2. Altri modus di operare con la tradizione: elementi moto-vocali della matrice
2.2 La danza degli Orixás come metodo di educazione corporea dell’artista della
2.3.5 Gli schemata di Ogun: il principio forza del guerriero (colui che è sette)
Ogun è uno, ma lo dicono in sette parti a Irè, Ogun méjejè loode Irè, frase
che allude a sette villaggi, oggigiorno spariti, che sarebbero esistiti nei dintorni di Irè. Il numero sette gli viene associato ed è rappresentato, nei luoghi che gli sono consacrati, da strumenti di ferro del numero di sette, quattordici o ventuno infilati in un fusto di ferro: lancia, spada, pinza, coltello, punta di freccia, tutti simboli delle sue attività. [n.t.] (VERGER, 1982, p.85)
Ogun è l’Orixá del movimento e della dinamica per eccellenza, la manifestazione
energetica incorporata del guerriero. Quando egli si manifesta nel corpo dei sacerdoti inizia una danza marziale molto rapida che fa ricordare il trottare del cavallo; impugnando la sua spada Ogun abre os caminhos, apre i sentieri a coloro che lo seguono ed agli altri Orixás, cioè vuol dire che Ogun sfila in testa, aprendo il cammino quando gli Orixás entrano nel salone delle danze estatiche, già vestiti con gli indumenti e i loro oggetti. Ad Ogun viene anche riconosciuto il potere di essere stato il primo a manipolare il ferro, quindi, non a caso, viene soprannominato il fabbro. Tuttavia, prima ancora di maneggiare il ferro, egli fu un bravissimo cacciatore conoscitore dei segreti della foresta; perciò è un Orixá che porta con sé non soltanto il principio del guerriero ma pure fa parte del gruppo degli Ode, cioè dei cacciatori. “Nel gruppo degli Ode – cacciatori – si stacca
Òsôsì, il cacciatore per eccellenza. Egli condivide molte caratteristiche con Ogun.
Sono “fratelli” nel linguaggio del “terreiro” [...] [n.t.] (SANTOS, 2008, p.93). Di conseguenza, Ogun condivide il principio del sostenere con il suo fratello l’Orixa
Oxossi, il re dei cacciatori. I colori che corrispondono al principio dell’Orixá Ogun sono il verde e il blu. Le collane dei sacerdoti di Ogun sono quindi verdi,
blu oppure di ferro, il metallo della terza categoria, il “sangue nero”, che porta l’axé, cioè la forza del principio del guerriero Ogun. Quando incorporato dal principio guerriero di Ogun, il sacerdote si sposta con molta velocità nello spazio del salone delle danze estatiche svolgendo una specie di camminata sbrigativa, una corsa celere che rimette all’immagine del cacciatore che corre dietro qualche animale selvatico, oppure, alla figura di Ogun che esce dalla foresta con un
coltellaccio aprendo i cammini, i sentieri, rafforzando così la sua immagine di domatore. In ogni gesto, movimento e sequenze di danze dell’Orixá Ogun è possibile percepire la forza e il potere di uno dei suoi elementi, il fuoco, che si irradia nello spazio. Normalmente, il guerriero Ogun, in una positura eretto, esegue dei movimenti con le sue mani appalmate che mimano, oppure si “trasformano” nelle sue armi e nelle sue ferramenta di potere. Queste micro-danze che il sacerdote esegue, cioè i piccoli movimenti che egli compie con le mani a mo’ di spada, sono eseguite quando il sacerdote non è ancora vestito con gli indumenti e l’oggetto principale di Ogun, la spada, oggetto-simbolo che, oltre a rappresentare la sua condizione nella gerarchia del pantheon degli Orixás, rivela anche il suo aspetto virile, deciso, pronto a combattere sia un avversario, sia la rappresentazione di un qualcosa da eliminare nei sentieri della vita di una persona. Ed è, soprattutto per questo motivo che Ogun, il guerriero che impugnando la sua spada taglia i mali e gli ostacoli, viene considerato l’Orixá abre os caminhos, cioè colui che apre i sentieri.
A Bahia si attribuiscono sette nomi a Ogun che sono molto simili a quelli che abbiamo visto in Africa. In questa lista ci sono delle varianti dateci dalle persone interrogate, ma quelle menzionate il più delle volte sembrano essere: Ogun Onire, Ogun Alakoro, Ogun Alagbèdè, Ogunja,
Ogun Mejè, Ogun Omini, Ogun Wari. [n.t.] (VERGER, 1982, p.92)
Dunque, è possibile identificare sette qualità nella manifestazione incorporata di
Ogun, come d’altronde è riconoscibile anche nella rappresentazione della Rainha do mar Yémanja. Tuttavia, le sette qualità di Ogun, diversamente da Yémanja,
rivelano le caratteristiche di affinità che Ogun ha con gli altri Orixás. Tranne il suo titolo di Ogun Onire, che appunto lo identifica come il re della città di Irê, le altre qualità sono direttamente collegate alle affinità di Ogun con gli Orixás. Così,
Ògún Meje – o Mejeje, il guardiano delle case di Ketu, colui che custodisce le
sette porte della città di Irê, rivela le sue affinità con l’energia di Exú, il messaggero e guardiano dei terreiros. Ògún Je Ajá oppure Ogúnjá, manifesta il suo legame con l’energia di Oxaguiã. Ògún Àmènè o Ominí e Ogun Wàrí hanno
delle affinità con il principio dell’Orixá femminile Oxum. Ògún Alágbèdé è in sintonia con il principio del generàre della Rainha do mar Yemanja. E, Ògún
Akoró è in affinità con l’energia del suo fratello Oxóssi, il re dei cacciatori.
Tuttavia, indipendentemente da queste sette qualità, l’architettura corporea dell’energia incorporata dell’Orixá Ogun è una; quindi, in questa unità corporea è possibile identificare due zone principali che irradiano la forza energetica dell’Orixá e compongono la figura del guerriero. La prima zona energetica è riconoscibile nelle membra inferiori e la seconda negli arti superiori. L’evidenza di queste zone di forza specifiche nella composizione della figura di Ogun rafforzerebbe dunque la sua caratteristica dinamica e relazionale. Infatti, non a caso, le gambe e le braccia, che secondo Delsarte sono impregnate di forza vitale, oltre a mettere l’essere in “[...] con-tatto con quanto ci circonda, mettendo in relazione l’io con i fenomeni [...]” (RANDI, 1996, p.156), darebbero la possibilità all’architettura corporea di locomuoversi nello spazio e aprirsi verso l’esterno.
Orgão responsável pela caminhada, pela marcha, a perna é um símbolo dos vínculos sociais e exteriores. Ela permite aproximações, favorece os contatos e suprime as distâncias, assumindo assim uma importância de ordem biológica e social. [...] (MIRANDA, 2000, p.73)67
Perciò, le gambe del sacerdote incorporato dal principio del guerriero di Ogun rispecchiano la struttura energetica della figura dell’Orixá guerriero e, esprimono il principio maschile che esplora il mondo con la sua marcia sbrigativa.
[...] A perna, como o pênis, é um símbolo da vida e da libido. Mostrar as pernas significa exibir sua potência, virilidade ou feminilidade. [...] Romper, cortar ou quebrar as pernas de alguém significa, metaforicamente, impedir seu relacionamento social, profissional ou sexual. [...] As pernas como força da realização humana são assemelhadas às pernas do cavalo. [...] (MIRANDA, 2000, p.74)68
67
“Organo responsabile della camminata, della marcia, la gamba è un simbolo dei rapporti sociali e del contatto con l’esterno. Essa permette l’avvicinamento, favorisce i contatti e accorcia le distanze, assumendo così un’importanza di ordine biologico e sociale. [...]” [n.t.]
68
“[...] La gamba, d’altronde come il pene, è un simbolo di vita e della libido. Mostrare le gambe significa esibire la potenza, la virilità o la femminilità. [...] Rompere, tagliare o spaccare le gambe
Le gambe sono la parte del corpo umano che ci permette di spostarci, di camminare, correre, arrivare dove vogliamo. Ci consentono di mantenere la posizione eretta, di rimanere in equilibrio, di saltare, di danzare. Sono legate al movimento, all’azione; accorciano le distanze, avvicinano o allontanano fisicamente le persone l’una dall’altra. Vengono equiparate simbolicamente all’organo sessuale per questa componente di possibile unione o divisione, coesione o non coesione nell’ambito individuale o di gruppo. Rappresentando la forza e la potenza dell’individuo, le gambe sono un simbolo del legame sociale: permettono gli avvicinamenti, favoriscono i contatti, sopprimono le distanze e hanno perciò un’importanza di ordine sociale (CHEVALIER e GHEERBRANT, 2006, p.48). In realtà e, non a caso, durante l’esecuzione degli schemata di Ogun, è inevitabile riconoscere il vigore delle gambe del guerriero incorporato nel sacerdote. Esse infatti ci inviano dei messaggi molti precisi sulla forza dell’animalità guidata che è presente nell’architettura corporea di Ogun e nello stesso momento la fermezza del guerriero che la controlla. Sono gambe determinate che si spostano col fuoco diretto e molta precisione in direzione alla realizzazione dell’atto. Ogun, il guerriero del sentiero cammina con vigore e coscienziosità perché egli è stato capace di dominare la sua animalità, il suo cavallo, e quindi fare uso di questa energia nel suo processo di libertà. E’, dunque, l’Orixá che rappresenta l’archetipo dell’uomo autonomo che cammina con le sue proprie gambe. Invece, per quel che riguarda gli arti superiori, ossia, la seconda zona energetica dell’architettura di Ogun, si osserva nell’immediato la forza visuale delle mani del sacerdote che insceneranno dei microtemi in stretto rapporto con l’azione complessa della figura dell’Orixá; ossia, durante l’esecuzione degli schemata dell’Orixá, il sacerdote incorporato, ancora non vestito con gli abiti e gli oggetti che identificano il guerriero Ogun, userà le sue mani per rappresentare la spada e quindi raccontare, tramite una sequenza di gesti
di qualcuno significa, metaforicamente, bloccare la sua relazione sociale, professionale o sessuale. [...] Le gambe come forza di realizzazione umana sono paragonate alle gambe del cavallo. [...]” [n.t.]
narrativi, la storia mitica e le caratteristiche che identificano il principio guerriero di Ogun. Sono dunque mani-strumenti che rivelano la sua capacità di agire e affrontare il mondo. Infine, sono mani che rappresentano simbolicamente le sue facoltà e la sua tecnica di potere, cioè il suo procedimento utilizzato per dominare la materia. La mano di Ogun è dunque un simbolo dell’azione differenziatrice; serve da arma e da strumento di conoscenza, differenzia l’uomo da ogni animale e serve anche a differenziare gli oggetti che tocca e modella.
[...] As mãos evocam o conhecimento. Um saber capaz de impedir o poder de tornar-se dominação. A mão é um emblema real, instrumento de preponderância, supremacia e sinal de dominio. Para a tradição judaica cristã, as duas mãos, em profundidade, são uma só, e simbolizam a força, koá (energia, potência, vigor). [...] (MIRANDA, 2000, p.176)69
Tuttavia, occorre dire che l’energia, la potenza e il vigore delle mani del sacerdote incorporato, che esegue, appunto, i microtemi nelle sequenze di danze di Ogun, non avrebbero la stessa forza e neanche l’armonia, d’altronde necessaria all’atto simbolico efficace, se non ci fosse l’aiuto delle braccia, insieme alle articolazioni e alle spalle: il fuoco del movimento stesso. Perciò, si potrebbe asserire che i movimenti delle mani-strumento del guerriero Ogun sono armonici ed efficaci grazie alla connessione diretta con le spalle, oppure, si potrebbe dire che sono armonici poiché le spalle e le mani sono la stessa cosa (MIRANDA, 2000, p.184). In questo modo, l’unione tra le braccia, spalle e mani rinforzerebbe la zona energetica superiore dell’architettura di Ogun e, soprattutto, rivelerebbe la forza della matrice pettorale nella composizione della figura e degli schemata dell’Orixá guerriero.
69
“[...] Le mani evocano la conoscenza. Un sapere capace di impedire il potere di diventare dominazione. La mano è un’emblema regale, strumento di preponderanza, supremazia ed è segno di autorità. Secondo la tradizione giudaica cristiana, le due mani, in profondità, sono una solo, e simbolizzano la forza, koá (energia, potenza, vigore). [...]” [n.t.]
Come i giri e i movimenti ondeggianti della Rainha do mar Yemanja sono frequentemente adoperati dagli artisti nei loro processi creativi, anche gli
schemata danzanti di Ogun sono molto diffusi fuori dal contesto socio-religioso
dei candomblés. Nel caso dell’Orixá Ogun si potrebbe dire che le sue caratteristiche dinamiche, i suoi movimenti veloci, pieni di vigore istigherebbero il processo creativo e la composizione di altre azioni gestuali. Infatti, durante il mio soggiorno nella città di Salvador, ho potuto frequentare diversi lezioni di Danza Afro dove ho percepito una grande profusione di movimenti ispirati dagli
schemata dell’Orixá Ogun; ma, a volte, ho potuto anche identificare tutta la
sequenza di azioni che il guerriero compie durante le sessioni ritualistiche nei
candomblés, cioè gli spostamenti, le camminate sbrigative e le corse celeri del
cacciatore che esce dalla foresta con un coltellaccio aprendo i cammini, i sentieri. Quindi, è usuale percepire nei percorsi di educazione corporea, in specifico nell’ambito della danza contemporanea in Salvador, le sequenze di gesti, movimenti e, di spostamenti dell’architettura corporea dell’Orixá Ogun. Infatti, si può identificare, per esempio, le sequenze di Ogun nell’Orixas dance classes, cioè nel percorso educativo sostenuto dalla ballerina Rosangela Silvestre, colei, appunto, che ha creato la tecnica Silvestre70; come d’altronde si può osservarle nel
training corporeo sostenuto dal ballerino Augusto Omolu. Entrambi i processi
educativi, tanto quello di Rosangela Silvestre indirizzato specificatamente all’educazione, al training, dei ballerini, come quello sostenuto da Augusto Omolu, rivolto non soltanto all’educazione corporea dell’attore ma pure a quella del ballerino, sono dei processi che si appoggiano alla struttura dell’architettura corporea degli Orixás, cioè sono delle sperimentazioni pedagogiche che propongono le sequenze coreografiche, i gesti e i movimenti eseguiti dai sacerdoti dei candomblés.
70
Nel 1982, la coreografa, insegnante e ballerina di Salvador (Bahia) Rosangela Silvestre ha iniziato le prime fasi dello sviluppo della tecnica Silvestre, una tecnica di danza contemporanea in continua evoluzione che si serve degli elementi tradizionali della cultura afrobrasiliana, in specifico gli schemata e le danze degli Orixás. Per ulteriori informazioni rimando al sito: www.silvrestretraining.com accesso in data 23 luglio2012.
Tuttavia, osservando queste sperimentazioni pedagogiche, si verifica che le successioni di schemata corporei possono essere impiegate almeno in due modi: 1) nella forma parziale, ossia, in questo caso l’artista pedagogo si serve soltanto di determinati gesti o parte della sequenza coreografica dell’Orixá, oppure, 2) nella forma integrale, vale a dire che egli adopera tutta la sequenza coreografica e gli
schemata dell’Orixá. Per quel che riguarda il secondo percorso educativo, ossia, il training corporeo di Augusto Omolu, ho potuto osservare, durante la 14ª sessione
dell’University of Eurasian Theatre: Poetry and Improvisation, che il ballerino pedagogo si è servito della seconda modalità, cioè ha lavorato con la forma integrale della sequenza coreografica dell’Orixá Ogun. La sua scelta dunque di lavorare con la forma integrale della sequenza coreografica gli ha permesso di far conoscere ai partecipanti l’architettura corporea dell’Orixa guerriero, i suoi gesti simbolici, nonché le sue azioni mitiche. In questo caso, la coreografia è diventata uno strumento di comunicazione visuale efficace nel tramandare un registro corporeo composto da elementi “grammaticali” corporei tradizionali molto precisi; inoltre, mediante le sequenze coreografiche, il ballerino pedagogo ha potuto indicare, ai partecipanti del seminario, le qualità dei movimenti e dell’energia corporea non soltanto del guerriero Ogun ma anche degli altri Orixás con il quale egli ha lavorato. Quindi, le sequenze della danza degli Orixás sono state adoperate nel training come un processo di studio capace di rivelare all’individuo le forze energetiche universali che sono incorporate negli Orixás.
Ogun. Acquerello di Carybé: tratto dal libro “Iconografia dos deuses africanos no Candomblé da Bahia”. Bahia, Fundação
2.3.6 Gli schemata di Oya-Yansan: il principio forza della guerriera (colei che è