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Ri-scoprire l’America e le sue antiche civiltà

Nel documento lessico famigliare 2 (pagine 57-60)

La pratica didattica mette in luce come la trasmissione delle cono-scenze debba essere sempre più mediata dall’uso di tecniche di ap-prendimento attivo, attraverso le quali i ragazzi hanno l’opportunità di interrogarsi sulle informazioni ricevute o raccolte, di rielaborarle e di avvicinarsi maggiormente alla comprensione di mondi e contesti storici tanto lontani e diversi dai propri. Le principali diffi coltà che si riscontrano sono legate non tanto ad una prima comprensione di un ma-nuale di storia o di una fonte, quanto ad una comprensione profonda dei modi di vivere delle società antiche, dei cambiamenti avvenuti in un determinato periodo, delle trasfor-mazioni che hanno caratterizzato il passaggio da un’epoca ad un’altra. Strettamente vincolati all’idea della contemporaneità e dell’immanenza, proiettati in maniera entusiastica nel futuro, spesso gli alunni faticano a concretizzare l’idea di un passato da ricostruire e ad immaginare luoghi e situazioni che non si presentano più davanti ai loro occhi. Con lo sguardo rivolto al domani, non sempre hanno facilità a ripercorrere il cammino che ha attraversato i secoli della storia dell’uomo, complice l’assenza di una dimensione narrativa e di uno spazio per l’oralità entro i quali tramandare

i saperi, oltre alla diffusione di un’i-dea di progresso che tende a guar-dare prepotentemente in avanti e a relegare nell’oblio le conquiste e le acquisizioni dei secoli passati. Constatate tali evidenze, si ritiene importante coinvolgere gli studenti in attività che permettano loro di operare una personalizzazione dei contenuti, di entrare appieno nelle vicende studiate, di assumere il punto di vista dei personaggi del tempo, e a tal fi ne paiono partico-larmente indicate le tecniche della drammatizzazione e del role-play. Considerati poi gli argomenti della progettazione di Seconda, due degli argomenti che meglio si prestano ad essere trattati secondo queste moda-lità sono quelli delle scoperte

geogra-fi che e delle civiltà precolombiane, temi spesso approfonditi mediante ricerche assegnate per casa e che i ragazzi si limitano a ripetere più o meno mnemonicamente. Si propone, a questo punto, di utilizzare i dati raccolti dalla lettura del manuale e dalle ricerche condotte attraverso internet o la consultazione di altri testi per intraprendere un viaggio nel tempo, immaginando di attraversare i secoli e di dialogare con un perso-naggio antico, e formulare, a coppie, delle interviste ad un rappresentante del popolo azteco, ad uno maya e ad uno inca (le coppie potranno sce-gliere a quale dei tre personaggi ri-volgere l’intervista ma l’insegnante dovrà prestare attenzione che vi sia un numero di coppie eguale per ogni popolo), che poi verranno dramma-tizzate davanti a tutta la classe. Per la drammatizzazione è richiesto ai ragazzi di condurre una ricerca an-che sull’abbigliamento in uso nel popolo scelto e dei simboli più dif-fusi in esso, in modo che gli stessi possano essere riprodotti e mostrati ai compagni.

Vengono riportati qui di seguito, a ti-tolo di esempio, due possibili intervi-ste ad un rappresentante della civiltà azteca e ad uno della civiltà inca.

STORIA

'SRSWGIVIPIGEVEXXIVMWXMGLIHIPPIGMZMPXkTVIGSPSQFMERI cercando di assumerne il punto di vista;

 VMIPEFSVEVI PI MRJSVQE^MSRM VEGGSPXI EXXVEZIVWS PE GVIE zione di un’intervista; WTIVMQIRXEVIPIXIGRMGLIHIPVSPITPE]IHIPPEHVEQQE tizzazione. _____________________________________________ 2/3 ore

Unità 1

Obiettivi disciplinari e formativi ___________________ Tempi

s

cuola in atto

STORIA

,INCONTROCONLACIVILTÌAZTECA )NTERVISTATORE: Buongiorno! Vorrei cono-scere più da vicino la Sua civiltà. Mi può concedere un’intervista?

!ZTECO: Certo, molto volentieri! Sono a Sua disposizione.

I: Sono venuto a conoscenza del fatto che per il vostro popolo, la religione ricopre un ruolo molto importante. Me ne dà con-ferma?

!: Sì, le confermo che il mio popolo è molto religioso e che venera molti dei. Durante i 360 giorni che compongono il nostro anno, si celebrano ben 8 feste da 20 giorni l’una e sono previste feste di 5 giorni funesti, e in ciascuna di esse si effettuano preghiere, processioni, canti, danze, offerte agli dei e sacrifi ci di ani-mali e di uomini. Queste sono le feste più importanti, ma deve pensare che si praticano anche riti di guerra, riti per la nascita, per il passaggio dall’adolescenza alla maggiore età, per il matrimonio e per la morte.

I: Avete anche voi l’usanza di costruire templi in onore delle divinità?

!: Certo, ogni categoria sociale, ogni gruppo di mestiere e persino gli schiavi hanno il proprio tempio. I templi sono per lo più piramidali e vengono costruiti da abili architetti. Ho parlato di schiavi: immagino sappia che la nostra società prevede una divisione in caste: gli schiavi occupano l’ultimo gradino di una scala sociale che pone al vertice l’imperatore e a seguire i nobili, i sacerdoti, i con-tadini e infi ne gli schiavi. Avrà sentito parlare del nostro imperatore Montezuma I che, mediante guerre di conquista e alleanze con città-stato, ha esteso il no-stro dominio a tutto il Messico centrale. Egli domina un territorio immenso, anche grazie al lavoro dei suoi messaggeri che fanno eseguire ovunque i suoi ordini. I: Prima accennava ai sacrifi ci umani. Nell’epoca in cui vivo non sono ammessi. Perché voi, invece, li praticate? !: Nella nostra religione i sacrifi ci umani ricoprono un ruolo importantissimo. Essi hanno origine da un mito della creazione che è stato tramandato di generazione in generazione e a cui noi crediamo. Esso narra che all’inizio gli dei, generati da una Coppia Suprema, decisero di dividere il Caos e di creare il Cielo e la Terra. Per fare questo, due di essi si introdussero nel Caos, lo spaccarono in due parti (il Cielo e la Terra) e piantarono dei pali sulla Terra per sostenere il Cielo. Tale gesto destò la rabbia della Coppia Suprema, la quale trasformò i pali in alberi e ordinò che essi venissero irrigati con il sangue. Il Cielo

venne diviso in strati: nel primo prese posto il Sole, nel secondo la Luna ma entrambi avrebbero dovuto trovare nutri-mento dal sangue per muoversi. Così tutti gli dei creatori si uccisero e offrirono il proprio sangue per impedire il ritorno del Caos; nacquero altri dei e, per non far morire anche loro e per far ricomparire ogni giorno il Sole e la Luna, si decise che fossero gli uomini ad essere offerti in sacrifi cio.

I: Il sacrifi cio porta alla morte. Come può essere ammessa dalla religione?

!: Noi pensiamo che la vita non possa nascere se non dalla morte. Molti dei sacrifici avvengono in nome del dio Huitzilopochtli, divinità della guerra che forse avrà visto raffi gurata come guer-riero, rivestito con un manto colorato e un elmo piumato, simbolo del potere, e durante solenni cerimonie vengono immo-lati come vittime i prigionieri di guerra. In ogni caso, non sempre si arriva alla morte: avvengono anche degli autosacri-fi ci parziali, durante i quali viene fatto scorrere un po’ di sangue da una vena delle gambe o da altre parti del corpo. Ad offrire il proprio sangue sono soprattutto coloro che commettono un’infrazione, gli scultori subito dopo aver realizzato statuette in onore degli dei e i sacerdoti ogni volta che scrivono il nome di un dio. I: A proposito di scrittura, di che tipo è la vostra?

!: È una scrittura di tipo pittografi co: si basa sull’uso di segni che rappresentano in modo semplifi cato degli oggetti e che possono essere facilmente compresi. Sono certo che anche Lei, dopo un po’, sarà in grado di interpretarla.

I: Parliamo ora dell’organizzazione del vostro impero e delle origini della vostra civiltà.

!: La nostra civiltà non è molto antica, risale alla metà del XIV secolo, è sorta in Messico ed è organizzata in uno Stato formato da molti gruppi etnici sottomessi ad un’aristocrazia di guerrieri.

I: La presenza di diversi gruppi etnici ha mai rappresentato un problema? !: Sì, la nostra società non è unita e que-sto è per noi un elemento di debolezza di fronte ai nemici. Inoltre, ci sono molte ribellioni interne. Ne sa qualcosa il nostro imperatore Montezuma II che è chiamato ad affrontarne sempre di nuove.

I: Ho letto straordinarie descrizioni della vostra capitale Tenochtitlàn. Cortés addi-rittura la paragona a Siviglia e a Cordoba per grandezza, racconta che la sua piazza è il doppio dell’intera città di Salamanca e che le sue piramidi sono alte quanto la torre della cattedrale di Siviglia.

!: Mi lusinga che si dica questo della nostra capitale. Certamente ad una prima occhiata le sembrerà di rivedere Venezia! Deve sapere che è stata costruita su una serie di isole in mezzo ad una laguna salata, sulle acque del lago Texcoco, ed è collegata alla terraferma da ponti e strade costruite su pali. Intorno ai tem-pli può ammirare bellissime abitazioni ed ampi giardini. Certamente non Le passerà inosservato il Templo Mayor, per noi sim-bolo del quinto albero della Creazione. Esso è dedicato al dio della guerra, Huitzilopochtli, e al dio della pioggia e dell’agricoltura, Tlaloc. È una costruzione imponente, alta più di 40 metri e con una base di 100x80 metri, costruita su cin-que piani sovrapposti e con pareti molto inclinate; sulla parete frontale presenta una grande scalinata composta da più di 110 gradini. I sacrifi ci compiuti presso questo tempio possono spaventarLa un po’: una volta che alla vittima è infl itto il colpo mortale con un coltello sacrifi cale, le viene estratto il cuore e il suo corpo viene gettato dalla scalinata.

La nostra capitale, inoltre, è in grado di garantire a tutti gli abitanti acqua po-tabile, grazie allo sviluppo della tecnica idraulica che ha permesso di costruire un acquedotto che trae acqua da alcune sor-genti situate sulla terraferma.

I: Immagino che in una città come questa siano fi orenti i commerci. Anch’essa ha una vocazione mercantile come Venezia? !: Certo che sì! Alla capitale giungono i prodotti di tutta l’America centrale, che vengono venduti nei grandi mercati allestiti nelle piazze. I nostri mercanti possiedono vere e proprie “compagnie commerciali”.

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cuola in atto STORIA

!LLASCOPERTADELLACIVILTÌINCA )NTERVISTATORE: Buongiorno! Sono in-teressato alla civiltà a cui appartiene e vorrei conoscerla meglio. Posso chiederLe qualche informazione?

I: Certo! Sarò ben lieto di rispondere alle Sue domande.

IN: Innanzitutto, molti vi conoscono come “il popolo delle nuvole”. A che cosa si deve questa espressione?

I: L’espressione si riferisce all’altitudine a cui sono state costruite le nostre città: molti di noi vivono anche a più di 4.000 metri! Le nostre città sono collegate da scale e ponti sospesi su strapiombi e dirupi, nonché da 16.000 chilometri di strade impervie.

IN: Quali sono le vostre città più famose? I: Lo sterminato territorio che il nostro impero abbraccia e che ha visto il suo apice nel XV secolo, comprendendo Perù, Ecuador, Bolivia e una parte del Cile, è costellato di centri urbani di rilievo. Avrà sentito sicuramente parlare della capi-tale Tihuànaco e di Cuzco, importante città commerciale. Molto noto è anche un luogo un po’ più piccolo, Machu Picchu. I nostri centri si distinguono per la pre-senza di piramidi-tempio decorate di sculture e dipinte con colori vivaci. IN: Come è organizzata la vostra società? I: La nostra è una società divisa in classi, secondo un sistema piramidale: un ruolo

preminente è riconosciuto all’imperatore, chiamato inca, fi glio del Sole, e a lui viene attribuita un’origine divina. Egli è signore di ogni cosa, sfrutta le masse di contadini e si avvale dell’aiuto di un’a-ristocrazia militare. Inoltre, un terzo dei ricavi del raccolto spetta a lui: con esso paga le spese di guerra e la costruzione di grandi opere edilizie.

IN: Quali sono le attività economiche che rendono tanto fl orido il vostro impero? I: Il nostro è un popolo di agricoltori e di allevatori. Saprà di sicuro che il prodotto maggiormente coltivato è il mais, subito dopo viene la patata. Le nostre terre sono rese fertili dal guano degli uccelli marini che nidifi cano sulle coste dell’Oceano Pacifi co. La nostra fortuna è dovuta anche ad animali come il lama, il guanaco e la vigogna, resistentissimi alla fatica deri-vante dall’ascesa delle nostre montagne e abili trasportatori di merci. Non solo, dal lama traiamo il latte, dal guanaco una lana calda e ruvida, dalla vigogna una lana morbidissima che solo i più abbienti si possono permettere.

IN: Oltre all’agricoltura e all’allevamento, avete altre attività produttive?

I: Sì, viviamo anche di artigianato, in par-ticolare della lavorazione della terracotta, della pietra e delle pietre preziose. Siamo insuperabili, poi, nell’orefi ceria, visti anche i fi loni d’oro di cui sono ricchissime le nostre montagne. Siamo esperti anche

nell’architettura, nell’ingegneria e nella medicina, in particolare della chirurgia: molti dei nostri chirurghi sono in grado di sanare fratture e di trapanare un cranio per estrarre un tumore.

IN: Mentre mi parlava della lavorazione dell’oro mi sono venute alla mente alcune immagini del mio libro di storia dell’arte. Erano fotografie scattate in qualche museo a statuette femminili e maschili, contenitori, demoni mostruosi, “guanti” da cerimoniale e coltelli per sacrifi ci… tutti in oro fi nemente lavorato!

I: Ora che accenna ai sacrifi ci, sicura-mente avrà sentito parlare di bambini sacrifi cati tra le nevi perenni, a circa 7000 metri. La nostra religione permette anche i sacrifi ci umani.

IN: I corpi dei defunti vengono conser-vati tutti dal freddo o utilizzate altre tecniche di conservazione?

I: I nostri sciamani credono che si possa continuare a parlare con i morti e per questo praticano la mummificazione, soprattutto con i corpi delle persone che appartengono al rango più elevato. Avvolgono le salme nel cotone, riem-piono le tombe di sabbia per renderle più asciutte, vi aggiungono simboli regali come piume, conchiglie, mazze e fi onde da guerriero e poi lasciano che il clima secco delle nostre zone montagnose fac-cia il resto!

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Classe terza

Il sentimento patriottico nelle parole

Nel documento lessico famigliare 2 (pagine 57-60)