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I primi anni della presidenza di François Mitterrand (1981-1984)

3. Le peculiarità delle due presidenze

3.2. I primi anni della presidenza di François Mitterrand (1981-1984)

François Mitterrand è legato al continente africano sin da prima della sua elezione all’Eliseo. Durante la IV Repubblica, il futuro presidente francese ha infatti ricoperto il ruolo di ministro della Francia Oltre Mare (1950-1951). Insediatosi alla presidenza del Paese, l’ “amour de jeunesse” nei confronti del continente si trasforma in vero e proprio “amour charnel” 643, tanto da fargli conquistare l’epiteto di “Mitterrand, l’africain”644.

Nel rispetto della miglior tradizione francese, l’inizio della politica africana del neo presidente Mitterrand è caratterizzato da una serie di misure volte a segnare una discontinuità rispetto alla politica africana precedente. La discontinuità in questo caso appariva particolarmente necessaria in virtù della rivoluzione ideologica legata all’elezione, per la prima volta nella storia di Francia, di un presidente non soltanto non gaullista, ma addirittura socialista – soprattutto se si considera la tradizionale critica del partito socialista rispetto alla politica africana fino a quel momento portata avanti da tutte le presidenze francesi645. Il

637 SHD, 9Q593 SGDN “Bollettino Mensile” n.10.430/SGDN/CER/B/CD 12.01.1973.

638 ANF, 5/AG(2)/120 Scambio di lettere fra il presidente Pompidou e il primo ministro Barre gennaio-aprile

1973.

639 AMAEC, 1089INVA/503 Tel. n.38-41 Georgy – Ambasciata di Francia in Etiopia 03.02.1978. Discorso a

parte meriterebbe l’azione dello SDECE nella regione – il “Safari club”, in particolare, fa pressioni in questi anni (con successo) sul presidente somalo Siad Barre affinché prenda le distanze dall’Unione Sovietica. R. Faligot, P. Krop, op.cit., p.257.

640 CADN 134PO/1/106 Fèvre (Ambasciatore di Francia in Burundi) – MAE-DAM n.58/DA/DAM 11.08.1980. 641 AMAEC, 1089INVA/620 MAE-CAP Rapporto n.340 09.02.1978.

642 Quel che è interessante sottolineare è che quest’impegno dell’Esagono è giustificato anche dal fatto che la

Francia ritiene che il disarmo non la riguardi, in quanto “potenza indigena” nell’area (per la presenza dei TOM), ma interessi solo le superpotenze e la Gran Bretagna. C. Cocker, op.cit., p.37.

643 J. Lacouture, Les vertiges du sommet, Parigi, Seuil, 1998, p.433. 644 A.W. McCoy, J.M. Fradera, S. Jacobson, op.cit., p.221.

645 Le citazioni in tal senso potrebbero essere innumerevoli, a titolo esemplificativo cfr. intervento Lionel Jospin

al colloquio “La France et le Tiers Monde” del 1979 riportato in M. Beaud, G. De Bernis, J. Masini, op.cit., pp.284-296.

giudizio della nuova amministrazione nei confronti della politica africana di Giscard è infatti impietoso: una politica definita “paternaliste et interventionniste” sul piano politico e militare e “idéaliste” sul piano economico e diplomatico646. La rottura con il periodo giscardiano era

inoltre particolarmente opportuna, e anche in questo sembrano esserci dei dejà vu, a causa dei pesanti scandali che avevano travolto i rapporti franco-africani nell’ultimo periodo della presidenza di Giscard d’Estaing. La vicenda dei regali personali (diamanti ed ebano) all’ex presidente francese da parte del presidente centrafricano Bokassa – risalenti al periodo in cui Giscard d’Estaing era ancora ministro delle finanze (1973) – sconvolge in particolare l’opinione pubblica francese a ridosso delle elezioni del maggio 1981. A poco sembra servire la tardiva smentita dell’Eliseo647 – avvenuta quasi quattro mesi dopo la comparsa della notizia

sul giornale “Canard Enchainé”648 – e la denuncia al giornale per diffamazione da parte di Giscard. L’intera politica africana cisalpina viene messa in discussione. L’operazione “Barracuda” diventa l’azione-simbolo della politica africana giscardiana ma perde agli occhi dell'opinione pubblica il suo significato geopolitico, riducendosi ad una questione di rapporti personali torbidi, all'insegna della corruzione – si diffonde anche l’idea (fondata) che durante l’operazione i servizi francesi ne abbiano approfittato per far sparire dei documenti relativi alla questione dei diamanti649.

Al termine del suo mandato, il consenso nei confronti di Giscard è in calo non soltanto in Francia, ma anche nel continente africano650. L’elezione di Mitterrand non è tuttavia accolta

con unanime favore dagli storici interlocutori francesi in Africa sub-sahariana. Alcuni leader ripongono grandi aspettative sul neo presidente socialista – Senghor commenta che con Mitterrand finalmente finirà il “mépris culturel envers le tiers-monde”651. Altri tuttavia –

come Bongo, ma lo stesso Boigny – si dicono al contrario preoccupati ed adottano un atteggiamento attendista nei confronti della nuova guida dell’Eliseo – qualcuno arriva ad ipotizzare che la ripresa dei disordini in Chad sia attribuibile a manovre di questi personaggi, per mettere in difficoltà la presidenza francese all’indomani dal suo insediamento al potere652.

Le reticenze verso François Mitterrand sono rafforzate dall'atteggiamento di alcuni membri

646 CADN, 134PO/1/95 MAE “Nota” senza data (trovata fra i documenti del 1984-1986). 647 V. Giscard d’Estaing, op.cit., p.300.

648 Parrebbe che all’origine della denuncia nei confronti del presidente uscente ci siano Maurice Espinasse

(consigliere francese di Bokassa) e Roger Delpey (veterano gaullista d'Indocina). R. Faligot, J.Guisnel, op.cit., p.169.

649 R. Faligot, P. Krop, op.cit., p.273.

650 Nello specifico, gli stati definiti “progressisti” non perdonano al presidente francese la continua ambiguità

rispetto all’Africa australe, la mancata indipendenza di Mayotte e l'appoggio al Marocco nella questione del Sahara occidentale. I “moderati” sono invece scontenti per il progressivo allargamento all’Africa lusofona e anglofona e il ritiro dal Chad. F. Bayart, op.cit., p.111.

651 R. Dumas, op.cit., p.20. 652 P. Péan, op.cit., p.262.

del nuovo entourage presidenziale e dalle prime azioni di politica africana dello stesso presidente. Il neo ministro delegato alla cooperazione Jean Pierre Cot, in particolare, volendo farsi portabandiera di quella discontinuità a cui si accennava in precedenza, rilascia una serie di dichiarazioni e prende alcune decisioni che mettono in allarme anche i meglio disposti verso i nuovi dirigenti francesi. Cot, infatti, è un ministro alla cooperazione sui generis: dichiara di leggere i rapporti di Amnesty International prima di recarsi in un Paese africano, si rifiuta di finanziare il politecnico in Gabon voluto da Bongo, la televisione in Burundi promessa da anni e ritira le guardie personali di Mobutu, Bongo e Dacko in quanto definisce tutte queste misure non prioritarie per lo sviluppo dei Paesi in questione. Organizza un tour nel continente che non rispetta le storiche gerarchie di amicizie franco-africane (cominciando con il Camerun, non con la Costa d'Avorio, per poi andare in Ghana) e pare pericolosamente vicino ad alcuni oppositori di leader fedeli a Parigi quali Dacko e Bongo653. Ma è probabilmente il progetto di Cot di creare un’agenzia unica per la cooperazione, competente per tutti i Paesi in Via di Sviluppo (eliminando la distinzione a favore degli africani francofoni) che maggiormente preoccupa gli alleati di Parigi nel continente654. Questa preoccupazione è aggravata dalla decisione dell’Eliseo di ridurre il ministero per la cooperazione, istituzione-simbolo della special relationship franco-africana, ad un ministero delegato presso il ministero degli affari esteri, e dal contemporaneo incoraggiamento a rafforzare il dialogo con i Paesi africani non-francofoni. Una nota alla presidenza della repubblica del luglio 1981 sottolinea infatti come i Paesi africani non francofoni si aspettino molto dalla presidenza socialista e come quest’ultima non debba deluderli. In particolare si fa riferimento a Etiopia, Mozambico e Nigeria, il cui rapporto andrebbe valorizzato da Parigi in virtù del ruolo regionale di questi Paesi e del loro essere dei simboli, rispettivamente, della lotta alla fame e alla guerra, della lotta all’apartheid e della lotta al totalitarismo655.

L’allargamento degli inviti ai summit franco-africani a stati al di fuori del pré carré storico, fortemente incentivato dall’Eliseo – al primo summit della presidenza Mitterrand, a Parigi nel novembre 1981, partecipano ben 32 delegazioni africane, contro le 24 del summit precedente – sembra confermare l’intenzione della nuova presidenza di normalizzare i rapporti franco- africani ed è poco apprezzata dagli alleati di Parigi nel continente656.

Consapevole delle perplessità nei confronti della sua presidenza – e verso alcuni membri del suo entourage in particolare – Mitterrand pone in essere una serie di misure volte a

653 ANF, AG/5(4)/BD/8 “Intervista di Pierre Favier a Jean Audibert” 28.12.1988.

654 CADN, 134PO/1/110 “Conferenza stampa del ministro della cooperazione Jean Pierre Cot” 10.12.1981. 655 ANF, AG/5(4)/DP/44 “Nota” 09.07.1981.

rincuorare gli storici interlocutori africani francesi. All’indomani della sua elezione, viene inviato un telegramma circolare a tutte le ambasciate nel continente, in cui viene spiegato come il rendere il ministero della cooperazione un ministero delegato a quello degli esteri serva a riconoscere la cooperazione quale parte integrante della politica estera francese, ma non intenda negare il legame speciale che la Francia intrattiene con i suoi storici interlocutori africani657. Mitterrand cerca di rafforzare questa rassicurazione bocciando il progetto di agenzia unica per la cooperazione di Cot658 e confermando la preminenza economica del pré carré in materia di cooperazione. Il consiglio ristretto del giugno 1982 sancisce infatti la restrizione dell’azione del FAC ai 26 storici interlocutori africani francesi e se nel triennio 1981-1984 l’aiuto bilaterale cisalpino cresce del 59%, l’aiuto all’Africa francofona aumenta del 68%, è tuttavia importante sottolineare come l’importanza relativa dell’aiuto francese nel continente in questi anni diminuisca di 10 punti percentuali, passando dal 36% dell’aiuto bilaterale dei Paesi del CAD all’Africa sub-sahariana nel 1977 al 26% nel 1988659. Al

contempo, il presidente intraprende un giro importante di visite ufficiali agli storici interlocutori francofoni – nel 1982 si reca prima in Niger, Costa d’Avorio, Senegal e Mauritania (maggio), poi in Burundi, Ruanda, Zaire, Senegal e Congo (ottobre); l’anno successivo visita il Togo, il Benin e il Gabon (gennaio), a giugno si reca in Camerun e nel dicembre 1984 torna in Zaire, Burundi, Ruanda e visita la Repubblica Centrafricana. Per controbilanciare la scelta di Cot alla cooperazione, Mitterrand nomina, inoltre, un personaggio come Guy Penne, poco familiare con le questioni africane ma noto massone della Loggia del Grande Oriente con alcune amicizie nel continente660, come consigliere per le questioni africane.

In virtù di quest’oscillazione fra volontà di discontinuità e tentativo di rassicurazione, la politica africana del primo Mitterrand è stata descritta come una lotta fra innovazione idealista e continuità realista.

L’idealismo mitterrandiano è simboleggiato, oltre che dai tentativi di innovazione appena accennati, dai forti accenti terzomondisti della sua presidenza. Già in campagna elettorale, il partito socialista aveva inserito alcune questioni africane nelle sue 110 propositions e nel documento “Le parti socialiste et l’Afrique subsaharienne", promuovendo istanze che rispondevano alla sensibilità terzomondista dell’epoca – in particolare la questione dell’autodeterminazione di Eritrea e Sahara occidentale, il ritorno dell’isola di Mayotte

657 AECCD, Dossier n. 17.831/4 Film n. P3014 Tel. n.441 Paternotte – MAE 26.05.1981.

658 AECCD, Dossier n. 17.831/4 Film n. P3014 Tel. n.849 Paternotte – MAE 19.10.1981.

659 J. Adda, M.C. Smouts, op.cit., p.318.

660 Agir ici et survie, L'Afrique à Biarritz…cit., p.14. Collegati, per ragioni massoniche, a Penne, sono il ministro

all’arcipelago delle Comore e la soppressione dalle basi militari francesi nel continente. Il partito socialista si era al contempo dotato di una “commissione Terzo Mondo”, guidata da Lionel Jospin, molto attiva nel sensibilizzare l’opinione pubblica francese sui problemi dei Paesi in Via di Sviluppo661. Le stesse decisioni del ministro della cooperazione Cot, a cui si è già fatto riferimento per sottolinearne la discontinuità rispetto alla politica giscardiana, e le dichiarazioni del ministro degli Esteri Cheysson – che rinomina il suo ministero “ministère des affaires extérieurs” per indicare che niente è “etrangère” alla Francia662 – sono emblematiche dell’idealismo terzomondista della presidenza mitterrandiana e, di riflesso, della sua politica africana.

Al contempo, tuttavia, la politica africana del primo presidente socialista francese è caratterizzata da un forte realismo e da una sostanziale continuità rispetto al periodo precedente: la già menzionata nomina di Penne come consigliere per le questioni africane all’Eliseo, il mantenimento della retorica gaullista nei confronti del continente e lo scarto esistente fra le dichiarazioni e le politiche poste in essere – piuttosto coerenti, tanto per la cooperazione quanto per i rapporti politici ed economici, con la politica africana giscardiana – ne sono riprova663. Se si fa un’analisi del seguito che i punti della campagna elettorale socialista hanno avuto durante la presidenza Mitterrand, lo scarto fra retorica e realtà appare evidente. Le basi militari africane francesi, per quanto “anormali”, restano nel continente, per evitare la destabilizzazione e che “qualcun altro” subentri alla Francia664; rispetto alla

questione di Mayotte, Mitterrand pur riconoscendo l’errore di averne separato l’indipendenza da quella delle Isole Comore, dichiara di dover rispettare la legge francese del 1974 e l’isola resta un dipartimento oltremare cisalpino; sul Sahara occidentale, la presidenza socialista richiama le risoluzioni delle Nazioni Unite, invocando il referendum ed una soluzione negoziata, ma l’impegno si arresta alle dichiarazioni di intenti665.

La doppia anima della politica africana francese di questi anni non è riconducibile solo alla diversa cultura politica ed ideologica di alcuni personaggi-chiave: è lo stesso Eliseo ad avere un atteggiamento ambiguo rispetto alla questione. Al di là dell'antipatia personale di Mitterrand nei confronti del ministro Cot (appartenente alla corrente rocardiana del partito

661 M.C. Kessler, op.cit., p.347.

662 Nel 1984 Dumas tornerà alla dicitura tradizionale. H. Védrine, op.cit., p.22. 663 P. Favier, M. Martin-Roland, op.cit., p.385.

664 CADN, 134PO/1/110 “Conferenza stampa del ministro della cooperazione Jean Pierre Cot” 10.12.1981. 665 CADN, 134PO/1/102 Maurice Bonnot (MAE-DAM) “Nota sul summit franco-africano di Parigi”

n.2033/DAM 19.12.1985. In particolare la prudenza di Mitterrand rispetto alla questione di Mayotte è ricollegabile al contemporaneo scoppio della questione della Nuova Caledonia, che comincia a rivendicare la propria indipendenza rispetto alla Francia. Pisani sarà protagonista dei negoziati di questi anni – che vedranno il coinvolgimento delle Nazioni Unite –, che tuttavia non porteranno l'isola all'indipendenza.

socialista)666, confermata da tutte le fonti667 e percepita dagli stessi interlocutori africani668, il

presidente francese non è cristallino rispetto alla volontà di cambiare la politica africana dell’Esagono e alla necessità di mantenerne le caratteristiche fondanti. Nel dicembre 1982, con le dimissioni del ministro Cot669, il nodo della questione sembra sciogliersi: la letteratura riconosce infatti nell’allontanamento del ministro della cooperazione, il simbolo della vincita del realismo e della continuità sull’idealismo e l’innovazione nella politica africana mitterrandiana670.

Al di là del dibattito in merito alla dicotomia fra idealismo e realismo della politica africana di Mitterrand, è indubbio che questa abbia dei toni meno accesi rispetto a quella del suo predecessore, qualcuno arriva a parlare di una politica di basso profilo nel continente671. Il neopresidente francese sembra preferire orientarsi, infatti, almeno negli anni di riferimento della presente analisi, più verso un generale messaggio terzomondista, che verso grandi iniziative o progetti ad hoc per i Paesi africani. Insediatosi all’Eliseo, Mitterrand in particolare pronuncia una serie di discorsi programmatici dai toni marcatamente terzomondisti e si fa portavoce di diverse iniziative di carattere generale a favore dei “Paesi del Sud del mondo”. Nel settembre 1981 alla conferenza delle Nazioni Unite per i Paesi Meno Avanzati di Parigi, ad esempio, il presidente promuove l’idea di destinare lo 0.15% del PIL a questo gruppo di stati, facendo diventare quest’obiettivo un cavallo di battaglia de suo settennato672. Il mese

successivo alla Conferenza Nord-Sud di Cancun, il discorso del Presidente Mitterrand, paragonato da alcuni al discorso di de Gaulle a Pnohm Penh, è indicativo della sensibilità di cui vuole farsi portavoce l’Eliseo: “pas de liberté sans développement, pas de développement sans droits de l'homme (…) aider le tiers monde c'est s'aider soi-même à sortir de la crise”673.

Il presidente conclude il suo discorso affermando che come nel diritto penale francese la

666 La competizione fra Mitterrand e Rocard risale al congresso del partito socialista dell'Epinay (1971) e di Metz

(1979). Si dice che nel 1991, ipotizzando una lista di ipotetici successori, Mitterrand abbia messo Rocard dopo il suo cane. J. Daniel, Les réligions d'un president, Parigi, Grasset, 1988, p.86.

667 Michel Jobert, in un’intervista dell’aprile 1989, sostiene che il presidente non prestasse attenzione agli

interventi del ministro della cooperazione durante i consigli dei ministri e che gli incontri bilaterali fra i due fossero rari. P. Favier, M. Martin-Roland, op.cit., p.453.

668 Emblematica in tal senso la dinamica della nomina del nuovo segretario dell’ACCT: Cot si scontra con Bongo

per la scelta del candidato, il presidente gabonese riesce ad imporre la sua scelta fingendo di aver parlato con Mitterrand e sostenendo che il presidente francese appoggi la sua scelta. Quest’episodio prova tanto l’inconsistenza dei rapporti fra il ministro della cooperazione e il suo presidente (Cot ritiene credibile che Mitterrand si sia accordato con Bongo a sua insaputa), quanto la consapevolezza africana di questa dinamica. ANF, AG/5(4)/BD/8 “Intervista di Pierre Favier a Jean Audibert” 28.12.1988.

669 Le dinamiche dell’allontanamento del ministro della cooperazione Cot hanno un precedente: esattamente

dieci anni prima anche Billecocq era stato sostituito con Deniau per le sue posizioni, non apprezzate da alcuni leader africani (in particolare il ministro voleva ridurre del 20% l’assistenza tecnica nel continente, sostituendo i cooperanti francesi con i ragazzi del servizio civile). J.P. Bat, op.cit., p.342.

670 Agir ici et survie, L'Afrique à Biarritz, Parigi, L'Harmattan, 1995, p.15.

671 J.F. Médard, Le changement dans la continuité, “Politique africaine” n.5, 1982, pp.28-34. 672 CADN, 134PO/1/186 MAE “La Francia e il Dialogo Nord-Sud”, maggio 1983.

mancata assistenza ad una persona in pericolo costituisce reato, così dovrebbe accadere nel diritto internazionale per la mancata assistenza ai popoli in pericolo. Al summit franco- africano di Parigi, sempre del novembre 1981, Mitterrand promuove concetti quali “i Paesi del Sud come soggetti”, “l’importanza della solidarietà Nord-Sud”, “la regolamentazione del mercato internazionale”, “la cancellazione del debito” e così via674.

Questi discorsi programmatici sono accompagnati da alcune decisioni a favore dei Paesi Meno Avanzati, che intendono sancire nei fatti l’impegno africanista e terzomondista della nuova presidenza. Oltre al già citato 0.15% del PIL a favore di questi stati, la Francia nel 1985 riesce a far approvare la creazione in seno all’AID di un fondo speciale per l’Africa sub- sahariana – continente in cui si concentra la maggior parte dei Paesi Meno Avanzati675. Al contempo, Mitterrand inverte il trend della cooperazione francese degli ultimi anni, aumentando le sovvenzioni del FAC, che passa da una dotazione di 512 milioni di franchi nel 1979 a 1007 milioni di franchi nel 1984, e destinando la maggior parte degli esborsi del fondo ai PMA – fra il 1983 e il 1985 questo gruppo di Paesi assorbe il 60% del fondo, beneficiando di circa il 25% del budget della cooperazione francese676. Per quanto queste misure non determino un ritorno ai livelli iniziali del Fondo – nel 1960 la Francia versava, tramite FAC, mediamente 60 franchi per abitante-beneficiario, nel 1985 ne versa appena 10677 – si tratta di

importanti disposizioni, tanto da un punto di vista economico, quanto simbolico. Anche rispetto alla questione del debito, se durante la presidenza di Giscard la Francia aveva dovuto rincorrere gli altri creditori internazionali nei loro gesti di generosità verso il continente678,

durante la presidenza di Mitterrand la Francia diventa il creditore più impegnato nella rinegoziazione e ristrutturazione del debito – nel 1984 si fa carico, da sola, del 27.5% del perso dei Paesi OCSE nei percorsi di rinegoziazione del debito (per avere un termine di paragone, gli Stati Uniti si fanno carico del 13.2% del perso)679. Queste misure permettono alla Francia di salvaguardare quell’immagine di “Amica del Terzo Mondo” (e dell’Africa francofona in particolare – per quanto infatti le iniziative vengano presentate come a favore di

674 F. Mitterrand, Réflexions sur …cit., pp.355-428. 675 J. Adda, M.C. Smouts, op.cit, p.60.

676 CADN, 318PO/A/47 MC “Il FAC” 14.11.1988.

677 F. Magnar, N. Tenzer, La crise africaine: quelle politique de coopération pour la France?, Parigi, Presse

Universitaire de France, 1988, p.207.

678 Nei primi mesi del 1979 i documenti francesi sottolineano l’importanza di prendere qualche misura prima

della V CNUCED di Manila, al fine di non restare indietro rispetto agli altri creditori. Nel gennaio 1979 la Francia annullerà il rimborso di capitale ed interessi del debito di nove Paesi Meno Avanzati africani (Benin, Burundi, Comore, Chad, Impero Centrafricano, Guinea, Alto Volta, Mali, Niger), per un totale di quasi 627 milioni di franchi – poi aggiungerà il Bangladesh. ANF, AG/5(3)/900 Guy de Panafieu “Allegerimento del debito" 14.02.1979.

679 CADN, 318PO/A/58 MAE, Direzione degli affari economici e finanziari “Impatto per la Francia del debito

un generico “Terzo Mondo” i primi beneficiari restano sempre i Paesi africani francofoni680),

che l’assenza di grandi progetti e iniziative avrebbe rischiato di minare. Solo il sostegno francese alla Gran Bretagna di Margaret Tatcher nel caso della guerra delle Falkland (Parigi arriva a permettere ai britannici l’utilizzo della propria base a Dakar) oscura,