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SUL RADICARSI DI UNA PROSPETTIVA GEOMETRICA IN AM- AM-BITO GIURIDICO-POLITICO

DELLA GEOMETRIA LEGALE

5. SUL RADICARSI DI UNA PROSPETTIVA GEOMETRICA IN AM- AM-BITO GIURIDICO-POLITICO

L’approccio geometrico alle questioni di natura giuridico-politica, in vero già ipotizzato da Grozio nel 1625 nel suo De iure belli ac pacis, che colloca la riflessione sul vivere sociale accanto all’indagine scientifica sui fenomeni naturali, non appare certamente circoscrivibile ad una ristret-ta cerchia di pensatori, ma caratterizza la stessa costituzione del pensie-ro giuridico e politico moderno, che si sviluppa sempre di più attraverso la posizione di teorie capaci di dominare il fenomeno sociale attraver-so leggi supposte come universali. Non appare pertanto fuori luogo ri-prendere un noto passo di Leibinz in merito alla geometrizzazione delle questioni sorte dal mondo sociale. All’interno di uno scritto apparso nel 1695, indicativamente titolato Sulla scienza universale o calcolo filo-sofico45, ritroviamo un altro inconfutabile esempio di tale tendenza, nel momento in cui Leibniz suggerisce al lettore come “quando sorgeranno delle controversie, non vi sarà maggior bisogno di discussione fra due filosofi di quanta ce ne sia tra due calcolatori. Sarà sufficiente, infatti, che essi prendano la penna in mano, si siedano a tavolino, e si dicano reciprocamente (chiamando se loro piace un amico): calcoliamo”46 .Lei-bniz testimonia la radicata convinzione dell’opportunità di rivolgersi a forme di pensiero razionale, ovvero matematico, al fine di porre soluzio-ni oggettive a questiosoluzio-ni vitali, come in quell’epoca apparivano le lotte

44 Leviathan, I, V (p. 39 della trad. it. cit.).

45 Citiamo dalla trad. it. in Scritti di logica, a cura di F. Barone, Bologna, 1968. 46 Ibidem, p. 237. Sulle implicazioni del pensiero di Leibniz in ambito giuridico cfr. lo studio di U. Pagallo, La variente transfinita della geometria legale: Leibniz e l’«algebra giuridica», in M. Ayuso (a cura di), Dalla geometria legale-statualistica alla riscoperta del

politiche di natura religiosa; l’ordine sociale non può pertanto passare attraverso giudizi di valore, ma può affermarsi e consolidarsi soltanto se sorretto dall’oggettività del calcolo. Ecco allora come il primo passo è of-ferto, ancora una volta, dalla purificazione del linguaggio, che altrimenti si pone come fonte di incomprensione e di confusione in ambiti di ana-lisi, come ad esempio quello relativo alla giustizia, dove invece occorre un linguaggio chiaro ed inequivocabile, che è poi quello proposto ed utilizzato dalla scienza moderna, che rappresenta le qualità dei corpi in termini esclusivamente quantitativi e non qualitativi. Alla purificazione del linguaggio, ritenuta indispensabile per affrontare razionalmente una ricerca anche in temi giuridico-politici, tensione che accomuna, come già osservato, Leibniz agli altri teorici della scienza giuridica e politica moderna, da Hobbes a Locke, si accompagna la necessità, sempre al fine di proporre un discorso razionale, che sia foriero di soluzioni oggettive, di rappresentare i rapporti sociali attraverso il linguaggio della matema-tica, ovvero, ancora una volta, di importare e radicare il metodo delle scienze moderne dell’osservazione, comprensione-previsione e, quindi, del dominio delle forze naturali a quello delle forze operanti in campo sociale. Si tratta, pertanto, anche per Leibniz di costruire un’algebra, la quale nel proporre una computazione universale, sia nel contempo capa-ce di ordinare gli universi di discorso giuridici e politici, tanto da poter dominarli allo stesso modo in cui la scienza moderna domina, piegando a vantaggio dell’umanità, i fenomeni naturali47.

All’atto del costituirsi e dello svilupparsi del pensiero giuridico e politico moderno emerge in modo prepotente la tensione a scindere nettamen-te fra l’ambito del calcolo, del giudizio obiettivo fondato sull’analisi e sull’elaborazione delle cosiddette qualità primarie, ed il mondo del di-battito basato sulle percezioni soggettive, valoriali, dei fatti giuridici e politici. Tanto da tendere alla completa espulsione di giudizi di valore da questi mondi. In tale prospettiva il loro permanere non può che divenire foriero di confusione, di lotte incontrollate che ritrovano la loro base esclusivamente nella personale opinione dei contendenti. Allo stesso modo in cui, nel mondo delle scienze fisico-matematiche, la presenza di giudizi qualitativi sui fenomeni ne inficia la comprensione e la predizio-ne sul loro evolversi, facendo sì che l’intera attenziopredizio-ne dell’osservatore

47 Cfr. in proposito gli scritti di Leibniz su Principi ed esempi della scienza in generale e Storia ed elogio della lingua caratteristica universale che sia al tempo stesso arte dello

sia attratta dalle quantità che li compongono, così le scienze sociali, se intendono realmente dominare i loro oggetti, debbono distaccarsi da ogni considerazione valoriale per concentrarsi soltanto su ciò che vi è di oggettivo. Sarà, infatti, la quantità e non la qualità ad offrire coesione sociale, perché solo sulla risultante di un’operazione di calcolo vi potrà essere oggettivo assenso e, pertanto, il dissenso apparirà con chiarezza una scelta errata e di parte, da reprimere in nome di un ordine sociale basato su leggi oggettive, in quanto calcolabili da ogni essere razionale. Indugiare lungo giudizi che hanno per contenuto considerazioni valo-riali e pertanto non oggettive perché inseparabili dal soggetto che le pone in essere e comprensibili soltanto all’interno della sua sfera, porta a produrre nel campo sociale una pericolosa instabilità, che in ogni mo-mento può sfociare in una aperta guerra di tutti contro tutti.

A fronte di questa tensione a sradicare dalla riflessione giuridica e po-litica quelle che potremmo definire la qualità secondarie dei nostri fe-nomeni, si manifesta, con consequenzialità, la necessità di un incedere logico-formale all’interno di questi ambiti. Lo stesso avrà come finalità l’espungere ogni riflessione di natura personalistica, costringendo l’os-servatore ad attenersi ai dati di fatto ed alle regole preposte per la loro trasformazione e avrà come caratteristica principale la possibilità di es-sere sottoponibile ad oggettive procedure di controllo che ne verifichino la correttezza. Eliminando ogni possibile influsso soggettivo sulla ricer-ca giuridiricer-ca e politiricer-ca, i risultati della stessa potranno ammantarsi della stessa qualificazione propria a quelli delle scienze fisico-matematiche, ovvero l’oggettività e la certezza.

Oggettività e certezza rappresentano pertanto i principali obiettivi da perseguire in funzione del raggiungimento della pace sociale. Rispetto a questo fine vanno elaborate teorie basate su metodi scientifici perché, all’interno di questa prospettiva, la scientificità dell’approccio ai problemi giuridici e politici è la garanzia dell’oggettività delle soluzioni a questi offerti. La scienza moderna offre pertanto gli strumenti per un’indagine oggettiva, che, eliminando ogni influenza su questa da parte del soggetto operante, ne garantisca, attraverso le appropriate procedure di controllo, l’assoluta obbiettività. Si tratta, in definitiva, di strappare il discorso giuri-dico e politico da ogni influenza soggettiva in quanto quest’ultima risulta fonte di contrasti sociali insanabili, non potendo predicarsi sulla stessa alcunché di razionale. Ogni valutazione personale va, quindi, espulsa dal discorso; per far ciò, come osservato, bisogna individuare ed applicare un metodo che permetta di procedere lungo tale direzione.

6. SULLA DEFINIZIONE CONVENZIONE DELL’OGGETTO

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