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Le reazioni ruandesi e degli altri stati della regione

Gli sviluppi storici di Burundi e Ruanda (1971-1984)

1. La fine degli anni ‘60 nei due Paesi: l’ultima instabilità (1971-1973)

1.1.2. Il genocidio del

1.1.2.1. Le reazioni ruandesi e degli altri stati della regione

I rapporti fra Burundi e Ruanda sono sin dall’epoca dell’indipendenza tesissimi. I due falsi gemelli diffidano l’uno dell’altro, a causa dell’opposta etnocrazia che si viene a istituire nei rispettivi territori e per il fondato sospetto di sostegno politico-militare ai propri rifugiati presenti nei territori dell’altro81. I due Paesi allacciano i rapporti diplomatici solo sette anni dopo il raggiungimento dell’indipendenza (1969), dopo che Micombero smantella alcune basi degli esuli tutsi ruandesi nel proprio territorio.

Se la “conjuration de juillet” è interpretata a Kigali come un affare interno alla minoranza al potere e non suscita particolari reazioni nell’elite ruandese, le violenze interetniche della primavera 1972 sono al contrario seguite con comprensibile apprensione. Dopo un’iniziale discrezione atavica – Kaybanda arriva a far convocare dal ministro dell’educazione gli studenti ruandesi che studiavano a Bujumbura per dire loro di non parlare con nessuno di quello che avevano visto82 e chiede alle ambasciate occidentali di intercedere su Micombero, esplicitando tuttavia di non dire che è il Ruanda a chiederlo83 – legata all’incertezza circa la dinamica degli eventi e la volontà di turbare il meno possibile l’opinione pubblica ruandese84, a un mese di

distanza dall’inizio delle violenze (31 maggio) il presidente Kaybanda esprime per la prima volta ufficialmente la sua preoccupazione in una lettera personale a Micombero. La pubblicazione del documento85 rompe definitivamente il silenzio sulla questione nel Paese.

Nella lettera, il presidente ruandese dopo aver ribadito la propria fedeltà al principio di non ingerenza negli affari interni, afferma l'indignazione e l’inquietudine del proprio Paese di fronte alle violenze burundesi e, facendo un parallelismo con la rivoluzione ruandese del 1959 (basato sul considerare i due diversissimi episodi come comuni momenti di difficoltà e cesura per i due Paesi), sottolinea la maggior umanità del suo popolo, che non è arrivato ad uccidere gli “enfants des écoles” in quell’occasione86. La visita a Kigali di lì a due mesi (2 agosto) del ministro

confronti della minoranza tutsi.

81 ANF, AG/5(F)/2187 de la Boissière – MAE-DAM “Rapporto annuale” ottobre 1970.

82 Intervista a Jean Marie Ndagijimana, ambasciatore della Repubblica ruandese in Francia nel 1994, Orléans

02.07.2015. All’epoca, l’ambasciatore Ndagijimana era studente all’Università di Bujumbura e fu fra gli studenti convocati dal ministro.

83 ANF, AG/5(F)/2189 Tel. n.60-67 Robert Picquet (Ambasciatore di Francia in Ruanda) – MAE 30.05.1972. 84 Secondo quanto affermato dall’ambasciatore ruandese in Zaire, NA, FCO 31/1100 Allen – Dawbarn “Rapporto”

07.06.1972. Kaybanda ha già dimostrato in altre occasioni, come con il colpo di stato di Amin il gennaio dell’anno precedente, come silenzio e circospezione siano gli atteggiamenti che predilige di fronte ad importanti avvenimenti regionali.

85 La decisione di pubblicare la lettera è legata alla presentazione da parte della “Voix de la Révolution” della

lettera quale espressione di “soutien pour les terribles épreuves dont venait de souffrir le peuple du Burundi”, ANF, AG/5(F)/2178 Tel. n.223-224 de la Bruchollerie – MAE 03.06.1972.

86 Kaybanda dà poi sette consigli a Micombero: mettere fine alle uccisioni; affidarsi alla giustizia; superare le sfide

Simbananiye, anziché rasserenare i rapporti burundo-ruandesi, finisce per incrinare ulteriormente le relazioni fra i falsi-gemelli87. La visita infatti si conclude con un comunicato

unilaterale di Kaybanda, che si rifiuta di rilasciarne uno congiunto con il ministro degli esteri burundese, in cui viene ribadita la “vive inquiétude” ruandese verso gli avvenimenti che si sono verificati nel Paese vicino88. Se in questa nota di agosto il presidente ruandese sembra però ancora lasciare aperto uno spiraglio per la conciliazione, affermando che i rifugiati burundesi in Ruanda (6-7000 persone) possono essere considerati sotto controllo, nell’autunno successivo la condanna di Kigali si fa più esplicita e serrata e chiude definitivamente il dialogo. Famosi sono rimasti in particolare due momenti ufficiali di pubblica deplorazione da parte ruandese: il discorso alle Nazioni Unite di Munyaneza (ministro degli esteri e della cooperazione) e gli auguri di fine anno al corpo diplomatico del presidente Kaybanda.

Il discorso del ministro Munyaneza viene pronunciato il 5 ottobre di fronte alla 27esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ed esprime tutta l'angoscia ruandese di fronte ad un regime che si è dato come programma la “stermination (…) le génocide systématique de la majorité”89. Le accuse del ministro ruandese determinano la reazione sdegnata di Simbananiye, che dedica buona parte del suo discorso all'Assemblea Generale a controbattere alle accuse ruandesi, accusando a sua volta il Ruanda di avere avuto parte nella sollevazione del 1972 e proponendo che una missione OUA o ONU si rechi in Burundi a verificare la realtà dei fatti. L’implicazione ruandese nella sollevazione burundese, mai ipotizzata ufficialmente in precedenza, diventa da questo momento in poi un caposaldo della propaganda burundese (viene riportata anche nel Libro Bianco distribuito ai partner occidentali di lì a qualche mese)90. Al duro confronto alle Nazioni Unite, segue una vera e propria “guerre des ondes” nelle rispettive radio nazionali e delle ritorsioni di carattere economico – il Burundi blocca i rifornimenti di carburante al vicino91 e il Ruanda risponde con piccole misure penalizzanti, quali la richiesta alla Francia di rinunciare alla commissione all’impresa burundese AMSAR della costruzione del liceo di Kigali92.

connazionali e stranieri; non rafforzare l’opposizione straniera. AECCD, Dossier n.16.393, Film n.P516-17 Tel. n.337 Copette (Ambasciata del Belgio in Ruanda) – MAE 06.06.1972.

87 ANF, AG/5(F)/2189 Ambasciata di Francia in Ruanda – René Journiac (Segretariato per la comunità e gli affari

africani e malgasci) 06.10.1972.

88 CADN, 134PO/1/64 Tel. n.133-136 Picquet – MAE 04.08.1972.

89 AECCD, Dossier n.16.393, Film n.P2516-17 Baekelandt (Ambasciatore del Belgio in Ruanda) – Pierre Harmel

(Ministro degli affari esteri) “Rapporto settimanale” 13.10.1972.

90 CADN, 134PO/1/143 Tel. n.5376-5377 De Guiringaud (Rappresentante di Francia alle Nazioni Unite) – MAE

10.10.1972. Il passaggio dall’accusare anche i belgi, una volta coinvolti i ruandesi, è brevissimo.

91 AECCD, Dossier n.16.393, Film n.P2516-17 Tel. n.630-632 Baeckelandt – MAE 20.10.1972. 92 AMAEC, 65QO/38 Tel. n.236-242 Picquet – MAE 11.10.1972.

Il successivo discorso di Kaybanda di fronte all'intero corpo diplomatico riunito per gli auguri di fine anno è riprova della degenerazione dei rapporti fra i due Paesi. In una requisitoria violenta che invoca l’abbattimento del regime “feudo-tutsi” di Bujumbura, che riesce a imbrogliare gli altri Paesi con le sue calunnie e fellonie ma non il Ruanda, il presidente ruandese polemizza contro la passività della comunità internazionale di fronte ad una situazione in cui “une ethnie est supprimée systématiquement”93.

E’ importante puntualizzare prima di procedere con la ricostruzione storica, come questa solidarietà etnica ruandese verso i fratelli hutu burundesi non debba essere considerata come scontata. Al contrario, infatti, gli hutu ruandesi si sentono in linea di massima superiori ai fratelli burundesi, accusati di non essere in grado di “se faire une place au soleil”94 nel proprio Paese. La solidarietà nei loro confronti è legata – almeno in questo periodo – più ad interessi politici che ad una pura vicinanza etnica.

Anche da parte burundese la tensione verso il vicino resta alta. Benchè il discorso di Micombero di fine anno sia più conciliante rispetto a quello fatto in occasione dell’anniversario della Rivoluzione il mese precedente95, e tenda la mano al fratello ruandese con l’invito a “comprendre les aspirations profondes des masses (…) qui n’aspirent qu’à une chose: la paix”96, Bujumbura continua a denunciare il pericolo di un’imminente invasione da parte del

Ruanda (supportata dal Belgio, secondo le autorità burundesi)97. Micombero non ha d’altronde

interesse ad uscire dallo stato di allerta determinato dalla tensione burundo-ruandese, funzionale a giustificare il riarmo intrapreso dal suo regime ed eludere le questioni interne. Le cancellerie occidentali, comunque, minimizzano il pericolo di arrivare ad uno scontro diretto fra i due stati. Il ministero dell’economia burundese parrebbe infatti aver stimato che la rottura diplomatica con Kigali costerebbe 150 milioni di franchi burundesi l'anno a Bujumbura, in un periodo (fine 1972-inizio 1973) in cui il Paese appare sempre più isolato a livello regionale: un attacco al Ruanda non è pertanto ipotizzabile in queste condizioni. Da parte ruandese, non sono mai stati rilevati reali piani d’attacco, tutt’al più si parla di supporto indiretto all’azione dei rifugiati – per cui si rimanda alla ricostruzione storica successiva.

93 CADN, 134PO/1/143 Estratti del discorso pronunciato dal Dottor Grégoire Kaybanda, Presidente della

Repubblica Rwandese.

94 CADN, 318PO/A/11 Tel. n.540 Pierre Bitard (Ambasciatore di Francia in Ruanda) – MAE 06.10.1988. 95 ANF, AG/5(F)/2179 Discorso di Micombero 28.11.1972. Nel discorso del 28 novembre il presidente burundese

aveva minacciato tutti gli stranieri, corpo diplomatico compreso, di una punizione equiparata (non solo l’espulsione) a quella che subiscono i burundesi sospettati di complicità in attentati allo stato.

96 CADN, 134PO/1/19 Bernard – Schumann “Messaggio del Presidente Micombero alla nazione burundese”

n.1/DA/DAM 12.01.1973. L’ambasciatore belga ritiene che Micombero abbia redatto in solitaria il messaggio di fine anno e che questo sia quindi espressione dei sentimenti più sinceri del presidente. AECCD, Dossier n.16.363, Film n.P2510 Tel. n.30 Van Haute – MAE 12.01.1973.

Il Ruanda è di fatto l’unico stato africano che all’indomani delle violenze denuncia gli avvenimenti burundesi e prende le distanze dal regime di Bujumbura. La maggior parte degli altri Paesi del continente, da un lato sembra più concentrata sulla denuncia del dominio portoghese in Mozambico e Angola, dell'apartheid in Sudafrica e dell’illegittimità del regime rhodesiano, dall’altro si dimostra estremamente prudente per timore di trovarsi di fronte a crisi analoghe all'interno dei propri confini.

Le prime dichiarazioni ufficiali non soltanto non condannano le autorità burundesi, ma anzi sanciscono un supporto nei confronti del regime di Bujumbura. Il 22 maggio, nel pieno della crisi, il vicepresidente della Repubblica della Tanzania Rashidi Kawawa, il vicepresidente della Repubblica della Somalia Hussein Kumie e il segretario generale dell'OUA Diallo Telli, di ritorno da Kinshasa si fermano a Bujumbura per dimostrare quella che è stata definita una “bénédiction” dell'Africa progressista al Paese98. Il vicepresidente tanzano dichiara “Nous

sommes tristes quand vous êtes tristes”, quello somalo definisce il suo popolo e quello burundese “un seul et même peuple” e il segretario dell'OUA proclama la “solidariété totale” dell'organizzazione nei confronti del Presidente burundese. Per quanto Diallo Telli in un incontro privato con l’emissario di Kaybanda (Karake) sostenga di aver fatto pressione su Micombero affinché ponga fine alle violenze, il messaggio che all’epoca passò fu di inconfutabile sostegno al regime99. Sostegno ribadito alla conferenza dell'Organizzazione

dell'Unità Africana di Rabat di giugno, dove gli stati del continente, nonostante l’opposizione ruandese, si congratulano con Micombero per essere riuscito a salvaguardare l'integrità del territorio burundese – pur non arrivando a condannare Belgio e Ruanda per la sollevazione, come chiedeva Bujumbura100. René Journiac, membro del Segretariato per gli Affari Africani e Malgasci, commenta – in riferimento all’atteggiamento dei Paesi africani all’incontro di Rabat – “ils me paressent été des enfants du chœur à côté des tutsi”101. Il sostegno nei confronti di

Micombero non fu in ogni caso unanime, i Paesi “moderati” dell’Africa occidentale esprimono, infatti, la propria solidarietà al Ruanda di Kaybanda102.

Due importanti attori regionali come Zaire e Tanzania non si limitano a garantire il proprio appoggio politico al presidente burundese, ma arrivano a fornire un supporto militare, benché

98 AECCD, Dossier n.16.363, Film n. P2510, Dossier n.2471 Tel. n.304 De Wilde – MAE 23.05.1972. La visita è

in teoria legata ad una missione di fact-finding.

99 ANF, AG/5(F)/2178 Ministero dell'interno, SCTIP Diefenbacher – Foccart Rapporto n.524/SCTIP/DOC

12.05.1972.

100 AECCD, Dossier n.16.393, Film n.P516-17 Tel. n.46 Liedekerke (Ambasciata del Belgio in Tanzania) – MAE

22.06.1972.

101 ANF, AG/5(2)/1063 Commento alla Nota sulla Conferenza dell’OUA 15.06.1972. 102 T. Melady, op.cit., p.27.

dal valore più psicologico che operativo103, durante la crisi. Mobutu – direttamente interessato

a limitare l'azione (per quanto contenuta, ma che si inserisce in un risveglio delle attività di Soumaliot e Kabila nella regione) dei ribelli congolesi104 e debitore nei confronti del regime Micombero per l’affare Schramme105 – invia circa duecento paracadutisti, l'aviazione militare

e alcuni carichi di armi in supporto a Bujumbura (i militari zairesi garantiscono la messa in sicurezza della capitale, permettendo all’esercito burundese di agire altrove). Nyerere – interessato a mantenere un regime stabile ai propri confini e a recuperare la vicinanza con Bujumbura dopo l’affare delle belbases106, tenendola lontana dall’influenza ugandese – fornisce

invece circa 24 tonnellate di armi leggere e munizioni per la repressione, oltre che impegnarsi – anche se poi nei fatti non lo farà – nella ricerca dei ribelli nei propri campi rifugiati107. Il

sostegno al regime burundese da parte di questi due attori, appartenenti ad orientamenti politici antitetici l’uno rispetto all’altro, dimostra come la divisione dei Paesi africani fra “progressisti” e “moderati” passi in secondo piano di fronte alla gestione delle situazioni contingenti.

Durante la crisi e nei mesi immediatamente successivi, Micombero pare quindi rincuorato dal sostegno dei partner regionali (eccezion fatta per il Ruanda) e dei principali attori continentali. Nel giro di pochi mesi, tuttavia, il consenso intorno al regime burundese si affievolisce e Bujumbura si trova sempre più isolata. Quando infatti durante l’estate 1972 cominciano a diffondersi versioni dei fatti diverse rispetto a quella ufficiale burundese e si sollevano le prime critiche internazionali verso la repressione governativa, i principali sostenitori di Micombero all’epoca della crisi (Mobutu e Nyerere) diventano sempre meno amichevoli nei confronti di Bujumbura, avvicinandosi alle posizioni di Kaybanda.

Mobutu dapprima invia Langema, suo ambasciatore itinerante, per invitare Micombero alla moderazione108 e cerca delle giustificazioni ex post per il proprio supporto militare, paventando

103 Y. Ternon, op. cit., pp.309-311.

104 NA, FCO 31/1099 Tel. n.193 Allen – Ministero degli affari esteri e del commonwealth, dipartimento Africa

orientale 04.05.1972.

105 Nel luglio 1967 un gruppo di mercenari bianchi (160) e di ex militari katanghesi guidati prima dal francese Bob

Dénard, poi dal belga Schramme, si scontra con l’esercito congolese in Kivu (Kisangani e Bukavu) e ripara in Ruanda (Cyangugu). Micombero concede a Mobutu l’autorizzazione ad usare l’aeroporto di Bujumbura, Kaybanda si rifiuta invece di estradarli verso lo Zaire, rimpatriandoli nei Paesi d’origine (provocando l’interruzione dei rapporti diplomatici fra i due stati fino al febbraio 1969). ANF, AG/5(F)/2189 de la Boissière – Schumann “Rapporto di fine missione” n.151/DAM 10.04.1972.

106 Nel febbraio 1970 la Tanzania nazionalizza in maniera unilaterale le istallazioni portuarie belghe (“belbases”,

sorte di zone franche create dalle convenzioni anglo-belghe fra il 1919 e il 1920 per facilitare il transito fra il Lago Tanganika e l’Oceano Indiano), dando la gestione delle tariffe (non più agevolate per le altre ex colonie belghe), all’ “East African Community”. L’atteggiamento irremovibile di Nyerere sulla questione crea attrito fra i quattro Paesi – soprattutto con il Burundi. CADN, 134PO/1/14 de la Bruchollerie – Schumann n.1270/AL 26.12.1970.

107 AECCD, Dossier n.16.363, Film n. P2510 Comunicato del ministero degli affari esteri – Ambasciata del Belgio

in Burundi 08.05.1972.

108 AECCD, Dossier n.16.363, Film n.P2510 Tel. n.306 Cahen (Ambasciatore del Belgio in Zaire) – MAE

la partecipazione di mercenari nella rivolta burundese109. Nei mesi successivi poi, il presidente

zairese si dimostra sempre più “prudente, vago e distante” di fronte alle richieste del colonnello burundese Ndabemeye di intermediazione per l’acquisto di materiale militare110 e si avvicina progressivamente a Kaybanda. Nell’ottobre 1972 Zaire e Ruanda firmano un trattato di amicizia e in quest’occasione Mobutu, di ritorno da Kigali, si rifiuta di fare scalo a Bujumbura111. Il cambio di atteggiamento del presidente zairese è ricollegabile alla progressiva comprensione delle reali dinamiche degli eventi burundesi, ma anche alle pressioni americane e alle prese di distanze che in autunno iniziano a registrarsi da parte della Comunità Internazionale verso il regime di Micombero112.

Per quel che riguarda il presidente tanzano Nyerere, su cui probabilmente influiscono l’imbarazzo per la reale dinamica degli eventi, il fastidio della concorrenza zairese e le pressioni di Kaybanda113, avrà un comportamento inizialmente prudente poi di esplicito rifiuto di fronte alle richieste di Micombero di cooperazione (consegna dei ribelli fuggiti in territorio tanzano e lascia-passare per le armi) e arriverà a chiedere pubblicamente al proprio omologo burundese di porre fine ai massacri (all’incontro di Mwanza, nell’agosto 1972)114.

Nell’autunno-inverno 1972-1973 l’isolamento burundese aumenta – il Paese non invita nessuna delegazione straniera all’anniversario della rivoluzione per paura di ricevere rifiuti115

– e l’appoggio che le autorità di Bujumbura ricevono al congresso panafricano di Tripoli dei movimenti della gioventù116 rincuora per poco tempo Micombero. Nella primavera-estate 1973,

in concomitanza con gli attacchi militari dei rifugiati burundesi a partire dai Paesi vicini, la sensazione di isolamento raggiunge infatti i massimi storici nel Paese.

Fra il 14 e il 15 marzo 1973 alcuni rifugiati burundesi in Tanzania organizzano, infatti, una prima incursione armata nella provincia di Cankuzo (est del Paese). Benché l’attacco non minacci realmente il regime di Bujumbura, che blocca sul nascere l’azione dei rifugiati (provocando 74 morti), la repressione burundese è motivo di discordia fra Burundi e Tanzania, già ai ferri corti per il cambio di atteggiamento di Nyerere dei mesi precedenti verso le richieste di Micombero. L’esercito burundese verrà infatti accusato dalle autorità tanzane (che in risposta bloccano il porto di Kigoma) di essersi spinto al di fuori del proprio territorio nazionale, colpendo a colpi di mortaio due campi di sfollati hutu nel proprio territorio nazionale. Il

109 AECCD, Dossier n.16.363, Film n.P2510 Cahen – MAE Rapporto n.1724 06.06.1972. 110 CADN, 134PO/1/16 Roussy – Schumann n.928/DAM 16.08.1972.

111 AECCD, Dossier n.16.393, Film n.P516-17 Tel. n.646 Baekelandt – MAE 30.10.1972. 112 Cfr. capitolo 3, paragrafo 1.1.1.

113 CADN, 134PO/1/18 de la Bruchollerie – Schumann n.620/DAM 05.07.1972.

114 CADN, 134PO/1/64 Claude Chayet (Ambasciata di Francia in Zaire) – Schumann n.334/DAM 10.06.1972. 115 CADN, 134PO/1/18 Roussy – Schumann n.1053/DAM 06.12.1972.

ministero degli esteri burundese e lo stesso Micombero arriveranno ad ammettere che vista l’indeterminatezza dei confini, è possibile che i propri militari abbiano commesso un errore di valutazione. Gli osservatori occidentali sembrano credere nella buona fede di Bujumbura117 – se non altro considerando che al Paese non conveniva avviare di proposito un ulteriore contenzioso con il vicino orientale. L’episodio di marzo si concluderà nel giro di poche settimane, ma la tensione ai confini dei due Paesi resterà alta. A fine giugno (29 giugno) si registrano infatti nuovi scontri alla frontiera e ulteriori accuse da parte della Tanzania di invasione del proprio territorio nazionale, fatti questi che determineranno l’imposizione dell’embargo da parte di Dar Es Salaam sui prodotti destinati al Paese (2 luglio)118. Micombero

scriverà invano a Nyerere e invierà Simbananyie per cercare di ammorbidire la posizione tanzana, solo la mediazione di Mobutu riuscirà a sbloccare la situazione. Al vertice di Dar Es Salaam di fine luglio fra i tre presidenti, Micombero è costretto a riconoscere che il proprio esercito ha nuovamente violato i confini e ad indennizzare le vittime tanzane; in cambio la Tanzania si impegna a ristabilire le relazioni commerciali con il vicino. L’incontro di Dar Es Salaam è riprova dell’isolamento in cui versa Bujumbura in questi mesi: Micombero ne esce profondamente umiliato, costretto non solo a chiedere l’intercessione zairese per uscire dall’empasse, ma anche a sottoscrivere tutte le condizioni di Nyerere119. A dicembre una nuova

incursione di rifugiati (che provocherà 120 morti) rischierà di ipotecare il risultato appena raggiunto, ma la presa di distanza ufficiale di Dar Es Salaam dall’azione dei rifugiati (che in realtà non pare motivata da finalità politiche ma strettamente economiche) eviterà una nuova crisi diplomatica fra i due Paesi120. Dietro l’azione dei ribelli, Bujumbura per quanto sospetti la longa manus cinese e una probabile connivenza tanzana, denuncia ancora una volta – seppur non ufficialmente, ma attraverso la Radio Nazionale – il sostegno ruandese e dei sindacati cristiano-sociali belgi121.

Parallelamente al contenzioso con la Tanzania, si sviluppa infatti un nuovo attrito con il Ruanda – già gli eventi ruandesi dell’autunno-inverno 1972-1973122 erano stati occasione di un ri-acuirsi della tensione fra i due Paesi. Nella notte fra il 12 e il 13 maggio 1973, 500 rifugiati burundesi del campo di Rilima (nella regione del Bugesera), guidati dal Fronte Popolare di

117 AMAEC, 315QONT/1 Bernard – Jobert n.84/DAM 06.04.1973.

118 Secondo una fonte attendibile l’iniziativa sarebbe attribuibile ai sindacati degli scaricatori portuali, istigati dai

sindacati cristiano-sociali belgi. CADN, 134/PO/1/120 Bernard – Jobert n.184/DAM 16.08.1973.

119 CADN, 134/PO/1/120 Bernard – Jobert “Dispaccio d’attualità” n.7/DA/DAM 23.07.1973.

120 AECCD, Dossier n.16.613, Film n.P2690-P2691 Tel. n.720 Ruelle (Ambasciatore del Belgio in Burundi) –

MAE 14.12.1973.

121 AECCD, Dossier n.16.363, FILM n. P2510 Tel. n.269 Van Haute – Ministero degli affari esteri, 14.05.1973. 122 Per cui si rimanda al paragrafo successivo.

Liberazione123 cercano infatti di invadere il Paese. Le autorità burundesi denunciano subito la

complicità ruandese nell’invasione – alla 21°sessione ordinaria del consiglio dei ministri dell’Organizzazione dell’Unità Africana (maggio 1973) il Burundi denuncia il Ruanda per “aggressione” – portando Kigali a richiamare il proprio ambasciatore da Bujumbura in segno di protesta. A distanza di circa un mese dalla precedente (febbraio-marzo 1973)124, un nuova