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Rilevanza della class action

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (pagine 43-47)

3. Il sistema americano moderno

3.3 Rilevanza della class action

Per concludere l’excursus storico circa l’evoluzione della azione rappresentativa nell’odierna azione di classe, merita sot-tolineare che nella prassi giurisdizionale contemporanea d’oltreoceano, la class action ha assunto una funzione di pub-blica utilità, in particolare negli ultimi decenni del XX secolo.

L’incremento dei consumi e delle offerte di servizi, così co-me l’auco-mento delle multinazionali e della globalizzazione ha imposto standard di mercato uniformi, sicché ha anche standar-dizzato le doglianze dei consumatori nei confronti delle impre-se. Tale standardizzazione ha trovato la sua naturale protezione nell’azione di classe e, in particolare, nella damages class

ac-78 v. supra, § 1.1.

79 v. Rule 23(c)(2)(B)(v): “For any class certified under Rule

23(b)(3)—or upon ordering notice under Rule 23(e)(1) to a class pro-posed to be certified for purposes of settlement under Rule 23(b)(3)—the court must direct to class members the best notice that is practicable un-der the circumstances, including individual notice to all members who can be identified through reasonable effort. The notice may be by one or more of the following: United States mail, electronic means, or other ap-propriate means. The notice must clearly and concisely state in plain, eas-ily understood language: … (v) that the court will exclude from the class any member who requests exclusion”.

tion prevista dalla Rule 23(b)(3), integrandone appieno i requi-siti di predominance e superiority.

Sotto tale prospettiva, la class action è divenuta lo strumento in mano ai consumatori al fine di permettere una tutela unifor-me e realunifor-mente class-wide rispetto a quei tipi di small claims per i quali, altrimenti, non vi sarebbe stato esercizio del diritto del “day in court”. È da ricordare, infatti, che la American Rule (80) che non consente il ristoro delle spese di lite che rimangono a carico della parte che ha agito in giudizio comporta che il pos-sibile realizzo ottenibile mediante la sentenza che decide lo small claim risulti comunque inferiore rispetto ai costi per l’esercizio del diritto.

Ciò, nell’immaginario collettivo, ha determinato una distor-sione della reale natura della class action americana, erronea-mente ritenuta (anche dal legislatore interno) come uno mero strumento di aggregazione delle pretese di soggetti che versano in situazione analoga, finalizzata a limitare lo squilibrio intrin-seco del rapporto di consumo.

In realtà, come ben sottolineato da Moore e come funditus discuteremo nei successivi capitoli, la class action americana non è una azione aggregativa ma rappresentativa e, anzi, l’aggregazione di pretese non costituisce affatto un’azione di classe (81).

80 v. supra, nota 63.

CAPITOLO II

ARBITRATION AGREEMENT E CLASS ACTION

WAIVER CLAUSE

SOMMARIO: 1. Arbitration agreement e class action waiver clause. – 2. Clausola compromissoria e arbitrato di classe. – 2.1. Il caso Keating v. Superior Court. – 2.2 Il caso Champ v. Siegel Trading Co. – 2.3 Il caso Green Tree Financial Corp. v. Bazzle. – 2.4 Gli effetti della sentenza Bazzle. – 2.5 Il caso Stolt-Nielsen. – 3. Class action waiver clause. – 3.1 Il caso Laster v. T-Mobile USA, Inc. – 3.2 Il giudizio di ap-pello: Laster v. AT&T Mobility LLC. – 3.3 AT&T Mobility LLC v. Concepción: la sentenza reversed and remanded dal-la Corte Suprema. – 3.4 Gli effetti deldal-la decisione Concep-ción: le ulteriori decisioni Italian Colors e Imburgia. – 3.4.1 Segue: la decisione Directv, Inc. v. Imburgia. – 4. Gli effetti dell’arbitration agreement e della class action waiver clause

1. Arbitration agreement e class action waiver clause Come detto in precedenza, ad oggi l’azione di classe nel si-stema americano è definitivamente evoluta in uno strumento processuale primariamente utilizzato dai consumatori per azio-nare pretese troppo modeste per formare oggetto di un giudizio individuale. L’azione di classe è, dunque, da riguardarsi negli Stati Uniti, non solo come modalità alternativa di risoluzione di una controversia, ma anche come diritto del consumatore di ri-levanza pubblica.

A partire dagli anni ’80 circa, tuttavia, il sistema giudiziale americano, statale e federale, si è confrontato con

l’interrogativo se ed in quali circostanze questo metodo di riso-luzione delle controversie potesse essere legittimamente deroga-to in favore dell’arbitraderoga-to ovvero in quali casi questi due mederoga-todi di risoluzione delle controversie potessero essere utilizzati in maniera combinata attraverso l’esperimento dell’arbitrato di classe.

Il caso giurisprudenziale sorge in conseguenza dell’utilizzo, sempre più diffuso nella prassi commerciale americana ed in-ternazionale, di inserire nei forms contrattuali clausole com-promissorie per derogare alla giurisdizione della magistratura ordinaria in favore di collegi arbitrali, secondo procedure con-venzionalmente stabilite o richiamando regolamentazioni istitu-zionali di enti o associazioni arbitrali, pubblici o privati.

Il lungo dibattito giurisprudenziale americano, dunque, si concentra, essenzialmente su tre distinte problematiche:

(i) sulla validità della clausola compromissoria inserita in forms contrattuali predisposti dall’impresa senza possibilità per il sottoscrittore di intervenire sul testo contrattuale;

(ii) sulla compatibilità tra la clausola compromissoria e la trattazione della causa nelle forme dell’arbitrato di classe;

(iii) sulla validità della clausola compromissoria che preve-da l’espresso divieto alla trattazione della causa nelle forme dell’azione o dell’arbitrato di classe.

Tali quesiti sono stati recentemente risolti dalla Corte Su-prema attraverso quattro decisioni conformi e coerenti di cui, di seguito, si riepiloga il percorso processuale e motivazionale, af-frontando prima il caso che ha deciso della compatibilità tra la clausola compromissoria e la trattazione dell’arbitrato di classe (82); successivamente, affrontando le sentenze che hanno deciso circa la legittimità della clausola arbitrale inserita in forms con-trattuali standard e che prevedevano la rinuncia del sottoscritto-re alla trattazione della causa nelle forme dell’azione o dell’arbitrato di classe (83).

82 Stolt-Nielsen S.A. v. AnimalFeeds Int’l Corp., 559 U.S. 662 (2010).

83 AT&T Mobility v. Concepción, 563 U.S. 333 (2011); American

Ex-press Co. v. Italian Colors Rest., 570 U.S. ___ (2013); DIRECTV, Inc. v. Imburgia, 577 U.S. ___ (2015).

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (pagine 43-47)