1. Dagli studi gay e lesbici alla teoria queer: identità plurali in cerca d
1.5 Rosi Braidotti e il soggetto nomade
Alla crisi del femminismo innescata dagli studi sul genere e la sessualità, discussa nel paragrafo precedente, Rosi Braidotti, filosofa e teorizzatrice italiana, fornisce una risposta nuova e, sotto certi punti di vista, antitetica rispetto alle teorizzazioni fornite da
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Teresa DE LAURETIS, Differenza e indifferenza sessuale. Per l‟elaborazione di un pensiero lesbico, Firenze, Estro, 1989, p. 7.
Judith Butler, presentate nel prossimo paragrafo.
Nel saggio Soggetto Nomade. Femminismo e crisi della modernità, Braidotti conia una nuova identità, quella del soggetto nomade, di cui ne descrive i tratti nella lunga introduzione. Di questo soggetto, Braidotti delinea le sue caratteristiche essenziali, la sua estetica e il suo significato di fronte alla crisi contemporanea del femminismo e del postmodernismo. Il nomadismo e il soggetto nomade si configurano dunque come la risposta immediata alla crisi femminista. Questi due ideali, infatti, incarnano una forma e una strategia attraverso le quali assumere interamente la complessità postmoderna.
Il nomadismo è una visione nuova, trasversale, che guarda non solo oltre il binarismo (e i binarismi), ma contro tutte le regole fisse socialmente codificate. Il nomadismo lega e connette forme di esperienza e conoscenza diverse, oltre il limite statico della differenziazione:
Poiché classe sociale, razza, appartenenza etnica, genere, età e altri tratti specifici sono gli assi di differenziazione che, intersecandosi e interagendo, costituiscono la soggettività, la nozione di nomade si riferisce alla simultanea presenza di alcuni o molti di questi tratti nello stesso soggetto. Parlare in quanto femminista significa tuttavia dare priorità a questioni relative al genere, o meglio, alla differenza sessuale nel riconoscimento delle differenze tra donne. [...]
Tuttavia il nomadismo a cui mi riferisco ha a che fare con quel tipo di coscienza critica che si sottrae, non aderisce a formule del pensiero e del comportamento socialmente codificate. [...] Lo stato nomade, più che dall‘atto del viaggiare, è definito dal ribaltamento delle convenzioni date.33
Il nomadismo si configura quindi come una presa di posizione critica (seppur nomade) nei confronti della crisi del femminismo e del postmoderno. Il nomadismo è poliglotta, come sottolinea Braidotti, parla più lingue senza sentirsi madrelingua di alcuna e la sua bellezza, il suo valore estetico più grande sta nel non vivere in una dimora fissa, ma nella capacità di poter abitare qualunque spazio, anche il più ostile alla presenza umana, quale il deserto. Il nomadismo, come precisa ancora Braidotti, non è tuttavia né esule e né immigrato, il nomade ―è piuttosto un soggetto che ha abbandonato ogni idea, desiderio o nostalgia di stabilità. Esprime il desiderio di un‘identità fatta di transizioni, spostamenti progressivi, mutamenti coordinati senza o contro ogni idea di 32
Cfr. Marco PUSTIANAZ, ―Studi gay…‖, pp. 245-246. 33
unitarietà essenziale.‖34
Il fine ultimo del nomadismo e del soggetto nomade nella teorizzazione di Braidotti è quello di fungere da nuova lente, nuovo strumento per affrontare la crisi centrale e destabilizzante in seno al femminismo. Braidotti non vuole sbarazzarsi del femminismo e respinge con forza gli attacchi di chi vorrebbe il crepuscolo dell‘esperienza femminista. Braidotti suggerisce piuttosto di ripercorrerlo, dalle radici fino ai rami, ma attraverso strade nuove, poco battute, da percorrere con spirito nomade:
L‘unico sistema di pensiero o schema concettuale che può interessarmi è quello che porta in sé l‘idea di cambiamento, trasformazione, transizione vitale. Voglio un progetto creativo, non reattivo, libero dal peso oppressivo dell‘approccio teorico tradizionale. La teoria femminista è per me il luogo di tale trasformazione: da un pensiero sedentario e logocentrico ad un pensiero creativo nomade. [...]
Il compito delle femministe postmoderne consiste nel capire come rispettare lo spettro delle differenze culturali senza cadere nel relativismo o nella depressione politica. [...]
Le femministe nomadi si trovano di fronte alla sfida di conciliare una prospettiva pluristratificata e multiculturale con la responsibilità verso il loro genere e la capacità di risponderne.35
Braidotti in maniera decisa afferma quindi di non voler abbandonare il femminismo. Per lei l‘uscita dalla crisi del femminismo e dei cultural studies, non deve necessariamente portare a nuove correnti di pensiero o nuove teorizzazioni. Occorre piuttosto rimodellare, ripercorrere in maniera alternativa le strade già percorse, non abbandonare il viaggio. Dopotutto lo spirito nomade non si stanzia, non si ferma, anzi è in continua ricerca verso nuovi orizzonti, verso sfide sempre più grandi. La differenza sessuale diventa quindi fonte di arricchimento, diviene una prospettiva diversa da cui osservare il mondo, un valore aggiunto che Braidotti a tutti i costi intende difendere:
In altre parole, un‘intera storia di dominazioni e il modo in cui il linguaggio fallologocentrico struttura le nostre posizioni di discorso in quanto soggetti, mi fanno pensare che prima di abbandonare il significante donna le femministe devono riappropriarsene e riattraversarne la poliedrica complessità, perché è questa complessità che definisce quell‘identità che condividiamo in quanto femministe di sesso femminile. [...]
Il nomadismo: la differenza sessuale come ciò che offre collocazioni
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Ibidem, cit., p. 28.
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mobili per molteplici voci incarnate femminili e femministe.
Braidotti ha quindi piena fiducia nel femminismo e contrariamente da Butler, come vedremo nel prossimo paragrafo, non tende ad azzerare la differenza fra uomo e donna. Piuttosto, Braidotti dona all‘individuo donna nuovo valore, nuova linfa, nuove narrazioni, frutto dell‘intersoggettività e intersezionalità con cui il soggetto nomade guarda, si muove e agisce nella società postmoderna.