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Sapori e dissapori: negoziazioni intorno agli oggett

Strategie di selezione, conservazione ed esposizione

4.2. Sapori e dissapori: negoziazioni intorno agli oggett

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Carla Pasquinelli, La vertigine dell’ordine, cit., p. 15.

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Gestire l‟accumulo di oggetti può diventare un problema, soprattutto quando non si ha più il controllo della situazione, quando l‟eccessivo deposito di “roba” inizia a farci sentire a disagio e non ci permette di trovare qualunque cosa in qualunque momento, nemmeno se è tutto in ordine. Come specifica Pasquinelli, questa alterazione del nostro rapporto con lo spazio, che avviene a livello sensoriale, altro non è che la nostra percezione di disordine. Il disordine infatti “non è qualcosa che si vede […]. È una questione di pelle” 124

, una forma di spaesamento che può essere avvertita anche quando tutto sembra in ordine. Luciana, che come detto sopra ha «un sacco di cose che negli anni vanno sempre aumentando», mi parla del suo modo di gestire una casa piena di oggetti, mettendolo in relazione alla questione dell‟ordine-disordine:

«Le altre cose… quelle che magari servono sono invece giù! Questo comporta un certo disordine, diciamo… però io mi ci sento bene. Mi ci sento bene… non sono una fissata dell’ordine… mi piace avere intorno a me le mie cose, ci sono due cani in casa, quindi non mi ci posso fissare in esagerazione. Si, le cose indispensabili vengono fatte… […] Mia madre tendeva a essere mooolto più ordinata di me! Per cui l’argenteria buona era nelle cassette, i piatti nelle cassette… c’erano, ma… Invece io proprio… tiro fuori, tiro fuori»

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Il fatto che Luciana si senta a suo agio nel proprio ambiente significa che a giudicare disordinato il suo modo di gestire le cose non è lei stessa, piuttosto sono gli altri membri della famiglia. Infatti dice:

«Ma, dunque, per quel che riguarda il marito… credo che non si accorga di niente e che gli vada bene tutto. Per quel che riguarda la figliola, lei sarebbe… Cioè, è altrettanto disordinata diciamo, però non le piace il mio di disordine, per cui lei eliminerebbe tante cose, si… si, si, dice: “casa mia sarà diversa”, almeno dice»

Anche la figlia in realtà ha la tendenza a conservare ed esporre tanti oggetti:

«Lei lo fa, lo fa. Nella sua camera lo fa. Le danno noia i miei perché… per lei sono solo disordine… il mio. Il suo no! Capito?»

Si capisce che il disordine è un fatto prettamente soggettivo: “il disordine è sempre l‟ordine di un altro” 125

e viceversa. Questo comporta tutta una serie di microconflittualità quotidiane tra i componenti del nucleo familiare, infatti “lo spazio domestico, come del resto ogni altro spazio, oltre a essere un mondo di oggetti è anche un mondo di significati che ci porta a confrontarci quotidianamente con altre persone impegnate in altrettante strategie di ordine spesso incompatibili con le nostre, quasi sempre conflittuali tra di loro” 126

. Mauro a questo proposito racconta:

«Il conflitto c’è sempre, nel senso che c’è da parte mia la volontà di buttare via, da parte sua quella di conservare. Di conseguenza quando non si trovano le cose subito,

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Ibidem, p. 21.

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viene più la voglia… cioè il conflitto nasce più forte, perché chiaramente si dice: “Eh, lo vedi, siamo disordinati!”. Però normalmente non è che sia… Ti ripeto, perché c’è questo doppione: io sono per le cose utili e basta, e quindi butterei via tutto. Perché quelle che stanno ferme in un posto, faccio per dire, vuol dire che non sono utilizzate, e quindi che uno… non servono per la vita quotidiana, e se non servono si possono anche buttare via. Lei invece c’ha un rapporto più affettivo di conseguenza non butta via niente. Invece un conflitto che nasce quasi spesso è… Daniela e Marco. Perché a volte lui… de’, la camera… proprio… Vuuum! Per aria! E quindi lì, lì c’è proprio un problema di ordine pratico»

La collocazione degli oggetti all‟interno della casa traccia dei confini personali che ognuno cerca di difendere e di fare rispettare dagli altri: si tratta in pratica di avere delle pretese su uno stesso spazio, “di cui spesso i propri e altrui oggetti possono funzionare da diritto di prelazione. Alla stessa maniera in cui un tempo bastava un cappello o un giornale su un sedile del treno per segnalare che quel posto era occupato” 127

. Così, ad esempio, un‟eccessiva tendenza ad accumulare viene percepita come un‟invasione di territorio da parte di chi tende invece ad operare una più rigida selezione; ma allo stesso modo una persona che sta bene in un ambiente popolato da molti oggetti si sente invasa dalla pretesa dell‟altro di toglierli o spostarli. Questo contrasto tra chi conserva e accumula e chi è più selettivo ed essenziale è presente in quasi tutte le famiglie intervistate. Le soluzioni adottate per uscire da questo impasse sono legate agli equilibri, o disequilibri, familiari che regolano la convivenza nello spazio domestico, infatti tra gli abitanti della casa vengono stipulati degli accordi, in genere “non detti”, per definire i rispettivi confini spaziali e le incursioni che possono essere concesse nelle

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proprie aree di pertinenza. Questo avviene apparentemente senza differenziazioni legate all‟età. Ad esempio, Agata e Filippo, una giovane coppia da poco sposata, raccontano questo:

Agata: «Io sono amante della precisione... della razionalità, quindi tendo a… […] seleziono, una rigida selezione. Lui in generale tende a tenere tenere tenere... io quando non vede... butto!»

Filippo: «Me li butta via [gli oggetti]! […] E poi ci sono cose tipo, ad esempio, c’è un mio amico m’aveva fatto un quadro che non mi ha fatto proprio portare. Ce l’ha la mia mamma»

Agata: «Vabbè, poi ora la sua nonna ci ha regalato un soprammobilino mmm… un po’ così, però…»

Filippo: «Ah, c’è ancora! Pensavo che in questi due giorni che non c’ero avesse fatto razzia!»

Dunque l‟accordo “non detto” che di fatto regola la loro convivenza prevede che sia Agata a gestire gli oggetti di casa. Anche per Mauro e Daniela, che invece sono sposati da molti anni, di consuetudine è Mauro a farsi da parte permettendo alla moglie di esprimere la propria tendenza conservatrice. Dal momento che «a lei le piace quell’uso lì dello spazio» Mauro lo rispetta, ci sono poi delle occasioni in cui, su sua iniziativa, viene fatta una selezione delle cose da eliminare:

«Non si può decidere di buttare via la roba se non c’è l’accordo di Daniela, sennò poi magari se lo ricorda e ti dice: “Ah, l’hai buttato via!”. Quindi conviene sempre… Ogni

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tanto… ogni tanto, se a me mi viene voglia, si fa una ricerca della roba proprio inutile, e allora va presa e buttata via»

Riprendendo le parole di Carla Pasquinelli:

Mettere in ordine la casa è qualcosa di più della difesa del proprio territorio dall‟invadenza degli altri. È anche una forma di rapporto tra le persone.[…] Semplificando molto, si può dire che l‟organizzazione dello spazio è una funzione delle relazioni tra le persone nel momento stesso in cui le rappresenta. Così un/una single organizzerà la sua casa in maniera molto diversa da una coppia e una coppia appena sposata da una famiglia. Ma a ognuno di loro la propria casa apparirà come uno spazio sacro separato dall‟esterno e organizzato intorno a un centro capace di trasformare un luogo qualsiasi in un cosmo ordinato 128.