4. LA RICERCA: INTERROGATIVI E METODOLOGIA
4.1. Le domande di ricerca
4.3.1. La selezione degli istituti penitenziari
Al fine di garantire un’adeguata selezione degli istituti penitenziari, è necessario effettuare una prima distinzione tra Case di Reclusione (CR) e Case Circondariali (CC). Queste ultime si differenziano tra loro per la tipologia di persone detenute, nonché per il sistema di norme che disciplinano non solo la vita all'interno del carcere, ma anche gli incarichi stessi degli agenti penitenziari. Ad influire sulla differenziazione delle Case Circondariali sono soprattutto la collocazione geografica e la dimensione dell'istituto. Gli istituti circondariali rappresentano infatti la prima destinazione (nonché la più vicina) per individui in attesa della sentenza definitiva, o con condanne della durata inferiore ai cinque anni. Per questo motivo, la tipologia di persone detenute è fortemente connessa con il contesto socio - culturale nel quale la Casa Circondariale si trova e
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spesso risulta piuttosto omogenea per tipologie di reato14. Un’ altra caratteristica che incide fortemente sull’organizzazione di una Casa Circondariale è la dimensione. Invero, in Italia esistono istituti Circondariali in cui il numero massimo di persone detenute si aggira attorno alle cinquanta unità, mentre altre Case Circondariali possono arrivare ad ospitate più di cinquecento individui15.
Le Case di Reclusione, d’altro canto, ospitano non più individui imputati, bensì condannati a pene definitive. Questi ultimi vengono indirizzati in un determinato istituto sulla base del tipo di reato commesso, pertanto, le varie Case di Reclusione si differenziano tra loro prevalentemente per la tipologia di "circuito" a cui sono assegnate. Come spiegato nei capitoli precedenti, questa differenziazione tra “circuiti” assume un carattere prevalentemente regionale. Infatti, a livello delle singole regioni viene realizzato un sistema integrato di istituti, che si differenziano tra loro per le varie tipologie detentive. I circuiti sono entità di tipo logistico (interi istituti o sezioni) ai quali vengono assegnati individui detenuti in ragione del loro livello di pericolosità o delle esigenze “trattamentali”. Per tutti i sopracitati motivi, si è scelto di utilizzare criteri diversi per la selezione delle Case di Reclusione e delle Case Circondariali16. Per quanto riguarda la selezione delle Case Circondariali si è pensato di porre a confronto due istituti che si differenziassero tra loro per dimensione (meno di cinquanta detenuti/ più di trecento detenuti) e per collocazione geografica (idealmente Nord/Sud)17. Il confronto tra Nord e Sud Italia risulta particolarmente interessante. Invero, come si è
14 Gli esempi sono numerosi. Si pensi ad esempio alla Casa Circondariale di Monza, che rappresenta la destinazione per coloro i quali vengono arrestati negli aeroporti milanesi, dunque principalmente stranieri incriminati per traffici illeciti di stupefacenti o simili. Molte Case Circondariali del Sud Italia, al contrario, ospitano persone appartenenti alle famiglie mafiose locali. Questi individui sono divisi tra i piani a seconda delle rivalità tra clan, in modo da garantire che persone appartenenti a clan mafiosi rivali non si ritrovino a stretto contatto le une con le altre. L’organizzazione di una Casa Circondariale è dunque fortemente influenzata dal contesto geografico e sociale in cui è istituita.
15 Secondo i dati forniti dal DAP, nell’ Aprile 2015 una Casa Circondariale come Sondrio ospitava solo 21 detenuti, mentre una CC come San Vittore arrivava a contenerne addirittura 704.
16 Il piano di selezione degli istituti ha subito delle modifiche sostanziali in corso d’opera a causa della reticenza delle direzioni degli istituti selezionati a concedere le autorizzazioni necessarie allo svolgimento della ricerca, nonché alle evidenti difficoltà riscontrare nel contattare i funzionari dei Provveditorati Regionali.
17 Inizialmente, come istituto del nord Italia era stato selezionato il carcere di Bergamo, la cui direzione ha tuttavia scelto di non concedere le necessarie autorizzazioni. I tempi decisionali estremamente lunghi (si parla di più di quattro mesi di attesa) e l’impossibilità di confrontarsi con la direzione ed i funzionari del PRAP della Lombardia incaricati di gestire il rilascio delle autorizzazioni mi ha costretto a ridefinire in breve tempo il piano di selezione degli istituti, ripiegando sul carcere di Sondrio (scelto, tra i tanti carceri di piccole dimensioni, in virtù dello spirito collaborativo riscontrato dai vertici direttivi dello stesso).
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potuto riscontrare nel corso della conduzione della raccolta dati la maggioranza degli agenti penitenziari proviene da regioni del sud Italia; ciononostante questi ultimi vengono assegnati quasi esclusivamente ad istituti del nord, dove maggiore è la richiesta di personale. La possibilità di trasferirsi nelle terre natie si ottiene soltanto dopo molti anni di servizio, pertanto, negli istituti del Sud gli agenti presentano un'anzianità di servizio maggiore rispetto a coloro che sono impiegati al Nord, ovvero le nuove reclute. Per tali motivi, è stato selezionato l’istituto di Sondrio, collocato in una zona periferica pedemontana e con capienza inferiore ai cinquanta individui detenuti. La scelta proprio di questo istituto è stata dettata soprattutto dalla disponibilità accordata dall’autorità dirigente, che ha garantito l’accesso nel carcere e la possibilità di osservare ed interagire con gli agenti in servizio. Per quanto riguarda la selezione di una Casa Circondariale di medie dimensioni nel Sud Italia, si è identificato l’istituto di Bari che, al contrario di Sondrio, è collocato in una zona urbana centrale del Sud Italia ed ospita all’incirca 300 persone detenute. Si consideri inoltre che Bari, come Bollate, comprende anche una sezione detentiva femminile. Data l’estrema delicatezza della questione relativa alle autorizzazioni, si è scelto di selezionare un istituto per il quale si disponeva di canali di contatto diretto con gli organi dirigenti.
Per quanto riguarda le Case di Reclusione, si era pensato di porre a confronto due Istituti nella medesima regione, ma distinti per circuito di appartenenza, nonché per l'attuale stato di realizzazione della sorveglianza dinamica entro le proprie sezioni. Inizialmente, era stati quindi selezionati gli Istituti di Milano - Opera e Milano - Bollate. Nonostante Milano - Opera goda di un consolidata reputazione in qualità di Istituto ad Alta Sorveglianza, esso è attualmente interessato da un profondo processo ri - organizzativo, teso a restituire un’impronta più propriamente “trattamentale” all’intera struttura. Ciò ha comportato, in tempi recenti, l’attuazione del regime di sorveglianza dinamica limitatamente ad alcune sezioni dell’istituto. Milano - Bollate, al contrario, nasce come carcere a “Trattamento Avanzato”, pertanto ha da sempre fatto ricorso, in ognuno dei suoi reparti, a modalità di gestione particolari, tese a incentivare l’autonomia e la responsabilizzazione delle persone detenute. Di fatto, esso rappresenta il modello organizzativo per tutti gli istituti che intendono adeguarsi alle direttive europee in materia di sorveglianza dinamica. Quest’ultimo, al contrario del carcere di Milano - Opera, ospita anche una sezione detentiva femminile. Ciononostante, a fronte del rifiuto da parte della direzione di Milano - Opera di concedere le autorizzazioni
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necessarie per la conduzione della ricerca, chiudendo di fatto ogni possibile canale di trattativa, sono stata costretta a considerare tra le Case di Reclusione soltanto il carcere di Milano Bollate.
Al momento della conduzione della ricerca, gli agenti in servizio presso gli istituti selezionati erano così distribuiti18:
- Milano Bollate: 397 unità del personale di Polizia Penitenziaria in forza (a fronte delle 550 previste), di cui 38 donne;
- Sondrio: 22 unità in forza (a fronte delle 30 previste), di cui 3 donne; - Bari: 349 unità in forza (a fronte delle 322 previste), di cui 28 donne.
Una volta chiarito il (difficoltoso) processo di selezione degli istituti penitenziari, di seguito intendo illustrare l’organizzazione della ricerca negli istituti penitenziari. Quest’ultima è stata suddivisa in due fasi, ovvero:
1) Visite giornaliere presso gli istituti di Milano - Bollate, Sondrio e Bari, a cadenza giornaliera non continua. Inizialmente, alla direzione di ciascun carcere è stata richiesta la possibilità di effettuare delle visite nelle sezioni detentive, guidate dai rispettivi capireparto. Al termine di queste visite, di durata solitamente non inferiore alle due ore, avevo l’opportunità di condurre dei colloqui esplorativi con i capireparto di tutte le sezioni detentive e aree operative (area industriale, sezione colloqui, ufficio matricola) di ciascun carcere, durante i quali chiedevo loro di raccontarmi la routine di ciascuna sezione. Questi colloqui, uniti alle visite guidate dagli agenti in sezione, mi hanno permesso di ricostruire la struttura organizzativa di ciascun reparto. Le osservazioni sono state condotte nelle aree detentive, laddove possibile, nonché nelle aree di snodo come lo “spaccio” (mensa) della caserma, l’area esterna e l’ufficio servizi.Le finalità di tale fase sono così illustrate:
obiettivo 1°: ricostruire il contesto strutturale e organizzativo di ogni istituto, portare alla luce le peculiarità di ciascun reparto, le criticità e le caratteristiche degli individui detenuti con cui gli agenti lavorano.
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obiettivo 2°: raccogliere materiale informativo utile per la strutturazione delle interviste che sono state somministrate successivamente agli agenti e alle agenti. 2) Somministrazione di interviste semi - strutturate agli agenti in servizio presso gli
istituti selezionati. La raccolta di interviste aveva i seguenti obiettivi:
obiettivo 1°: analizzare le risposte degli agenti ai cambiamenti organizzativi; obiettivo 2°: indagare la relazione tra la sorveglianza dinamica ed il benessere del personale, ovvero comprendere come sono stati accolti questi cambiamenti e quali sono le strategie che gli agenti mettono in atto per gestire i nuovi compiti più prettamente “trattamentali”.
Dopo aver concluso la prima fase della ricerca negli istituti penitenziari, e aver quindi “esplorato” il contesto carcere (con particolare attenzione al personale di polizia penitenziaria), ho scelto di considerare nella selezione degli intervistati le seguenti caratteristiche:
genere
anzianità di servizio:
- unità personale reclutato prima del 1990 (anno della smilitarizzazione della Polizia Penitenziaria);
- unità personale reclutato dopo il 1990;
- unità personale reclutato dal 2012 (anno delle sentenze europee). Grado:
- unità del personale con responsabilità bassa (agenti, assistenti);
- unità del personale con responsabilità media ( assistenti capo e sovraintendenti); - unità personale con responsabilità alta (ispettori).
titolo di studio: - licenza media; - diploma;
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Sulla base di questi criteri ho identificato dei “profili” idealtipici di agenti, con l’intento di massimizzare le differenze all’interno dei ruoli a bassa, media ed alta responsabilità. In quanto “astrazioni” ottenute accentuando uno o più caratteristiche fondamentali (titolo di studio, anzianità di servizio, livello di responsabilità) assolvono una funzione prettamente euristica e non hanno spesso un corrispettivo “puro” nella realtà osservata. Ciononostante, alcuni intervistati presentavano caratteristiche affini a quelle di alcuni dei profili idealtipici identificati, e pertanto le loro testimonianze sono considerate strategiche nel percorso di interpretazione dei dati raccolti.
Profili bassa responsabilità (agenti e assistenti)
- Le nuove reclute (laurea o diploma, arruolati dal 2012, istituto di prima assegnazione)
- Gli esperti ( licenza media, arruolati dopo il 1990, con esperienze in diverse CR o CC)
Profili di media responsabilità (assistenti capo e sovraintendenti) - Vecchie guardie (licenza media, arruolati prima del 1990)
- Autodidatti (laurea o studenti universitari, arruolati prima del 1990) Profili ad alta responsabilità
- Interni: (diploma, arruolati prima del 1990, provenienti da ruoli a bassa responsabilità della Pol. Pen., entrati mediante concorso interno)
- Esterni: (laurea, arruolati dopo il 2012, provenienti da professioni civili, entrati mediante concorso esterno)
Questi profili idealtipici sono stati sottoposti all’attenzione dei commissari in ciascun carcere, con la richiesta di selezionare gli agenti con delle caratteristiche affini e proporre loro di sottoporsi ad un’ intervista. A Sondrio, tuttavia, la selezione degli intervistati è avvenuta su base volontaria, dato l’esiguo numero di agenti. In totale, nei tre istituti considerati, sono state raccolte 60 interviste con vignette, mentre sono stati condotti 11 colloqui esplorativi con i capi reparto delle varie sezioni. Di seguito si
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intende illustrare in modo più approfondito le varie attività di ricerca condotte in ciascun carcere.