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Primi esperimenti di rivista teatrale online

2 FORMATI DELLA CRITICA TEATRALE

2.3. I linguaggi di produzione della critica online Un’analisi ermeneutica

2.3.3. Primi esperimenti di rivista teatrale online

Tuttoteatro.com (1999)

La pubblicazione regolare, con periodicità settimanale, di Tuttoteatro.com comincia nel marzo 2000, subito dopo la registrazione al Tribunale di Roma. Le modalità di produzione dei contenuti ricalcano, come da progetto del direttore Mariateresa Surianello, quelle della stampa cartacea: la direzione si incarica di ricevere dai collaboratori via fax gli articoli dattiloscritti e trascriverli nel linguaggio HTML. Questo vale almeno nei primi due anni antecedenti alla registrazione della testata (1998-2000): la posta elettronica è già diffusa, tuttavia i collaboratori di

Tuttoteatro.com appartengono alla cerchia di conoscenze professionali di Mariateresa

Surianello e alcuni di essi restano fedeli ai vecchi metodi.

Ogni settimana Tuttoteatro.com pubblica una pagina statica, in cui compare il sommario della settimana, con una lista di articoli corredati da occhiello e immagine: ciascun titolo ospita un collegamento ipertestuale alla pagina che accoglie il testo integrale.

Si nota una fondamentale distinzione tra i cosiddetti “redazionali” (con funzione prettamente informativa e di presentazione degli eventi estivi o delle stagioni teatrali a venire), che compaiono senza firma né sigla, e gli articoli veri e propri, che riportano invece il nome dell’autore.

I dettagli di impaginazione delle recensioni seguono lo stile e il taglio classici dell’articolo settimanale di un quotidiano o di un periodico specializzato, con un ingombro che arriva anche a 4000 caratteri. Si nota, tuttavia, la presenza di un pensiero editoriale che, avvalendosi di collaboratori in diverse regioni, cerca di offrire una copertura nazionale. Illustrando il taglio che intendeva far imprimere ai contenuti, Mariateresa Surianello osserva di aver «sempre creduto che le misure, anche se non erano di fatto previste, dovessero essere rispettate almeno mentalmente come auto-contenimento. Una delle cose peggiori del Web, oggi, è che gli scritti finiscono per essere prolissi»57.

La fondatrice di Tuttoteatro.com racconta nel dettaglio le difficoltà affrontate nell’impaginazione di sommario e articoli, che viene effettuata interamente attraverso l’iscrizione manuale del codice HTML: «Un lento lavoro di posizionamento nella pagina di spazi e interruzioni, incorniciature delle foto e didascalie»58. In particolare le immagini hanno bisogno di un trattamento rigoroso,

perché l’originale arriva ai giornalisti, durante le conferenze stampa, in formato cartaceo, allegato al resto del materiale di promozione dello spettacolo. Le foto vengono poi passate allo scanner e ridotte, per esigenze di leggerezza del file. Di quella che era una necessità del giornale, racconta Surianello, «gli uffici stampa stessi finirono per far uso, senza alcuno scrupolo rispetto ai diritti d’autore, scaricando le immagini già digitalizzate e ridotte e cominciando a utilizzarle per le loro comunicazioni ai giornali», che sempre più rapidamente si spostarono sulla posta elettronica59.

57 Intervista a Mariateresa Surianello, Roma 13/09/2018. 58 Ibidem.

Ateatro (2001)

Diversa è la morfologia di una rivista web come Ateatro, nata nel 2001 per iniziativa di Oliviero Ponte di Pino, a partire dal suo blog olivieropdp.it.

Analizzando il lancio di Ateatro dal punto di vista dell’interfaccia grafica e del livello raggiunto a quell’epoca dalle tecnologie di navigazione appare evidente la differenza con i linguaggi attuali, quelli del Web 2.0. Oliviero Ponte di Pino spiega di essersi occupato personalmente di realizzare il codice di tutto il software e dell’intero database.

Come evidenziato nello stesso editoriale di apertura, passare da un blog a una rivista online significa, in prima istanza, fare i conti con il concetto di periodicità, con la numerazione progressiva e con un sistema di arretrati indicizzati. Questa impostazione si riflette nell’organizzazione della pagina, che in Ateatro guadagna terreno in materia di leggibilità, ma risente ancora di una disposizione che raccoglie tutti i contenuti in un’unica “pergamena” da scorrere fino in fondo. L’assenza più evidente è poi quella del materiale fotografico, che comincia ad apparire solo al numero 28, tramite piccole fotografie a risoluzione ridotta60.

Rispetto alla selezione dei contenuti, quel che è rilevante notare nell’analisi dell’esperimento di Ateatro è la differenza di regime imposta quasi da subito dal passaggio da un’iniziativa totalmente individuale a una struttura composita che si avvale della collaborazione di una pluralità di firme.

Il sommario del numero 0 – del quale Ponte di Pino è unico redattore – riporta «una specie di editoriale», che riassume gli intenti programmatici della rivista, e un articolo dal titolo: “Come potrebbe cominciare un saggio sulle Scene di Amleto di Federico Tiezzi”.

In questo primissimo numero è evidente il tono estremamente personale e semiserio che deriva direttamente dalla blogosfera e si distanzia dal tradizionale tono giornalistico, avvicinandosi di più a quello dei brevi “corsivi d’autore” inseriti a margine delle pagine di quotidiani e periodici. All’interno di un linguaggio rapido e

60 Cfr. «Ateatro», n. 28, 1° Febbraio 2002, http://www.ateatro.it/olivieropdp/ateatro28.htm. [consultato 05/06/2018].

colloquiale, si intravede in ogni articolo una caratteristica comune, la consapevolezza del target di riferimento ancor prima che delle regole imposte dal mezzo tecnico. In un certo senso, tuttavia, un elemento e l’altro si compenetrano. Come puntualmente dichiarato dall’“Editoriale”, a scapito di recensioni «classiche» per forma e ingombro, viene messo in opera quel «punto di vista da discutere» attraverso una selezione degli argomenti il più possibile libera da vincoli tematici e un linguaggio aperto a «un’interazione più personale e diretta»61.

Tra gli approcci teorici più meticolosi che si sono occupati di mappare le strategie di composizione di testi di informazione e approfondimento per andare incontro alla fragile attenzione dei lettori, c’è quello di Jacob Nielsen, che elabora una teoria volta a rintracciare la disposizione e l’organizzazione dell’informazione ottimali all’interno di un testo digitale62.

Il primo articolo di Ateatro n. 0 è incentrato sull’Amleto di Federico Tiezzi e appartiene a tutti gli effetti alla forma recensione.

Per quanto risulti pionieristico inserirla in un ambiente Web, definite le premesse ontologiche, una pubblicazione di argomento teatrale digitale non è diversa da una cartacea: una volta circoscritto l’ambito di interesse, l’autore sa di poter dare per scontati alcuni concetti passabili come “universalmente noti”. La visione dello spettacolo come opera organica e come testo viene registrata attraversando con libertà dei riferimenti e terminologie che si suppone il lettore padroneggi già.

Le tre parti dello spettacolo seguono lo stesso percorso. La prima sezione in una tenda sotto il deserto nel Medio Oriente, con il pubblico a una distanza ravvicinata, letteralmente circondato dall’azione scenica, e il testo proiettato nell’attualità. La seconda in una “stanza da musica

61 O. Ponte di Pino, Perché lo fai? Una specie di editoriale, in «Ateatro», n. 0, 14 Gennaio 2001. http://www.ateatro.it/olivieropdp/ateatro0.htm [consultato 02/06/2018].

62 Cfr. J. Nielsen, Web Usability. [Designing Web Usability, 2000] Apogeo Editore, Milano 2000; J. Nielsen e H. Loranger, Web Usability 2.0. L’usabilità che conta. [Prioritizing Web Usability, 2006] Apogeo Editore, Milano 2006. Definito inverted pyramid (piramide rovesciata), lo schema prescrive che l’incipit di un articolo contenga le informazioni principali necessarie al lettore per individuare in poche righe i punti salienti dell’argomento, così da misurarli con il proprio interesse; man mano che si prosegue nella lettura e che la piramide si stringe verso la punta, l’utente troverà dati sempre meno essenziali e più speculativi (basso contenuto informativo, alto contenuto di approfondimento).

indiana”, rarefatta come un giardino giapponese. La terza, in qualche modo oltre e lontano, nello spazio della rappresentazione (e che però, nella scena della recita, verrà ribaltato: il pubblico è dietro la scena e vede, oltre gli attori, il pubblico della corte di Elsinore: Claudio, Gertrude, Amleto...)63.

Non si sente il bisogno di specificare il ruolo dei personaggi e lo sviluppo delle loro azioni. È sufficiente, qualche riga più in là, scrivere: «È nella sostanza fedele al plot: comincia con la prima scena del primo atto, e si conclude con la strage finale e l’arrivo di Fortebraccio»64. Ma fino a qui non accade niente di diverso da ogni altra

pubblicazione specializzata. Peculiare è invece la libertà di contrassegnare in maniera manifesta i punti del testo in cui il ragionamento potrebbe o dovrebbe essere approfondito – in altre parole, come questa bozza di saggio potrebbe continuare – inserendo, tra un capoverso e l’altro, dei segni di omissis. Ferma restando questa particolare impostazione, l’esempio qui riportato rispetta grosso modo le regole della teoria di Nielsen, raccogliendo le informazioni essenziali in tre elementi: titolo, occhiello e capoverso di apertura. I primi due circoscrivono in poche parole l’argomento, la forma che verrà usata per trattarlo e il riferimento al dato di fatto (l’occhiello riporta in parentesi «visto TUTTODIFILA al Teatro delle Passioni di Modena il 5 Novembre 2000»); il testo apre invece con:

Che straordinario e importante spettacolo, quante cose insieme è l’Amleto di Federico Tiezzi, e che emozione per lo spettatore. Intanto – è ovvio – è la messinscena del più noto e rappresentato testo teatrale, ma è anche una riflessione sulle messinscene novecentesche di quel dramma, e dunque sull’intera storia della regia nel secolo65.

Da qui in poi l’articolo si fa via via più specifico, evadendo la diretta osservazione delle azioni sul palco e rivolgendosi al pubblico e chiudendo poi con un lancio di approfondimento più ampio, dedicato a chi abbia familiarità con le estetiche del contemporaneo:

63 O. Ponte di Pino, Come potrebbe cominciare un saggio sulle Scene di Amleto di Federico Tiezzi, in «Ateatro», n. 0, 14/01/2001. http://www.ateatro.it/olivieropdp/ateatro0.htm#Amleto [consultato 05/06/2018].

64 Ibidem. 65 Ibidem.

[I]n ogni scena – per quanto complessa e ricca di rimandi – la prima regola sembra quella della semplicità, della assoluta mancanza di concessioni al proprio talento e alle aspettative degli spettatori. E a questo va aggiunto quel filtro ironico che inevitabilmente accompagna le operazioni più consapevolmente post-moderne66.

Il secondo contributo apre virtualmente una sezione interattiva molto simile alle “lettere alla redazione” che si trovano nei quotidiani cartacei, invertendo tuttavia il flusso, vale a dire partendo dalla pubblicazione di un messaggio email inviato dal redattore al lettore (un artista) e pubblicando in sequenza la risposta67. Prima ancora

che si entri nell’era del confronto diretto, in questo semplice tentativo si situa il bisogno di confronto con la dimensione collettiva che la critica, da quel momento in poi, sembra in maniera quasi unanime voler soddisfare.

Negli anni questo tipo di rapporto tra critica e artisti è andato intensificandosi, sfruttando sia il mezzo telematico che la comunicazione diretta. In questo caso il “botta e risposta” viene pubblicato integralmente, tentando di offrire un esempio completo del tipo di rapporto che può (o dovrebbe) intercorrere tra la critica e l’artista. Riprendendo in mano le ambizioni militanti con cui la rivista si propone di impostare il lavoro, Ponte di Pino dedica alla prima parte della propria lettera, nella quale dà del tu all’interlocutore, un’analisi generale dello spettacolo, per poi scendere nel dettaglio delle scelte registiche e di recitazione, avanzando consigli e proponendo soluzioni.

La replica dei due artisti procede punto per punto, affrontando alcune questioni tipiche riguardo alla forma più o meno definita che lo spettacolo ha nel momento in cui il critico lo vede. A parlare è il regista, che ha – forse per la prima volta nella storia del Web – l’occasione di argomentare, in forma pubblica e in un linguaggio informale, le scelte operate.

Emerge dunque una grande differenza tra uno scambio del genere e un’intervista tradizionale: in questo caso il dialogo avviene non in compresenza, strutturandosi

66 Ibidem.

67 O. Ponte di Pino, Un mail a Lorenzo Anelli, attore, protagonista di In fondo a destra di Raffaello

Baldini, regia di Gaddo Bagnoli, in «Ateatro», n.0, 14 Gennaio 2001,

piuttosto all’interno di un doppio piano spazio-temporale che mescola la comunicazione immediata e quella ipermediata, spostando il lettore in una dimensione che non appartiene a quella dell’autore né a quella del suo interlocutore68.

A oggi Ateatro ha pubblicato 165 numeri. Proprio nel n.165 (24/03-08/06/2018) compare un articolo che recupera la stessa modalità di raccolta dei contenuti da diverse firme esterne alla redazione. Anche questa volta, dimostrando l’attenzione alle dinamiche con cui viene portato avanti il discorso sul teatro da parte delle comunità virtuali, il punto di partenza è un’opera, Acqua di colonia di Daniele Timpano ed Elvira Frosini69. L’innesco è generato da una profonda divergenza di

opinioni in merito alla tematica dello spettacolo (il passato coloniale italiano) e alle scelte artistiche operate (a ogni replica viene invitato sul palco un individuo di colore, messo ironicamente alla berlina dai due attori in abiti coloniali).

Dopo aver recensito lo spettacolo70, Ateatro pubblica un articolo-contenitore in cui

compaiono, introdotte da una “Premessa”, le diverse reazioni di vari spettatori e operatori e un testo esplicativo firmato dagli stessi artisti71.

Da un punto di vista tecnico, nonostante la rivista sia evoluta molto, il sistema di visualizzazione resta invariato e anzi rinuncia persino all’indice ipertestuale, tornando a raccogliere tutti i contributi in un’unica pagina, estremamente densa. Resta vivo comunque l’interesse a fare della rivista un luogo di incontro della

68 Cfr. S. Lo Gatto, Performing Arts Criticism in the Web 2.0 Era: Authoritativeness in a Process of

Human-Computer Interaction: Some Initial Thoughts, in «Forum Modernes Theater», Special Issue

“Theater als Kritik”, in corso di stampa. In questo articolo vengono approfondite le particolari influenze della comunicazione non in compresenza e della relazione uomo-macchina nella critica teatrale rispetto alle relazioni critico-artista.

69 Acqua di colonia di e con Elvira Frosini e Daniele Timpano. Prima rappresentazione: Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma (Romaeuropa Festival 2016), 18 Novembre 2016.

70 M. Gallina, Il teatro della storia: “noi italiani brava gente” secondo Frosini-Timpano, in «Ateatro» n. 160, 12 Giugno 2017. http://www.ateatro.it/webzine/2017/06/12/il-teatro-della-storia- e-del-presente/ [consultato 01/07/2018].

71 Redazione Ateatro, A. Ba, E. Frosini e D. Timpano, S. V. Keita, O. Ponte di Pino, D. Mbow, M. Ortolani, D. Villa, A. Lasso, Acqua di colonia è uno spettacolo solo per bianchi?, in «Ateatro», n. 165, 23 Maggio 2018. http://www.ateatro.it/webzine/2018/05/23/acqua-di-colonia-e-uno- spettacolo-solo-per-bianchi/ [consultato 01/07/2018].

comunità che discute, dando voce a posizioni anche radicalmente diverse a proposito della tematica, ma che chiamano in causa precise scelte di linguaggio e di estetica. Si tratta di una modalità che, attraverso un cambio di formato, svolge una funzione critica alternativa, strettamente legata alle intenzioni originarie della rivista.