Giunti a questo punto della ricerca, prima di passare all’analisi delle mariegole, è opportuno trattare due questioni cruciali. La prima riguarda la tradizione storiografica riferita a questa scuola. Per molto tempo, come si è detto, la scuola di Santa Maria e San Francesco dei mercanti è stata citata come possibile nucleo fondativo della scuola di Santa Maria della Misericordia detta della Valverde, fondata nel sestiere di Cannaregio nel 1308. Questa tesi ha preso corpo a partire dalle affermazioni del Corner il quale parlando della scuola grande della Misericordia (a sua volta rifacendosi a Francesco Sansovino) sosteneva:
Fra’ chiostri del priorato di Santa Maria della Misericordia, detta della Valverde, trasse i principi suoi la divota confraternita, ora scuola grande della Misericordia, istituita (come asserisce il Sansovino nella sua Venezia) da que’ mercanti, che trasferirono la loro fraterna di Santa Maria della Misericordia dalla chiesa de’ frati Minori, detti i Frari, alla chiesa di Santa Maria dell’Orto. Di ciò però non v’è memoria alcuna negli antichi registri della scuola medesima, i quali anzi manifestano come di nuovo piantata la confraternita di Santa Maria della Valverde madre di Misericordia nell’anno 1308 […]62.
L’identificazione di una scuola con l’altra si deve probabilmente al fatto che la scuola dei Frari era posta sotto la protezione di Santa Maria della Misericordia e di San Francesco. Questa invocazione alla Madonna della Misericordia deve avere ingenerato nella letteratura la confusione. Questa falsa riga è stata seguita da una serie di studiosi di fama della storia confraternale veneziana tra i quali per esempio Pullan63, De Sandre64, Fortini Brown65, e in particolare riferendosi alla storia della scuola della Misericordia Nepi Scirè66, e Howard67. Dall’altro lato si segnalano alcuni studiosi che hanno già provveduto a smentire questa tesi data la mancanza evidenze documentarie68. Nella stessa Guida generale dell’Archivio di Stato alla voce “scuola di Santa Maria della Misericordia o della Valverde” si legge:
Preceduta dall’omonima scuola di Santa Maria della Misericordia e San Francesco dei naviganti e mercanti ai Frari (sorta forse nel 1261 e unitasi nel 1570 a quella di San Cristoforo dei mercanti alla Madonna dell’Orto) e spesso confusa con essa riguardo al periodo iniziale, ebbe origine il 18 agosto 1308 nei chiostri di Santa Maria della Misericordia o della Valverde, allora monastero (abbazia, da cui anche il nome di scuola dell’abbazia), sembra di Agostiniani e dal 1369 priorato della famiglia patrizia Moro (…)69.
62 Corner F., Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello, ed. anastatica del 1990 con introduzione
di Ugo Stefanutti, stampata in Padova, 1758, pp. 339-340. La medesima notizia si trova nel testo latino in Corner F.,
Ecclesiae venetae antiquis monumentis nunc etiam primum editis illustratae ac in Decades distribuitas, 14 voll.,
Venezia 1749, ed. anastatica, s.d., tomo 12, p. 149. A sua volta Corner derivava questa notizia dal Sansovino: «nel sestiero di Canareio si contiene la scuola e fraterna di Santa Maria della Misericordia, e instituita da quella de
mercatanti ab antiquo: della quale facemmo mentione di sopra favellando di Santa Maria dello horto», vedi Sansovino F., Venetia città nobilissima et singolare, 1581, ed. anastatica, Bergamo 2002, c. 101v.
63 Pullan B., La politica sociale della Repubblica di Venezia, 1500-1620, vol. 1, Le scuole grandi, l'assistenza e le leggi sui
poveri, Roma 1982, p. 45.
64
De Sandre Gasparini G., La pietà laicale, cit., p. 948.
65 Fortini Brown P., Le «Scuole», cit., p. 211.
66 Scirè-Nepi G., La scuola vecchia della Misericordia, in «Quaderni della soprintendenza ai beni artistici e storici di
Venezia», 7 (1978), pp. 9-29.
67 Howard D., La scuola grande della Misericordia, in Fabbri G., Piffaretti P., La Scuola Grande della Misericordia di
Venezia: storia e progetto, Milano 1999, p. 18.
68
Pamato L., Le scuole dei battuti, cit., pp. 13-14; Mackenney R., Continuity and change, cit., p. 400.
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44 Se qualcuno però volesse ancora dare credito alle memorie del Sansovino riprese dal Corner dovrebbe dare spiegazione di almeno tre fatti che non sono conciliabili (al di là della mancanza di documentazione) con una rifondazione alla Valverde. Per prima cosa c’è il nome della scuola di Santa Maria della Misericordia che porta a interrogarsi. Possibile che a un cinquantennio dalla fondazione venisse “abbandonato” il santo protettore e perduta la sua memoria nella titolazione? In secondo luogo non solo manca la documentazione, ma manca laddove potrebbe benissimo esserci stata. Intendo dire che a quella data (1308) era nell’uso della scuola di Santa Maria e di San Francesco dei Frari registrare con una certa perizia gli avvenimenti riguardanti la scuola. Persino i conteggi dei confratelli e le sostituzioni degli assenti con nuovi iscritti vengono segnalate accuratamente; possibile che non si accennasse a un simile evento? Possibile, soprattutto, che non si registrassero le conseguenze di una separazione interna alla scuola? Terzo punto, che ritengo fondamentale: in un ambito come quello confraternale all’interno del quale tutti desideravano esibire origini antiche, possibile che i confratelli della Valverde non abbiano avuto l’interesse di ripescare e riproporre gli eventi delle loro origini70?
Il secondo quesito che ha trattenuto particolarmente la mia attenzione è questo: come mai tra le sei scuole di battuti sorte tra la seconda metà del Duecento e il primo decennio del Trecento, quella di Santa Maria e San Francesco fu l’unica a non essere promossa scuola grande? Per giunta nonostante la volontà di considerarsi ed essere considerata tale, testimoniata dall’autocoscienza che emerge in certe espressioni dello statuto71.
Da un lato la risposta è data dal fatto che fu abbandonata presto la pratica della flagellazione, si è visto però che la stessa rinuncia non impedì alla scuola di San Teodoro di essere elevata al livello di scuola grande. Riprendendo la storia di San Teodoro apprendiamo che una volta risollevatasi nel corso del Quattrocento, riuscì ad attirare numerosi soci e la crescita fu tale che il 25 marzo 1552, l’allora guardiano poté rivolgere una supplica al Consiglio dei Dieci perché anche San Teodoro fosse ammessa fra le scuole grandi di Venezia. Per convincere il Consiglio aggiunse che sarebbe stato opportuno elevare la scuola di San Teodoro, dal momento che il sestiere di San Marco era privo di una siffatta confraternita che potesse accogliere i devoti residenti in tale parte della città e dal momento che le altre scuole grandi non potevano accettare nuovi iscritti72. Non accennò invece ad una ripresa della disciplina nella scuola; e non fece riferimento alla flagellazione nemmeno a proposito delle confraternite grandi ma le indicò come preminenti fra le associazioni devote di Venezia nel manifestare «quanto in questa città sia la vera religione et fede di Christo attraverso santissime opere, di vestir nudi, alimentar poveri affamati, maritar donzelle et alfine compagnar li corpi morti alla sepoltura»73.
Per spiegare l’abbandono della disciplina da parte della scuola dei Frari si è proposta come possibile causa la composizione elitaria della confraternita. Il fatto che vi rientrasse una frazione mediamente ricca ed omogenea della popolazione e che non si prestasse a una stratificazione del corpo sociale, può forse giustificare la percezione di una differenza tra questa e le scuole grandi. Oltretutto il ruolo celebrato delle scuole grandi nell’ambito dell’assistenza ai poveri si reggeva anche sulla loro apertura nei confronti delle fasce popolari inferiori, inglobate nella scuola per esservi sovvenute. Tale apertura venne forse a mancare
70 Inoltre nulla avrebbe dovuto costringerli ad azzerare il conteggio dall’anno di fondazione. Si noti ad esempio che nel
momento in cui la scuola di San Giovanni Evangelista, fondata attorno al 1261 presso la chiesa di Sant’Aponal, agli inizi del XIV secolo, tra 1301 e 1307, si trasferì nella chiesa di San Giovanni Evangelista, giuspatronato della famiglia Badoer, non cambiò data di fondazione. Cfr. Pamato L., De dominabus mundanis, cit., p. 453.
71
Cfr. pagine precedenti.
72
Cfr. Pamato L., Le scuole dei battuti, cit., p. 95.
73
45 nella scuola dei Frari. Però non ritengo secondario nemmeno l’indizio fornito dalla richiesta formulata ai Dieci da parte della scuola di San Teodoro: sicuramente la sua ammissione tra le grandi fu favorita dal fatto di non avere concorrenti nel sestiere in cui aveva sede il sodalizio. A sua volta possiamo immaginare che sulla mancata attribuzione della dignità di scuola grande alla scuola di Santa Maria e San Cristoforo dei mercanti abbia pesato la presenza nel sestiere, e nemmeno tanto lontana, della scuola di Santa Maria della Misericordia.
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