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Come abbiamo visto nei paragrafi sullo status di rifugiato e sull’asilo, il 90 % dei richiedenti provenienti dalla Federazione Russa dichiara di essere cittadino ceceni.

Dall’inizio degli anni ’90, la Repubblica della Cecenia si trova in una condizione di continuo conflitto armato con la Russia. L’ultima grande crisi è arrivata con l’attacco a Beslan, nell’Ossezia del Nord, il 1° settembre 2004 in una scuola elementare. A marzo dell’anno successivo, ovvero nel 2005, il terzo ex presidente della Cecenia, Aslan Maskhadov è stato assassinato dalle truppe russe, nonostante avesse fatto tutto il possibile per risolvere pacificamente il conflitto fra la Russia e la Cecenia. E’ bene ricordare che prima di lui sono stati assassinati anche due altri ex presidenti: nel 1996 Dzochar Dudaev e nel 2004 Zelimkhan Jandarbijev.

La situazione in Cecenia rimane instabile e violenta e questo conflitto si è esteso anche alle vicine repubbliche: Inguscezia, Daghestan, Kabardino-Balkaria.

La questione dei diritti umani nella Repubblica Cecena è costantemente sorvegliata da organizzazioni internazionali, quali UNHRC, Amnesty International e Human Rights Watch, e da organizzazioni non governative russe, come Memorial e Moscow Helsinki Committee. L’unico cambiamento che si è verificato circa la lotta russo-cecena, riguarda la figura degli esecutori delle violazioni dei diritti umani, i quali durante i primi anni del conflitto erano principalmente le truppe della Federazione Russa, mentre a seguito della politica di “cecenizzazione” sono aumentate le violenze commesse dalle milizie cecene.

In quel periodo erano denunciate quotidianamente in Cecenia detenzioni arbitrarie, violenze, torture e numerose esecuzioni senza sentenza giudiziaria. Il maggior rischio di coinvolgimento in questi avvenimenti riguardava principalmente i partecipanti alle attività di guerriglia, i rappresentanti delle autorità indipendenti e i difensori dei diritti umani. Tuttavia, da rapporti delle

umani rivolti alle donne, ai giovani e agli anziani: le vittime civili assassinate in Cecenia dal 1996 sono più di 20 mila persone, tra cui almeno 5 mila rientrano nella categoria “scomparsi”34.

Il procedimento delle scomparse, praticato sistematicamente in Cecenia, può essere considerato, secondo Human Rights Watch, “un crimine contro l’umanità”, così come definito dallo statuto della Corte Penale Internazionale.35

4.1 I Ceceni in Polonia

Dopo l’introduzione del regime dei visti fra la Polonia e la Federazione Russa, avvenuta nell’ottobre 2003, l’ingresso sul territorio polacco per i richiedenti asilo ceceni è diventata molto più difficile.

Una volta consegnata la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato durante il controllo alle frontiere o presso l’Ufficio della Guardia di Frontiera a Varsavia, i richiedenti sono indirizzati verso il centro per i rifugiati a Dębak, dal quale, una volta effettuata la loro registrazione, vengono alloggiati in vari centri di accoglienza. I casi di ceceni che chiedono il riconoscimento dello status di rifugiato in Polonia vengono esaminati secondo la procedura regolare che dovrebbe concludersi in un periodo massimo di sei mesi dopo la consegna della domanda.

Tuttavia, succede spesso che la pratica venga estesa per un periodo più lungo, arrivando in media fino a 12 mesi. Il motivo di tale proroga è spesso quello che le domande presentate dai richiedenti ceceni sono molto complesse. Durante la procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, la maggior parte dei ceceni presenta alle autorità polacche una documentazione piuttosto basilare, come passaporti, carte d’identità della Federazione Russa, certificati di matrimonio e di nascita, certificati medici e documenti che attestano la perdita delle proprietà (in particolare delle case). Alcuni di loro sono anche in possesso di documenti che attestano il loro coinvolgimento in attività belliche durante i precedenti conflitti russo-ceceni o il fatto che abbiano subìto delle torture.

34 Memorial, Briefing note, Dicembre 2004

35 Human Rights Watch, Chechnya: Disappearances. A crime against Humanity, New York, March 2005

La maggioranza dei cittadini ceceni non viene riconosciuta dalle autorità polacche come persone con un fondato timore di persecuzione per motivi di nazionalità o di etnia, ma piuttosto come vittime di conflitti armati che coinvolgono l’intera popolazione cecena, a meno che possano certificare che a causa delle loro attività personali corrano il rischio di una grave violazione dei diritti umani e che siano perseguitati come individui. Lo status di rifugiato è quindi garantito in Polonia prevalentemente ai ceceni in quanto combattenti, politici, rappresentanti delle autorità indipendenti, attivisti dei diritti umani e ai loro stretti familiari. Al resto della popolazione civile della Cecenia viene garantito invece il soggiorno tollerato, concesso a coloro che corrono il rischio di perdita della propria vita, sono esposti a torture, trattamenti e punizioni inumane o degradanti, così come possono essere costretti ai lavori forzati o ad un processo e ad una pena senza fondamenti legali.

Per quanto la situazione effettiva di coloro ai quali è stato concesso il soggiorno tollerato e gli stranieri riconosciuti rifugiati sembra essere comparabile, sussistono tuttavia vi sono delle differenze tra le due forme di protezione. Innanzitutto, lo status di rifugiato rientra nella categoria di protezione internazionale mentre il soggiorno tollerato è una forma di protezione interna dello Stato polacco. Inoltre, lo straniero riconosciuto come rifugiato possiede un documento di viaggio che gli permette di muoversi liberamente all’interno dell’Unione Europea, mentre alla persona con soggiorno tollerato non viene rilasciato alcun documento di viaggio, ma esclusivamente il permesso di residenza in Polonia.

Da quando la Polonia è diventata membro dell’Unione Europea ed è obbligata ad applicare strettamente il Regolamento Europeo n. 344/2003, anche detto Regolamento Dublino II, il numero di ceceni che rimane sul territorio polacco.

Prima del Regolamento Dublino II, che non permette che uno straniero per il quale è stata avviata una pratica di conoscimento in uno dei Paesi membri, possa richiedere nuovamente il riconoscimento dello status in un altro Paese, molti ceceni vedevano la Polonia come un Paese di transito. Ora questo non è più possibile, poiché il Paese competente per l’esame della domanda d’asilo è il primo Stato dell’Unione in cui il richiedente si è trovato e dove ha presentato la prima richiesta di riconoscimento. Tra il 1° maggio 2004 e il 30 giugno 2005 sono

arrivate alle autorità polacche 2.822 richieste di riprendersi i richiedenti asilo che hanno inoltrato una successiva domanda di riconoscimento in un altro Paese dell’Unione. Questo è possibile grazie ad un efficace sistema detto Eurodac, un database elettronico, la cui base comune è in Lussemburgo, al quale vengono trasmessi e registrati i dati di tutti coloro che presentano richiesta nei vari Paesi dell’Unione e vengono effettuati gli eventuali confronti.

Tuttavia è bene sottolineare che secondo i provvedimenti del Regolamento Dublino II non c’è obbligo per uno Stato di riportare il richiedente nel primo Paese dell’Unione Europea nel quale è transitato, come recita l’art. 3 al paragrafo 2 e ciascuno dei membri può comunque prendere in esame la domanda d’asilo presentata da un cittadino di uno Stato terzo, anche quando la pratica non risulti di sua competenza.

La situazione dei ceceni in Polonia con l’introduzione del Regolamento Dublino II ha indubbiamente aggravato la situazione del Paese poiché i flussi di migranti ceceni non sembra arrestarsi e inoltre coloro che lasciano la Polonia, vengono riportati indietro. Questo provoca dei sovraffollamenti di richiedenti nei centri di accoglienza, che scarseggiano di strutture e di lavoratori sociali.

Inoltre sarebbe importante e urgente attivare in Polonia un vero programma d’integrazione che garantisca un’efficace assistenza per i rifugiati, poiché l’attuale durata degli appositi programmi, ovvero un anno, è insufficiente per arrivare ad una situazione di stabilizzazione.

Sembrerebbe, comunque, che l’atteggiamento dei cittadini polacchi nei confronti dei rifugiati ceceni sia piuttosto positivo. Le questioni relative allo status di rifugiato non sono molto conosciute da tutti i polacchi, poiché i richiedenti lo status di rifugiato alloggiano di solito in centri di accoglienza situati nella parte orientale della Polonia. Tuttavia, un notevole segno di dialogo e integrazione, può essere visto nella fondazione dell’Istituto di Cultura delle Nazioni Caucasiche, nel quale alcuni rifugiati che hanno deciso di rimanere in Polonia, insegnano ai polacchi la storia e la cultura cecena.