SITUAZIONE DELLE RIFORME ECONOMICHE
1. Liberalizzazione dei prezzi
Nel 2001 il numero di prezzi controllati (essenzialmente per i servizi pubblici e l'energia) costituiva circa il 18% del paniere dell'IPC.
2. Liberalizzazione degli scambi
Nel 2001 l'aliquota media NPF era di circa il 19,4% per tutte le merci, del 15,6% per i prodotti industriali e del 33,2% per i prodotti agricoli. La Romania ha firmato un Accordo europeo con l'UE e accordi di libero scambio con il CEFTA, l'EFTA, Israele, la Moldova e la Turchia. Nel 2001 si sono conclusi i negoziati con la Lituania e se ne sono iniziati con la Croazia. In violazione dei suoi obblighi ai sensi dell'Accordo europeo e all'OMC, la Romania ha imposto restrizioni alle esportazioni di materiali grezzi strategici.
3. Regime valutario
Il leu fluttua liberamente, ma la Banca centrale interviene di frequente, nell'intento di mantenere la competitività con l'estero. Nessuna limitazione alla convertibilità dei conti correnti.
4. Investimenti esteri diretti
Il regime degli IED è aperto e non discriminatorio. Il rimpatrio dei profitti è libero. Sin dall'inizio del 1997 gli investitori stranieri possono divenire proprietari dei terreni necessari per svolgere le loro attività. I testi di legge sulla regolamentazione e promozione degli IED e degli investimenti finanziari sono stati modificati più volte, con conseguente incertezza del diritto.
5. Politica monetaria
La Banca nazionale di Romania dispone di un alto grado d'indipendenza.
La legge sullo statuto della banca centrale ne definisce l'obiettivo principale - assicurare la stabilità della moneta nazionale per contribuire alla stabilità dei prezzi - e le consente anche di accordare, per un importo limitato, finanziamenti diretti al governo.
6. Finanze pubbliche
La riforma tributaria di base è già completa, ma per risanare le pubbliche finanze restano ancora da compiere grandi progressi, tra cui le riforme delle pensioni e dell'assistenza sanitaria, l'abolizione delle numerose esenzioni fiscali, il potenziamento dell'esazione e lo sviluppo di migliori procedure per l'elaborazione del bilancio e per il controllo delle spese.
7. Privatizzazioni e ristrutturazioni d'imprese
A fine 2001 erano state privatizzate la maggior parte delle piccole e medie imprese, ma la massima parte delle grandi imprese erano tuttora di proprietà statale e vi si riscontravano carenze nel governo societario e nella disciplina finanziaria. Le autorità hanno privatizzato 5 delle 64 grandi aziende statali di cui si era decisa la vendita in accordo con la Banca mondiale.
1. Compendio
L'ambiente macroeconomico è migliorato, ma la situazione è tuttora fragile: il disavanzo delle partite correnti si sta aggravando e l'inflazione, anche se in calo, resta elevata. Grazie a una politica fiscale e del reddito meno rigida, la crescita economica ha registrato una forte accelerazione nella prima metà del 2001, ma il concomitante grave peggioramento del saldo di bilancio nei confronti dell'estero ha indotto le autorità ad adottare una politica più rigorosa nella seconda metà dell'anno, quando anche le condizioni internazionali sono divenute meno favorevoli.
I progressi nelle riforme strutturali si sono rivelati ancora ineguali. Si sono concluse alcune cessioni importanti, ma l'andamento generale delle privatizzazioni è rimasto molto lento. Nella seconda metà dell'anno, le autorità hanno cominciato ad adeguare risolutamente i prezzi dell'energia, ma l'accumularsi, per la massima parte dell'anno, di arretrati e di perdite delle pubbliche imprese ha mostrato che le restrizioni imposte al bilancio sono tuttora insufficienti.
Molto dipenderà dall'attuazione effettiva del programma economico complessivo concordato con l'FMI verso la fine di ottobre, al quale sarà concesso il sostegno di un nuovo ASB di diciotto mesi per il totale di 300 milioni di diritti speciali di prelievo. Nel corso dell'anno non è vi sono stati nuovi versamenti a titolo di assistenza macrofinanziaria dell'UE.
8. Riforma del settore finanziario
La riforma del settore bancario è stata lenta all'inizio, causando gravi difficoltà nel 1997 e nel 1999. In seguito, le autorità hanno intrapreso grandi iniziative per rafforzare il quadro normativo, chiudendo o ristrutturando e privatizzando le banche che presentavano maggiori problemi. A fine 2001, le banche statali erano ancora quasi la metà del totale. I mercati dei capitali presentano tuttora dimensioni esigue e scarso sviluppo.
2. Risultati macroeconomici
Dopo una recessione di durata triennale, nel 2000 è ripresa la crescita positiva, che nel 2001 ha registrato una forte accelerazione, sino al 5,1% nei primi nove mesi dell'anno.
Inizialmente, ha determinato tale ripresa il buon andamento delle esportazioni, dopo il forte deprezzamento del tasso di cambio, in termini reali, nel 1999. Dalla metà del 2000, invece, alla base della crescita vi sono stati sempre più fattori interni, con il mitigarsi della politica fiscale e quasi fiscale. Nei primi tre trimestri del 2001, in particolare, la ripresa è stata dovuta a titolo principale all'accumulazione di scorte e, soprattutto, a un considerevole incremento dei consumi delle famiglie, che sono cresciuti del 6,8% grazie agli aumenti, in termini reali, dei trasferimenti sociali e delle retribuzioni.
L'inflazione si è ridotta in notevole misura, ma resta molto elevata: nel corso del 2001 il suo tasso medio è sceso al 34,5%. A dicembre, il tasso annuale era sceso di oltre 10 punti percentuali, sino al 30,3%, nonostante i forti aumenti dei prezzi dell'energia imposti nella seconda metà dell'anno. Nondimeno, l'inflazione ha superato il valore perseguito e in politica monetaria si è continuato ad attribuire maggiore importanza all'obiettivo di rafforzare la situazione nei confronti dell'estero, mediante il regime di fluttuazione manovrata introdotto nel 1999. Dopo un'accelerazione nella prima metà dell'anno in seguito all'aumento sostanziale del salario minimo e ad un forte incremento delle retribuzioni dei pubblici dipendenti, il ritmo di accrescimento dei salari in termini reali ha subito un rallentamento nella seconda metà dell'anno. A novembre 2001, il salario medio risultava aumentato, in termini reali, dell'1,5%
in un anno.
Dopo il mitigarsi della politica fiscale e quasi fiscale nell'imminenza delle elezioni del 2000, si è imposto un maggior rigore in sede politica, ma soltanto nella seconda metà del 2001. Nel 2000 il disavanzo delle pubbliche amministrazioni era salito sino al 4% del PIL, rispetto al 3,8% nel 1999. Nonostante il maggiore incremento delle basi imponibili e sostanziali economie nei pagamenti degli interessi, il disavanzo cumulativo del 2001 era pari a giugno già al 2% del PIL previsto nelle proiezioni. Le autorità hanno cominciato allora a rafforzare il controllo sulle spese. A novembre, il disavanzo cumulativo era salito soltanto al 2,7% del PIL previsto nelle proiezioni, un valore corrispondente al nuovo obiettivo in materia di disavanzo annuo (obiettivo che era stato ridotto dal 3,7 al 3,5% del PIL). Anche la politica quasi fiscale aveva all'inizio carattere espansionistico. Le grandi imprese di proprietà statale hanno finanziato i considerevoli incrementi delle spese per le retribuzioni e gli investimenti accumulando arretrati, che in termini reali sono aumentati del 38% nei primi sette mesi dell'anno. In contemporanea, le perdite nel settore dell'energia si sono aggravate senza controllo sino in estate, quando si è proceduto a un severo adeguamento tariffario e si sono potenziate le operazioni di esazione.
Con quest'impostazione politica inizialmente espansionistica, si è accelerato a gran ritmo il deteriorarsi del disavanzo commerciale e della bilancia delle partite correnti, palesatosi già nella seconda metà del 2000. Nella prima metà del 2001, il disavanzo cumulativo della bilancia delle partite correnti risultava infatti più che doppio rispetto al medesimo periodo nel 2000, attestandosi al 3,4% del PIL previsto (rispetto al 3,7% del PIL per tutto il 2000). Questo grave peggioramento era dovuto in gran parte all'aumento delle importazioni, causato a sua volta dal rafforzarsi della domanda interna e da vari fattori contingenti, quali gli effetti della siccità dell'anno precedente e gli incentivi fiscali temporanei previsti a favore degli investimenti di capitali. Tuttavia, man mano che si attenuava l'incidenza di tali provvedimenti e prendeva il sopravvento il maggior rigore imposto in sede politica, il deterioramento nei confronti dell'estero ha rallentato il suo ritmo e il disavanzo della bilancia delle partite correnti
non superava, nell'ottobre 2001, il 4,3% del PIL previsto. La crescita delle esportazioni ha peraltro accusato un forte calo ed è tornata negativa, su base annuale, verso la fine del 2001, mostrando che il rallentamento della crescita UE potrebbe presentare una grave sfida per l'aggiustamento della Romania nei confronti dell'estero.
Grazie a un migliore accesso ai mercati finanziari internazionali, la Romania non ha avuto difficoltà a finanziare il crescente disavanzo della sua bilancia delle partite correnti, incrementando al tempo stesso le riserve ufficiali lorde. Dopo aver riconquistato, verso la fine del 2000, l'accesso al mercato internazionale dei capitali, la Romania ha emesso eurobbligazioni per l'importo di 600 milioni di EUR, a condizioni più favorevoli, nel giugno 2001, quando la Standard e Poor’s ha migliorato il rating attribuito al debito a lungo termine della Romania in valuta estera (la FITCH IBCA e la MOODY’s hanno fatto lo stesso più tardi, nello stesso anno). Benché il debito estero sia aumentato da 10,5 miliardi di USD a fine 2000 a 11,4 miliardi di USD a fine ottobre del 2001, secondo gli standard internazionali il rapporto tra debito e PIL in Romania resta moderato, pari al 30,2% del PIL previsto.
3. Riforme strutturali
Dopo l'interruzione nei mesi precedenti le elezioni di fine 2000 e nei primi giorni del nuovo Governo, si sono rilanciate le riforme strutturali, in particolare nella prospettiva del nuovo programma dell'FMI approvato verso la fine di ottobre.
In effetti, ancora prima di tale accordo si erano compiuti notevoli progressi nell'aggiustamento dei prezzi dell'energia e nelle privatizzazioni. In estate, si erano inasprite in grave misura le tariffe dell'energia, ponendo fine al lungo blocco che aveva minato le precedenti iniziative intese a rafforzare la disciplina finanziaria delle imprese del settore e aveva portato a un nuovo accumularsi di arretrati tra le imprese. A fine 2001, i prezzi dell'energia risultavano aumentati del 56% su base annuale.
Erano riprese anche le privatizzazioni, con la vendita della Banca dell'agricoltura in primavera, il concludersi di una complessa operazione per la vendita della SIDEX, un'acciaieria integrata responsabile di ampia parte delle perdite totali nel settore delle imprese statali e stipulando un accordo con la Banca mondiale sulle procedure di licitazione per due fonderie di alluminio redditizie. Scarsi progressi si sono registrati, tuttavia, nella vendita della grande maggioranza delle 64 imprese commerciali di proprietà statale la cui privatizzazione era stata predisposta nell'ambito della precedente operazione PSAL della Banca mondiale.
Nonostante tali progressi, il ritmo delle riforme strutturali è rimasto relativamente lento. Il programma economico a cui il consiglio di amministrazione dell'FMI ha concesso il suo sostegno nell'ambito di un ASB di diciotto mesi approvato a fine ottobre, prevede tuttavia un ambizioso piano di politica strutturale, nell'intento di proseguire la ristrutturazione nel settore dell'energia (in particolare aumentando le tariffe dell'energia sino a livelli che consentano la copertura dei costi e maggiorando i tassi di esazione delle imprese del settore), di accelerare le privatizzazioni (tramite la vendita della massima banca statale, di due aziende del gas e di due aziende elettriche) e di rafforzare il regime per la regolamentazione e la vigilanza nel settore finanziario (compresa l'introduzione delle norme contabili internazionali e di norme più rigorose sulla classificazione dei prestiti e sull'esposizione ai tassi di cambio).
4. Assistenza macrofinanziaria
Dal 1991, l'UE ha coadiuvato il processo di transizione della Romania mediante quattro operazioni di assistenza macrofinanziaria. L'ultima di tali operazioni è stata approvata nel
novembre 1999, quando il Consiglio (decisione 99/732/CE) ha accordato alla Romania un prestito a sostegno della bilancia dei pagamenti, per l'importo massimo di 200 milioni di EUR, nell'ambito di un ASB relativo a 400 milioni di diritti speciali di prelievo. Tuttavia, dopo l'erogazione della prima quota di 100 milioni di EUR nel giugno 2000, le condizioni a cui era subordinato il programma dell'FMI non sono più risultate soddisfatte: infatti, nell'imminenza delle elezioni parlamentari e presidenziali della fine del 2000, si è attenuato l'impegno del governo alla disciplina salariale nelle pubbliche imprese e si è avuto un allentamento della politica finanziaria. Di conseguenza, non si sono più effettuati versamenti nell'ambito dell'assistenza macrofinanziaria UE. L'accordo stand by con l'FMI è scaduto, infine, nel febbraio 2001.
Tuttavia, incoraggiato dal rafforzarsi della ripresa economica, il nuovo governo ha adottato nel corso del 2001 un atteggiamento sempre più favorevole alle riforme. Dopo il concretarsi di varie azioni prioritarie, questo rinnovato impegno per la stabilizzazione e le riforme economiche ha portato all'approvazione da parte del Consiglio di amministrazione dell'FMI, il 31 ottobre 2001, di un ASB di 18 mesi per l'importo di 300 milioni di diritti speciali di prelievo (pari a circa 383 milioni di USD). Sono già in fase molto progredita anche le trattative con la Banca mondiale per un secondo prestito a favore dell'assestamento del settore privato (PSAL), per l'importo di 300 milioni di USD.
In tale contesto, all'inizio del 2002 la Commissione ha ottenuto l'accordo di principio del Consiglio ECOFIN per mettere a disposizione della Romania, in applicazione della decisione 99/732/CE del Consiglio, 100 milioni di EUR in due sottoquote, a condizione che l'ASB venisse attuato in maniera soddisfacente e che si compissero buoni progressi nel processo di adeguamento strutturale del paese.