercussioni sulla gestione politico-diplomatica della crisi in atto e sulla stessa sicurezza della Forza di mantenimento della pace.
L’informazione costituisce comunque un utile fattore di propaganda e talvolta di sicurezza per il Contingente.
Massima attenzione deve esser posta nell’evitare di rilasciare agli organi di informazione dichiarazioni che possano indurre perplessità nelle Autorità dei Paesi ospiti circa la neutralità del Contingente.
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