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Stato civile n° 5) Luogo di Residenza n° 6) Condizione lavorati va

CONTRASTO ALLA VIOLENZA 4.1 La rete antiviolenza

4) Stato civile n° 5) Luogo di Residenza n° 6) Condizione lavorati va

Nubile 15 Provincia Massa-Carrara 35 Occupata 14

Coniugata 17 Altra Provincia Regione

Toscana

1 Disoccupata 7

Separata 6 Fuori Regione 3 Studentessa 4

Divorziata - Non rilevato 13 Occupazione precaria 5

Vedova 2 Non rilevata 22

Dati riguardanti la violenza

1) Tipo di violenza subita n° 2) Aggressore 3) Eventuali figli che assistono alla violenza

Fisica 16 Coniuge 16 Minorenni 25

Psicologica 5 Partner convivente 6 Maggiorenni 20

Sessuale 1 Partner non convi-

vente

- No figli 8

Economica 1 Ex coniuge 5 In stato di gravidanza 3

Fisica-sessuale-psicologica 2 Ex partner convi- vente 7 Non rilevato 12 Fisica-psicologica-econo- mica 9 Ex partner non convivente 2 Psicologica- economica- sessuale

- Datore di lavoro - 4) Ha sporto denuncia n°

Fisica-psicologica 12 Collega - Si 15

Psicologica-economica 1 Conoscente 1 No 26

Mobbing - Padre/madre 3 Non rilevata 11

Stalking 1 Altro/i parente/i 1

Non rilevata 4 Figlio/a 4

Sconosciuto -

Non rilevata 7

5) Richiesta della donna che si rivolge al Centro

6) Si è già rivolta ad altri servizi

7) Invio della donna da:

Informazioni 1 No 12 Diretta 11

Consulenza legale 4 Si, consultorio - Servizio sociale 4

Assistenza psicologica - Si, forze dell'ordi- ne

19 Forze dell'ordine 15

Ascolto 33 Si, pronto soccorso 5 Amici/conoscenti/pa-

renti

12

Assistenza sanitaria - Si, servizio sociale 5 Altro centro antiviolen-

za

3

Allontanamento 7 Si, altro 2 Pronto soccorso 5

Altro - Non rilevata 9 Altro -

Non rilevata 7 Non rilevata 2

Comparando i dati relativi all'anno 2014 (anno di apertura del Centro D.U.N.A) con quelli del 2015 possiamo notare delle differenze, sia rispetto ai dati socio- demografici che rispetto al tipo di violenza subita.

Per quanto riguarda l'età, si nota che mentre nel 2014 la maggioranza delle donne che si rivolgevano al Centro erano comprese nella fascia 40-49 anni (n.15), nell'anno 2015 sono comprese nella fascia 30-39 (n.19) seguite dalla fascia che va dai 18 ai 29

anni (n.9).

La nazionalità risulta sempre maggiore quella italiana (2014= 39 / 2015= 33) come anche la residenza in Provincia di Massa-Carrara (2014= 40/ 2015= 35).

Differenze sostanziali si notano soprattutto nel tipo di violenza subita poiché mentre nel 2014 risultava maggiore quella fisica-psicologica, riscontrata in 11 donne, seguita da quella fisica-psicologica-economica, 10 donne, nel 2015 aumentano le donne che subiscono solo violenza fisica, 16 donne, seguite da quella fisica-psicologica, 12 donne.

Anche la richiesta delle donne al Centro differisce nei diversi periodi, nel 2014 chiedevano soprattutto consulenze legali (24 donne), nel 2015 la maggior parte chiede di essere ascoltata (33 donne) con un aumento nella richiesta di allontanamento (2014 =4 / 2015= 7) e una diminuzione dell'assistenza legale rispetto al 2014 ( 4 donne); questo dato conferma il bisogno maggiore delle donne di essere accolte ed ascoltate piuttosto che quello di ricorrere a un sostegno di tipo legale a dimostrazione anche del fatto che molte donne non vogliono denunciare la violenza. L'aggressore, il coniuge (2014= 12/ 2015= 16), rimane sempre in maggioranza in tutte e due le rilevazioni mentre, rispetto al 2015, diminuisce il numero di donne che riferisce di aver subito violenza dall'ex coniuge (2014=13 /2015=5).

Differisce anche leggermente il dato rispetto allo stato civile, poiché nel 2014 erano soprattutto donne nubili (16) seguite dalle coniugate (13) e separate (12) mentre, nel 2015 le coniugate (17) superano le nubili (15); i figli che assistono alla violenza, in entrambe le rilevazioni sono in maggioranza minorenni (2014= 37/ 2015= 25) con un aumento, nel 2015, dei figli maggiorenni e delle donne in stato di gravidanza (3 ). Rispetto agli altri servizi della rete antiviolenza che agiscono sul territorio in collaborazione con il Centro D.U.N.A, sia nel 2014 che nel 2015 le Forze dell'Ordine risultano quelle a cui maggiormente le donne si rivolgono prima del Centro; di rilevanza è il dato che riguarda l'invio da parte delle Forze dell'Ordine, infatti in entrambe le rilevazioni risulta sempre maggiore la voce relativa a queste (2014= 26/ 2015=15) ma nel 2015 aumentano le voci relative ad invii da parte di “amici/conoscenti/parenti” (12 donne) e “diretta” (11 donne), a dimostrazione che, rispetto al primo anno di attività, corrispondente all'apertura del Centro antiviolenza, questo comincia a farsi conoscere all'interno della Provincia e ad essere quindi più visibile e raggiungibile da tutte le donne che hanno bisogno di sostegno/aiuto. Sempre rispetto a questo dato, è importante anche sottolineare il lavoro del Pronto

Soccorso, nello specifico del Codice rosa sorto in Provincia nel 2014, che inizia ad essere un fondamentale tassello all'interno della rete antiviolenza, infatti nell'anno in corso, sono stati 5 gli invii dal Codice Rosa rispetto all'anno precedente che non risultava nessun invio.

In questa comparazione tra i due anni, ho potuto notare che la differenza rispetto alle donne che si trovano nella fascia di età compresa tra i 40-49 del 2014 e tra i 30-39 del 2015 porta come conseguenza dei cambiamenti anche in altre voci, come ad esempio lo stato civile,l' aggressore, il numero di figli/e che assistono e il tipo di violenza subita. Infatti, rispetto a quest'ultima, trattandosi di donne giovani e probabilmente sposate da pochi anni, la violenza maggiormente subita risulta essere quella fisica, poiché sia quella psicologica che quella economica sono più difficili da percepire; mentre una donna compresa nell'età tra i 40 e i 49 potrebbe avere raggiunto maggiore consapevolezza rispetto al tipo di violenza subita e di conseguenza al suo riconoscimento, ciò è confermato anche dal dato che riguarda la denuncia, infatti nel 2014 le donne che hanno sporto denuncia erano 25 mentre nel 2015 sono 15.

Sembra quindi che la presenza di un centro antiviolenza nella Provincia di Massa- Carrara sia divenuto indispensabile, si presume che anche grazie ad una maggiore collaborazione con gli altri servizi presenti sul territorio e ad un lavoro sulla maggiore visibilità , i numeri delle donne andranno ad aumentare, molte infatti sono le telefonate che quotidianamente ricevono le operatrici attraverso il telefono H24 di donne che richiedono informazioni o che si trovano in situazioni di disagio, che però non rilasciano i propri nominativi e che non si presentano all'appuntamento.

La seconda e ultima parte del paragrafo è dedicata all'analisi e alla rappresentazione su grafici delle risposte ad un questionario che ho somministrato per via telematica ad un campione di 12 operatrici del Centro per valutare quali sono le caratteristiche anagrafiche di chi decide di diventare volontaria, le motivazioni, il loro punto di vista sul lavoro, questo mi ha consentito di avere notizie mirate per poter fare eventuali incroci.

Il questionario era composto da 10 domande semistrutturate, 3 di queste riguardavano aspetti socio-demografici mentre le altre 7 riguardavano la propria esperienza sul lavoro con le donne e con la violenza di genere. (vedi appendice) La parte del questionario, rivolta alle operatrici che sono diventate volontarie nel Centro D.U.N.A., mi permette di comprendere qual è il loro punto di vista rispetto

al problema della violenza maschile sulle donne, come è il loro operato e come si preparano nella quotidianità quando accolgono una richiesta di aiuto per questo ho ritenuto importante fare alcune domande mirate, riguardanti aspetti che ho trattato nella mia tesi .

Dall' analisi del questionario non è stato possibile fare particolari incroci dei dati rilevati perché le risposte presentavano sostanziali similitudini.

Dall'analisi di queste prime tre domande sugli aspetti socio-demografici delle operatrici volontarie, notiamo che il 75% appartiene alla fascia di età che va dai 30 ai 39 anni; il 25% ha conseguito la laurea triennale, il 17% un diploma di scuola superiore o una laurea specialistica, infine, il 42% ha concluso il percorso di studi con un corso di alta formazione come un Master o un Dottorato. Per quanto riguarda la formazione il 25% ha seguito una formazione di tipo giuridico, il 17% psicologica e l' 8% nel sociale, il 50% delle volontarie ha risposto “altro” tra cui troviamo il settore della comunicazione, scienze politiche e antropologia.

Le motivazioni che hanno spinto le operatrici a voler iniziare un'attività di volontariato presso il Centro Antiviolenza sono nel 50% dei casi sono dovute al tipo di formazione che le ha sensibilizzate rispetto alla violenza di genere e le ha spinte a

voler fare qualcosa di concreto in merito. Oltre questa, il 25% ha risposto di avere uno spiccato interesse verso le tematiche di genere che le ha portate a volersi impegnare in questo ambito per contribuire ad un cambiamento culturale , e il restante 25% ha risposto che la motivazione è stata quella di voler aiutare le donne accompagnandole attraverso un percorso di emancipazione ed autodeterminazione per uscire dalla situazione di violenza.

Alla domanda su quali fossero secondo loro le cause dell'aumento delle denunce registrate negli ultimi anni, l' 83% delle operatrici ha risposto che è dovuto ad una maggiore consapevolezza delle donne rispetto al passato anche grazie ad una maggior sensibilizzazione dell'opinione pubblica e ai vari interventi di formazione che riguardano la violenza sulle donne.

L'8% ha risposto una maggiore fragilità degli uomini di fronte alle spinte di emancipazione delle donne che hanno modificato i ruoli e le relazioni intime, il restante 8% ha risposto grazie al lavoro dei Centri Antiviolenza che collaborando con i vari servizi locali riescono ad aiutare la donna ad intraprendere un iter giudiziale.

Alla domanda “hai riscontrato delle difficoltà nel lavorare con le donne che subiscono violenza”, hanno tutte risposto positivamente specificando poi successivamente quali fossero le difficoltà riscontrate.

La maggior parte delle operatrici, l'83% , ha riscontrato difficoltà per la scarsa collaborazione con gli altri Servizi della Rete, dovuta anche alla poca formazione che viene fatta a queste/i operatrici/ori che lavorano con queste donne e che non riconoscono le situazioni di violenza.

L' 8% ha risposto che il Centro D.U.N.A non è ancora riconosciuto a livello locale come un vero e proprio centro in cui si lavora per le donne e che viene quindi ostacolato o non sostenuto sufficientemente, infine, il restante 8% ha risposto che la difficoltà maggiore risulta essere la scarsità di fondi, anche regionali, che viene

investita in queste tematiche e che quindi non permette alle volontarie di attivarsi anche materialmente nell'aiutare/sostenere queste donne in difficoltà.

Alla domanda numero 8 chiedevo quali fossero i punti di forza del Centro D.U.N.A, il 75% delle operatrici ha risposto che i buoni risultati del Centro sono dovuti alla presenza di volontarie capaci e motivate, e alla loro voglia di combattere quotidianamente per le donne e per i loro diritti, mettendoci passione e grande impegno, il restante 25% ha invece risposto che il Centro è un luogo accogliente in cui le donne riescono ad esprimersi e si sentono ascoltate.

Alla domanda numero 9, ho chiesto perché secondo loro fosse importante la presenza di un Centro Antiviolenza (CAV) nella Provincia di Massa-Carrara, la risposta che ha ottenuto il punteggio più alto, con il 50% delle risposte, è stata che le donne hanno bisogno di sentirsi sostenute, ascoltate ed aiutate a costruirsi un percorso di consapevolezza e di autonomia, e questo è il lavoro che viene svolto nel Centro. Le altre risposte sono state, il 25%, la mancanza sul territorio di altri servizi adeguati che diano aiuto e sostegno alle donne e l'altro 25% che nella realtà locale manca un luogo capace di sensibilizzare la cittadinanza rispetto alla violenza di genere e che favorisca quindi una politica migliore in questo ambito.

Nell'ultima domanda chiedevo quali fossero gli interventi necessari per prevenire e contrastare la violenza di genere.

Molte sono state le risposte, quella che ha ottenuto un risultato maggiore è stata “creare spazi di condivisione con le insegnanti e il corpo studentesco a partire già dalle scuole elementari e medie per affrontare il tema dell'educazione al rispetto delle differenze”(50%), seguita da un 17 % che ha risposto “ l'attivazione di politiche più efficienti ed efficaci a livello Istituzionale”

Infine, sono state date altre risposte, l'8% “l'organizzazione di corsi di formazione aperti a tutti i cittadini”, l'8% “l'organizzazione di incontri e di dibattiti pubblici”,un altro 8% ha risposto “la promozione della ricerca, della raccolta e la elaborazione dei dati relativi alla violenza sulle donne” e infine, il restante 8% “la progettazione di interventi mirati a scardinare la mentalità maschilista”.

CONCLUSIONI

L'aumento delle denunce registrate negli ultimi anni ha reso chiaro il bisogno di parlare di questo tema e di trovare delle efficaci politiche di contrasto a livello internazionale e nazionale.

La teoria che ho sviluppato sin dal primo capitolo della mia tesi, individua nella società patriarcale la causa della violenza maschile sulle donne perché è connessa alla divisione dei ruoli all'interno della famiglia e pone le basi per la soggezione della donna nella società.

Questo sistema non è del tutto scomparso perché profondamente radicato a livello culturale tanto che le donne stesse sono parte di questo meccanismo.

Certo, negli ultimi 30 anni sono stati fatti molti passi in avanti, soprattutto nell'ambito legislativo e giuridico come ad esempio la parità morale e materiale dei coniugi, l'accesso alle carriere che prima erano solo maschili, l'autodeterminazione delle donne rispetto alla maternità e alla sessualità ma permangono ancora tanti ostacoli ad un riconoscimento sostanziale ed effettivo dell'essere donna.

Anche e soprattutto nell'ambito della violenza di genere, nonostante il maggiore interesse dell'opinione pubblica , questi ostacoli si ripresentano nel lavoro quotidiano con le donne vittime di violenza.

Spesso queste donne non ricevono infatti, un supporto adeguato, non viene riconosciuto il loro disagio e anche in ambito giuridico si ritrovano in una condizione accusatoria e dovendo continuamente dimostrare la veridicità delle violenze subite. Nel lavoro nel Centro Antiviolenza, ho rilevato che l' inapropriatezza dei servizi e la scarsità delle risorse rendono gli interventi poco efficienti ed efficaci.

Per fare in modo che le risposte siano adeguate ai bisogni delle donne, occorre agire su due fronti, da una parte, migliorare e rafforzare i servizi già presenti a livello locale, dall'altro agire con azioni preventive.

Per quanto riguarda il primo aspetto, gli strumenti utili possono essere investire nella formazione del personale che lavora nella rete antiviolenza e lavorare su un coordinamento continuo tra i vari servizi.

Le azioni preventive invece devono essere mirate a scardinare gli stereotipi anche attraverso la creazione di dibattiti e incontri pubblici e con la collaborazione con le scuole per dare vita a strategie educative che puntino al rispetto della pari dignità uomo-donna e alla valorizzazione delle differenze di genere. Non possiamo pensare

che il cambiamento, già in atto, avvenga in modo repentino poiché certi atteggiamenti e pregiudizi sono “abissalmente radicati”120, ma possiamo investire

nell'impegno quotidiano nel superamento di questi.

120 Figes.E., Il posto della donna nella società.Le radici sessuali, economiche, religiose, psicologiche, sociali di una rivolta, Milano, La Feltrinelli, 1970 pag.218

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