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Sequenze di tre pronom

10 Sequenze di pronomi aton

10.6 Sequenze di tre pronom

Delle sequenze di tre pronomi atoni si è occupato Alf Lombard20. In base al suo studio ha individuando le seguenti regole:

- è necessario che il secondo pronome costituisca con il primo e con il terzo una coppia prevista dal sistema di unione dei clitici;

- l’ordine e l’aspetto formale dei pronomi (cioè il grado della vocale) in una combinazione sono generalmente quelli richiesti dalle due coppie di pro- nomi di cui si compone;

- per quanto riguarda l’aspetto formale, il comportamento dei pronomi è spesso diverso da quello che il primo dei principi enunciati richiederebbe; ciò sembra dipendere dall’influenza del terzo pronome, che fa prendere al primo pronome la forma che avrebbe se non ci fosse il secondo.

L’analisi di Lombard, almeno per quanto riguarda la seconda e, soprattut- to, la terza osservazione, non si attaglia alla situazione individuata nei volgari autografi. Nei volgari autografi si hanno sequenze triplici di pronomi di cinque tipi.

a - Combinazione di una sequenza I e una sequenza VII (dove combinando il primo e il terzo pronome si ha una sequenza III).

Questo tipo di sequenza ha 5 occorrenze (3 in proclisi e 2 in enclisi). Ha 1 occorrenza in Tes (in proclisi):

«se ne le cal» (Limentani 1964, p. 663; ms. senele cal, 142v 19); 2 occ. in TeC (1 in proclisi e 1 in enclisi):

«se nel menò» (Limentani 1964, p. 425n.; ms. senelmeno, 65rd 5); «portossenela» (Limentani 1964, p. 392n.; portossenela 54rd 24); e 2 occ. in Dec (1 in proclisi e 1 in enclisi):

«se ne la menò» (Branca 1976, p. 361; ms. senelameno, 65d 20);

«portandosenela» (Branca 1976, p. 618; ms. portandose/nela, 102b 6/7).

b - Combinazione di una sequenza IV e una sequenza VIII (dove combinando il primo e il terzo pronome si ha una sequenza II).

Questo tipo di sequenza ha 1 occorrenza (in enclisi), in Dec:

«lasciarglielne» (Branca 1976, p. 163; ms. lasciarglielne 29d 28)21.

20

Cfr. Lombard 1934, pp. 70-72. 21

La sequenza e il passo in cui occorre sono di difficile interpretazione: «manifestamente conobbe costui di tutto il suo male esser cagione; e seco pensò di non lasciarglielne portare impunità» (Branca 1976, pp. 162-163); Branca spiega: «di non lasciarlo impunito di quello, cioè di quella malvagia azione» (Branca 1992, p. 297, n. 6). Stussi interpreta hanc illi inde e propone: «di non lasciarglielne portare impunita» (Stussi 1994, p. 211 n.37); a sostegno dell’i- potesi starebbe anche la variante testimoniata da P, che ha impunito (cfr. Branca 2002, p. 49).

c - Combinazione di una sequenza VIII e una sequenza I (dove combinando il primo e il terzo pronome si ha una sequenza I).

Questo tipo di sequenza ha 2 occorrenze (in proclisi), in Dec: «ci se n’è» (Branca 1976, p. 426; ms. ci sene, 76c 3);

«vi se ne conviene» (Branca 1976, p. 572; ms. visene conviene, 95c 31).

d - combinazione di una sequenza VIII e una sequenza III (dove combinando il primo e il terzo pronome si ha una sequenza III).

Questo tipo di sequenza ha 2 occorrenze (in proclisi), in Dec: «ti se l’abbia» (Branca 1976, p. 272; ms. tise labbia, 49d 19); «vi sel creda» (Branca 1976, p.321; ms. viselcreda, 59a 47).

e - combinazione di una sequenza IX e una sequenza I (dove combinando il primo e il terzo pronome si ha una sequenza I).

Questo tipo di sequenza ha due occorrenze (in proclisi), in Dec: «mi ve ne dolfi» (Branca 1976, p. 196; ms. mivene dolfi, 35c 32); «mi ve ne sia» (Branca 1976, p. 196; ms. mivenesia, 35c 33).

I dati relativi alle sequenze di tre pronomi sono riassunti in Tabella 10.6.

Tabella 10.6 - Sequenze di tre pronomi atoni

Tes TeC Dec tot

proclisi 1 1 1 3 enclisi - 1 1 2 tipo a tot 1 2 2 5 proclisi - - - - enclisi - - 1 1 tipo b tot - - 1 1 proclisi - - 2 2 enclisi - - - - tipo c tot - - 2 2 proclisi - - 2 2 enclisi - - - - tipo d tot - - 2 2 proclisi - - 2 2 enclisi - - - - tipo e tot - - 2 2

Non si può escludere la necessità di un emendamento di impunita in impunito o di lasciarglielne in lasciargliene (con l da considerare scorso di penna come nella forma vista supra, § 10.3, faccilel, ms. 72d 36).

Come mostrano le occorrenze dei tipi c, d e e, i pronomi non tendono ad assumere l’aspetto che avrebbero se mancasse il secondo; è anzi la coppia costi- tuita dal secondo e dal terzo pronome a presentarsi nella forma che avrebbe senza il primo, mentre il primo pronome ha sempre la vocale chiusa. Alla chiusura con- correranno spinte analogiche (sulla forma con cui comparirebbe in una sequenza composta solo dal primo e dal secondo pronome) e dissimilative (sull’intera sequenza), motivi entrambi compatibili con la presenza della vocale aperta nelle sequenze del gruppo a.

Per quanto riguarda l’ordine dei pronomi, nelle sequenze dei gruppi III e VII formate dal pronome in seconda e da quello in terza posizione o da quello in prima e quello in terza posizione (nella sequenza di tre pronomi) i pronomi com- paiono sempre nell’ordine invertito più moderno, dativo + ne e dativo + accusati- vo. Nella sequenza di tipo II del gruppo b si ha invece il tipo gliene, ma si è già detto di come la tendenza all’inversione dei pronomi sia più pronunciata in proclisi (cfr. §§ 10.1 e 10.2).

10.7 Conclusioni

Le attestazioni di sequenze di pronomi atoni nei volgari autografi presen- tano due particolarità: la presenza della forma gliele indeclinabile anche nella sua realizzazione apocopata gliel, non attestata nei testi fiorentini coevi del Corpus F (che è però costituito soprattutto da testi pratici), e l’alternanza fra tipi tradizio- nali fiorentini con ordine accusativo + dativo (tipo III), accusativo + ne (tipo VII) e dativo + ne (tipo II) e tipi con inversione. Per questo secondo fenomeno, in par- ticolare, si sono notate due tendenze:

1) in tutti i testi, per tutti i tipi considerati, l’inversione è più alta in proclisi. Gli studi già esistenti trattano unitamente i raggruppamenti di pronomi in posizione proclitica ed enclitica e mancano spogli di dimensioni tali da permet- tere di verificare se la maggior incidenza dell’inversione in proclisi sia caratteri- stica peculiare di Boccaccio o comune al fiorentino dell’epoca. Negli spogli di Castellani sui testi duecenteschi è in enclisi l’unica attestazione registrata di ordine invertito per le coppie di pronomi del II tipo (aveneli in Doc. fior., 1299- 1300)22; sono una in enclisi e due in proclisi le occorrenze per il gruppo III (die-

cilgli in Doc. fior., 1274-1310, contro ci lo in Stat. fior., 1280-98 e ci li di lettura

22

incerta in Quad. F. de’ Cavalcanti, 1290-1324)23; non si hanno attestazioni di sequenze invertite per il gruppo VII.

2) in diacronia, la tendenza innovativa all’inversione diminuisce.

Nelle Chiose al Teseida si trovano solo forme con inversione dell’ordine dei pronomi; il dato è significativo non tanto in confronto a quelli relativi al

Teseida (che ha le percentuali più basse in assoluto di forme innovative) dove il

genere influenza continuamente le scelte linguistiche, ma in confronto a quelli relativi alle prose successive. I dati raccolti in Tabella 10.1.II, Tabella 10.2.III e

Tabella 10.2.VII mostrano che le sequenze in ordine invertito occorrono con le

percentuali più basse nel Trattello toledano e le percentuali aumentano di nuovo nelle prose successive (pur senza raggiungere i livelli delle Chiose)24.

I tipi me lo (gruppo III) e ne lo (gruppo VII) sono presenti non solo nei testi di Boccaccio, ma anche in quelli di Paolo da Certaldo, quasi coetaneo di Boccaccio e come lui proveniente da famiglia certaldese, e di Francesco da Bar- berino. Sulla base di questa concordanza già Alf Lombard aveva ipotizzato che l’ordine dei pronomi in queste sequenze derivasse da un influsso senese sulle varietà linguistiche della Valdelsa25. Se non è possibile individuare l’origine del fenomeno, è però certo che la sua presenza sia più marcata nella prosa giovanile delle Chiose al Teseida rispetto a quella delle opere più tarde.

23

Cfr. Castellani 1952, p. 82 (e supra § 1.3.3 per le abbreviazioni dei testi citati). 24

Si noti inoltre che la redazione del Decameron in P presenta di preferenza i tipi arcaici; Branca 1981-1982, p. 51, segnala infatti in P la prevalenza di «gli ne su ne gli, lene e gliene su ne le, la ne su ne la e così via».

25

Cfr. Melander 1929, pp. 180-181; Lombard 1934, p. 49, n.1. Il Lombard aveva avanzato una simile ipotesi anche per le forme del tipo ne gli (gruppo II), incontrando però le successive criti- che di Arrigo Castellani; Castellani notava infatti la presenza delle sequenze di pronomi in esa- me anche in autori del tutto fiorentini, come il Velluti e Goro Dati, e l’assenza di queste nei testi di Paolo da Certaldo (cfr. Lombard 1934, p. 30; Castellani 1952, p. 87 e supra § 10.1).