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CONTRASTO ALLA VIOLENZA 4.1 La rete antiviolenza

4.2 La Regione Toscana

La rete antiviolenza, che ho trattato nel paragrafo precedente, è uno degli strumenti di contrasto contro la violenza sulle donne indicati anche nella Legge della Regione Toscana n. 59/2007 “Norme contro la violenza di genere” e nella successiva Delibera n.291/2010 “Linee guida contro la violenza di genere”.

La Toscana, infatti, appartiene ad una di quelle Regioni che ha deciso di emanare una legge ad hoc sulla violenza contro le donne.

La legge n.59/2007 è composta da 12 articoli tra cui troviamo i principi e le finalità della legge ma anche gli strumenti di contrasto come la costituzione di una rete, attività di prevenzione e il sostegno alle vittime tramite l'istituzione di Centri Antiviolenza e Case Rifugio.

Nel I art. viene data una definizione di violenza di genere come “una violazione dei diritti umani fondamentali alla vita, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità, all'integrità fisica e psichica” e che essa “costituisce un'autentica minaccia per la salute ed un ostacolo al godimento del diritto a una cittadinanza sicura, libera e giusta” (art.I Legge n.59/2007); le finalità della legge sono invece esplicitate nell'art. II e riguardano attività di prevenzione e adeguata accoglienza e sostegno alle vittime. Per quanto riguarda le rete nella legge troviamo i soggetti che devono perseguire le finalità presenti nell'articolo precedente favorendo procedure omogenee e promuovendo intese e protocolli per l'attuazione di interventi omogenei.( art. 3). Questa legge prevede che la vittima possa rivolgersi anche ad un solo soggetto della rete perché si attivino l'assistenza e la protezione da parte di tutti i soggetti che ne fanno parte. 99 Tali soggetti della rete sono: i comuni, le province, le aziende

ospedaliere universitarie, le ASL, le società della salute, l'ufficio scolastico regionale e quelli provinciali, le prefetture, la magistratura e i Centri Antiviolenza.

Alle Province spetta il compito di promuovere il coordinamento territoriale dei soggetti della rete; alle aziende ospedaliere/universitarie e alle ASL spetta il compito di attivare un “centro di coordinamento per i problemi della violenza di genere su ogni zona” che si occuperà di “garantire l'immediato intervento di personale sanitario adeguatamente formato[..], la valutazione e l'attivazione immediata di un intervento multidisciplinare sulla vittima [..] e ha l'obbligo di attivare la rete di protezione” 99 Cimagalli.F, Le politiche contro la violenza di genere nel welfare che cambia. Concetti, modelli e servizi , Milano, Franco Angeli Editore, 2014 pp.73-74

(art.7); alla Regione invece, spettano attività di promozione i cui progetti sono “finalizzati a promuovere nelle scuole e nelle famiglie l'educazione al rispetto nella relazione tra i sessi, dell'identità sessuale, religiosa e culturale e alla non violenza come metodo di convivenza civile.” (art. 4)

L'art. 6 è invece dedicato ai Centri Antiviolenza poiché ricoprono un ruolo fondamentale nella rete in quanto fungono da raccordo con tutti i vari servizi del territorio e sono in prima linea nel sostegno e nel supporto alla donna vittima di violenza.

Essi sono “gestiti autonomamente da associazioni di volontariato o di promozione sociale, da ONLUS e da altre forme organizzative come cooperative sociali che abbiano come finalità la prevenzione e la lotta alla violenza di genere ed il sostegno e la protezione delle vittime e dei minori”(art.6 comma I).

“I centri dispongono di personale adeguatamente formato sui temi della non violenza” e i suoi compiti sono in particolare: “colloqui di valutazione e rilevazione del pericolo, colloqui informativi di carattere legale, affiancamento nella fruizione di servizi pubblici e privati, sostegno al cambiamento e al rafforzamento dell'autostima e percorsi personalizzati di uscita dal disagio e dalla violenza tendenti a favorire nuovi progetti di vita e di autonomia.”( art. 6 comma II-III).

Inoltre, i Centri Antiviolenza svolgono anche iniziative culturali e sociali di prevenzione, informazione e sensibilizzazione e raccolta dati relativi all'utenza dei centri e delle case rifugio. (art.6 comma IV).100

La successiva Delibera n.291/2010 “Linee guida contro la violenza di genere” ha lo scopo di chiarire quali sono le competenze degli enti coinvolti nella rete antiviolenza sull'intero territorio della Regione Toscana per poter realmente realizzare procedure ed interventi di contrasto alla violenza contro le donne in modo omogeneo e condiviso.101

In questa delibera vengono quindi approfonditi ulteriormente quelli che sono i compiti, i ruoli e le azioni che ciascun componente della rete ha e deve svolgere all' interno di essa.

La Regione Toscana è stata una delle prime regioni italiane a sperimentare il Codice Rosa, nello specifico il progetto pilota è partito nel 2010 presso l' Azienda USL 9 di 100 L.R.T n.59/2007, http://servizi2.regione.toscana.it/osservatoriosociale/img/getfile_img1.php? id=19124

101 Linee guida contro la violenza di genere,Legge R.T n.59/2007,

Grosseto per poi estendersi a tutta la regione dal 2012 dopo la sottoscrizione del Protocollo d'intesa tra Regione Toscana e Procura Generale della Repubblica di Firenze, divenendo così a tutti gli effetti un progetto regionale.

Da questa data prende avvio la sperimentazione in tutte le Aziende USL delle Province fino al 2014 in cui si ha la completa diffusione; oggi è attivo in tutte le realtà territoriali della Regione e si sta diffondendo anche in altre regioni italiane. Il Codice Rosa è un percorso di accesso al pronto soccorso riservato alle vittime di violenza: anziani, donne, bambini, disabili, omosessuali e comunque tutti coloro che hanno subito maltrattamenti e abusi perché in condizione di particolare fragilità e vulnerabilità.102

Il Codice non si sostituisce agli altri codici di gravità del Pronto Soccorso ma viene assegnato insieme a questo da personale formato nel riconoscere i segnali, anche non evidenti, di una violenza subita.

Nel momento in cui viene assegnato il codice rosa, viene attivato un gruppo composto da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell'ordine. Il gruppo operativo non solo dà cura e sostegno alla vittima ma cerca di individuare l'autore del maltrattamento e se necessario attiva i servizi territoriali. I pazienti a cui viene dato il Codice Rosa, vengono accolti in una apposita stanza all'interno del Pronto Soccorso, in cui si cerca di creare le migliori condizioni per

l'accoglienza delle vittime preservandone la riservatezza.

Lo scopo principale del progetto è quello di coordinare e mettere in rete i diversi servizi e le competenze presenti per dare una risposta efficace già all'arrivo della vittima al Pronto Soccorso.

Il gruppo operativo è composto dai professionisti dell'area sanitaria, dalla Procura, dalle Forze dell'Ordine, dai servizi sociali del Comune, dai centri antiviolenza del territorio, dalle case rifugio e opera in modo coordinato; grazie all'apporto di diversi operatori viene stilata una cartella clinica più approfondita e in grado di fornire informazioni utili anche all' Autorità Giudiziaria, con l'obiettivo di ridurre i tempi di indagine.

I professionisti che fanno parte del gruppo operativo sono formati per riconoscere e valutare la situazione e lo stato di salute/mentale della vittima.

La formazione è dunque essenziale per promuovere le conoscenze, condividere le procedure operative e sviluppare la collaborazione all'interno del gruppo operativo. 102 Il codice Rosa.Un percorso speciale per chi subisce violenza,

Il progetto del Codice Rosa ha preso avvio attraverso la stesura di protocolli d'intesa tra le Aziende Sanitarie e le Procure della Repubblica.

Attraverso tali Protocolli vengono assicurate delle procedure condivise con l'obiettivo di dare risposte integrate di supporto alla vittima attivando la rete antiviolenza territoriale per la presa in carico successiva all'intervento di primo soccorso.103

4.2.1 Dati

Con la Legge regionale n.59/2007, la Regione Toscana ha istituito presso l'Osservatorio Sociale Regionale un'apposita sezione denominata Osservatorio Regionale sulla Violenza di Genere. (art.10)

Tale sezione avvalendosi degli Osservatori Provinciali Sociali, realizza il monitoraggio sul fenomeno della violenza contro le donne attraverso la raccolta, l'elaborazione e l'analisi dei dati forniti dai vari soggetti della rete territoriale antiviolenza.

Il Primo Rapporto dalla nascita di questo Osservatorio regionale, è stato presentato il 25 Novembre del 2009, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.104

Successivamente sono stati elaborati altri rapporti, di cui l'ultimo è il “Sesto Rapporto sulla violenza di genere in Toscana” inerente ai dati raccolti fino al 2014. Il seguente Rapporto è suddiviso in due parti: la prima parte è dedicata al monitoraggio ed al confronto tra i dati sulla violenza di genere raccolti da diversi servizi territoriali e con vari criteri di rilevazione e la seconda parte è dedicata agli approfondimenti. 105

Dall'analisi dei dati forniti dai Centri Antiviolenza di ogni provincia risulta che tra il 1° Luglio 2009 al 30 Giugno 2014 si sono rivolte ai Centri 10.819 donne.

Dall' analisi socio-demografica dei dati risulta che la maggioranza delle donne che effettuano accessi ai Centri sono italiane, si trovano nella fascia d'età che va dai 30 ai 49 anni e non esistono categorie sociali predominanti anche se molte donne sono indipendenti economicamente, mentre le straniere sono più giovani e la maggior 103 Il codice Rosa.Un percorso speciale per chi subisce violenza,

http://www.regione.toscana.it/-/codice-rosa

104 Osservatorio Sociale Regionale, http://servizi2.regione.toscana.it/osservatoriosociale/

105 Sesto Rapporto sulla Violenza di Genere in Toscana. Un'analisi dei dati dei Centri Antiviolenza. Anno 2014 , http://servizi2.regione.toscana.it/osservatoriosociale/img/getfile_img1.php?id=23877

parte lavora come operaia o non ha un proprio reddito.106

Secondo il Rapporto, analizzando il tipo di violenza subita solo 1/3 delle donne dichiara di essere vittima di un unico tipo di violenza, infatti dai dati risulta che la maggior parte delle donne che hanno subito violenza fisica abbiano anche subito violenza psicologica e in alcuni casi, anche economica. Sono soprattutto le straniere ad essere oggetto di queste tre tipologie di violenza, mentre il mobbing e lo stalking sono più diffuse tra le italiane.107

Nel 41,9% dei casi, l'aggressore è il coniuge, segue con il 14, 8% il partner convivente e con il 9,2% l'ex coniuge.108

Molto interessante per riflettere sull'argomento e poter sviluppare politiche e strategie di intervento ad hoc, è il capitolo che riguarda i dati relativi alla violenza assistita, secondo quanto riportato in questo Rapporto, tra il 2009 e il 2014, ben 8.342 figli/e, tra cui 6.084 minorenni, hanno visto le proprie madri vittime di un maltrattamento perpetrato soprattutto tra le mura domestiche.

Questi risultati non sono da sottovalutare poiché dai recenti studi sulla violenza assistita sappiamo che questa ha degli effetti e delle conseguenze gravi di salute fisica e psichica che potrebbero incidere sui futuri comportamenti dei figli/e.

La seconda parte del Rapporto, contiene degli Approfondimenti che hanno l'obiettivo di, non solo diffondere i dati e le informazioni sul territorio, ma soprattutto di contribuire ad allargare e diffondere la conoscenza della rete antiviolenza con particolare attenzione ad alcuni nodi rimasti ancora scoperti per poter migliorare ed elaborare nuove politiche pubbliche.

Tali Approfondimenti riguardano i servizi sociali e i programmi rivolti agli uomini maltrattanti.

I servizi sociali sono considerati di fondamentale importanza all'interno della rete antiviolenza e secondo l'art 59 della Legge R.T n.41/2005 “Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale” che riguarda appunto le “Politiche per il contrasto della violenza contro le donne, i minori in ambito familiare” il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha un ruolo attivo e propulsore nella presa in carico della donna.

Il suo ruolo infatti, si articola in ambiti diversi: dagli interventi di prevenzione e 106 Sesto Rapporto sulla Violenza di Genere in Toscana. Un'analisi dei dati dei Centri Antiviolenza. Anno 2014 , http://servizi2.regione.toscana.it/osservatoriosociale/img/getfile_img1.php?id=23877 pag.12

107 Ibidem pag.25 108 Ibidem pag.28

sensibilizzazione, alla gestione dell'emergenza, fino ad arrivare all'elaborazione di nuovi progetti di vita e di autonomia.109

Da questa analisi, risulta quindi che il servizio sociale sia da considerarsi come il nodo centrale della rete poiché è l'unico ente/organizzazione o servizio all'interno di essa che segue la donna nell'intero percorso, dalla rilevazione della violenza al progetto di vita, infatti, gli altri nodi della rete hanno un impegno circoscritto alla fase in cui la vittima si rivolge ad essi; il servizio sociale ha le competenze per promuovere il cambiamento sociale e culturale poiché ha la possibilità di fare emergere il problema della violenza, l'assistente sociale deve diventare una figura di riferimento e una presenza costante nella vita della donna, poiché in grado di attivare varie tipologie di interventi sulla donna e sulla famiglia in generale.110

L'ultima parte del rapporto è invece dedicata ai programmi rivolti agli uomini maltrattanti, nati negli Stati Uniti intorno agli anni'70. In Italia le prime iniziative si hanno a partire dagli anni'90 quando cominciarono a nascere i primi gruppi di autocoscienza maschile che si occupavano anche di temi come il patriarcato, il ruolo maschile e la violenza sulle donne.

Tuttavia, la prima vera associazione nasce a Roma nel 2007 con il nome di Maschile Plurale che dopo essere divenuta un punto di riferimento a livello nazionale, ha dato l'avvio alla creazione di gruppi a livello locale; in Toscana, la prima iniziativa è quella di Gruppo Uomini di Viareggio (GUV) che, in forte collegamento con il centro antiviolenza, ha intrapreso un percorso di autocoscienza maschile.

Le recenti indicazioni degli organismi internazionali e la Legge n.119/2013 spingono affinché vengano incrementate le azioni rivolte agli uomini sia di trattamento che di prevenzione di comportamenti violenti.

Per quanto riguarda il trattamento degli uomini che agiscono violenza, nel 2009, quindi anni prima della legge nazionale, nasce a Firenze il Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti (CAM) che offre percorsi di cambiamento e di responsabilizzazione per uomini che mettono in atto comportamenti violenti o persecutori.

Nei due anni successivi, sono nati altri tre centri in Toscana che si occupano di programmi di recupero e azioni educative e di sensibilizzazione nell'ambito delle 109 Sesto Rapporto sulla Violenza di Genere in Toscana. Un'analisi dei dati dei Centri Antiviolenza. Anno 2014 , http://servizi2.regione.toscana.it/osservatoriosociale/img/getfile_img1.php?id=23877 pag.90

relazioni tra uomini e donne: Associazione Livorno Uomini Insieme (LUI), Associazione Nuovo Maschile di Pisa e Sportello di aiuto uomini maltrattanti di Lucca (SAM).

Secondo il Rapporto, dal 2009 al 2014 sono stati 300 gli uomini che si sono rivolti al CAM di Firenze, di cui circa l'86% sono italiani.111

Anche se questi dati possono sembrare limitati, dobbiamo tenere in considerazione che i centri sono strutture nate recentemente e che probabilmente questo numero rappresenta solo la punta dell'iceberg.

Tutti e quattro i Centri Toscani, concordano nell'affermare che per contrastare in maniera efficace la violenza maschile, bisogna agire prima di tutto sugli aspetti culturali, andando a modificare gli stereotipi e il senso comune che fortificano la visione dell'inferiorità del genere femminile.