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sancta ducum corda: la iunctura sancta corda non si trova attestata prima di Prudenzio Cor ha

Prima confutazione (II 5-66)

6. sancta ducum corda: la iunctura sancta corda non si trova attestata prima di Prudenzio Cor ha

il significato figurato di ‘animo’, ‘mente’, intesa come il luogo più intimo della persona umana, in cui risiede la vera sapienza275: Lact., opif. X 11 cor, quod sapientiae domicilium videtur. Anche

Ambrogio insisteva molto sulla coscienza dell’imperatore (la mens), che non deve lasciarsi sviare dalla venerazione al vero Dio: 72, 1-2 deus qui intima mente veneretur. […] nemo enim deum fallit, cui omnia etiam cordis occulta manifesta sunt; 72, 6 gentilis… non debet mentem tuam vinculis suae superstitionis innectere. L’aggettivo sanctus non si riferisce tanto alla dimensione sacrale assegnata alla persona dell’imperatore276, ma alla sua fede cristiana: Aug., perf. iust. hom. IX 20 dominus diligit sancta corda.

Il princeps cristiano è immagine del Santo celeste e proprio per questo può parlare in nome di Dio (cfr. l’oratio di Teodosio in I 415-505). La scena di Simmaco che istiga i due principes è tratteggiata con toni drammatici, simili alle cruente battaglie tra i vizi e le virtù della Psychomachia: lui infuria e scatena guerra, loro mantengono la pace e la tranquillità. I cuori dei principes sono santi perché fermi nella fede all’unico vero sovrano di cui sono immagine. Cresciuti in un ambiente idilliaco, non si lasciano spaventare dalla furia di Simmaco, ma si mantengono pacati e applicano quella stabilitas che il poeta aveva invocato nella praefatio.

7-9.: il riferimento all’educazione conferma che i duces di II 6 sono Onorio e Arcadio, i due

nipoti del generale Teodosio (II 8 sub imagine avita), morto nel 376, e non Valentiniano e

272 Sull’argomento cfr. FONTAINE 1984 e la descrizione dei due principes in II 6-9.

273 Per un’analisi degli elementi protrettici in questo discorso, cfr. FRASCA 1973, pp. 12-17.

274 Cfr. l’apostrofe invettivale in ham. 1-17: «l’abitudine di assalire l’avversario con una successione di interrogativi […] trova

numerosi e celebri precedenti nelle orazioni ciceroniane e può ritenersi conseguenza dell’insegnamento della retorica nelle scuole» (PALLA 1981, p. 136). In questo modo il CS si avvicina alla foma di un’orazione.

275 Cfr. ThlL IV, s.v. cor, 936-937.

276 «Tout ce qui touchait aux empereurs était qualifié de sacré, d’auguste, de divin» (LAVARENNE 1948, p. 209, il quale vede in sanctus un titolo simile a quelli attribuiti ai despoti asiatici più agli imperatori romani). Fino al IV secolo Roma conosceva una

divinizzazione dell’imperatore, la consecratio, che elevava gli imperatori meritevoli, dopo la loro morte, al rango di dei (BONAMENTE 2002). Simmaco allude a forme di divinizzazione di Graziano (rel. III 1 divi principis), di Costanzo II (III 3 divi

Constantii), di Teodosio (epist. IV 4, 2); per VERA 1981, p. 34 queste espressioni, unite all’uso del plurale maiestatis, appartenevano ormai a un linguaggio cerimoniale e stereotipo. All’opposto, CRACCO RUGGINI 1977, pp. 429-51, ritiene che la

Teodosio I (come in rel. III 1). La giovinezza dei due imperatori, cristianamente educati, costituisce il preludio per la riacquistata iuventus della vecchia Roma in II 655-665277. Il tema

della iuventus al governo rappresenta nel mondo antico un tema ampiamente discusso278. A

partire dal IV secolo non ci sono più imperatori senes, ma troviamo spesso principes pueri. La storiografia tardoantica non si è perciò molto interrogata sulla necessità di una senectus imperiale279. L’atteggiamento più generale ha idealizzato la giovinezza del princeps perché la

prestanza fisica gli permetteva di partecipare attivamente alla vita militare e affrontare con maggiore energia il gravoso compito politico. Per questo motivo Prudenzio insiste nel presentare i duces nel fiore della giovinezza (II 7), allenati alla vita militare (II 8) e moralmente educati (II 9), sotto lo sguardo del padre: tutti elementi con cui la cultura del tempo identificava il principe ideale280, secondo il classico τόπος celebrativo della dignitas filiale281, del figlio che

cammina sulle orme del padre sia per proprie doti naturali che per l’educazione data dal padre stesso, in un connubio di virtus e disciplina, che caratterizzava la celebrazione dinastica nella poesia di propaganda augustea282.

Claudiano ribadisce più volte l’educazione impartita a Onorio283: in III Hon. 7-62 si ricordano

proprio l’educazione del giovane imperatore nell’accampamento del padre (vv. 10-12 [Onorio] quem primo a limine vitae / nutrix aula fovet, strictis quem fulgida telis / inter laurigeros aluerunt castra triumphos) e gli esempi morali forniti da Teodosio (vv. 59-60 hos tibi virtutum stimulum, haec semina laudum, / haec exempla dabat). Claudiano riporta perfino gli ammonimenti di Teodosio a Onorio (IV Hon. 214-352; 370-418)284: «l’idealizzazione di un tale insegnamento […] viene raffigurata a

più riprese anche in sede di ἀνατροφή quale parte dell’encomio biografico»285. Da parte di nessuno dei due autori è fatto cenno alla presenza di altre figure di precettori286. La scelta di

Claudiano di concentrare l’educazione dei figli nelle mani di Teodosio può essere spiegata con

277 Il tema della iuventus è caro a Prudenzio. Per lui il cristianesimo rappresenta quella novitas, quella giovinezza interiore che

permette all’uomo di agire correttamente, in qualunque età di vita: per. X 743-745 omnes capaces esse virtutum pater / mandavit

annos, neminem excepit diem / ipsis triumphos adnuens vagitibus (cfr. anche Ambr., epist. 72, 15). Nella Roma cristiana la iuventus è

segno di freschezza, di nuova vitalità a dispetto della Roma pagana, cadente per il peso degli anni. La giovinezza rappresenta anche l’età migliore per seguire Cristo: in psych. 822 rappresenta il vigore del credente che gli permette di combattere le passioni peccaminose e di costruire il tempio interiore di Dio (sacris sedem properet discincta iuventus).

278 Cfr. lo studio di MINOIS 1995.

279 Si trovano talvolta affermazioni che esaltano l’importanza della senectus di un imperatore, ma quasi sempre in opposizione

a figure di pueri ignari di politica e di amministrazione. In particolare, in un passaggio dell’Historia Augusta, sembra possibile cogliere un richiamo polemico proprio ai due figli di Teodosio da parte di un certo Maecius Faltonius Nicomachus: HA, Tac. VI 5 di avertant principes pueros (per altri passi analoghi, cfr. PASCHOUD 1996, p. 269). Ma anche in questo caso, «posta in rapporto ai principes pueri la lode della vecchiaia di un imperatore appare banale e riduttiva» (NERI 2003, p. 331). Sui principes pueri, cfr. lo studio di MOLÈ 1992.

280 Non è da escludere che nella presentazione dei principes pueri Prudenzio avesse anche l’intenzione di porsi in polemica

contrapposizione con quanti vedevano nella giovinezza dei due figli di Teodosio una sostanziale incapacità di governo.

281 Stat., silv. IV 4, 74-77; IV 7, 43-44 crescat in mores patrios avumque / provocet actis; IV 8, 57-58.

282 Hor., carm. IV 4, 25-28 (su cui, PASQUALI 1920, p. 766); Ov., Pont. II 8, 31-34. Cfr. anche comm. a CS II 1117-1121.

283 Cfr. IV Hon. 214-352; 370-418. Ma l’educazione culturale trasmessa al futuro imperatore era eletta a fondamento del buon

governo già in Amm. XXIX 2, 18 e in Aurel. Vict., Caes. XL 12-13.

284 Su cui si veda l’ampia trattazione di MORONI 1993, in particolare le pp. 34-40, e in generale GUALANDRI 1998A. 285 GARUTI 1989, p. 246. Cfr. BAAR 1981, pp. 20-22.

286 Già a fianco di Arcadio era presente il filosofo pagano Temistio e il colto cristiano Arsenio, divenuto poi monaco. Le

testimonianze su Temistio ci sono fornite da lui stesso: orat. XVI 204 a e 213 a; XVIII 224 b-d. Su Arsenio, esattezze storiche e alterazioni agiografiche si fondono nella sua raffigurazione: cfr. PLRE I, p. 111, s.v. Arsenius (St.) 4. Probabilmente anche Onorio, prima di trasferirsi in Occidente nel 394, ricevette l’insegnamento degli stessi maestri o comunque un insegnamento simile. Sull’argomento, cfr. MORONI 2002.

la solita esigenza ideologica di mettere in ombra la componente cristiana, divenuta imprescindibile nell’educazione imperiale287. Più ardita appare la scelta in Prudenzio:

probabilmente egli vuole evidenziare la formazione classica dei duces in modo che la loro risposta a Simmaco, imbevuta di filosofia pagana, si giocasse su un piano razionale e non in termini di uno scontro ideologico fra cristianesimo e paganesimo288. In ogni caso, questo

squarcio sull’educazione degli imperatori permette a Prudenzio di recuperare la figura di Teodosio (nelle vesti di magister, come in I 542), modello di imperatore-filosofo cristiano (I 38 dux sapiens). Teodosio fa da cerniera fra i due libri del CS, trasmettendo il suo impero ai figli; cresciuti alla sua scuola, essi incarnano tutte le qualità del padre289.

7. armorum dominos: GARUTI vi scorge una ripresa di Claud., IV Hon. 5 armorum proceres,