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La Rule of Law: l’istituto legislativo e il ruolo del giudice

I personaggi finora descritti, pur essendo anche rappresentazioni di tipi e categorie universalmente riconoscibili, sono allo stesso tempo definibili come individui

48 Cfr. E

DWARD CALLAN, Cry, the Beloved Country. A Novel of South Africa, cit., p. 65.

49 Cfr. A

NDREW FOLEY, “Considered as a Social Record: a Reassessment of Cry, the Beloved

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singoli, ognuno con le proprie caratteristiche ed attitudini. All’interno di Cry, the

Beloved Country, però, Paton inserisce anche un’entità più astratta, ovvero la Legge,

personificata attraverso la figura del Giudice che presiede il processo a carico di Absalom. Il personaggio non viene ritratto con le specificità del singolo individuo, ma si profila come incarnazione della concezione della legge fatta propria dall’autore. Durante il periodo dell’apartheid, il sistema legislativo sudafricano era principalmente basato su una concezione di giustizia concepita in termini “procedurali”, ossia di applicazione di norme, sanzioni, misure o sentenze in un’ottica retributivo-normativa: la forza e l’autorità della legge, di cui la pena di morte era la più temibile espressione, erano messe a servizio principalmente della pigmentocrazia ed avevano come scopo primario il mantenimento di un clima di controllo e intimidazione all’interno del paese.50

Paton aveva le idee molto chiare a proposito della legge, di cui analizza gli effetti e l’efficacia in un momento storico particolare per il Sud Africa, quando ancora mancavano una carta costituzionale e un ordinamento sui diritti. Patrick Lenta ha sottolineato che “Paton questions the relationship between law and lifestyle in a moment of social transformation about which John Kumalo observes ʻthere is a new thing growing hereʼ, a detribalised, industrial society, in which the tensions of class and race prefigure those of apartheid”51

. Fin dall’infanzia, Paton sviluppò un profondo senso di rispetto per l’istituto legislativo, che lo portò, come già affermato in precedenza, a condannare iniziative di sfida verso la legge e, più in generale, l’autorità riconosciuta. Nonostante ciò, gli eventi successivi alle elezioni del 1948 lo avrebbero spinto a riflettere sui delicati rapporti fra stato, ordine, libertà e legge; in

Save the Beloved Country, l’autore riporta le conclusioni della propria riflessione,

affermando chiaramente che, secondo lui, il principio costitutivo di ogni società democratica è lo stato di diritto, ovvero una forma di stato in grado di garantire e salvaguardare il rispetto dei diritti e delle libertà delle persone, senza distinzioni di razza, età o sesso:

50

Cfr. PATRICK LENTA, “Executing the Death Sentence: Law and Justice in Alan Paton’s Cry, the Beloved Country and Nadine Gordimer’s The House Gun”, Current Writing: Text and Reception in South Africa, vol. 13 (1), 2001, p. 50.

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It is inevitable that when Order has been separated from Liberty, something will go wrong with the Order too. One of the irreplaceable bulwarks of the Order of a good society is the Rule of Law. There is no Liberty without the Rule of Law. It is one of the noblest achievements of sinful man. When it is set aside, it is not only the liberty of the wrongdoer that is lost, but the liberty of us all. [...] For the result of that, not just in this country but in any country in the world, will be torture and death. That is what happens when Order is exalted above Liberty.52

Paton sottolinea inoltre il punto cardine di questo sistema, affermando che “The Rule of Law means that if you are accused of committing some offence against the law, no-one can touch you, no-one can punish you, no-one can touch your possessions or your life except a court of law”53

. Perciò, Paton ribadisce la superiorità della forza della legge, affermando che ogni cittadino (inclusi coloro che si occupano di promulgare le leggi stesse) deve essere soggetto all’applicazione delle regole stabilite dal codice giuridico. Comprensibilmente, quindi, le conseguenze derivanti dall’accentramento del potere legislativo e giudiziario nelle mani del governo potevano essere devastanti, soprattutto per un paese come il Sud Africa, in cui la lotta e le tensioni sociali erano continue. Paton osserva però come una grave erosione della rule of law abbia avuto inizio proprio in seguito all’instaurazione del governo afrikaner nazionalista, con le elezioni del 194854, ed in particolare dopo la promulgazione nel 1950 delle famigerate leggi palinsesto dell’apartheid55

. In seguito a questi mutamenti, la legge non si sarebbe fatta più garante della giustizia, bensì sarebbe divenuta “ingiusta”, poiché promotrice di una legittimazione delle violenze e dei soprusi razziali.

L’autore rimase sempre convinto che la rule of law fosse uno dei principi fondamentali in sostegno del quale un uomo avrebbe dovuto devolvere il proprio impegno, poiché battersi per il mantenimento dello stato di diritto equivaleva a

52 A

LAN PATON, Save the Beloved Country, 1987, cit. in MICHAEL BLACK, op. cit., pp. 53-54.

53

Ivi, p. 54.

54

Michael Black sottolinea comunque come Paton sia stato sempre cauto nel definire il governo sudafricano come “totalitario”, poiché all’interno del paese la libertà, seppur non più garantita dallo stato, continuava ad essere promossa (anche se con molte limitazioni) attraverso le azioni individuali dei singoli (cfr. MICHAEL BLACK, op. cit., p. 54).

55

In questo caso, fra le leggi suddette Paton si riferisce soprattutto al Suppression of Communism

Act (varato il 26 giugno 1950 ed entrato in vigore il 17 luglio dello stesso anno), con il quale il

governo dichiarava illegale ogni forma di affiliazione ad organizzazioni di stampo comunista, in particolare il Partito Comunista Sudafricano.

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battersi per la libertà. Paton sosteneva che, accettando volontariamente l’instaurazione dello stato di diritto, si acconsente anche alla limitazione e al controllo esercitati dall’istituzione di una autorità superiore, ovvero la legge: “By consenting to the rule of law he ensured that the baser instincts and impulses of his own nature would be continually held in check by the higher. He yielded the tasks of trial and judgment, and if necessary, punishment, into the hands of an authority which was to be higher than himself. That authority was the court of law”56. In questo senso, il passaggio dal sistema tribale a quello della rule of law può paragonarsi, per certi aspetti, a quello delineato dal filosofo inglese John Locke tra lo stato di natura e lo stato di diritto57. Oltre al suo garantire la libertà tramite la separazione dei poteri statali e giudiziari, Paton ritiene la rule of law una sorta di “miracolo”, uno dei risultati più nobili conseguiti nel corso della storia: “The Rule of Law is the greatest political achievement of humankind. The Rule of Law is a miracle; it is nothing less than man protecting himself against his own cruelty and selfishness”58

. Essa non è, quindi, un concetto meramente giuridico o politico, ma Paton le attribuisce anche implicazioni religiose: lo stato di diritto diviene, nelle parole dell’autore, una sorta di tentativo di ricreare e ristabilire un ordine divino speculare a quello del paradiso.

56

ALAN PATON, Save the Beloved Country, 1987, cit. in MICHAEL BLACK, op. cit., p. 55.

57 Cfr. P

ATRICK LENTA, op. cit., p. 52. Nei suoi Two Treatises of Government (1689), Locke espose la propria riflessione politica che metteva al centro le libertà e i diritti dell’individuo, piuttosto che dello Stato: le teorie del filosofo inglese sono particolarmente importanti poiché costituiscono i punti basilari del liberalismo moderno. Secondo Locke, lo stato di natura relativamente alla condizione umana è un luogo di pace ed armonia, in cui gli individui tendono a socializzare e a promuovere il sostegno reciproco. Qui vigono i diritti naturali (come quello alla vita, alla libertà e alla proprietà), che però per ciascuno terminano là dove iniziano i diritti degli altri, che non possono in alcun modo essere alienati. Locke sostiene che, inizialmente, i beni naturali sarebbero stati a disposizione di ogni individuo, ma questo stato originario avrebbe subito delle evoluzioni, poiché ognuno, attraverso il proprio impegno e il proprio lavoro, consolida dei beni. Da uno stato iniziale di uguaglianza, gli uomini sarebbero quindi passati ad uno di disuguaglianza all’interno della comunità. Anche se tale processo è considerato del tutto naturale, la tendenza all’accumulo delle proprietà genera tensioni e rivalità fra i soggetti, i quali possono arrivare anche a non rispettare più la legge di natura per avvantaggiare sé stessi e i propri interessi. Per questo motivo, è necessario aderire a un patto sociale con il quale si supera lo stato di natura e si garantisce il rispetto della vita civile, anche grazie ad un sovrano che salvaguardi le libertà e i diritti della popolazione. In una monarchia costituzionale, attraverso il patto sociale, il singolo rinuncia alla possibilità di farsi giustizia da solo e si associa ad un organismo unico, il quale si esprime tramite la volontà della maggioranza. Attraverso una costituzione, i cittadini stabiliscono i termini del contratto con il sovrano e decretano la separazione dei poteri dello stato: secondo Locke, essi sono tre (legislativo, esecutivo, federativo) e sono esercitati da tre organi diversi (parlamento, sovrano, magistrati) per garantire il corretto esercizio delle funzioni statali.

58 A

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Questi concetti sono riscontrabili in modo evidente all’interno delle opere di Paton, ma soprattutto nei suoi romanzi. In particolare, in Cry, the Beloved Country la legge ed i suoi effetti sono rappresentati nelle scene ambientate nel tribunale dove si svolge il processo di Absalom, ovvero nel quinto e nell’undicesimo capitolo nel Libro II, incentrati rispettivamente sul processo ed sul verdetto di condanna del giovane all’impiccagione. L’incipit di questa parte dell’opera contiene una minuziosa descrizione del luogo fisico in cui il processo viene celebrato: il narratore spiega come ci sia il posto riservato al giudice, situato in una seduta più alta, poi passa a delineare le sedute degli altri impiegati della Corte e specifica che, nella platea, sono situate file di sedute diverse per gli europei e per i non europei.

L’intera descrizione dell’ambiente del tribunale oggettiva una struttura gerarchico-sacrale che vede al suo apice la figura del Giudice, indicativa del rispetto che Paton provava per la giustizia e per la legge. Tale rispetto è ulteriormente sottolineato, nell’incipit del quinto capitolo, dall’elenco delle norme di comportamento che devono essere osservate all’interno del tribunale. La figura centrale in queste scene è, perciò, proprio il Giudice, il quale, insieme all’intera Corte giudiziaria, costituisce un’autorità più alta di ogni singolo individuo e rappresenta, in senso metaforico, una sorta di autorità divina.

Tuttavia, nonostante l’importanza (o forse proprio per questo), il Giudice in Cry,

the Beloved Country non è un vero e proprio personaggio: per esempio, non gli viene

attribuito un nome proprio, non vengono fornite informazioni sulla sua persona, né egli svolge un ruolo aggiuntivo all’interno della trama59. Egli allegorizza, in breve, le qualità che ogni giudice dovrebbe possedere e i doveri ai quali dovrebbe adempiere:

For the Judge is entrusted a great duty, to judge and to pronounce sentence, even sentence to death. Because of their high office, judges are called Honourable, and precede most other men on great occasions. And they are held in great honour by men both black and white. Because the land is a land of fear, a Judge must be without fear, so that justice may be done according to the Law; therefore a Judge must be incorruptible. (p. 136)

59 Cfr. M

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Il rispetto qui invocato induce a riflettere sul difficile ruolo del Giudice, al quale spetta appunto il compito super partes di giudicare e pronunciare sentenze garantendo il rispetto della legge: per questo motivo è importante che egli non sia corrotto e non si lasci condizionare dalla paura, né da altri elementi che vanno al di là dell’indagine giudiziaria. Ciò è del resto evidente nella scena del processo di Absalom, in cui il giudice analizza ed indaga i fatti in modo obiettivo, trasmettendo la sensazione che a venire giudicata non sia l’etnia o il colore della pelle dell’imputato, bensì il crimine da lui commesso. Dall’altro lato, emerge però il grande paradosso del sistema legislativo sudafricano:

The Judge does not make the Law. It is the People that make the Law. Therefore if a Law is unjust, and if the Judge judges according to the Law, that is justice, even if it is not just. It is the duty of a Judge to do justice, but it is only the People that can be just. Therefore if justice be not just, that is not to be laid at the door of the Judge, but at the door of the People, which means at the door of the White People, for it is White People that make the Law. (pp. 136-137)

Non è il Giudice ad occuparsi della formulazione delle leggi, bensì le persone: se le leggi non sono promotrici della giustizia, il giudice deve comunque applicarle, anche se le sentenze risulteranno legalmente “giuste” e moralmente “ingiuste”. In questo modo, Paton chiama ovviamente in causa la legittimità della minority rule. Al contempo, la figura del giudice, in quanto comunque espressione del valore della giustizia, rimane un referente imprescindibile in cui riporre la propria fiducia: “In South Africa men are proud of their Judges, because they believe they are incorruptible. Even the black men have faith in them, though they do not always have faith in the Law. In a land of fear this incorruptibility is like a lamp set upon a stand, giving light to all that are in the house” (p. 137). Il tribunale viene perciò descritto come il corrispettivo laico di un santuario, in cui il giudice si fa baluardo della giustizia in una terra dominata dalla paura.

Con il procedere del processo, il paradosso interno al sistema legislativo diventerà sempre più evidente, soprattutto nel momento in cui verrà pronunciata la condanna di Absalom. Il giovane confessa le proprie responsabilità nella vicenda della morte di Arthur Jarvis, ma si riconosce nell’accusa di omicidio colposo, non di quello volontario: egli, incalzato dalle domande del Pubblico Ministero, ammette di aver

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portato con sé la pistola soltanto a scopo difensivo. Pur confuso e spaventato, appare onesto, ma fin da subito si comprende che sarà proprio la sua ingenuità a condurlo nel precipizio. Nell’undicesimo capitolo, infatti, è dedicato ampio spazio alla proclamazione del verdetto; la sentenza viene espressa con un tono dal sapore biblico ed il giudice spiega i motivi che lo hanno portato alla decisione: i due giovani imputati sospettati, insieme ad Absalom, di aver commesso l’omicidio vengono assolti poiché si sono guardati bene dal confessare e il giudice, nonostante non sia completamente convinto della loro innocenza, ritiene insufficienti le prove della loro effettiva presenza sulla scena del crimine.

L’avvocato difensore di Absalom non manca di mettere in rilievo una serie di gravi fattori che possano costituire delle attenuanti per il gesto insano: “His learned Counsel pleads that he should not suffer the extreme penalty [...] He has dealt profoundly with the disaster that has overwhelmed our native tribal society, and has argued cogently the case of our own complicity in this disaster” (p. 171). Il giudice comprende, quindi, che Absalom è anche a suo modo una vittima del processo coloniale e della distorsione della società sudafricana60. Nonostante questo, esula dalle competenze del Giudice appellarsi a un quadro di questo tipo, che pertiene ad un’altra sfera di giudizio:

But even if it be true that we have, out of fear and selfishness and thoughtlessness, wrought a destruction that we have done little to repair [...] there is nevertheless a Law, and it is one of the most monumental achievements of this defective society that it has made a Law, and has set judges to administer it, and has freed those judges from any obligation whatsoever but to administer the Law. (ibidem)

L’autorità della legge non viene quindi contestata; il giudice ribadisce che il suo ruolo è quello di applicarla, senza farsi influenzare da fattori esterni, e che se una legge è ingiusta la responsabilità è esclusivamente della società ed è quest’ultima che necessita di essere modificata: “But a Judge may not trifle with the Law because the society is defective. If the Law is the law of a society that some feel to be unjust, it is the Law and the society that must be changed. In the meantime there is an existing

60 Cfr. P

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Law that must be administered, and it is the sacred duty of a Judge to administer it” (ibidem). Nonostante Paton abbia sempre riposto fiducia in un sistema riabilitativo ed educativo, piuttosto che punitivo, nel romanzo si enfatizza la drammatica necessità della condanna di Absalom. Il giovane Kumalo infatti, seppur non unico responsabile della propria corruzione morale, è invece, in quanto individuo, considerato perseguibile per le proprie azioni: “Under the Law a man is held responsible for his deeds [...] It is not for a judge otherwise to decide in how far human beings are in truth responsible; under the Law they are fully responsible. Nor is it for a judge to show mercy” (ibidem).

Un giudice non può mostrare pietà per un imputato poiché il suo compito principale è quello di garantire l’incolumità dei cittadini e proteggerli dagli attacchi di uomini pericolosi, siano essi bianchi o neri, oppure giovani o anziani: “This Court has a solemn duty to protect society against the murderous attacks of dangerous men, whether they be old or young, and to show clearly that it will punish fitly such offenders. Therefore I can make no recommendation to mercy” (p. 173).

Il giudice condanna perciò Absalom alla morte per impiccagione, infliggendogli il massimo della pena. Così facendo, rispetta la legge e svolge compiutamente il suo ruolo, ma si allontana dalla concezione aristotelica dell’epieikeia, ovvero di una forma superiore di giustizia, che richiede anche ai giudici di valutare empaticamente le posizioni e le circostanze particolari di ogni accusato, in modo da mitigare, ove possibile, una cieca applicazione della legge61. Quello che è importante sottolineare, però, è che la concezione della legge che affiora in Cry, the Beloved Country richiama la rule of law in un periodo precedente l’imposizione dell’apartheid. Essendo stato scritto prima del 1948, il romanzo mostra ancora un senso di fiducia nel sistema legislativo e la figura del Giudice rappresenta un aggancio essenziale con i principi costitutivi della rule of law stessa.

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CAPITOLO IV

Il conforto nella Wasteland sudafricana

What are the roots that clutch, what branches grow Out of this stony rubbish? Son of man, You cannot say, or guess, for you know only A heap of broken images, where the sun beats, And the dead tree gives no shelter, the cricket no relief, And the dry stone no sound of water. Only There is shadow under this red rock, (Come in under the shadow of this red rock), And I will show you something different from either Your shadow at morning striding behind you Or your shadow at evening rising to meet you; I will show you fear in a handful of dust.

T. S. Eliot, The Waste Land (I, vv. 19-30)

1. Terra amata e deturpata

Uno dei temi principali all’interno di Cry, the Beloved Country è senza dubbio quello della terra e dei vari problemi ad essa collegati nel peculiare contesto sudafricano, segnato da un lungo processo coloniale con il quale la parte bianca ha esteso il dominio, trasformando una colonia di insediamento in una vera e propria nazione. Questo tema, ampiamente presente nella letteratura sudafricana (seppur con sfumature differenti, a seconda della provenienza e dell’etnia dei vari autori), era molto caro a Paton, la cui passione per la natura e l’ambiente fu peraltro uno dei