APPROFONDIMENTI
1. Le ragioni di una mappatura di sistema dei fondi sani- sani-tari contrattuali
3.
SANITÀ E ASSISTENZA NEL POST-COVID:
IL RUOLO DEI FONDI DI
ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA
1. Le ragioni di una mappatura di sistema dei fondi
Questo forte impegno delle parti sociali sul tema consegna oggi un quadro per il quale i fondi sanitari contrattuali, nell’ampio universo delle forme di assistenza sanitaria integrativa, costitui-scono gli strumenti con il maggior numero complessivo di iscritti. Come testimoniano gli ultimi dati sulla materia, tali fondi hanno superato, nel 2017, la soglia dei 6 milioni totali di assicurati, con una crescita degli iscritti pari a 2 milioni tra il 2015 e il 2017, favorita dall’ introduzione di meccanismi di ade-sione automatica ai fondi da parte di alcuni importanti CCNL.
A testimoniare questo processo di crescita, le stime di uno dei principali report in materia di previdenza integrativa del nostro Paese segnalano che, tra i principali 50 soggetti che si occupano in Italia di assistenza sanitaria, sono presenti i fondi sanitari contrattuali dei settori più rilevanti del mercato del lavoro ita-liano, dal mondo della manifattura a quello del terziario ( Itine-rari Previdenziali, 2022).
Grafico 13 – Distribuzione assicurati alla sanità integrativa in Italia (mln)
Fonte: elaborazione ADAPT su dati RBM Assicurazione Salute S.p.A.
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Fondi sanitari contrattuali Polizze collettive Polizze individuali 2015 2016 2017
Se è pur vero, quindi, che l’attuale sistema consente di svilup-pare forme di assistenza sanitaria attraverso un ampio insieme di strumenti, la fonte prevalente per la loro istituzione e rego-lamentazione rimane la contrattazione collettiva ( Squeglia, 2014).
Pertanto, saranno i fondi sanitari contrattuali l’oggetto princi-pale della presente indagine. Una scelta già operata nell’ambito del Secondo rapporto su Il welfare occupazionale e aziendale in Italia , ADAPT University Press, 2019, e che si ripropone nella pre-sente edizione, nella necessità di aggiornare il quadro, alla luce delle profonde trasformazioni che in questi ultimi tre anni hanno inciso, in primo luogo, sulle politiche sanitarie nazionali, ponendo sotto particolare pressio ne il Servizio sanitario nazio-nale.
Da questo punto di vista, lo scoppio dell’emergenza sanitaria, alzando improvvisamente il livello della domanda sanitaria ad altissima intensità, ha mostrato tutte le fragilità di un sistema pubblico, depotenziato dai tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni e concentrato, fino a questo momento, quasi esclusiva-mente sulla gestione di problematiche di breve periodo. A fronte del crescere dei contagi, il Sistema sanitario nazionale ha dovuto potenziare notevolmente l’o fferta di misure legate al Co-vid-19 e, parallelamente, ha dovuto razionare quelle prestazioni
“non salvavita” che fanno fronte alla domanda “ordinaria” di servizi sanitari da parte dei cittadini. I dati dal Ministero della salute relativi al 2020 parlano in questi termini di un taglio dei ricoveri “ordinari” del 40% rispetto all’anno precedente e di un drastico calo di accertamenti diagnostici e visite specialistiche (rispettivamente 13,3 milioni e 9,6 milioni di prestazioni erogate in meno (Intesa Sanpaolo/RBMSalute/Censis, 2021).
Lo scenario che si prospetta per il nostro Paese nella lunga uscita dalla fase pandemica da una parte rimette al centro la domanda di prestazioni non legate al virus, anche per far fronte all’aumento dei fabbisogni sanitari di un a popolazione che in-vecchia. Dall’altra parte, il sistema sanitario nazionale, nel suo complesso, dovrà farsi trovare pronto, memore della “lezione”
della pandemia, ad affrontare fasi di emergenza in cui la do-manda di prestazioni straordinarie cresce in ma niera improvvisa ed esponenziale.
Per far fronte a questo doppio obiettivo, il ruolo di un “secondo pilastro” sul piano sanitario (e dei suoi principali attori, ossia i fondi sanitari), che dialoghi con il sistema pubblico, può quindi rivelarsi decisivo, al fine di articolare e ampliare l’offerta sani-taria e garantire, allo stesso tempo, una “sostenibilità” comples-siva del sistema.
Se poi si guarda alle trasformazioni in atto all’interno dei luoghi di lavoro, il ruolo dei fondi di assistenza sanitaria in tegrativa può svilupparsi in maniera sempre più collegata a quelle che sono le nuove esigenze e priorità dei lavoratori che operano all’interno delle aziende.
Come testimoniato dalle principali indagini nazionali ed euro-pee, a fronte del calo delle nasci te e dell’aumento dell’aspetta-tiva di vita, si assiste oggi a un forte aumento dell’età media della popolazione e, di conseguenza, anche della forza lavoro.
Con riferimento all’Italia, nell’arco del decennio 2008 -2018, si è registrato in primo luogo un inc remento del tasso di occupa-zione delle fasce dei lavoratori più anziani, con picchi partico-larmente alti per la fascia 55 -59 anni (+17,3) e per quella 60 -64 anni (+21,1%). Trend similari si presentano in merito al tasso di partecipazione al mercato del lav oro, ossia l’indicatore che viene calcolato, con riferimento a particolari gruppi anagrafici di lavoratori, in rapporto al totale della popolazione in età da lavoro (15-64 anni). Anche in questo caso, infatti, spiccano i dati relativi alla fascia 55-59 anni (+13,7%) e 60-64 anni (+15,6%) (OECD, 2022).
Tabella 24 – Indicatori sulla forza lavoro anziana europea nel periodo 2008-2018
Italia Classe d’età 2008 2018 Differenza 2008-2018 Tasso di
occupazione 50-54 anni 70,8% 71,1% + 0,3
55-59 anni 47,4% 64,7% + 17,3
60-64 anni 20% 41,1% + 21,1
65+ anni 3,3% 6,2% + 2,9
Tasso di partecipazione della forza lavoro
50-54 anni 73,2% 76,8% + 3,6
55-59 anni 49% 69,1% + 20,1
60-64 anni 20,5% 43,1% + 22,6
65+ anni 3,4% 6,3% + 2,9
Fonte: elaborazione ADAPT
È chiaro che questo elemento presenta una sfida centrale per la maggior parte delle aziende italiane, che si trovano a far fronte a una popolazione lavorativa sempre più anziana, con crescenti esigenze sul piano sanitario. Con l’aumentare dell’età, infatti , aumenta anche statisticamente la probabilità che sopraggiun-gano problemi fisici, psichici, psicosomatici e psicosociali, con particolare attenzione alle c.d. malattie croniche, ossia altera-zioni patologiche non reversibili che richiedono una speciale riabilitazione e un lungo periodo di supervisione, osservazione e cura.
Diventa quindi un’urgenza, per le imprese, quella di mettere in campo strategie volte a trattenere i profili migliori, anche a fronte dell’insorgere di patologie che non consentono, per quantità e/o qualità, la prosecuzione dell’esecuzione della pre-stazione allo stesso modo rispetto al periodo precedente. In questi termini, il tema della salute e dell’assistenza sanitaria di-venta quindi una nuova priorità per chi si occupa di risorse umane. Questo sia nella dimensione individuale, legata alle pa-tologie dei singoli lavoratori, sia in termini di assistenza ai
fa-miliari, in particolare quelli anziani, che l’aumento dell’aspetta-tiva di vita e il calo delle nascite vedrà sempre più dipendere d a una stretta rete di parentela.
Valorizzare le forme contrattuali di assistenza sanitaria, da que-sto punto di vista, può rappresentare un processo win win sia per i lavoratori che per le imprese. In merito ai primi, le soluzioni della contrattazione collettiva permettono di garantire le pre-stazioni sanitarie con costi a carico totale o parziale delle im-prese. Per quanto riguarda le aziende, invece, queste possono ricevere un valido supporto per il miglioramento della salute media dei propri dipendenti e d ei loro familiari, con un impor-tante ritorno in termini di produttività e una riduzione del tur-nover volontario.
Non mancano tuttavia le criticità di tale sistema, evidenziate in più sedi nell’ambito di un dibattito che si sta ampliando paral-lelamente allo sviluppo delle politiche contrattuali sul tema. I principali rilievi critici ruotano in particolare attorno ad alcuni aspetti, profondamente riconnessi al funzionamento e alle mo-dalità di adesione agli stessi fondi. In primo luogo, è stato evi-denziato come numerosi rischi sanitari e socio -sanitari, per la loro natura, siano difficilmente copribili da parte dei fondi, a causa della loro durata nel tempo (come nel caso dei servizi per la non autosufficienza) o dei costi delle singole prestazioni ri-chieste in merito (ad esempio le prestazioni odontoiatriche).
Pertanto, il rischio che si profila è che i fondi riescano a coprire solo una parte dei costi, oppure che operino una forte selezione dei potenziali iscritti, al fine di garantire la propria sostenibilit à (Arlotti et al., 2017). Proprio in merito alla platea dei destinatari delle prestazioni, è riconnesso un secondo rischio, ossia che at-traverso i fondi si introducano nuove forme di diseguaglianza sul piano sanitario. Gli attuali meccanismi di adesione fa nno sì che abbiano accesso alle prestazioni integrative dei fondi solo coloro che abbiano determinate possibilità economiche, nel mo-mento in cui il totale o una parte dei versamenti sia a carico dei lavoratori, oppure, come accade per i fondi contrattuali ad ade-sione obbligatoria, i lavoratori di un determinato settore o di una determinata azienda (Granaglia, 2017).
La presente indagine intende inserirsi quindi nell’ambito di tale dibattito sulle opportunità e le potenziali criticità legate all’espansione dei piani sanitari occupazionali, con una prospet-tiva di relazioni industriali, attraverso una mappatura dei prin-cipali fondi contrattuali sviluppati nel nostro Paese attraverso la contrattazione collettiva. Un percorso dinamico, che pone l’attenzione, in primo luogo, sulle strategie negoziali delle parti sociali per incentivare le adesioni ai fondi sanitari, individuando i contratti nazionali maggiormente applicati nel nostro Paese e i meccanismi attraverso i quali vengono promosse e gestite le iscrizioni dei lavoratori. Il lavoro proseguirà poi con un’analisi volta a delineare le principali prestazioni garantite dagli stessi fondi, ponendo particolare attenzione ad alcuni nodi problema-tici, legati allo sviluppo di lungo periodo dell’attività degli stessi fondi. In questa direzione, sarà presentato, nello specifico, il ruolo, attuale e potenziale, dei principali fondi nel garantire pre-stazioni legate alla non autosufficienza. Un tema tradizional-mente trascurato dai fondi negoziali, come testim oniato da nu-merose indagini portate avanti negli anni scorsi ( Pavolini et al., 2013; Neri, 2012; Squeglia, 2014), che tuttavia assume una sem-pre maggiore centralità, non solo per il crescente interesse delle parti sociali, ma anche per le nuove sfide, post e anche per il secondo pilastro, dalla legge di bilancio 2022 sul tema della long term care.