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Scelte sostenibili: il sistema integrato della gestione dei rifiuti

CAPITOLO 2: LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI, LO SMALTIMENTO E IL RICICLO

2.4 Gestione dei rifiuti

2.4.1 Scelte sostenibili: il sistema integrato della gestione dei rifiuti

Le scelte sostenibili in tema di sistemi di gestione dei rifiuti prevedono97:

 Politiche di riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti, sia nella fase di progettazione che di realizzazione dei prodotti sia quella di utilizzo domestico, commerciale o industriale;

 Separazione alla fonte e raccolta differenziata di quantità e qualità;

 Filiera del riciclo della frazione secca98 da raccolta differenziata e di quelle frazioni di rifiuti speciali che hanno un mercato o che possono essere recuperate o reimpiegate in un altro processo industriale;

96A. MASSARUTTO, A. DE CARLI, M. GRAFFI, “ La gestione integrata dei rifiuti: analisi economica di

scenari alternativi ”, Rapporto Iefe, Università Bocconi, 2010, disponibile su www.iefe.unibocconi.it.

97ITALIADECIDE ASSOCIAZIONE, “Rapporto 2012-2013: ciclo dei rifiuti, governare insieme ambiente,

economia e territorio”, 2013, Il Mulino, Bologna, pag 359 e ss.

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È la parte dei rifiuti solidi urbani che non è composta da materiale organico decomponibile. Si tratta di quelle categorie di rifiuti quali carta, vetro, plastica, metalli, eccetera che vengono separati e avviate a riciclo/recupero.

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 Trattamenti biologici della frazione umida organica da raccolta differenziata di rifiuti solidi urbani o da specifici processi di produzione (esempio: settore agro – alimentare); trattamenti termici del rifiuto urbano residuale alla raccolta differenziata, degli scarti combustibili delle filiere del riciclo di carta e plastica e dei rifiuti industriali non altrimenti trattabili;

 trattamenti specifici dei vari tipi di rifiuto industriale al fine di ridurne la pericolosità e la quantità da inviare allo smaltimento definitivo;

 smaltimento definitivo in discarica solo di rifiuti non biodegradabili.

Rifiuto urbano SEPARAZIONE ALLA FONTE E RACCOLTA DIFFERENZIATA Frazione secca riciclabile Rifiuto residuale Frazione umida Prodotti riciclati Trattamento termico Trattamento biologico Compost Biogas Gas Combustibile Energia DISCARICA Energia Riciclo Selezione

68 Ciascuna delle opzioni sostenibili nella gestione dei rifiuti genera residui che devono essere trattati attraverso un’altra delle soluzioni gestionali previste nel sistema integrato poiché nessuna di esse è in grado di trattare adeguatamente il 100% dei rifiuti urbani; pertanto è necessario che vi sia una combinazione integrata di fasi e tecnologie, in cui i residui delle fasi a monte sono gli ingressi di quelle a valle, fino a che i prodotti risultanti sono collocati positivamente sul mercato o conferiti in una discarica sicura. Le diverse opzioni sono parti indispensabili ma complementari di una strategia integrata e quindi non sono alternative tra loro.

Alla base del sistema di gestione dei rifiuti vi è la separazione alla fonte e raccolta differenziata, preparando i rifiuti per i trattamenti successivi, quali filiera del riciclo, trattamenti biologici e trattamenti termici, in modo da ridurre i quantitativi dei rifiuti stabilizzati da inviare alla discarica. La raccolta differenziata è il mezzo attraverso cui si migliora la filiera del riciclo per ottenere il massimo recupero di materia e ridurre i volumi d i discarica. Pertanto la raccolta differenziata non può risolvere da sola la gestione dei rifiuti, poiché non è detto che tutto ciò che viene raccolto viene anche recuperato.

La filiera del riciclo è l’opzione che ha consentito la reintroduzione nel sistema produttivo di materiali di scarto riducendo lo sfruttamento delle risorse primarie e i carichi ambientali connessi ai processi di estrazione e lavorazione delle materie prime.

Il vantaggio dei processi di riciclo è stato quantificato con l’introduzione dell’Analisi del ciclo di vita (Lca99), una procedura di valutazione dell’eco-sostenibilità dei servizi o prodotti che tiene conto di tutte le materie e l’energia necessarie e tutte le emissioni nei comparti ambientali relativi ad ogni fase della vita del servizio/prodotto, dal momento della fabbricazione a quello dell’utilizzo e smaltimento finale100

. La Lca applicata ai sistemi di gestione dei rifiuti ha favorito l’introduzione delle filiere del riciclo di vetro, alluminio, polimeri plastici ecc. nei sistemi di gestione. Bisogna però osservare che spesso vi sono

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Life Cycle Assessment (in italiano "valutazione del ciclo di vita", conosciuto anche con la sigla LCA) è un metodo che valuta un insieme di interazioni che un prodotto o un servizio ha con l'ambiente, considerando il suo intero ciclo di vita che include le fasi di pre-produzione (quindi anche estrazione e produzione dei materiali), produzione, distribuzione, uso (quindi anche riuso e manutenzione), riciclaggio e dismissione finale. La procedura LCA è standardizzata a livello internazionale dalle norme ISO 14040 e 14044. La LCA (come definito nella norma ISO 14040) considera gli impatti ambientali del caso esaminato nei confronti della salute umana, della qualità dell'ecosistema e dell'impoverimento delle risorse, considerando inoltre gli impatti di carattere economico e sociale. Gli obiettivi dell'LCA sono quelli di definire un quadro completo delle interazioni con l'ambiente di un prodotto o di un servizio, contribuendo a comprendere le conseguenze ambientali direttamente o indirettamente causate e quindi dare a chi ha potere decisionale (chi ha il compito di definire le normative) le informazioni necessarie per definire i comportamenti e gli effetti ambientali di una attività e identificare le opportunità di miglioramento al fine di raggiungere le migliori soluzioni per intervenire sulle condizioni ambientali.

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A. AZAPAGIC, S. PERDAN, R. CLIFT, “Sustainable Development in Pratices, Case Studies for Engineers and Scientists”, University of Surrey, Chicester, Wiley & Sons, 2004, pag 426 e ss.

69 difficoltà a far conciliare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità sociale ed economica, e questo perché:

 ogni filiera del riciclo nelle sue fasi di selezione e di riprocessazione, richiede materie prime ed energia, a loro volta prodotte con generazione di emissioni e rifiuti101;

 gli scarti sono inevitabili, più è alto il livello della raccolta, maggiori sono i costi di selezione e maggiori sono le percentuali di scarti, che devono essere poi trattati e smaltiti;

 non tutti i rifiuti si possono riciclare;

 nessun materiale organico è riciclabile infinite volte;

 per alcuni materiali l’opzione del riciclo può essere meno conveniente rispetto ad altre dal punto di vista ambientale (si pensi ai beni di consumo in materiali compositi o contenenti additivi pericolosi);

 il riciclo è sostenibile quando esiste un mercato a valle che accetti il prodotto riciclato. È inoltre indispensabile tenere di conto della complessità crescente della composizione del rifiuto, per investire nella ricerca di tecnologia avanzata consentendo di isolare dai prodotti potenzialmente riciclabili le sostanze pericolose per l’ambiente o per la salute e fino a che non saranno messe a punto tali tecnologie il sistema del riciclo è limitato nelle sue potenzialità102. Come altra fase del sistema della gestione integrata dei rifiuti abbiamo il trattamento meccanico-biologico (TMB), una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati (e/o residuali dopo la raccolta differenziata) che sfrutta l'abbinamento di processi meccanici a processi biologici quali la digestione anaerobica e il compostaggio. Appositi macchinari separano la frazione umida (l'organico da bioessicare) dalla frazione secca. Il biostabilizzato, ottenibile mediante trattamento meccanico-biologico (TMB) si distingue dal compost in quanto il biostabilizzato non viene usato come concime in agricoltura (cosa che viene fatta invece col compost) ma, essendo caratterizzato da una fermentescibilità ridotta fino al 90%, è particolarmente adatto per il recupero ambientale, paesaggistico e alla copertura giornaliera di discariche (al posto della terra) senza avere emissioni di metano.

Schematicamente un impianto che produce biostabilizzato da rifiuti prevede dapprima la separazione di una parte grossolana e poco fermentescibile, costituita ad esempio da carta, cartone, plastica, metalli, vetro ecc., e di una parte ricca di sostanza organica e altamente fermentescibile. La prima frazione viene avviata allo smaltimento/riciclo mentre la sostanza

101

U. ARENA, M.L. MASETLLONE, F. PERUGINI E R. CLIFT, “Enviromental Assessment of Paper Waste Management Options by Means of Lca technology”, 2004, pag 5702-5714.

102

U. ARENA, “Scelte sostenibili ed equilibrate per la gestione dei rifiuti urbani”, in “Ambiente Rischio Comunicazione”, 2012, disponibile su www.amracenter.com, pag 5-16.

70 organica viene sottoposta ad abbattimento del contenuto organico e a trattamento biologico atto ad accelerare la fermentazione e produrre quindi materiale finale a bassa fermentescibilità. In tal modo si recupera biogas ed è anche possibile ricavare eventualmente del CDR103.

Poi ci sono i trattamenti termici che si distinguono in tre processi di base:  Combustione (incenerimento);

 Pirolisi;

 Gassificazione.

Sia in Italia che in Europa, gli impianti di trattamento termico di gran lunga più diffusi per i rifiuti urbani sono gli inceneritori.

L'incenerimento è una tecnologia consolidata che permette di ottenere energia elettrica e fare del teleriscaldamento sfruttando i rifiuti indifferenziati o il CDR. Questi vengono bruciati in forni inceneritori e l'energia termica dei fumi viene usata per produrre vapore acqueo che, tramite una turbina, genera energia elettrica. La quantità di energia elettrica recuperata è piuttosto bassa, mentre quella termica è molto maggiore. Tale energia recuperata è da confrontarsi con quella necessaria al riciclaggio, che a sua volta si compone di vari fattori: la separazione, il trasporto alle rispettive fonderie o industrie di base, la fusione o trattamento fino alla produzione del materiale base, uguale a quello vergine.

La pirolisi e la gassificazione sono dei trattamenti termici dei rifiuti che implicano la trasformazione della materia organica tramite riscaldamento a temperature variabili (a seconda del processo da 400 a 1200 °C), rispettivamente in condizioni di assenza di ossigeno

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Il termine CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti, noto anche come RDF, Refuse Derived Fuel) identifica una gamma di combustibili ricavabili dal trattamento di rifiuti urbani e non. Le frazioni comunemente utilizzate sono:

 la frazione secca, separata con sistemi meccanici, dei rifiuti urbani raccolti in maniera indifferenziata e/o dei rifiuti bioessiccati;

 gli scarti provenienti dalla selezione dei rifiuti da raccolta differenziata, cioè la parte non destinata al recupero di materia.

Il CDR può contenere inoltre fino al 50% in peso di rifiuti dichiarati assimilati ai fini di tale recupero, quali:

 plastiche non clorurate;

 poliaccoppiati (cartoni per latte, vino, succhi di frutta …);

 gomme sintetiche non clorurate;

 resine e fibre artificiali e sintetiche con contenuto di Cl < a 0,5% in massa;

 pneumatici fuori uso.

L’aggiunta di tali materiali permette da un lato l’aumento del potere calorifico, d’altra parte aumenta la presenza di sostanze pericolose nel CDR.

Apposite norme tecniche (D.M. 5/2/98) prevedono che, per la classificazione come CDR, il combustibile risponda a precisi requisiti. In particolare, il potere calorifico Inferiore minimo è stabilito in 15.000 kJ/kg (valore poco superiore a quello del legno, e pari a metà del coke), e umidità massima del 25%.

71 o in presenza di una limitata quantità di questo elemento. Gli impianti che sfruttano tali tecnologie in pratica, attuano la dissociazione molecolare ottenendo in tal modo molecole in forma gassosa più piccole rispetto alla originarie (syngas) e scorie solide o liquide. In confronto agli inceneritori i rendimenti energetici possono essere maggiori se il syngas ottenuto viene bruciato in impianti ad alto rendimento e/o ciclo combinato, mentre l'impatto delle emissioni gassose risulta sensibilmente ridotto. In particolare il rendimento in produzione elettrica può arrivare, a detta di alcuni produttori, a oltre il doppio del più moderno inceneritore.

Va anche osservato che in genere gli impianti di pirolisi e/o gassificazione sono più piccoli degli inceneritori, cioè ciascun impianto tratta un minor quantitativo di rifiuti. Questo comporta alcuni vantaggi: anzitutto si evita il trasporto dei rifiuti per lunghe tratte, responsabilizzando ciascuna comunità locale in merito ai propri rifiuti (smaltiti in loco e non "scaricati" a qualcun altro). In secondo luogo la flessibilità e le minor taglia degli impianti permette facilmente di aumentare la raccolta differenziata e ridurre il quantitativo di rifiuti totali, politiche difficilmente attuabili con inceneritori da centinaia di migliaia di tonnellate annue che necessitano di alimentazione continua. Infine anche i costi di realizzazione ed i tempi di ammortamento dovrebbero essere inferiori.

Infine, ultimo anello del sistema della gestione integrata dei rifiuti è il conferimento in discarica.