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Primo e Secondo piano sociale Azione unitaria sugli esiti della dispersione

Nel documento Lettura e dispersione (pagine 186-188)

di Rosario Salvato

3. Dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali ai documenti di programmazione regionale umbra per pre-

3.1. Primo e Secondo piano sociale Azione unitaria sugli esiti della dispersione

Il tema dell’abbandono degli studi ha acquisito un progressivo riconosci- mento e una sempre maggiore attenzione da parte delle politiche territoriali di welfare, considerando il periodo di riferimento dal 2000, data dell’appro- vazione della L. 328, la quale segna un punto di svolta per quanto riguarda la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, fino al 2017, anno in cui è stato approvato in Umbria il Nuovo Piano Sociale regio- nale.

Nei primi documenti di programmazione delle politiche sociali della Re- gione Umbria, l’abbandono scolastico non viene affrontato in via diretta, ma è indirettamente trattato all’interno della questione relativa all’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.

Analizzando i Piani sociali umbri del 2000 e del 2010, si riscontra un’at- tenzione maggiormente focalizzata sugli esiti della dispersione scolastica in- vece che sui fattori causali, quindi su effetti e danni dell’abbandono piuttosto che su traiettorie di prevenzione e interventi di contrasto al fenomeno.

Il Piano sociale 2000-2002, fra i suoi importanti contributi, sollecita e promuove un lavoro di integrazione e concertazione fra enti e istituzioni, at- tori e soggetti pubblici, del privato e del privato sociale di differente natura giuridica, anche anticipando le indicazioni della riforma costituzionale del

Titolo V del 2001 (Cfr. L. Cost. 3/2001), dove è definito e ampiamente ri- chiamato il principio di sussidiarietà. A questo proposito nel Piano del 2000 è evocato un lavoro di costruzione strategica di percorsi e di azioni:

Il complesso dei problemi indicati richiede politiche integrate che agiscono su di- versi aspetti che concorrono a determinare la disoccupazione e chiama in causa am- biti diversi di intervento fra i quali (…) le politiche scolastiche, di inserimento dei soggetti a rischio di esclusione sociale, che operino per il diritto allo studio e l’inte- grazione scuola-lavoro (Regione Umbria, 1999).

Oltre a promuovere un approccio integrato per rispondere alle problema- tiche territoriali, nel documento del 2000 è individuata e riconosciuta una dimensione sociale nel fenomeno della disoccupazione, che rende opportuna una progettualità nuova nei provvedimenti operativi e negli interventi sociali rivolti alle «esigenze di socializzazione, formazione, accompagnamento, connesse alle finalità di inserimento/reinserimento nel lavoro, della centralità dell’integrazione e del coordinamento degli interventi per un’efficacia delle risposte» (ibidem).

Le azioni programmate hanno dimostrato un’alta innovazione metodolo- gica nel lavoro di prevenzione, orientamento e integrazione sociale rivolto agli utenti per la promozione di «una rete territoriale di azioni e di collega- menti tra servizi, operatori, programmi, in grado di far efficacemente intera- gire soggetti istituzionali e non che possono contribuire allo sviluppo locale» (ibidem).

Nel primo Piano sociale il fenomeno della dispersione è implicitamente connesso al tema dell’inserimento lavorativo, pertanto le strutture operative di riferimento sono costituite dai Servizi di accompagnamento al lavoro (SAL) e dai Centri per l’inserimento lavorativo di soggetti deboli. Questo può essere indicativo di un’ottica che si focalizza sugli esiti dell’abbandono, quando i soggetti sono ormai fuori dal circuito scolastico e formativo, a con- ferma di un approccio maggiormente riparatorio ex post, piuttosto che pre- ventivo ex ante o promozionale.

I Centri per l’inserimento lavorativo di soggetti deboli sono «servizi ter- ritoriali che operano per la prevenzione del disagio sociale e l’inserimento nel contesto socio-produttivo di soggetti deboli, attraverso attività di orien- tamento e sostegno all’incontro tra domanda e offerta dilavoro» (ivi, p. 127). Queste strutture si integrano con la rete dei servizi per l’impiego svolgendo consulenza alla persona in cerca di lavoro, grazie ad una équipe multiprofes- sionale costituita da operatori della mediazione e dell’orientamento.

I destinatari ai quali si rivolgono sono tutti coloro che vivono «in condi- zione di svantaggio sociale in un particolare territorio, quali ad esempio, i ragazzi con abbandono scolastico e in situazioni di disagio socio-familiare e, più in generale, persone soggette a rischio di marginalità connessa a carenza di lavoro, a deficit formativi, in condizioni economiche, familiari, culturali di emarginazione sociale; immigrati in condizione di esclusione sociale» (ibidem).

Il Piano sociale regionale 2010-2012 mantiene e prosegue la direzione avviata dal 2000 per quanto riguarda le politiche riferite all’abbandono sco- lastico. Questo documento di programmazione si inserisce in un quadro di riferimento a livello comunitario, con la Politica Europea di Coesione 2007- 2013, che «attribuisce all’Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione la mission di supportare le regioni più sviluppate dell’Unione» (Regione Um- bria, 2010, p. 126) anche attraverso la promozione di formazione e innova- zione per una società della conoscenza, sulla base delle indicazioni e delle priorità di Lisbona (2000) e Goteborg (2001). In tale prospettiva diventa stra- tegico investire in istruzione e formazione; pertanto il Piano dedica spazio e attenzione al tema «dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e della formazione permanente che rappresentano uno strumento fondamentale per la competitività e l’occupabilità, per l’integrazione sociale, lo sviluppo delle forme della cittadinanza attiva e solidale, per l’autoproduzione sociale, la promozione dell’autorealizzazione dei cittadini, la qualificazione delle ri- sorse formali e informali, espressione e patrimonio della comunità locale» (ivi, p. 130).

In definitiva temi come formazione, istruzione e lifelong learning hanno ottenuto progressivamente maggiore considerazione lungo lo sviluppo dei documenti di programmazione. Rispetto al problema della dispersione sco- lastica, le prospettive perseguite agiscono, in continuità con il Piano del 2000, attraverso un approccio riparatorio attivato per contrastare gli esiti dell’abbandono. Comunque il Piano sociale del 2010 rappresenta un lavoro scientifico-politico ampio, meticoloso, innovativo e capace di delineare traiettorie di sviluppo, ponendosi obiettivi coraggiosi di lungo periodo.

Nel documento Lettura e dispersione (pagine 186-188)