• Non ci sono risultati.

La sentenza C-239/97

5. Colombia

5.1. La sentenza C-239/97

Nel 1997 il cittadino Jose Euripides Parra Parra presenta una acción

pública di incostituzionalità contro l’articolo 326 del Codice penale

perché, a suo giudizio, esso viola vari articoli della Costituzione. La disposizione impugnata disciplina l’homicidio por piedad nei seguenti termini: “Chiunque cagiona la morte di altri per pietà, per porre fine ad intense sofferenze causate da lesione corporale o malattia grave e incurabile, sarà punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”. Il ricorrente contesta l’articolo sotto diversi punti di vista: in primis afferma che il ruolo dello Stato è di garantire la vita delle persone e la norma, prevedendo anche un margine di arbitrio del medico, faceva sì che lo Stato non adempisse la sua funzione. Il diritto alla vita, inoltre, è garantito dall’art. 11 della Costituzione che lo classifica come inviolabile: nessun individuo può disporre della vita di altri, per cui chi uccide, sebbene mosso da motivi compassionevoli, merita di essere punito per omicidio e di essere soggetto alla pena prevista. Un altro diritto che, secondo il ricorrente, risulta violato è quello all’uguaglianza: infliggendo una sanzione minore al soggetto che commette un omicidio pietoso rispetto a quella prevista per l’omicidio colposo e doloso, si crea una discriminazione tra gli individui gravemente malati e le persone sane. La scienza medica colombiana, tra l'altro, non è a conoscenza di pratiche scientifiche sviluppate come quelle europee, per cui si sarebbero lasciati morire gli individui senza operare secondo metodi idonei, solo per liberarsi di un onere sociale. In più, non La lettera C serve ad identificare il tipo di controllo costituzionale 152

realizzato e si ha quando la Corte ha operato il controllo astratto della norma denunciata. Il testo della sentenza è reperibile alla pagina http:// w w w . b i o d i r i t t o . o r g / i n d e x . p h p / i t e m / d o w n l o a d / 572_dbbfc2eed43f2905c4851aa920fbed37

tutte le persone gravemente malate hanno il desiderio di morire. Infine Jose Euripides denuncia il fatto che la disciplina dell’omicidio pietoso rifletta le tendenze dei regimi totalitari, soprattutto nazisti, in cui i più deboli e i più malati vengono portati nelle camere a gas per “aiutarli a morire in modo migliore” . 153

La Corte costituzionale colombiana respinge la richiesta del ricorrente ed adotta un approccio che si basa sul concetto di autodeterminazione dell’individuo malato: la decisione su come affrontare la morte assume un’importanza fondamentale per il malato terminale, che sa di essere incurabile e quindi non deve scegliere se morire o vivere una vita piena, ma se porre fine alla sua vita in condizioni da lui stabilite o se morire comunque in breve tempo ma in circostanze dolorose e da lui non ritenute dignitose . 154

Il diritto alla vita, infatti, incontra un limite nel rispetto della dignità umana, che permette una scelta che rispecchi le più intime e profonde convinzioni del soggetto . 155

La Corte esclude, in una prospettiva pluralista, che si possa configurare un dovere assoluto di vivere, quando la qualità della vita non sia considerata compatibile con un’idea individuale di dignità. Il diritto alla vita non può ridursi alla mera sussistenza, ma implica una condizione di vita adeguata e dignitosa. Inoltre,

S e n t e n c i a C - 2 3 9 / 9 7 , r e p e r i b i l e a l l a p a g i n a h t t p : / / 153

www.corteconstitucional.gov.co/relatoria/1997/c-239-97.htm

C. Casonato, Questioni di fine vita: profili di diritto comparato, in 154

Progetto BioDiritto, 2010, reperibile alla pagina http://www.jus.unitn.it/

u s e r s / c a s o n a t o / b i o d i r i t t o 1 0 - 1 1 - b i o / s l i d e s / 03%20consenso%20comp.pps

C. Casonato, L. Busatta, S. Penasa, C. Piciocchi, M. Tomasi, G. 155

Vaccari, Circolazione dei modelli e dialogo fra sistemi: le peculiarità del

biodiritto, 2006, reperibile alla pagina http://www.jus.unitn.it/biodiritto/

condannare una persona a prolungare per poco tempo la sua vita, quando non lo desideri e sopporti profonde afflizioni, equivale anche a sottoporlo a trattamenti crudeli e inumani, proibiti dalla Carta all’art. 12.

La Corte conclude, quindi, che non incorre in responsabilità il medico che abbia condotto alla morte una persona gravemente malata, la quale abbia espresso in modo cosciente il suo consenso libero e informato. Inoltre, esorta il congresso a disciplinare i termini del diritto a morire con dignità affrontando i seguenti punti: • verifica rigorosa, da parte di persone competenti, della reale situazione del paziente, della gravità della malattia di cui soffre, della capacità di giudizio e della volontà inequivoca di morire; • chiara indicazione delle persone (soggetti qualificati) che devono

intervenire nel processo;

• circostanze secondo le quali la persona, che decide di morire o sollecita qualcuno affinché ponga fine alle sue sofferenze, deve manifestare il suo consenso: in quale forma, davanti a quali soggetti, verifica della sua capacità mentale da parte di un professionista competente;

• misure che devono essere usate dal soggetto qualificato per ottenere suddetto risultato;

• introduzione nel processo educativo di temi come il valore della vita e la sua relazione con la responsabilità sociale, la libertà e l’autonomia della persona, in modo tale che la normativa penale

appaia come l’ultima soluzione in un processo in cui ce ne possono essere altre . 156

5.2 La sentenza T-970/14 157

Negli anni successivi alla decisione del 1997 nessuno dei quattro tentativi fatti dal legislatore per disciplinare il diritto ad una morte degna ha successo, nemmeno il progetto denominato Ley

Estatutaria 100 del 2006. Questo avrebbe regolarizzato l’eutanasia

e il suicidio assistito, definito come “aiutare un paziente ad effettuare il suicidio o a procurare i mezzi necessari per la sua realizzazione, partendo dalla sua richiesta libera, informata e reiterata, qualora abbia dolori intensi e soffra continui patimenti per una malattia terminale e/o una lezione corporale”. Il processo per arrivare a queste pratiche prevedeva, come primo passo, che fosse il paziente maggiorenne a sollecitare il medico curante, nel pieno delle sue facoltà. La fase successiva prevedeva che il medico inoltrasse la cartella clinica del paziente ad un medico specialista incaricato di confermare la diagnosi. A quel punto il caso sarebbe passato ad un gruppo di psicologi e/o psichiatri, denominato

Consejeria, che avrebbe valutato se al paziente fossero stati forniti

gli elementi necessari per prendere la decisione di porre fine alla

M.T, Colombia, Corte costituzionale – sent. C-239/1997: diritto 156

costituzionale a morire con dignità, in Biodiritto, 20/05/97, reperibile alla

p a g i n a h t t p : / / w w w. b i o d i r i t t o . o r g / i n d e x . p h p / i t e m / 6 5 6 - colombia_cortecost_239

La lettera T si utilizza quando la Corte utilizza un controllo concreto 157

della norma, consistente nella decisione di un’acción de tutela volta a tutelare i diritti fondamentali dei cittadini. Reperibile alla pagina http:// www.corteconstitucional.gov.co/relatoria/2014/t-970-14.htm

sua vita nel pieno delle facoltà mentali. Infine il paziente avrebbe firmato l’autorizzazione in presenza di due testimoni . 158

La Corte costituzionale il 15 dicembre 2014 emana la sentenza T-970/14 perché adita, tramite un’acción de tutela, da una donna malata di cancro terminale a cui viene negata l’applicazione dell’eutanasia a causa del vuoto normativo mai colmato dopo la sentenza del 1997. La signora Julia muore prima della decisione della Corte, però essa dichiara che la carenza attuale dell’oggetto

por daño consumado non le avrebbe impedito di pronunciarsi sulla

questione. Questa ipotesi si ha quando la violazione del diritto fondamentale produce il pregiudizio che si vuole evitare con l’acción de tutela: in questo caso, infatti, la ricorrente non ha potuto beneficiare del trattamento eutanasistico in tempo. La Corte comincia analizzando i termini più utilizzati nel dibattito sulla morte dignitosa: eutanasia attiva o passiva, diretta o indiretta, volontaria o involontaria, dinastasia , adistanasia , cure 159 160

palliative, ortotanasia e suicidio assistito. Quest’ultimo viene 161

definito come la pratica in cui l'intervento del medico non è diretto, ma è lo stesso malato che provoca la sua morte. Il medico, da parte sua, aiuta il suicida a compiere la condotta: ad esempio, può preparargli una ricetta o una sostanza che, se consumata, lo porti alla morte. Nell’eutanasia, al contrario, il soggetto attivo non si

R. a Marca, Colombia. Disegno di legge su eutanasia e suicidio 158

assistito, in aduc.it, 28/03/07, reperibile alla pagina https://www.aduc.it/

a r t i c o l o /

colombia+disegno+legge+eutanasia+suicidio+assistito_11691.php Accanimento terapeutico

159

Omissione di trattamenti straordinari che tengono in vita il paziente 160

Terapia del dolore 161

confonde con quello passivo ed è il medico a realizzare la condotta tesa a causare la morte.

Successivamente la Corte fa un’analisi di diritto comparato, soffermandosi sulla disciplina di queste pratiche soprattutto per quanto riguarda gli stati dell’Olanda, degli Usa e Belgio.

Infine la Corte, in vista di una espressa disciplina legislativa, delinea i presupposti affinché una persona possa morire dignitosamente:

• deve avere una malattia terminale che gli provochi un dolore intenso;

• il suo consenso deve essere libero, informato e inequivoco.

Per garantire che queste condizioni vengano rispettate, la Corte ordina al Ministero della salute di istituire un comitato scientifico interdisciplinare che accompagni il paziente e la sua famiglia durante il procedimento entro 30 giorni, stabilisce un procedimento attraverso il quale il malato deve esprimere la sua volontà e 162

sancisce i criteri di prevalenza dell’autonomia del paziente, celerità, opportunità e imparzialità dei professionisti coinvolti . 163

5.3 La risoluzione n. 1216 del 2015 del Ministero della salute Con la risoluzione n. 1216 del 20 aprile 20015 la Colombia 164

diviene il primo paese dell’America Latina a disciplinare la morte Il paziente deve manifestare la sua volontà inequivocabile al medico, 162

il quale deve successivamente convocare il comitato scientifico interdisciplinare. Questo entro 10 giorni deve assicurarsi che il paziente confermi il suo volere e, in caso di esito positivo, la procedura che lo condurrà alla morte, verrà programmata nel minor tempo possibile. Il malato può in ogni momento revocare il suo consenso.

Passi della sentencia T-970/14 reperibile alla pagina http:// 163

www.corteconstitucional.gov.co/relatoria/2014/t-970-14.htm

Reperibile alla pagina http://www.biodiritto.org/index.php/novita/ 164

anticipata in caso di malattia terminale, dimostrando un progresso pari a quello di alcuni stati europei. La risoluzione arriva dopo la sentenza della Corte costituzionale, la quale aveva dato 30 giorni di tempo al ministero affinché normativizzasse la procedura. Essa inizia dal momento in cui il paziente manifesta la sua volontà di morire: egli deve essere informato dal medico su tutte le diverse alternative e opzioni. Successivamente il malato deve dare un assenso formale alla sua decisione e il medico incaricato deve determinare se sussistano le condizioni oggettive perché egli possa accedere alla pratica. Dopodiché entra in gioco il comitato interdisciplinare, composto da un medico specialista, un avvocato e uno psicologo, il quale deve constatare nuovamente se il paziente intenda confermare la propria decisione. In caso affermativo, il procedimento deve essere applicato entro 15 giorni. Si specifica, inoltre, che le persone possano desistere in qualsiasi momento dopo aver preso la decisione e, se il medico fosse obiettore di coscienza, deve essere trovato, nella stessa struttura, uno che non lo sia. Infine, se il paziente fosse già sedato e non potesse esprimere la propria volontà, si può precedere a porre fine alla sua vita solo se egli si fosse già espresso in tal senso prima della malattia . 165

5.4 La risoluzione n. 825 del 2018 del Ministero della salute