Comportamento problematico o problema comportamentale?
6. Riprogrammazione mentale
Tutti i cambiamenti dei punti precedenti che metterai in atto creeranno delle nuove strade e dei nuovi circuiti tra i neuroni del cervello del tuo cane: in poche parole, la sua mente si riprogram-merà e inizierà ad attuare nuove strategie, nuovi comportamenti, nuove percezioni e nuove abitudini.
Per far sì che tutto questo si consolidi, devono passare almeno 21 giorni (suona familiare, vero?).
Ti consiglio di prendere un calendario o un diario e prendere nota della data di inizio, e ogni giorno scrivere e annotare ogni pun-to precedente e cosa hai fatpun-to per mettere in pratica quel punpun-to.
Scrivi per esempio se l’hai lasciato libero in passeggiata e scrivi come è andata, come ti è sembrato il tuo cane durante e dopo que-sta esperienza (sicuramente lo vedrai più appagato, per esempio).
Prendi nota e coscienza di ogni giorno.
Prendi nota di intensità, durata, frequenza del comportamento problematico; fallo quotidianamente, di modo che potrai confron-tare i dati del giorno 1 con quelli del giorno 21. E sorridere.
Se abbinerai i miei “6 punti del cambiamento” con i consigli del sotto capitolo Il tuo cane è ciò che tu pensi di lui, avrai risultati certi! E come ho scritto in quel capitolo, avrei piacere che condividessi la tua esperienza con me, contattandomi via Social o via email.
Per i problemi comportamentali la storia è diversa.
Bisogna prima di tutto dividere i problemi comportamentali tra quelli patologici e quelli non patologici.
La diagnosi per capire se si è di fronte a un problema comporta-mentale la può fare solo un Medico Veterinario
Comportamenta-lista (o Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale) e sarà lo stesso a prescrivere la terapia (farmacologica e comporta-mentale) per la riabilitazione educativa.
I problemi comportamentali più classici che richiedono una diagnosi da un Medico Veterinario Comportamentalista possono essere:
T cane adulto che aggredisce i cuccioli;
T cane che si rincorre la coda;
T cane che rincorre le ombre;
T aggressività inter e intraspecifica;
T vari disordini comportamentali ossessivo-compulsivi.
Le cause che possono portare a questi comportamenti possono essere sia genetiche che dovute a deprivazioni o stress cronico.
Il mio consiglio è di non sottovalutare mai questo tipo di com-portamenti e di rivolgersi subito ad un professionista e farsi aiutare.
Tante persone vivono molto male il pensiero di dare un farma-co al proprio cane, e lo posso capire, ma ciò che ritengo impor-tante specificare, anche se non spetta a me ma al Medico Veteri-nario Comportamentalista, è che il farmaco non deve fare altro che aprire delle “finestre” neurali che ora nel cervello del cane sono chiuse, e attraverso l’insegnamento di nuove strategie fare in modo che il cervello del cane percorra nuovi sentieri di
com-portamento fino a che il farmaco possa andare svezzato ed il cane si ritrovi ad aver imparato nuovi comportamenti e/o dimenticato quelli insani.
Non avrebbe molto senso, infatti, dare un farmaco per “cal-mare” il cane senza insegnare nulla di nuovo, senza lavorarci, e aspettarsi che una volta tolto il farmaco il cane sia guarito. Anzi, in alcuni casi potrebbe addirittura peggiorare. Spero che queste informazioni ti abbiano fatto capire cose nuove che prima magari non avevi ancora realizzato.
Ricorda che i comportamenti problematici si possono risolvere seguendo i miei “6 punti del cambiamento” mentre i problemi comportamentali necessitano di una visita e una diagnosi di un Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale.
Prossemica
La prossemica è la scienza che studia lo spazio e le distanze nella comunicazione. Come spesso accade, è uno studio nato in ambito umano che è stato riportato in egual modo nella comunicazione tra cani.
Tale studio si raffigura in quattro “bolle”, che sono quella in-tima, quella individuale o personale, quella sociale e infine quella pubblica.
La grandezza di queste “bolle” immaginarie che ognuno di noi ha, e lo stesso vale per i cani, è soggettiva.
Il tipo di grandezza di queste bolle spesso può essere caratteri-stico del tipo di razza: alcune razze, ad esempio hanno una bolla intima molto larga, altre molto stretta.
Cerchiamo di capire meglio di cosa sto parlando e come utilizzare la prossemica per aiutare il nostro cane nelle situazioni quotidiane.
T Bolla intima
È lo spazio che noi ed i cani concediamo al prossimo; permette-re, ad esempio, di farci mettere una mano sulla spalla o far avvici-nare una persona mentre ci sta parlando.
Noi umani siamo molto diversi in questo; ci sono alcune perso-ne, dette “cinestesiche”, che amano il contatto e che quando ti par-lano ti si mettono di fronte, a pochi centimetri. Magari lo fanno anche con chi ha una bolla intima più larga della loro, inducendoli automaticamente a una sorta di autodifesa: si fa un passo indietro, mettendosi in diagonale rispetto all’altra persona, e quando l’al-tra persona mette la mano sull’avambraccio o sulla spalla del suo interlocutore mentre parla, chi ha la bolla intima più larga prova fastidio e istintivamente gli viene da scostarsi.
E per i cani?
Uguale!
I cani che generalmente hanno una bolla intima pressoché ine-sistente sono Labrador, Amstaff, Bulldog (inglesi e francesi), Pit-tbull e molossoidi in generale.
Tendono ad approcciarsi all’altro cane entrando nella bolla in-tima a velocità supersonica, magari sbattendoci anche contro, cau-sando probabili e intense reazioni dall’altra parte (di paura, o di minaccia).
Due Bulldog Inglesi che si incontrano e giocano potrebbero es-sere molto divertenti, potrebbe sembrare una partita di Hockey sul ghiaccio.
Cani invece con una bolla intima molto larga sono i Cani Lupi Cecoslovacchi, cani da pastore in generale, e cani con fobie, insi-curi e paurosi (qualsiasi sia il motivo di tali problemi).
Quando un cane ha una bolla intima molto larga, tende a lan-ciare segnali comunicativi anni luce prima che l’altro cane inizi ad avvicinarsi. Sono grandi comunicatori e utilizzano sia postura sia posizione della testa e del collo; annusano, sbadigliano, si leccano il naso… le fanno tutte.
Se ti stai chiedendo se si può insegnare al tuo cane a stringere o ad allargare la bolla intima, mi sento di dirti di no; quello che puoi fare è creare esperienze il più possibile formative per fare in modo che il tuo cane impari a leggere la comunicazione degli altri cani e adattarsi, comunicare e rispettare segnali e bolle degli altri.
La gestione delle bolle intime (e individuali) passa anche da come utilizzi direzioni e distanze mentre porti il tuo cane al guinzaglio.
Se il tuo cane ha una bolla intima molto larga, dovrai essere una guida sicura e prevedibile mentre passeggi al guinzaglio, pri-ma di tutto non permettendo ad altri cani (e proprietari) di
avvi-cinarsi a voi, e secondariamente utilizzando direzioni e distanze in relazione agli altri cani.
Se stai passeggiando e davanti a te, in lontananza, noti un altro cane al guinzaglio, cerca di iniziare subito a fare una curva, allar-gandoti e facendo in modo che nel momento in cui incrocerai l’altro cane tu sia il più distante possibile; il tuo cane ti ringrazierà ed inizierà a capire che sei un leader fantastico, che può stare tran-quillo e sereno perché ci sei tu a gestire le bolle.
Evita, quindi, di incrociare l’altro cane con una direzione a linea retta.
Molti cani che abbaiano agli altri cani mentre sono al guinzaglio lo fanno proprio per chiedere distanza, quindi iniziando a gestire direzioni e distanze come ti ho spiegato nelle righe precedenti il problema tende a risolversi.
Durante le mie classi di socializzazione faccio spesso fare esercizi di condotta al guinzaglio, sensibilizzando i partecipanti sull’im-portanza delle direzioni e delle distanze, e devo dire che i clienti che mi seguono da più tempo, facendo molti corsi, lezioni e classi, gestiscono molto bene il cane al guinzaglio, rendendomi fiero di quanto sono riuscito a trasmettere. Sono veramente fantastici!
La bolla intima è quella più importante e particolare, per questo motivo te l’ho descritta in modo più approfondito e chiaro possibile.
T Bolla personale
Detta anche individuale, è quella in cui si accetta la presenza di amici e familiari senza essere allertati.
Può capitare, tra cani, che all’inizio uno percepisca l’altro, nella sua zona individuale, come un fastidio o un pericolo, e che quindi
metta in atto una comunicazione mirata ad affrontare questa sen-sazione (chiusura, segnali di calma, distanziamento); passato un po’ di tempo, quando i cani si sono conosciuti meglio, annusan-dosi e avendo qualche interazione, non provocheranno l’un l’altro quei determinati segnali comunicativi, ma si accetteranno con se-renità senza preoccuparsi di comunicare o distanziarsi.
T Bolla sociale
Quella in cui i cani iniziano a lanciarsi qualche segnale, in cui non si manifestano preoccupazioni particolari e dove la presenza di altri cani fuori dal nucleo “familiare” o di “amicizie” non è un problema.
T Bolla pubblica
Rappresenta in pratica “tutto il resto del mondo”, dove gli indi-vidui (bipedi o quadrupedi) non sono a contatto né comunicativo né visivo. La larghezza di tali bolle, come specificato precedente-mente, è soggettiva: possono essere più larghe o strette in base alla percezione, esperienza, carattere o aspettative del soggetto.
Inizia a sensibilizzarti sulla prossemica del tuo cane ed aiutalo soprattutto quando sei al guinzaglio con lui!
Emozioni
I cani provano le emozioni proprio come noi: gioia, paura, feli-cità, insicurezza, esaltazione, tristezza, noia, eccetera. Le emozioni non si rinforzano, ma si allenano; il tuo cane ha il diritto di provare queste emozioni, sia quelle positive che quelle negative.
Perché ti dico questo? Perché mi è capitato recentemente di ve-dere un video di un addestratore che utilizza il metodo classico, e quindi collare a strozzo, concetto di capobranco e via dicendo, che durante una lezione al campo stava lavorando con una cagnetta fobica o perlomeno molto insicura.
Si trovavano al campo e stavano camminando facendo il giro perimetrale; l’addestratore seguiva il proprietario, che teneva il cane al guinzaglio, con il collare a strozzo.
Questa cagnetta camminava vicino al proprietario, ma con la coda tra le gambe, le orecchie indietro, gli occhi spalancati e col collo basso; spesso si girava per guardarsi intorno. Evidentemente, nella sua percezione distorta della realtà avvertiva pericolo, anche se in effetti non ce n’era motivo.
Ciò che mi ha fatto riflettere è stato il consiglio di questo istrut-tore: “Non permetterle di girarsi, quando lo fa dalle un colpetto col guinzaglio, devi insegnarle che non deve avere paura”.
Terribile.
Trovo davvero incomprensibile come un professionista cinofilo possa dare un consiglio del genere, come possa avere una visione del genere, che di fatto annulla l’empatia. Forse pensa che il cane debba essere un robot senza emozioni che risponda solo alle volon-tà e agli ordini del suo umano.
Dare quei piccoli strattoni al cane per non farlo girare magari glie-lo insegnerà davvero, ma il cane non imparerà mai a non avere paura;
imparerà solo a non mostrarla, che sono due cose molto diverse.
Ciò che andrebbe fatto è insegnare al cane, attraverso esperienze e relazioni sane col suo umano, a cambiare percezione e convinzio-ni riguardo alla sensazione di pericolo. Ci vuole tempo, pazienza
e costanza, ma i risultati che arrivano saranno reali. È anche idea comune che non si debba accarezzare un cane pauroso, perché at-traverso la coccola si rinforza il cane ad avere paura.
Questa è un’interpretazione sbagliata del condizionamento ope-rante (sul mio canale YouTube ho pubblicato un video dove lo spiego bene), in quanto il concetto di rinforzo positivo non può valere sulle emozioni.
Sicuramente mi sento di dire che è sbagliato essere troppo iper-protettivi con un cane pauroso, abbracciandolo, prendendolo in braccio o facendogli troppe coccole e facendogli capire che c’è ef-fettivamente qualcosa che non va.
Allo stesso tempo è sbagliato ignorarlo: si va a minare la fiducia che il cane prova verso di te, facendogli mancare quel supporto che lui in quel momento ha bisogno e che rafforzerebbe ulteriormente il tuo stato di leader, di guida e di rapporto sano tra te ed il tuo cane.
Quindi, la cosa giusta da fare è far capire al tuo cane che ci sei, una coccola di conforto (e non di pena!) e se riesci sdrammatizza anche, vedrai che il tuo cane inizierà a percepire in modo differen-te ciò che ora lo fa sentire in pericolo.
Questo è il modo per aiutare il tuo cane, non di sicuro stratto-narlo per fargli capire che “non deve avere paura”, chiudendogli la porta in faccia su ogni possibilità di espressione.
Le emozioni non si possono rinforzare, ma si possono allenare!
Puoi allenare il tuo cane tanto ad avere paura facendogli vivere costantemente situazioni di paura e non fare niente per rassicurarlo quanto ad essere felice facendo attività con lui che lo facciano stare bene, appagandolo e divertendolo. Quale preferisci tra le due?
Le emozioni sono strade che si percorrono: è così nel nostro
cervello come in quello dei cani. Più percorri quella strada, più diventa larga e solida, proprio come un sentiero che si forma cam-minando sempre nello stesso punto.
Anche il nostro cervello funziona così: una persona negativa e triste tenderà ad esserlo sempre più frequentemente perché diventa la sua realtà, il suo cervello e la sua mente (ricordi?) si allenano a vivere questo stato emotivo; mentre una persona che è sempre felice affronterà in modo diverso e positivo anche i problemi. Le emozioni si allenano!
Il Clicker
È uno strumento che ti consiglio di imparare ad utilizzare in quanto ti permetterà di divertirti insieme al tuo cane facendogli imparare cose nuove o, se necessario, utilizzarlo per correggere comportamenti.
Il clicker è una scatoletta con una linguetta metallica, o un pulsante, che emette un suono tipo click-clack una volta che viene premuto.
Molto semplicisticamente, si insegna al cane a capire che il suo-no del click equivale al comportamento corretto, e così per avere quel suono cercherà di attuare il comportamento che stiamo au-spicando, ottenendo così il click, e di conseguenza, il premio.
Ma da dove proviene tutto questo? Tutto è nato dagli studi di Ivan Pavlov sul condizionamento (vedi il paragrafo “corsi di edu-cazione”), e poi dagli studi sul condizionamento operante di Skin-ner: si è capito così che unendo il rinforzo positivo con il condizio-namento ad uno stimolo neutro (il click) si possono raggiungere risultati strepitosi.
Il clicker non viene utilizzato solo con i cani, ma spesso anche con i cavalli, i gatti, le galline - o anche in umana, per le perfor-mances degli atleti.
Sembra tutto bello, ma in realtà ci sono persone (spesso edu-catori) che sono contro questo fantastico strumento per diversi motivi: per il fatto che per utilizzarlo bisogna anche utilizzare dei bocconcini (lo vediamo tra poco) oppure per il fatto che il clicker può snaturare il cane, facendolo diventare un robot che apprende solo meccanicamente.
Queste ideologie sono in realtà molto limitanti sia verso il cane come essere pensante che prova emozioni e cerca strategie, sia ver-so lo strumento in questione, e anche verver-so la relazione tra cane e proprietario.
Il clicker non deve essere visto solo come dispensa-bocconcini per creare un cane “da circo”, ma è uno strumento che abbiamo a disposizione per migliorare diversi aspetti:
T capacità motorie del cane;
T capacità cognitive del cane;
T miglior lettura del cane da parte del suo amico umano;
T miglior ascolto reciproco;
T relazione più profonda.
Come vedi quindi è molto limitante pernsare al clicker come a uno strumento di apprendimento meccanico fine a sé stesso.
Ma ci sono alcune cose alle quali devi fare attenzione.
Prima di tutto, il clicker non è un richiamo. Succederà, inizian-do a “giocare” col clicker insieme al tuo cane, che appena lui vedrà che lo impugni, prendendolo da un cassetto, mobile o tasca, lui si metterà sull’attenti, dandoti attenzione e mostrandosi pronto ad imparare qualcosa di nuovo.
Questa sua reazione può causare un pensiero non troppo giusto nella testa del proprietario, tipo: “Wow! Con il clicker il mio cane mi dà completa attenzione, proviamo ad utilizzarlo per richiamar-lo quando è libero!”. E così, in momenti di libertà dove il cane è lontano e distratto magari da altri cani, il proprietario sfoderà il clicker e inizia a cliccare all’impazzata senza un motivo, “click-cli-ck-click-click-click”, e il cane, effettivamente, arriva di corsa. Ma, in questo modo, si sta distruggendo la funzionalità del clicker, che perderà il senso vero e profondo che invece ci permette di miglio-rare tutti gli aspetti citati poco sopra.
Il richiamo col nostro cane non deve dipendere da uno stru-mento, ma deve dipendere dalla nostra relazione. A chi di solito utilizza uno strumento per richiamare il cane, come il fischietto o peggio il clicker, chiedo: “ma se un giorno esci di casa senza questo strumento, come fai a richiamare il cane?” e di solito la reazione è quella di stupore davanti a una situazione alla quale non aveva mai pensato.
Ma, tornando al nostro amato clicker, oltre al fatto che non deve mai essere utilizzato per il richiamo, un’altra regola impor-tante è quella che è una promessa. A ogni click dovrà seguire un bocconcino, questo è perché appunto, è un condizionamento, e se si inizia a cliccare senza più premiare, il cane potrebbe non cercare
più la soluzione come faceva quando seguiva il bocconcino: quindi ricorda, il click è una promessa.
Un altro concetto importante da sapere riguardo al clicker è che il click è una “fotografia” del comportamento, non deve arrivare né prima né dopo; facendo un esempio, se stai cercando di insegnare al tuo cane il “terra” il clicker dovrà arrivare al momento esatto che appoggia i gomiti per terra; se però il tuo cane fa fatica dovrai suddividere il comportamento a criteri.
Suddividere a criteri significa sezionare il comportamento fi-nale in tanti piccoli step, che porteranno poi al risultato cercato.
Facendo sempre l’esempio del comportamento “terra”, un criterio per un cane che fa fatica ad andare a terra potrebbe essere quando inizia a piegare i gomiti, poi una volta che lo fa fluidamente, si cerca il prossimo criterio, che potrebbe essere quello con cui inizia a scendere anche con il posteriore, e così via fino ad arrivare al comportamento finale.
Suddividere a criteri è essenziale per il free shaping. Se ti stai chiedendo che cosa sia, ora sto per spiegartelo.
Con il clicker puoi “lavorare” in due modi, in shaping e in free shaping.
Partiamo dallo shaping. In inglese, shaping significa “model-lare”. Con questa tecnica, siamo noi a guidare il cane verso il com-portamento finale, con l’aiuto, il più delle volte, delle nostre mani.
Per essere più chiaro faccio un paio di esempi.
T Spin: è il comportamento di far girare su sé stesso il cane.
In questo caso, si prende un bocconcino in mano e facendo se-guire la mano al proprio cane (vedi luring, al paragrafo stimolo
e rinforzo) gli si fa fare il giro su sé stesso; a fine giro, si clicca, e si premia. Dopo qualche ripetizione il cane inizierà a proporre il comportamento spontaneamente e più velocemente.
T Zampe sulla sedia: può essere divertente insegnare al pro-prio cane ad andare ad appoggiare le zampe anteriori su una su-perficie, tipo una sedia o una panchina. In questo caso, sempre in luring, guidi il cane ad appoggiare le zampe sopra la sedia, e appena lo fa, clicchi e premi; piano piano ti allontani dalla sedia motivando il cane a staccarsi da te e ad andare a completare il com-portamento: click e premio.
Lo shaping quindi è la tecnica con la quale si utilizza il clicker ma il comportamento che il cane va a fare è in qualche modo gui-dato da te.
Il free shaping è quello che io preferisco, ed è la tecnica che più sviluppa le capacità cognitive, la concentrazione, la resilienza e l’autostima nel cane, quindi, va da sé che è la tecnica che ti con-siglio di praticare maggiormente col tuo cane quando utilizzi il clicker. Quando tu ed il tuo cane vi esercitate con il free shaping,
Il free shaping è quello che io preferisco, ed è la tecnica che più sviluppa le capacità cognitive, la concentrazione, la resilienza e l’autostima nel cane, quindi, va da sé che è la tecnica che ti con-siglio di praticare maggiormente col tuo cane quando utilizzi il clicker. Quando tu ed il tuo cane vi esercitate con il free shaping,