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5. L’ANALISI DEI DATI

5.5 I RISULTATI DEL FOCUS GROUP DI PROGETTO

Parole chiave ruolo 12 lavoro 9 gruppo 9 nostro 8 riunioni 8 nuovo/i 7 aiuto 7

Le parole del gruppo di progetto propongono un quadro quasi algido, in rapporto agli estratti e parole degli altri gruppi o interviste. Questo permette di fare un’unica analisi delle parole e degli estratti, tanta è la corrispondenza a specchio degli stessi.

144 Cecilia Sechi. Conflitto e riparazione: la promozione di una comunità relazionale. Il progetto “Condominio

Solidale . ViciniPiùVicini”.

Tesi di dottorato in Scienze sociali, indirizzo Scienze della governance e sistemi complessi. XXVI ciclo. Università degli studi di Sassari

Gli appartenenti al Gruppo di Progetto sono legati al loro ruolo, dal quale vorrebbero uscire, ma non riescono, ruolo che evidentemente vivono in maniera ambivalente: limitante, ma protettivo.

Il taglio che si evince dalle parole chiave è un taglio lavorativo nel senso più routinario dell’aggettivo. Raccontano momenti di confusione, o di conflittualità che viene sempre superata arrivando agli obiettivi prefissati

Il gruppo, che utilizza un linguaggio ragionieristico, esprime anche emozioni che si concentrano nella richiesta e speranza di un aiuto che possa nascere anche dal focus group.

Le donne esprimono il desiderio di essere più presenti sul campo, in mezzo ai condomini, alle attività che si portano avanti.

Il Gruppo sembra un gruppo in posizione difensiva, gravato da numerose incombenze, ma che sente e desidera stare più dentro il progetto, a contatto con i condomini, ma, forse, ne ha anche paura, ne sente troppo la responsabilità.

Molto probabilmente il Gruppo, a questo punto del progetto, ha bisogno di riformulare il proprio “ruolo” all’interno del progetto. In tale direzione il focus group è stato particolarmente fertile nel permettere l’emersione di tali esigenze.

Gli estratti

“Credo che il focus group può permetterci di affrontare questioni sostanziali e trasversali al gruppo stesso con l’ausilio di un esterno, al fine di sperimentare una visione “dal di fuori” e aiutarci ad uscire dal ruolo consueto e osservare il nostro lavoro con una prospettiva diversa”

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“...: l’aspetto secondo me più interessante del focus group è che possiamo parlare del progetto liberi dal ruolo che rivestiamo in esso, cosa che invece ci “ingessa” durante le riunioni progettuali.

“… non avevo mai pensato di poter uscire dal ruolo che rivesto nel progetto, invece il focus me ne dà l’opportunità.

“:… è come essere osservatori anziché protagonisti”

“ per me questo focus group ha anche una valenza emotiva, significa vedere come gli altri ti vedono realmente”

“… il progetto, purtroppo, è fondato su un format molto rigido che contribuisce al nostro sentirci ingessati…”

“… pur sapendo di dover curare ciascuno il proprio settore di intervento, spesso ci troviamo, mai pestando i piedi all’altro, ad occuparci tutti di tutto. Ciò a volte genera confusione, ma è anche produttivo …”

“Ho comunque ancora dei timori rispetto al mio mandato, data la rigidità – anche temporale – che proviene dalla Fondazione”.

“… quando poi, un anno dopo, la Fondazione ha accolto l’idea progettuale, ho avuto tanta paura, ho pianto, e ho pensato seriamente di cedere il progetto a qualcun altro”

“… il caso ha voluto che noi ci siamo voluti bene, ci siamo stimati e ciò ha facilitato la riuscita del lavoro all’interno del gruppo di progetto e ha permesso che riuscissimo ad affrontare e superare singole difficoltà personali e difficoltà di contesto …”

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“… il progetto prevedeva il coinvolgimento delle associazioni di volontariato come tramite per arrivare al quartiere. In corso d’opera ci siamo resi conto che questo meccanismo non funzionava, funzionava invece il passaggio diretto del senso profondo del progetto alle persone. Molte hanno capito immediatamente lo spirito del progetto, per quanto fortemente astratto, cioè considerare la relazione un bene in sé”

“Sento pesantemente su di me e sull’associazione che rappresento la responsabilità della rendicontazione”

“…comprendo la tua posizione, ma dobbiamo anche considerare i successi conseguiti”

“…a volte mi sento schiacciata dal ruolo e penso che non sempre il gruppo di progetto possa comprendere appieno le mie ansie…”

“… amiamo il progetto, ci stimiamo e siamo diventati anche amici”

“ …la presenza di un moderatore è importante. Nelle nostre riunioni come gruppo di progetto riusciamo tutti ad avere lo spazio necessario, ma spesso ci accavalliamo e generiamo confusione…”

“…abbiamo sempre avuto un obiettivo specifico ma come detto abbiamo avuto difficoltà a disciplinarci”

“L’incontro di oggi deve servirci a migliorare lo schema delle nostre attività e a ottimizzare tempo ed energie”

“Devo comunque dire che ogni nostra riunione si conclude con il raggiungimento dell’obiettivo prefissato”

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“… tuttavia sento di poter dire che ogni riunione ha portato a decisioni operative, concrete e realizzabili. Il dissenso è sempre stato proficuo”

“… il gruppo di progetto è sempre stato frizzante. Abbiamo spesso usato l’ironia per affrontare i timori nascenti dal vuoto che dovevamo andare a riempire. Una parte intrigante del progetto è il fatto che esso racchiude persone diverse con professionalità differenti; abbiamo a volte litigato, ma abbiamo anche imparato gli uni dagli altri, acquisendo competenze e abilità nuove”

“non conosco gli obbiettivi di questo focus group, ma spero che venga fuori tutto quello che può aiutarci”

“spero possa comunque aiutarci ad avere punti di vista nuovi sul progetto, meno orientati dai ruoli che rivestiamo”

“Il focus group è utile in quanto ci obbliga a confrontarci sui nostri vissuti e ad analizzarne gli obbiettivi fuori dalla logica delle nostre riunioni”

“ … credo anche io che il focus possa aiutarci a vestire abiti nuovi e a osservare il nostro lavoro con la giusta distanza”

Per aiutarci nelle conclusioni di questa ricerca e delle implicazioni che contengono abbiamo voluto farci aiutare da questa tabella di comparazione delle parole chiave nei diversi target, per osservare se, quanto fino ad ora analizzato, veniva confermato.

Parole chiave Focus facilitatrici Focus Gruppo progetto Interviste semistrutturate condomini Interviste esperte progetto 18 22 11 40

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conoscenza 7 --- 22 20 condominio 13 --- 22 24 Successo/ insuccesso 9 --- --- --- Gruppo 9 9 23 --- relazioni 8 --- --- ---- 17 paura 7 --- --- --- scetticismo 7 --- --- --- obiettivo 7 --- --- --- - forza/coraggio 7 --- --- --- azione 10 --- --- --- - ricerca-azione 7 --- --- --- chiacchierare/par lare --- 14 --- insieme --- 8 --- bello/bellissimo 16 --- nuovo 7 12 7/11 persone 10 --- 17 esperienza --- --- 8 --- meglio --- --- 8 --- divertimento --- --- 13 ---

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altri --- --- 8 --- nostro --- ---- 9 14 8 voi --- ---- 14 --- troppo --- ---- 7 --- città --- ---- --- 9 difficile --- ---- --- 9 spirito --- -- --- 7 aiuto --- -- 8 --- --- ruolo --- -- 12 --- --- lavoro/lavorare --- -- 9 --- --- riunioni --- ---- 8 --- ---

In questa analisi trasversale ai target vogliamo soffermarci soprattutto sui condòmini, il vero obiettivo finale del progetto.

La prima osservazione riguarda proprio il fatto che i condomini, digiuni di parole tecniche del Progetto, nominano il “progetto” medesimo meno degli altri: questo può significare che essi hanno colto spontaneamente il progetto, mettendo in risalto parole come conoscenza e condominio, suffragando gli obiettivi del progetto al quale hanno risposto con estrema semplicità e spontaneità. L’altra parola che ricorre maggiormente tra i condomini è “gruppo”, a significare che hanno raggiunto la consapevolezza di essere un gruppo, come confermato nelle interviste, con potenzialità e risorse da attivare; non si può non cogliere tra le parole dei condòmini il divertimento sia per le

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attività realizzate, sia per il modo in cui venivano attuate: divertimento nel progettare e nel fare, sia in quelle da loro proposte sia in quelle proposte dal progetto, e anche con il termine esperienza sottolineano di trovarsi dentro vissuti ed esperienze inedite: i condòmini hanno acquisito il fatto di trovarsi davanti a esperienze nuove che vivono con una semplicità e spontaneità inaspettate che ci ha particolarmente colpito nel suo più profondo significato che le interviste ci hanno svelato. L’aggettivo “nostro” è prevalentemente riferito al progetto, alle attività che loro mettono in campo e segna sicuramente la consapevolezza di far parte di un progetto nuovo che è loro nel senso che da loro può essere inventato . Il pronome “voi” è sempre riferito a noi del progetto, come coloro che hanno cambiato la loro vita condominiale, ma anche nell’accezione di una forte esigenza di un appoggio e la speranza che noi possiamo aiutare altri condomini a fare la loro esperienza; l’aggettivo “troppo” tra i condomini si riferisce sempre al divertimento e alle sorprese che il progetto ha loro rilevato, aspetto che ancora una volta spaventa e ci fa riflettere come meglio esposto nelle conclusioni. Gli “altri”: i condomini desiderano particolarmente e aspettano la conoscenza di altri condòmini e auspicano il forte desiderio di passare dei momenti tutti insieme con gli altri condomini coinvolti nel progetto, desiderio talmente sentito da portarci a riflettere sul perché e ad organizzare prossimamente altre azioni che li vedano tutti partecipi.

Le interviste esperte: poiché il target era composto anche da condomini con un ruolo più esperto,

ricalcano alcune parole chiave ma anche una diversa ottica. La parola “progetto”, riferita ben 40 volte, implica un’adesione e appropriazione dello stesso come guida e stella polare. La “città” è presente solo nelle interviste esperte, riferite alle persone che nel “condominio orizzontale”, cioè nella borgata, testimoniano il forte iato che si riscontra tra i due contesti abitativi, città e borgata, e alla visione assolutamente negativa della città che non ci aspettavamo, prima di questa ricerca, così marcata e assolutista. Il termine “spirito” è presente in questo target, ma dalla tabella si evince come

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nel vocaboli dei condomini manchino parole tecniche, cosa che per noi da un lato mostra la corretta divisione dei ruoli, dall’altro la capacità delle facilitatrici di accostarsi ai condomini sintonizzandosi sul loro linguaggio, sui loro status e vissuti, in modo da portarli ad uno stato di serenità e facile confidenza che potesse metterle a proprio agio nell’addentrarsi nel progetto.

È poi necessario riportare che le dicotomie paura/diffidenza/ insuccesso/successo forza/coraggio, abbiano caratterizzato lo stato d’animo delle facilitatrici. Questo loro vissuto così profondo, nonostante gli step della formazione, nelle nostre riflessioni sul progetto ci ha fatto capire che forse avremmo dovuto avere un maggiore accoglimento delle loro paure affiancando un coordinatore- educatore di lunga esperienza da loro conosciuto e stimato e questo ha dato una significativa svolta al progetto. I sentimenti della paura del fallimento, della responsabilità, l’ansia, ci hanno accompagnato durante le fasi iniziali del progetto; sono poi venuti scemando, ma non ci hnnoa mai abbandonato, sentimenti con i quali tutti abbiamo a che fare vista la complessità del progetto e il ruolo della singola persona come motore, affermazione che ricorre molto nelle interviste esperte e in quelle delle facilitatrici, proprio con questa accezione rispetto alle performance mancate delle associazioni.

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La città

La città nelle parole dei condomini della borgata, il nostro Condominio orizzontale “Per me la città è solitudine”

“Certo la città e viva, dinamica, ma sempre più frenetica, la gente corre, corre, si vive quasi sempre in solitudine nei palazzi, negli appartamenti, “buon giorno, buona sera”, magari senza conoscersi neppure”

“Per me il progetto era un sogno che si realizzava, cercare di portare anche in città i nostri valori: gli scambi, il baratto e soprattutto la valorizzazione delle relazioni che qui, nel bene e nel male, ancora esistono”

“Da noi c’è il vicinato!!!”

“Io sono di origine calabrese e per amore mi sono trasferita qui anche se sono divorziata. La vita in borgata è sana, pulita, umana

D. e quella in città, nei condomini ?

R. caotica, stressante, egoista. Nella borgata si vive una unione particolare e io non abiterei mai in un condominio con i litigi, le antipatie, le persone che non ti salutano neppure nell’ascensore; no, mai abiterei in un condominio”

“Tiziana io non vorrei parlare perché io sono molto riservata e timida. (le altre “condomine” la incalzano affinché parli) Io sono nata qui e sono andata poi a vivere a Sassari per due anni in un condominio di 12 famiglie: è stata un’esperienza terribile: siamo letteralmente scappati; io avevo due bambini piccoli e ho avuto un dissidio che è arrivato alle carte bollate perché i miei bambini che

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proprio per questo tenevo quasi legati facevano qualche volta un po’ di rumore, magari spostando una sedia o cose del genere e la gente neppure si salutava…Le voglio dire questo e lo scriva per favore, ma in città nei palazzi non si possono avere bambini? La gente non riesce a ricordarsi di quando li hanno avuti loro? Non può esistere un po’ di comprensione: noi siamo letteralmente scappati!, ma come si fa? per me è stato tornare in un posto dove si ci sono anche qui i conflitti, non è il paradiso, ma ci scambiamo le cose io chiamo tante zie o zio anche se non siamo parenti … Volevo dirle questo così anche voi potete pensarci, solo questo.”

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