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Aperto III) Elementi Saldi IV) Elementi Flessibil

2.6 Lo schema Destra/Sinistra

Finora abbiamo analizzato da un punto di vista teorico come i valori possano essere intesi come un fattore cruciale, se non il più importante, dell’agire politico, in un approccio alternativo, tanto alla teoria della scelta razionale, che pone alla base dell’agire politico la massimizzazione dell’utilità individuale, quanto a quegli approcci in cui ha un peso preponderante l’identità intesa come appartenenza ad un gruppo specifico.

Anche per noi i fenomeni identitari hanno un ruolo decisivo, ma piuttosto che dipendere dall’appartenenza ad un gruppo specifico, solitamente inteso in termine di classe, o di comunità territoriale, etnica o religiosa, per noi l’identità viene a costituirsi dalla condivisione di significati comuni, in particolare nella forma di valori. In questo modo viene ad essere ribaltata la concezione classica che vuole l’adozione di particolari modelli di valore derivata dall’appartenenza ad un gruppo tramite un processo di socializzazione. Nella nostra ottica i valori sono invece dei criteri di orientamento, in definitiva delle strutture cognitive che derivano dall’interpretazione da parte di soggetti individuali e collettivi delle proprie esperienze le quali sono riferibili per buona parte e nei loro aspetti fondamentali a condizioni di vita determinate strutturalmente.

Orientamenti valoriali individuali, culture politiche ed ideologie sono le principali forme che i sistemi di valori assumono delle democrazie moderne.

Le dinamiche attraverso cui si raccoglie consenso attorno ad un soggetto od ad un progetto politico, o anche attorno ad una singola politica pubblica, hanno a nostro avviso a che fare principalmente col modo in cui gli individui riconoscono in queste proposte i propri valori. Il sostegno dato va quindi inteso, prima di tutto, come un atto di affermazione e di conferma della propria identità, del proprio punto di vista sul mondo.

La peculiarità dei sistemi democratici, per come si sono sviluppati in Occidente, è quello di comporsi di un conflitto endemico e legittimato fra diverse concezioni del mondo, ovvero di costituire il modo di auto-regolarsi di una società altamente differenziata e complessa ed irrimediabilmente divisa.

Questo sistema di regolazione di una conflittualità permanente pone alcuni problemi: 1) una prima difficoltà riguarda il modo in cui i diversi soggetti, sia a livello delle

masse, che a livello delle èlite, definiscono le proprie posizioni reciproche, considerando che è proprio in questo gioco di opposizioni che vengono costituite le

identità politiche. A livello delle masse si tratta di prendere le misure fra diversi modi di vita. A livello delle èlite si tratta di definire il campo delle possibili alleanze attuabili in vista della conquista del potere in relazione ad alcune condizioni vincolanti: a) la necessità di costruire alleanze sufficientemente ampie da rendere plausibile la conquista della maggioranza; b) la necessità che la coalizione sia sufficientemente omogenea da un lato da consentire la governabilità in caso di vittoria; dall’altro che risulti credibile agli occhi dei propri elettori di riferimento.

2) Difatti il secondo problema che ci si trova ad affrontare è un problema di rappresentanza fra masse ed elite, in quanto, tanto i partiti quanto le persone prendono posizione su una pluralità di dimensioni differenti

Inoltre bisogna considerare che i valori sono entità astratte e che la quotidianità della politica è fatta di elementi concreti come personaggi politici, partiti, iussue, dichiarazioni, eventi, etc. Vi è quindi un problema di raccordo tra dimensione astratta e concreta della politica.

Se consideriamo che ogni attore politico deve tenere conto di queste dinamiche contemporaneamente, diviene chiaro come l’intero processo rischi di diventare un puzzle inestricabile in assenza di un qualche dispositivo che semplifichi le scelte degli attori in gioco.

Molti studiosi hanno riconosciuto all’asse destra-sinistra questo compito, tuttavia si sono spesso limitati a considerarlo o come un sommario delle issues del più contingente dibattito politico di un determinato contesto politico, o come un rozzo dispositivo di identificazione partitica.

Un contributo più interessante e per certi versi innovativo è venuto da Klingemann e Fuchs i quali molto opportunamente hanno ritenuto di abbandonare la dizione ‘dimensione destra-sinistra’ a favore della dicitura ‘schema destra-sinistra’ sottolineando sia la natura cognitiva del dispositivo simbolico, sia la sua complessità. I due autori elaborano importanti riflessioni su due argomenti in particolare: la struttura dello schema destra- sinistra ed i suoi contenuti.

Riguardo al primo punto, riprendendo alcune considerazioni di Luhman, i due autori descrivono lo schema destra-sinistra come “un meccanismo generalizzato per la comprensione della realtà politica […] per la riduzione della complessità che assolve in

primo luogo ad una funzione di orientamento per gli individui ed ad una funzione di comunicazione per il sistema politico”295.

Meccanismo caratterizzato da tre proprietà strutturali:

a) generalizzazione simbolica: con cui si intende che i simboli usati sono astratti e generali tali da poter essere riferiti ad una ampia gamma di oggetti politici in situazioni concrete;

b) codificazione binaria: che si riferisce al fatto che, tendenzialmente, per ogni dimensione sostantiva possano esserci possano esserci soltanto due possibilità, ognuna delle quali associabile alla destra o alla sinistra;

c) limitazione, secondo cui lo schema destra-sinistra, non si riferisce ad ogni aspetto o argomento politico ma solo ad un insieme limitato di essi. I due autori infatti sostengono, e noi concordiamo appieno su questo, che lo schema destra-sinistra rappresenta solo le strutture base del conflitto presenti in una società, le quali si manifestano a diversi livelli: base socio-strutturale del conflitto, rappresentazione ideologica del conflitto e la sua espressione in organizzazioni politiche.

Quest’ultimo punto introduce l’argomento dei contenuti dello schema destra-sinstra. Come avrà intuito il lettore il riferimento alle strutture base del conflitto contiene ovviamente un richiamo alle teorie di Rokkan, e difatti gli autori identificano proprio nelle due principali linee di fratture di Rokkan, quella clerico-secolare e quella capitale-lavoro, alle quali aggiungono la dimensione valoriale materialismo/post-materialismo individuata da Inglehart, la matrice delle coppie di significati associati ai simboli ‘destra’ e ‘sinistra’296. Non si può dire che questa concezione del dispositivo simbolico destra-sinistra, presentata dagli autori ormai venti anni fa, abbia avuto, purtroppo, molto seguito. Diciamo purtroppo perché in questo lavoro veniva affermato a livello teorico ed analizzato empiricamente un punto fondamentale: il dispositivo simbolico destra-sinistra non coincide né con una dimensione particolare della competizione politica, né è una sintesi di tutte le principali issues di un qualsiasi sistema politico, ma è piuttosto una struttura profonda che sintetizza

295 Fuchs D., Klingemann, H., The left-right schema, in Jennings, K. e Van Deth, J., Continuities in political

action, Walter de Gruyter, New York, 1990, p. 205

296

I due autori utilizzano soprattutto dati ricavati da associazione libera di parole alle parole-stimolo ‘destra’ e ‘sinistra’, rilevazioni effettuate in Olanda, Germania, USA. I risultati sono sorprendentemente simili a quelli ottenuti da Laponce (Cfr. Left and right, the topografy of political peceptions, University of Toronto press, Toronto, 1981) con la stessa tecnica su un campione di studenti canadesi e francesi. I dati dei due autori evidenziano una tendenziale omogeneità dei significati associati ai due termini in tutti e tre i paesi, con alcune eccezioni per quanto riguarda gli USA. Vengono confermate le ipotesi di partenza tranne che per il legame tra risposte ottenute e conflitto di valori materialisti/post-materialisti, relazione però sostenuta attraverso dati quantitativi da survey tratti da altre ricerche.

dimensioni di conflitto profondamente radicate nella nostra società, legate a sviluppi storici che hanno interessato tutte le democrazie occidentali ed a questo si deve la capacità della coppia destra-sinistra di risultare valida e comprensibile a livello trans-nazionale.

Per quanto ci riguarda vorremmo portare avanti la riflessione introdotta da Klingemann e Fuchs lungo due direttrici: 1) da un lato vorremmo portare avanti il discorso sul tipo di costrutto, avvalendoci della teoria delle rappresentazioni sociali che ci sembra più agevole ed esplicativa rispetto all’idea di schema che i due autori traggono da Luhman; 2) dall’altro vorremmo approfondire il rapporto tra lo schema destra-sinistra e le dimensioni conflittuali che ne determinano il significato.

Di seguito procederemo descrivendo brevemente: a) i tratti fondamentali della teoria delle rappresentazioni sociali; b) come questa si possa applicare allo schema destra-sinistra e quali vantaggi esplicativi offra; c) con particolare riferimento alle relazioni che il fenomeno delle rappresentazioni sociali può intrattenere con gli altri oggetti della nostra analisi: valori, culture politiche, ideologie.

2.6.1 La teoria delle rappresentazioni sociali. La teoria delle rappresentazioni sociali è

stata elaborata nell’ambito della psicologia sociale ad opera di Serge Moscovici, rielaborando in maniera originale il concetto di rappresentazioni collettive di Durkheim. A partire dagli anni ottanta questo approccio è andato incontro ad un crescente interesse ed ad una notevole opera di approfondimento, ponendosi come uno strumento in grado di far dialogare e trovare applicazione in differenti discipline.

Per Moscovici le rappresentazioni sociali sono “sistemi cognitivi con una loro logica ed un linguaggio propri. Non sono semplicemente ‘opinioni su’, ‘immagini di’ o ‘atteggiamenti nei confronti di’ ma teorie o branche di conoscenza vere e proprie, utili per la scoperta e l’organizzazione della realtà […] Sono sistemi di valori, di idee, di pratiche con una doppia funzione: stabilire un ordine che renda capaci gli individui di orientarsi nel loro mondo materiale e sociale e di dominarlo; rendere possibile la comunicazione tra i membri di una comunità, fornendo loro un codice per lo scambio sociale e un codice per denominare e classificare in modo non ambiguo i vari aspetti del loro mondo e la loro storia individuale e di gruppo.”297 Funzioni alle quali viene aggiunta solitamente quella di tradurre il non familiare nel familiare, di fungere cioè da guida per l’acquisizione di nuove conoscenze e

297 Moscovici S., Introduction, in Herzlich C., Santé et maladie, Paris, Mouton, 1969, p.12, citato da

permettere di assorbire elementi nuovi e perturbanti che si affacciano nella nostra percezione della realtà.

Come si può vedere, già in questa sintetica definizione delle rappresentazioni sociali sono presenti tutti gli elementi messi in luce da Klingemann e Fuchs, con il vantaggio che la teoria delle rappresentazioni sociali ha una portata ed una articolazione incomparabilmente più vasta rispetto alle scarne indicazioni esposte dai due autori.

I due termini che denotano la nozione, rappresentazione e sociale, appaiono allora declinabili sotto differenti aspetti. Con rappresentazione si indica contemporaneamente un processo in atto ed il risultato di quel processo. Il riferimento al sociale assume invece un triplice significato che fa riferimento a: la natura del processo; l’oggetto rappresentato che deve essere socialmente rilevante e problematico per un gruppo o una comunità; ed al grado di condivisione della rappresentazione, sebbene quest’ultimo punto sia quello che incontra meno accordo tra gli studiosi298.

Moscovici individua due processi genetici attraverso cui le rappresentazioni sociali vengono elaborate: l’oggettivazione e l’ancoraggio, che però risentono nella loro formulazione del fatto che nei suoi primi studi Moscovici fosse interessato a come teorie scientifiche fossero recepite da parte del senso comune.

L’oggettivazione infatti descrive il processo attraverso cui le conoscenze socialmente disponibili riguardo un oggetto vengono selezionate ed ordinate. Attraverso questo processo, ciò che si sa, i concetti, vengono trasformati in immagini, una realtà tangibile. Il processo di ancoraggio sta invece ad indicare il processo attraverso cui l’oggetto della rappresentazione viene inserito in un campo di conoscenze presistente ed interpretato in base alle sue categorie. E’ essenzialmente attraverso questo processo che l’ignoto viene ricondotto al familiare. In questo modo il nuovo può essere categorizzato efficacemente con un minimo di sforzo cognitivo.299

Di notevole interesse per il nostro lavoro sono poi i contributi della cosiddetta scuola strutturalista di Abric e Flement. Secondo questi autori, ogni rappresentazione sociale si articolerebbe attorno ad un nucleo centrale ed un area periferica. Il nucleo centrale è

298

Polmonari critica l’appiattimento della nozione di rappresentazione sociale su quello di credenza sociale condivisa, notando come in questo modo venga meno il suo carattere costruttivista, che ne costituisce uno dei tratti più interessanti (Cfr. Polmonari A., Introduzione, in Farr R.,M., Moscovici S., Rappresentazioni sociali, il Mulino, Bologna, 1989, p.11). Allo stesso modo Doise proponendo di considerare opinioni, atteggiamenti e stereotipi come elementi costitutivi delle rappresentazioni sociali, fa notare che solo gli stereotipi sono pienamente condivisi (cfr. Doise W., Rappresentazioni sociali, esperimenti intergruppi e livelli di analisi, in Farr, R., M., Moscovici, S., op.cit., pp. 287-301.)

299 Per una descrizione più approfondita di questi processi vedi Moscovici, S., Il fenomeno delle

“l’elemento fondamentale della rappresentazione, poiche è quello che determina allo stesso tempo il significato e l’organizzazione della rappresentazione […] è determinato da un lato dalla natura dell’oggetto rappresentato, e dall’altro con la relazione che il soggetto ha con l’oggetto”300. Il nucleo centrale è ritenuto quindi alla base della stabilità di una rappresentazione. Per tali ragioni gli elementi che lo compongono sono in genere più astratti, risentono di condizioni storiche e sociali, sono collegate se non costituite da volori. L’area periferica costituisce invece “l’interfaccia tra il nucleo centrale e la situazione concreta nella quale si elabora o funziona la rappresentazione”301. L’area periferica è pertanto costituita da elementi più concreti ed accessibili (schemi o scripts) che traducono ed adattano i contenuti astratti del nucleo centrale ala specificità di varie situazioni e contesti. Flement ne individua tre funzioni essenziali: in primo luogo prescrivono i comportamenti e le prese di posizione del soggetto in relazione all’oggetto in questione nelle situazioni in cui è inserito; permettono una personalizzazione della rappresentazione; ma soprattutto, proteggono il nucleo ocentrale dal cambiamento preservandone la coerenza e la stabilità, evitando quindi il pericolo di una disgregazione. In particolare, secondo Flement, laddove emergano incongruenze tra la realtà e la sua rappresentazione queste vengono assorbite e corrette a livello degli schemi periferici; potendo poi proseguire fino a modificare il nucleo centrale. In relazione al mutamento inoltre Flement osserva come le rappresentazioni sociali siano abbastanza impermeabili ai discorsi ideologici, ma subiscono invece l’influsso delle pratiche302.

2.6.2 Lo schema destra-sinistra come rappresentazione sociale dello spazio politico.

Quanto e in che modo la teoria delle rappresentazioni sociali può permetterci di pervenire ad una maggiore comprensione del significato e del funzionamento dello schema destra- sinistra? Il che significa in realtà, porsi altre due domande: è teoricamente sensato e corretto interpretare lo schema destra-sinistra in termini di rappresentazioni sociali? Ammesso che sia sensato, in che modo risulta utile?

Riguardo alla prima domanda, possiamo incominciare col notare che le funzioni che questa scuola attribuisce alle rappresentazioni sociali sono grossomodo quelle che da Downs in poi, tutti gli autori hanno riconosciuto al dispositivo simbolico destra-sinistra come

300

Abric, J.C., Lo studio sperimentale delle rappresentazioni sociali, in Jodelet D. (a cura di), Le rappresentazioni sociali, Liguori Editore, Napoli, 1992, p.218-9.

301 Abric, J.C, Pratiques sociales et representations, Paris, PUF,1994, p.25.

302 Cfr., Flement, C., Struttura e dinamica delle rappresentazioni sociali, in Jodelet D. (a cura di), Le

struttura o schema cognitivo che permette agli attori in gioco di muoversi, semplificandolo, su uno scenario complesso e di comunicare tra loro. In particolare, il confronto fra le citazioni riportate di Moscovici da un lato e di Kligemann e Fuchs dall’altro, manifestano notevoli punti in comune.

Tuttavia una semplice corrispondenza nelle funzioni non può bastarci per asserire che il dispositivo destra-sinistra sia descrivibile nei termini di una rappresentazione sociale. Del resto tali funzioni sono quelle che grossomodo si associano a qualsiasi sistema di elementi simbolici.

Per dare una risposta congrua e risolutoria a questo interrogativo bisognerebbe concepire il dispositivo destra-sinistra come rappresentazione di un qualche oggetto che soddisfi determinati criteri, individuati dalla teoria.

La soluzione più immediata, che inizialmente anche noi avevamo preso in considerazione, sarebbe quella di considerare la ‘destra’ e la ‘sinistra’ come degli oggetti sociali suscettibili di rappresentazione303.

Si tratta senza dubbio di una direzione di ricerca plausibile, non priva di una certa utilità, ma forse, in fin dei conti fuorviante, per due motivi. Primo, in questo modo si evita in realtà di indicare quale sia l’oggetto della rappresentazione, quale ne sia il referente concreto e si corre fortemente il rischio di confondere quella che dovrebbe essere una rappresentazione sociale con altre forme di conoscenza (culture politiche ed ideologie in primis), oppure di occultare la realtà rappresentata dietro la rappresentazione stessa. In secondo luogo, questa prospettiva sottende la possibilità che ‘destra’ e ‘sinistra’ siano due oggetti separabili ed indagabili indipendentemente l’uno dall’altro. A nostro avviso questo costituisce un grave errore, perché i due termini lavorano congiuntamente all’interno di una struttura cognitiva che si regge su una serie di opposizioni reciproche, anche se come vedremo questo non significa affatto che i significati associabili ai due termini siano necessariamente speculari. Venendo al punto, a nostro avviso, l’oggetto rappresentato dal dispositivo simbolico destra-sinistra è lo spazio politico stesso. Con il termine ‘spazio politico’ ci riferiamo ad una realtà estremamente complessa, composta da politici, partiti, movimenti, le loro proposte, le loro ideologie, i loro elettorati e le loro credenze. Pur essendo molto complesso è nondimeno un insieme di fenomeni reali, sicuramente difficile

303 Ipotesi in tal senso sono state avanzate abbastanza recentemente da Ambrogio Santambrogio (cfr. Sul

concetto di cultura politica: una prospettiva sociologica, in Crespi F., La cultura politica nell’Italia che cambia, Carocci, Roma, 2001, pp.43-83; Destra e sinistra. Un’analisi sociologica, Laterza, Roma-Bari,1998. Si veda anche il botta e risposta sulle pagine del Mulino fra Cavazza N., Corbetta P., Destra e Sinistra: vale ancora la pena parlarne?, il Mulino, n.1, 2008, pp.84-93; Salvati M., Destra e Sinistra, riformatori e conservatori, il Mulino, n.3 2008, 449-45.

da afferrare nella sua totalità, ma proprio per questo bisognoso di una rappresentazione che lo semplifichi e lo renda in qualche modo gestibile anche da parte dell’uomo comune, mediamente disinteressato alla politica, fornendo comunque un ponte con i codici culturali dei protagonisti e degli esperti di politica. E’ un elemento già implicito della teoria economica della politica, ma ci teniamo a sottolineare che in questo modo si realizza il passaggio dalla rappresentazione spaziale della competizione politica alla rappresentazione sociale dello spazio politico.

Veniamo ora alla questione dei criteri. Secondo Abric affinché un oggetto possa costituire il materiale per un processo di rappresentazione sociale deve: a) necessariamente avere una forte rilevanza sociale; b) deve costituire oggetto di scambio e di interazione sociale; c) deve iscriversi in una costellazione di relazioni con altri oggetti sociali; d) deve riferirsi a norme e valori sociali.304 Ci sembra che si possa affermare senza indugio che l’oggetto ‘spazio politico’ soddisfi pienamente questi criteri.

Dobbiamo a questo punto fare una importante precisazione che sgombri il campo da possibili equivoci. Lo schema destra-sinistra non è l’unica rappresentazione possibile dello spazio politico. Per esempio la dimensione sistema/antisistema costituisce una rappresentazione alternativa ed indipendente dello spazio politico rispetto allo schema destra-sinistra, che tuttavia ne è la rappresentazione dominante, il riferimento principale a cui si ricorre in prima istanza anche per interpretare eventuali elementi di novità.

Né tantomeno, come Klingemanne Fuchs avevano già messo in evidenza con la proprietà strutturale della limitazione, lo schema destra-sinistra, contiene tutti gli elementi che compongono lo spazio politico, altrimenti non sarebbe più una rappresentazione. Ogni operazione di rappresentazione è un operazione di riduzione di complessità che comporta una selezione orientata da alcuni criteri. Cosa rientra e cosa no nella rappresentazione dello spazio politico costituita dallo schema destra-sinistra? Come sarà ormai evidente, se non ridondante a questo punto della trattazione, secondo il nostro convincimento lo schema destra-sinistra riguarda conflitti di valore profondamente radicati nella struttura sociale. Questo perché sin dai suoi esordi durante la Rivoluzione Francese, la contrapposizione fra destra e sinistra ha avuto come oggetto gli ideali ed i principi, che configurano lo stato