• Non ci sono risultati.

Responsabilità Sociale d’Impresa

4. Innovazione nell’organizzazione: I nuovi modelli organizzativi

4.5 Nuove culture d’impresa

4.5.2 Responsabilità Sociale d’Impresa

Parlare di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) significa entrare in un ambito di complessa articolazione, dove le norme giuridiche si affiancano a quelle economiche, etiche e sociali. Non è questa la sede per affrontare la tematica sotto un approfondito profilo economico o giuridico; ciò che si vuole sottolineare è il suo significato nel contesto dei panorami lavorativi e innovativi così come sono stati tematizzati.

Il punto focale di questa discussione risiede nel rapporto tra lavoro e tecnologia e ciò che si vuole contrastare è l’idea che i media digitali avranno un impatto tanto forte da distruggere il lavoro dell’uomo. Scartata l’opzione di vivere un futuro tetro, è innegabile il fatto che il tessuto costitutivo del lavoro e delle imprese stia attraversando un momento di transizione radicale. I concetti di Open Innovation e Learning Organization si inseriscono in un panorama in cui progettazione e produzione stanno modificando la loro struttura. Quando si sono elencate le tecnologie abilitanti, ne è emerso il loro tratto distintivo, ovvero la comunicazione: i devices smart non mettono in contatto solo i diversi attori della catena di produzione bensì tutti gli agenti connessi all’impresa, gli stakeholders. Il fatto che oggi sia possibile ordinare un paio di scarpe o un paio di occhiali personalizzati è indice del fatto che la costumizzazione comporti un consumatore più consapevole, un consumatore attento al prodotto che vuole acquistare. Il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa è imbrigliato anche dentro questo nuovo modo di produrre e in “L’impresa irresponsabile” L. Gallino (2005) lo definisce come:

39 Un insieme di principi specifici circa il modo di trattare correttamente, oltre gli azionisti, tutti coloro che per vari motivi sono interessati alle attività d’impresa, perché in essa tengono una posta in gioco (che è il significato letterale del termine inglese stakeholders): dipendenti fornitori, risparmiatori, consumatori, comunità in cui hanno sede le unità produttive. (pag. 9).

Quando si tratta di RSI il ruolo degli stakeholders è davvero fondamentale perché tale concetto vuole prima di tutto sottolineare il rapporto di reciprocità tra essi e l’azienda. Detto altrimenti: senza stakeholders non potrebbe sussistere nessuna organizzazione. Volgere lo sguardo nella direzione degli attori che circondano l’impresa significa concepire quest’ultima come un organismo che non è semplicemente regolato da un sistema di corporate governance12 bensì come un organismo vivente che non può entrare in conflitto con ciò che giova al territorio e alla società, pena il decadimento dello stesso. Parlare di RSI nei contesti organizzativi significa rivolgersi alla tutela del bene comune e affiancare tale concetto con pari dignità al profitto. Non vi deve essere alcuna pretesa di sottrarre l’attività imprenditoriale all’obiettivo del profitto perché senza di esso non potrebbe sussistere nessuna tipologia di azienda. Si tratta però di ben implementare e valutare due aspetti (quello etico e quello economico) che non devono essere considerati antitetici. Tutelare il bene comune diventa rilevante. Ad esempio l’azienda conciaria vicentina Dani Spa pubblica il bilancio di sostenibilità e scrive che «da anni Dani ha scelto di essere un’azienda sostenibile, riconoscendo nella responsabilità socio ambientale i principi che guidano le proprie azioni imprenditoriali, orientate allo sviluppo dell’azienda, delle persone che vi lavorano e alla salvaguardia delle generazioni future.» (Dani spa disponibile da: http://www.gruppodani.com/it/sostenibilita).

La RSI ha proprio questo obiettivo e Gallino (2005) denuncia i grandi crack finanziari di aziende fallite perché rivolte solo al profitto. Da questi errori passati deriva l’aumento di consapevolezza nel consumatore, che come si è già detto, nei contesti innovativi è anche molto più coinvolto nei processi di produzione. Una maggior trasparenza di informazioni e un’aumentata sensibilità riguardo a tematiche universali (es. disastri ambientali) fanno sì che il concetto di RSI si costituisca come ponte tra la dimensione etica e quella economica. In questo conteso «il consumatore è sempre meno cliente e sempre più cittadino» e le organizzazioni devono riuscire a gestire il passaggio «dalla costumer satisfaction alla human

satisfaction.» (la Torre M. A., 2009, pag. XV). Se il governo dell’impresa segue i principi dettati

dalla RSI, esso riuscirà a generare una “buona innovazione” perché all’intero

12 Insieme di regole che tutelano gli azionisti e gli stakeholders da eventuali comportamenti scorretti

40

dell’organizzazione il lavoro sarà proiettato al benessere del lavoratore inteso prima di tutto come persona e cittadino e, in quanto tale, portatore di valori sociali e culturali di una precisa comunità di riferimento.

Nel contesto dell’Unione Europea, il concetto di RSI è espresso in forma ufficiale all’interno del Libro Verde, nel documento intitolato “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” (2001), in cui si legge che la RSI è direttamente connessa ai diritti dell’uomo:

Una delle dimensioni della responsabilità sociale delle imprese è fortemente collegata ai diritti dell’uomo, in particolare per quanto riguarda le operazioni internazionali e le catene di produzione a livello planetario. Questo aspetto è riconosciuto da strumenti internazionali quali la Dichiarazione dell’OIL relativa ai principi e diritti fondamentali nel lavoro e i Principi direttivi dell’OCSE destinati alle imprese multinazionali. Il tema dei diritti dell’uomo è estremamente complesso e pone problemi di ordine politico, giuridico e morale. Le imprese devono affrontare questioni spinose: come identificare le circostanze nelle quali il loro settore di responsabilità si distingue da quello dei governi, come controllare che i loro partner commerciali rispettino i loro valori fondamentali, quale deve essere il loro approccio e il loro metodo di lavoro in paesi nei quali i diritti dell’uomo sono frequentemente violati? La stessa Unione europea ha l’obbligo, nel quadro della sua politica di cooperazione, di vigilare sul rispetto delle norme di lavoro, della tutela dell’ambiente e dei diritti dell’uomo e deve raccogliere la sfida che le pone la necessità di garantire una piena coerenza tra la sua politica di sviluppo, la sua politica commerciale e la sua strategia d’espansione del settore privato nei paesi in via di sviluppo, in particolare promuovendo gli investimenti europei. (pag. 14).

In questo scenario si staglia la necessità di una pedagogia del lavoro che può far vivere la formazione come esercizio per un’agency motivata al lavoro dove le ragioni della competizione non perdono mai di vista il bisogno di eticità della società civile.