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Le misure di controllo sono diverse nei paesi indenni che vogliono prevenire l’introduzione del virus nel loro territorio, e nei paesi nei quali l’infezione è stata ormai introdotta e che quindi mirano a ridurne la diffusione e a proteggere gli animali dalla malattia.

Inoltre, essendo EHDV un virus trasmesso da vettori, è difficile eradicare l’infezione una volta che si è diffusa in un paese o in una regione. Variabili imprevedibili e incontrollabili come i fattori climatici e quelli geografici nonché l'abbondanza di idonei insetti vettori competenti per EHDV sono importanti per l'ingresso e il mantenimento del virus in una determinata area.

Le strategie di profilassi e controllo possono quindi essere riassunte in:  sorveglianza e misure di controllo nelle aree endemiche;  vaccinazioni;

 controllo dei vettori;

 monitoraggio e misure di controllo nelle aree indenni.

1.9.1 Sorveglianza e misure di controllo nelle aree endemiche

Nella maggior parte delle zone endemiche del mondo non esiste un programma ufficiale di sorveglianza o controllo per l'EHDV. Ciò è spiegato dal fatto che l'infezione, ad eccezione di quanto successo in Israele nel 2006, raramente ha avuto un impatto economico significativo negli allevamenti bovini (sia da carne che da latte), e le uniche significative perdite riportate sono state sui cervi.

Negli Stati Uniti, la sorveglianza di EHDV nelle specie selvatiche è stata supportata fin dal 1980 attraverso accordi di cooperazione con la Cooperativa sud-orientale dello studio delle malattie dei selvatici (SCWDS) presso l'Università della Georgia, la quale fornisce dati annui a livello nazionale sul verificarsi della malattia emorragica nei ruminanti selvatici attraverso campioni inviati all’ente.

I programmi di sorveglianza sono diretti a monitorare la circolazione dei diversi sierotipi di EHDV e l'attività della malattia, attraverso una combinazione di metodi utilizzati in modo differente a seconda dello scopo. Per esempio, la sorveglianza passiva effettuata sui casi clinici di EHD nei ruminanti selvatici suscettibili è uno strumento utile per individuare la malattia, ed è basata sull’osservazione delle lesioni della malattia emorragica combinata con tecniche di rilevamento virale, quali isolamento del

virus e RT-PCR (EFSA, 2009). Gli svantaggi principali di tale sorveglianza passiva di EHD sono dovuti dal non consentire l’individuazione di infezioni subcliniche e di conseguenza, la malattia nella fauna selvatica è spesso così sottovalutata (Beringer et al., 2000). Il monitoraggio sierologico permette invece di identificare l'infezione nelle specie in cui questa provoca segni clinici lievi o subclinici. Per tale scopo è necessario usare tecniche sierologiche specifiche per EHDV, in particolare nelle aree in cui sono presenti altri orbivirus dei ruminanti, come BTV (Stallknecht e Howerth, 2004). Nei paesi del bacino del Mediterraneo come Marocco, Algeria, Tunisia, Turchia ed Israele, le misure di controllo intraprese per affrontare le recenti incursioni di EHDV hanno incluso il controllo dei reservoirs selvatici, la quarantena degli animali di nuova introduzione, il controllo dei vettori, e una campagna di sensibilizzazione per i veterinari e gli allevatori.

1.9.2 Vaccinazioni

Per controllare l'infezione da EHDV, la vaccinazione è la strategia primaria insieme al controllo dei vettori artropodi. Sono stati sviluppati diversi vaccini per BTV e utilizzati in regioni endemiche per la prevenzione dell'infezione da virus (Roy et al., 1994, Matsuo et al., 2011; Mayo et al., 2017). Lo sviluppo di un vaccino contro EHDV è particolarmente preoccupante per ceppi di EHDV che sono responsabili di gravi indicazioni cliniche nei ruminanti domestici negli Stati Uniti o in Turchia, che potrebbero essere importati in Europa.

Fino ad ora i vaccini sviluppati nel tentativo di controllare la malattia sono stati limitati. Negli Stati Uniti, grazie al sostegno della National Deer Farmers Association statunitense, sono stati sviluppati dei vaccini inattivati da isolati di campo, appartenenti ai sierotipi 1 e 2, per controllare la malattia nei cervi di allevamento. Il vaccino può essere somministrato per via sottocutanea o intramuscolare in qualsiasi momento tramite dardo o siringa, inoltre è necessaria una dose di richiamo 2-4 settimane dopo la prima iniezione e successivamente una volta l’anno (Titus, 2008). In Giappone, sono stati sviluppati sia vaccini modificati in vivo che inattivati per controllare la malattia di Ibaraki.

Il vaccino vivo attenuato deriva dal ceppo Ibaraki-2 ed è stato utilizzato a seguito degli episodi di epidemie degli anni '80. Il vaccino deve essere somministrato una sola volta per via sottocutanea durante la stagione in cui c’è una scarsa presenza di vettori (Ohashi et al., 1999).

Il vaccino inattivato, invece, comprende il virus della febbre effimera bovina e il virus Ibaraki, coltivati in linee cellulari e inattivati tramite trattamento con formalina. Entrambi i vaccini vengono utilizzati su base volontaria in relazione alla situazione epidemiologica (EFSA, 2009).

Ad eccezione di queste due limitate esperienze americane e giapponesi, non c'è stato fino ad ora molto interesse da parte di laboratori e compagnie farmaceutiche a sviluppare nuovi vaccini per controllare la malattia e/o la circolazione del virus. Una delle principali sfide per i ricercatori è lo sviluppo di vaccini che possano fornire una vasta risposta protettiva contro diversi sierotipi di ciascun virus, e sviluppare un metodo diagnostico per distinguere gli animali vaccinati da quelli infetti (strategia DIVA).

1.9.3 Controllo dei vettori

I metodi utilizzati per controllare i Culicoides in tutto il mondo sono stati completamente esaminati dall’EFSA (EFSA, 2007 e 2008). Inoltre, Carpenter et al. (2008) hanno riesaminato tali tecniche di controllo dei Culicoides in uso in Europa, i quali comprendono:

(1) applicazione di insetticidi ed agenti patogeni nei siti di riproduzione dei vettori; (2) interventi ambientali per rimuovere i siti di riproduzione dei vettori;

(3) applicazione di insetticidi nei siti di riposo dei vettori adulti;

(4) inserimento di barriere per impedire l'ingresso di vettori adulti negli stabulari

degli animali;

(5) uso di repellenti per tenere lontani dagli animali i vettori adulti.

Tuttavia, per i principali vettori di BTV e EHDV in Europa (specie del complesso Obsoletus, C. dewulfi, C. chiopterus, specie del complesso Pulicaris), sono apparentemente scarsi i dati sugli habitat di riproduzione, sul riposo e sulle risposte orientate agli ospiti. I dati estrapolati da campagne di controllo vettoriale altrove indicano che il trattamento del bestiame i con i piretroidi sintetici, l'uso di alloggi animali protetti contro l’ingresso degli insetti e la promozione di una buona igiene aziendale per rimuovere parzialmente o totalmente i siti di riproduzione vettoriale sono le migliori opzioni attualmente disponibili (Savini et al., 2011).

1.9.4 Monitoraggio e misure di controllo nelle aree libere da EHDV

EHD è una malattia soggetta a notifica obbligatoria conformemente a quanto indicato dall’allegato I della direttiva del Consiglio 92/119/CEE. La presente direttiva si applica alle malattie elencate, ad eccezione di quelle per le quali in seguito sono state apportate disposizioni specifiche a livello comunitario, come ad esempio per BT. Il suo obiettivo è quello di stabilire misure generali per prevenire la diffusione di alcune malattie animali di grande importanza economica, ed in particolare per controllare i movimenti degli animali e dei prodotti suscettibile di diffondere l'infezione.

Finora non sono stati segnalati episodi di EHDV in Unione Europea. In Germania è stato effettuato un esame sierologico limitato solamente alle specie selvatiche (Frolich et al., 2005) con risultati negativi. Pertanto che la presenza o meno di EHDV in Europa possa causare infezione subclinica è sconosciuta.

In caso di epidemia, l'uso di un test diagnostico affidabile (ad esempio, RT-PCR) dovrebbe permettere di identificare gli animali viremici presenti nell’allevamento e questi quindi dovranno essere subito macellati o abbattuti. Dovranno essere inoltre eseguiti dei trattamenti insetticidi immediati per distruggere i possibili vettori che hanno alimentato l'ospite infetto. Gli animali presenti nell’allevamento interessato dovranno essere nuovamente ritestati dopo 7-10 giorni, per rilevare eventualmente altri possibili animali infetti non viremici al momento della prima diagnosi.

Dovranno essere anche stabilite delle restrizioni di movimento delle specie sensibili (con un raggio adattato alla situazione meteorologica e geografica-epidemiologica) fino a che non sia stata effettuata un'indagine epidemiologica.

Occorrerà effettuare un'indagine epidemiologica immediata per comprendere la situazione, nello specifico:

 la portata dell'infezione di EHD (nello spazio, e potenzialmente anche nel tempo), basata su affidabili test diagnostici;

 la probabile fonte o metodo di introduzione;  la fase dell'epidemia;

 la presenza di specie sensibili (animali domestici e/o selvatici) nella località;  la situazione vettoriale (quale specie, competenza certe/potenziali).

L'indagine epidemiologica negli allevamenti circostanti consentirà di determinare la fase dell'infezione e se questa si è riuscita ad estendere agli allevamenti confinanti. Animali risultanti positivi in RT-PCR e negativi all’esame sierologico, saranno indice di

un’infezione ancora recente. La presenza di potenziali vettori nella zona dovrà essere indagata tramite la cattura dei Culicoides stessi.

In base al numero di mandrie infette individuato, sarà determinato se utilizzare la macellazione o l’abbattimento degli animali infetti, come giusto approccio per il contenimento della malattia.

Dovrà essere attuato un sistema basato sulla tracciabilità e rintracciabilità, per determinare l'origine degli animali infetti e se esiste una spiegazione, diversa dai vettori, per l'introduzione dell'infezione; nonché una valutazione del rischio di diffusione futura, basato sui movimenti degli animali, l’attività vettoriale etc..

Nel caso in cui da questa valutazione venisse fuori che esiste il rischio di nuove introduzioni, dovrà essere prevista una sorveglianza a lungo termine, compreso il monitoraggio dei ruminanti e degli insetti vettori (EFSA, 2009).