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Secondo il costume in occasione del matrimonio il marito acquista bangui e dolo, per

Risponde a tutte le domande Alphons Hébié

pretendente 9 Un padre [prima di getto aveva pronunciato la parola “zio” poi si è immediata-

R. Secondo il costume in occasione del matrimonio il marito acquista bangui e dolo, per

darli in dono ai suoceri. Per esempio, dipende dal numero degli invitati, potevano aver biso- gno di tre giare di ciascuna bevanda. Erano le donne a prendere le giare3, e a portarle ai suo-

ceri. Le bevande sono una dote molto importante, infatti non ci si può dimenticare di nes- suno. Non si sa mai con precisione cosa si scambiano tra loro i suoceri e i fratelli degli sposi, ma questo non ha molta importanza; per le bevande è diverso: le bevande devono necessa- riamente esserci per tutti, nessuno escluso, ciascuno prende posto vicino ai propri parenti per consumarne a volontà insieme a tutti agli altri.

Quando c’è molto da bere è una gioia per il matrimonio, perché alla fine tutti ridono e cantano, la sposa e lo sposo sono allora felici, poiché vedono i loro parenti allegri e contenti.

[Erano, infatti, in corso delle frenetiche attività: da un lato del cortile, c’erano le donne, indaffarate con un gran numero di lavori intorno ai cibi e alle bevande destinate alle persone ospitate; dall’altro lato, gli uomini adulti, impegnati ad organizzare sedie e panche, per far acco- modare gli invitati. Nel mentre, un ristretto gruppo di uomini più anziani, erano impegnati con la raccolta delle questue, preoccupati di registrare puntualmente su un libretto, i nomi e la quantità di soldi degli oblatori. Infatti, le offerte che erano per il padre della sposa, per la madre della sposa e per lo sposo, non erano divise in parti uguali; ma, ad ognuno di essi poteva andare una somma diversa, in quanto i donatori potevano scegliere liberamente se devolvere a tutti in parti uguali, oppure a tutti ma in quantità differenti o, anche al limite, a uno solo dei tre. Era questa, mi spiegavano, la ragione per la quale si registrava su di una precisa tabella ogni singola offerta. La sposa non era contemplata tra i fruitori della questua, perché si disse non doveva affron- tare alcuna spesa. Tutto ciò si svolse nel corso della prima mattinata.

Intorno alle ore dodici, dopo aver consumato cibo e dalle bevande nel cortile di casa della sposa, ci fu il rumoroso trasferimento in corteo presso il Municipio, il tutto accompagnato da un clima festoso e allegro. In Municipio si consumò il rito civile, secondo le precise regole stabilite dal Codice Civile, gli articoli letti dall’officiante erano tra l’altro molto simili ai nostri, essendo anche il Codice Civile del Burkina Faso di origine napoleonica, in particolare modo per i capito- li del diritto di famiglia. La breve e formale cerimonia civile fu presenziata dal rappresentante più influente, tra tutte le autorità statali accreditate presso il villaggio, il Prefetto in persona, che era una donna. Il chiassoso corteo di persone che si era raccolto al Municipio, si disperse poi educa- tamente al termine della cerimonia.

Poco più tardi di fronte alla casa dello sposo, nel bel mezzo della strada, si erano riuniti più di un centinaio di invitati. Erano tutti lì pronti a prendere possesso dei posti assegnati, con lo scopo di consumare il pasto rituale, offerto questa volta dalla famiglia del coniuge. La disposi- zione degli invitati non era casuale, ma preparata in largo anticipo e attenta sia alle relazioni di parentela sia alle posizioni sociali. Infatti le persone più ricche di Béréga, insieme ai parenti più

stretti degli sposi, erano sistemati sotto un struttura provvisoria, ben riparata dal sole, molto ele- gante e comoda; i posti erano riservati, e le persone venivano accompagnate a sedere.

Dirimpetto a questa struttura, ne era stata predisposta una simile, ma molto più semplice, dove prendevano posto gli altri invitati. E bene sottolineare che a questa prima divisione ne segui- va una seconda, in ognuno dei due ambiti già separati, le persone venivano a loro volta sistema- te in fila, rispettando il rigido criterio generale indicato in precedenza. Le prime file, di ambo due i lati, erano quindi occupate da individui di una certa importanza, o perché ricchi o perché per- sonaggi autorevoli nei ruoli tradizionali.

Nel lato dei ricchi c’erano anche gli sposi, che insieme ai loro familiari più stretti erano sedu- ti in poltrona in prima fila. Subito dietro prendevano gradualmente posto, sulle sedie allineate, “les nouveaux riches” del villaggio, di cui due energiche dame incaricate dell’organizzazione della cerimonia controllavano con cura la corretta disposizione negli spazi attribuiti. Dall’altro lato, non c’erano né poltrone né sedie, ma dei lunghi panconi, sui quali in prima fila si dispone- vano nel modo migliore i notabili del villaggio, tra quali vi erano tutti i miei informatori.

Dietro a costoro senza particolari controlli o dispositivi, sedevano tutti gli altri invitati, seguendo un ordine prestabilito di cui sembravano essere perfettamente al corrente. Tutto intor- no si era, nel frattempo, radunata un piccola folla di curiosi, sistemati a debita distanza, in un atteggiamento silenzioso e molto composto, forse in attesa che arrivasse qualcosa anche a loro.

Nello slargo antistante le due strutture appena descritte transitavano cibo, bevande e musica. La prima cosa distribuita agli invitati furono le bevande. In questa occasione vi fu una piccola disputa, controllata a fatica dagli organizzatori, per potersi accaparrare per primi le bevande gassate in bot- tiglia. Naturalmente, come si può facilmente immaginare, chi occupava le prime posizioni era net- tamente favorito, poiché ogni cosa era servita a partire dagli sposi e dalla prima fila dei parenti, si passava poi al folto gruppo dei ricchi, solo alla fine veniva portato tutto dall’altro lato. Però non accadde stessa cosa con la musica. Infatti, i musicisti prima di iniziare, si avvicinarono ai notabili con i loro strumenti in spalla per salutarli rispettosamente, e presero poi congedo da loro con un vistoso inchino accompagnato dalle prime note emesse dagli strumenti musicali. Solo dopo comin- ciarono a suonare, omaggiando prima di tutto gli sposi. Nessuno ballò, le danze erano una faccen- da della sera, si consumò il cibo e ci si intrattenne a lungo socializzando allegramente durante il pranzo cerimoniale. Si prese infine congedo educatamente dai genitori degli sposi, poiché ad un certo punto del pranzo i festeggiati erano scomparsi.

Intorno alle quattro del pomeriggio ebbe inizio la cerimonia nella grande moschea di Béréga. Tutto il rito fu però consumato all’aperto, in una specie di giardino ornamentale, sito a lato destro

4. Corrisponde a circa 30/50 Euro.

5. Credo che si tratti di un bastone pregiato, ma non ne sono sicuro.

del tempio islamico. Qui le donne erano pochissime, con la testa e il volto coperto dal caratteristi- co foulard, defilate, avevano trovato posto in lontananza, rannicchiate e con la schiena appoggiata ai muri dell’edificio sacro]. – 1.45

D. 2) Alla moschea si è svolta una cerimonia in assenza degli sposi, perché?