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La relazione tra Polonia e Ucraina va oltre un semplice rapporto di vicinato. Nel contesto delle trasformazioni continentali che hanno portato verso un’integrazione dei Paesi dell’Europa centrale nelle istituzioni europee occidentali, le relazioni bilaterali hanno rifinito i cambiamenti nel contesto della sicurezza in Europa e hanno dimostrato la loro capacità di influenzare l’evoluzione della situazione geopolitica in questa parte del continente.

Durante la prima metà degli anni ’90, la relazione tra Polonia e Ucraina iniziò a mostrarsi rilevante, soprattutto dopo la mancata realizzazione dei foschi presagi di un possibile risorgere delle relazioni di conflitto tra i due Paesi. Tuttavia, durante

questo periodo, entrambi i Paesi cominciarono a rendersi conto che il loro rapporto sarebbe potuto risultare importante nel definire la futura posizione della Russia nel sistema europeo e nel favorire l’affermarsi dell’Europa Centrale come una componente geopolitica separata del più ampio sistema europeo. A partire dalla metà degli anni ’90, insieme alla sempre più stretta collaborazione tra Varsavia e Kiev, cominciò a delinearsi, a livello internazionale, l’importanza degli accordi bilaterali. Da quel momento, le relazioni tra Polonia e Ucraina cominciarono a perseguire due obiettivi importanti nel contesto delle trasformazioni del sistema europeo:

1. equilibrare e stabilizzare la situazione nell’ambito dell’Europa Centrale;

2. evitare che l’Europa Centrale apparisse divisa cercando di mantenere la coesione tra i diversi spazi geografici europei e promuovendo l’integrazione dell’Europa Centrale ai processi dell’Europa Occidentale.

Per realizzare questi obiettivi, la Polonia e l’Ucraina hanno partecipato a varie iniziative di collaborazione a livello regionale e sub-regionale. A tale proposito, è bene ricordare il summit di Riga del 1996, quando i tre Stati baltici, la Polonia e l’Ucraina asserirono il diritto a proteggere la propria sicurezza, mediante i mezzi che avrebbero ritenuto necessari, incluso l’accesso ad alleanze militari.

Il sostegno internazionale della Polonia in favore dell’Ucraina è stato considerato come uno dei presupposti fondamentali per la relazione tra i due Paesi.

La Polonia ha fortemente sostenuto l’accesso dell’Ucraina al Consiglio d’Europa e all’Iniziativa dell’Europa Centrale, ha continuamente sostenuto l’Ucraina nell’integrazione alla NATO e nell’Unione Europea, così come ha fatto anche per altre forme di cooperazione regionali e sub-regionali.

Da un altro punto di vista, queste strette relazioni bilaterali hanno influenzato il ruolo della Russia nel sistema europeo, in quanto le relazioni tra Polonia e Ucraina hanno cominciato a controbilanciare le ambizioni della Russia, ad esempio nel tentativo di quest’ultima di ostacolare l’allargamento della NATO.

Le strette relazioni stabilite durante la prima metà degli anni ’90 erano principalmente motivate da considerazioni geopolitiche. Dal punto di vista

polacco, la politica verso l’Ucraina era basata sul fatto che l’esistenza di un’Ucraina indipendente sarebbe stata la migliore garanzia per l’indipendenza polacca e avrebbe rappresentato un cambiamento fondamentale nella sua posizione geostrategica, in quanto la Polonia non si sarebbe più trovata vis à vis con la Russia. Un’Ucraina indipendente sarebbe stata la barriera migliore nel caso del ritorno in superficie di qualche mania imperialista della Russia. Tuttavia, l’obiettivo di base della politica estera polacca era contribuire allo sviluppo di un’Ucraina stabile, democratica, basata su un’economia di mercato e pro europea.

Dal 1995 è emersa in Ucraina una sorta di “dottrina polacca” basata sui seguenti punti: l’Ucraina è un paese chiave per la sicurezza europea e la stabilità nell’est; la relazione tra Polonia e Ucraina rappresenta una pietra miliare nella stabilità dell’area geografica; la Polonia è interessata all’esistenza di un’Ucraina indipendente, democratica, orientata ad Occidente, che persegua un’economia di mercato e che rispetti gli standard europei sui diritti umani e delle minoranze; la Polonia riconosce il ruolo dell’Ucraina come un paese di transito particolarmente importante nel contesto del sistema di trasporto del gas e del petrolio; la Polonia si felicita della volontà dell’Ucraina di sviluppare relazioni con la NATO e l’Unione Europea e supporterà gli sforzi dell’Ucraina in tale direzione.

Dal punto di vista ucraino, l’Ucraina considerava la Polonia un’alternativa rilevante nella sua indipendenza dalla Russia e come un mezzo per poter migliorare la propria posizione internazionale. La politica ucraina verso la Polonia è stata più ambigua, ma questo riflette i problemi diffusi della politica estera ucraina nel definire il proprio orientamento. Nel sistema ucraino di politica estera durante i suoi anni costitutivi sotto il presidente Leonid Kravchuk (1991-1994), la Polonia era percepita dall’elite ucraina come un punto di riferimento fondamentale che proclamava l’orientamento europeista dell’Ucraina. La politica estera del presidente successivo, Leonid Kuchma, era stata denominata

“eurasiatica” poiché era volta prevalentemente a combinare gli aspetti positivi della cooperazione con la Russia e quelli dell’integrazione con le istituzioni occidentali. In questo contesto, la relazione con la Polonia costituiva un mezzo per avvicinarsi alle istituzioni europee e all’integrazione sia a livello regionale che continentale. Nonostante la situazione, la speciale relazione con la Polonia ha

permesso all’Ucraina di superare la progressiva marginalizzazione dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti.

Infine, dal punto di vista delle interazioni tra autorità, elite e società di entrambi i Paesi, è stato notato che dall’inizio degli anni ’90, queste hanno acquisito un crescente dinamismo, dovuto a un’istituzionalizzazione estensiva della relazione, seguita da diversi contatti politici tra i leader di entrambe le parti, soprattutto tra i Presidenti.

Dal 1991 fino al 2002 la Polonia e l’Ucraina hanno concluso circa 120 accordi e dichiarazioni in diversi ambiti38. Numerosi organi di cooperazione bilaterale sono stati creati in vari campi. In particolare è stato importante l’istituzione della Commissione Consultativa dei Presidenti, nel 1993, organo fondamentale per successivi contatti tra le autorità di entrambi i Paesi.

Nel quadro di relazioni bilaterali, è stato creato un quadro contrattuale e istituzionale esteso. La base di questo quadro è stato il trattato bilaterale di Amicizia e Buon Vicinato. Durante questi processi di interazione, entrambe le parti hanno dimostrato un atteggiamento volto alla risoluzione delle divergenze in uno spirito cooperativo, soprattutto su argomenti molto delicati di riconciliazione nazionale. E’ inoltre importante sottolineare che questi accordi sono stati duraturi e stabili nel tempo.

In conclusione, da una prospettiva internazionale la relazione tra Ucraina e Polonia si dimostra essere una relazione bilaterale di grande importanza, che ha permanentemente occupato una posizione di rilevo nel sistema di politica estera, tanto in Polonia quanto in Ucraina.

Tuttavia, l’entrata della Polonia nell’Unione Europea obbliga questo Paese a proteggere e vigilare il confine con l’Ucraina, paese ancora non membro, e a sacrificare in parte i rapporti e i commerci con i vicini ucraini.

38 Accounting Chamber of Ukraine, www.ac.rada.gov.ua

8.1 Il caso di Dorohusk39

Dorohusk era uno degli avamposti più orientali dell’Europa (prima dell’entrata nell’Unione Europea di Romania e Bulgaria) al confine tra Polonia e Ucraina. Ogni anno transitano centinaia di migliaia di persone e autoveicoli per varie ragioni:

commercio transfrontaliero, vincoli di parentela, studio, lavoro. La presenza di ucraini in Polonia è piuttosto elevata: solo nel 2005 sono state rilasciati 9.123 permessi di soggiorno ai soli stranieri di origine ucraina. La loro presenza in Polonia è ampiamente tollerata, poiché molto spesso svolgono quei lavori che i polacchi non vogliono più fare. Ma con la progressiva integrazione della Polonia nello spazio europeo, dal 1° ottobre 2003 i cittadini ucraini sono stati soggetti a obbligo di visto come previsto dell’acquis communautaire e la politica degli ingressi legali sarà inasprita ulteriormente quando la Polonia entrerà a fare parte dello spazio Schengen, presumibilmente alla fine del 2007.

Nonostante il vice-ministro degli esteri polacco Wieslaz Tarka abbia dichiarato che la Polonia non vuole creare una barriera, è inevitabile che vi sarà un inasprimento. Il massimo che la Polonia potrà fare sarà opporsi alla proposta francese di innalzare il costo del visto Schengen a 60 euro e premere per far passare l’accordo, già in via di approvazione, per facilitare l’ingresso ad alcune fasce di cittadini ucraini quali gli studenti, i giornalisti, gli uomini d’affari, che costituiscono solo il 5% dei richiedenti.

Tuttavia, negli ultimi anni la Polonia ha letteralmente blindato la sua frontiera orientale, forse per smentire le preoccupazioni riportate, come abbiamo visto in precedenza, da Taszczynski in base alle quali la Polonia risultava essere un punto di passaggio privilegiato per le rotte dell’immigrazione clandestina provenienti dall’Asia ( Cina, India, Vietnam, Afghanistan, Pakistan, Sri Lanka, ) e dall’ex spazio sovietico.

Come dichiara il colonnello Andrzej Wojcik, capo della Guardia di Frontiera del settore Chelm/Dorohusk, oggi la frontiera è quasi impermeabile ai passaggi irregolari: nel 2005 nessun clandestino è riuscito a raggiungere il confine occidentale con la Germania, che si è complimentata per l’eccellente lavoro. I

39 Riferimento all’articolo di Stefano Liberti, “Il gendarme di Schengen” , da Il Manifesto del 16 aprile 2006

controlli alla frontiera polacca sono molto rigidi e questo grazie a stazioni radar sofisticatissime, scanner a raggi x, unità cinofile e un corpo speciale di 17mila guardie di frontiera che vigilano sui circa 1000 chilometri di confine che dividono la Polonia dall’Ucraina e dalla Bielorussia. La punta di diamante di questa azione di contrasto è il camion radar delle guardie di frontiera, finanziato con i fondi europei del programma PHARE CBC, che può individuare addirittura una sigaretta accesa a 5 chilometri di distanza. Inoltre, sono a disposizione della guardia di frontiera moderni apparecchi per registrare le impronte digitali di eventuali clandestini, collegati in rete con un sistema centralizzato e le celle predisposte nelle stazioni di confine per gli immigrati illegali, che sono però poco utilizzate, poiché normalmente, se si intercettano dei clandestini, questi vengono subito riportati indietro al varco da cui sono entrati.

Risulta così evidente che la politica di riaccompagnamento alla frontiera finisce inevitabilmente per colpire potenziali richiedenti asilo. L’organizzazione non governativa Human Rights Watch in un rapporto del novembre 2005 dal titolo

“Ucraina. Ai margini: violazione dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo ai nuovi confini orientali dell’Unione Europea”, aveva denunciato con forza l’espulsione alla frontiera in meno di 48 ore, senza che si procedesse ad una reale identificazione degli stranieri colti in posizione irregolare. Secondo il rapporto, tanto in Polonia che in Ungheria e in Slovacchia, il rimpatrio coatto verso l’Ucraina è effettuato «senza alcuno sforzo di identificare nomi, origine e status delle persone intercettate. Le guardie di frontiera si limitano a registrare informazioni elementari, secondo un protocollo che un funzionario ha definito analogo a quello di consegna delle merci».

Il colonnello Wojcik assicura che tali denunce sono infondate. Tuttavia il numero di richieste d’asilo in Polonia nel corso del 2005 è calato del 13%, così come auspicato secondo gli standard europei e la Polonia sembra sempre più pronta a fare il suo ingresso a tutti gli effetti nello spazio Schengen.