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La serie degli atti privati e lo studio della società rurale

2. Il patrimonio documentario

2.2 La serie degli atti privati e lo studio della società rurale

A questi interrogativi non si possono dare risposte secche e si rende necessario affrontare il problema per gradi: occorre quindi, prima di tutto, fornire alcune note sulle trasformazioni cui la documentazione va incontro nei secoli esaminati e sulle caratteristiche dei diversi tipi documentari che compongono il fondo Diplomatico. A grandissime linee, infatti, si possono distinguere tre fasi nella creazione e nell‟accrescimento del patrimonio archivistico di San Salvatore durante l‟alto ed il pieno Medioevo: una prima è caratterizzata primariamente dall‟incameramento di atti tra privati, che, con ogni probabilità, sono stati conservati a San Salvatore perché svolgessero la funzione di

monimina (736-787)29; una seconda, invece, vede gli abati del cenobio ed i loro intendenti affermarsi come i principali attori giuridici della cartulae giunte fino a noi; tale fase può essere

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Cfr. CDA III/1, Zinsliste 1, pp. 151- 161 e i libellarii in CDA, n. 216, a. 1001, n. 220, a. 1004, n. 224, a. 1007, n. 230, a. 1009, n. 231, a. 1010, n. 253, a. 1017, n. 295, a. 1075, n. 297, a. 1075, n. 299, a. 1076, n. 301, a. 1076, n. 307, a. 1079, n. 317, a. 1093, n. 322, a. 1095. Sulla datazione dell‟elenco confronta WICKHAM 1989, p. 117, nota 36.

29 Ivi, n. 1, a. 736 - n. 33, a. 786. A partire da ivi, n. 34, a. 787, la presenza dell‟abate amiatino nei documenti diventa stabile (prima l‟abate Usingo compariva in tre soli documenti: ivi, nn. 21-22, a. 774, n. 26, a. 774) gli atti tra privati conservati nel Diplomatico, senza scomparire, divengono sensibilmente meno numerosi. Questa caratteristica è stata messa in luce già da Mario Marrocchi nella sua introduzione a CDA III/1, che però la limita all‟età longobarda (ivi, pp. 18-19). Cfr. anche NISHIMURA 2007c, che vi accenna a p. 106 e alla nota 14.

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suddivisa in due ulteriori segmenti il cui punto di separazione è rappresentato dal diploma di Ludovico il Pio dell‟816, a partire dal quale i monaci ampliano ed amministrano un insieme di possedimenti che si consolida prepotentemente (787-816/816-893)30; una terza, molto lunga e che tuttavia considererei unitariamente, è segnata dal netto calo nel numero delle carte disponibili e dalla rarefazione, per non dire scomparsa, di testimonianze utili a ricostruire la storia agraria delle zone esaminate (893-1198)31.

La prima e soprattutto la seconda fase sono dunque, per quantità e qualità delle fonti, quelle più ricche di informazioni sulla società rurale: San Salvatore vi si afferma progressivamente sia come persona giuridica, sia come ente proprietario32 e un buon numero di documenti consente di indagare le caratteristiche e le concrete condizioni di lavoro nelle campagne, di raggiungere, in altri termini, il mondo contadino o almeno una parte di esso.

Bisogna comunque procedere cautamente anche per i periodi documentariamente più favorevoli: è opinione sostenuta da più studiosi33 che in situazioni dove predominava l‟oralità le serie di atti privati e quindi, cosa per noi più importante, i libelli, riguardassero una fascia di persone complessivamente privilegiata, tale da non includere gli agricoltori più poveri e sottoposti alle condizioni più arbitrarie; inoltre, come si avrà occasione di ripetere, risulta chiaramente che diversi livelli servivano a ratificare e a stabilizzare rapporti di lavoro preesistenti34, senza dubbio basati su accordi consuetudinari: capire quali cambiamenti intervenissero al momento del passaggio all‟atto scritto, e comprendere le ragioni stesse per cui un tale passaggio avvenisse non è facile e si possono, al più, formulare delle congetture.

Tuttavia, limitandoci alle due fasi per noi più significative, le posizioni radicalmente scettiche sull‟affidabilità e la rappresentatività delle nostre fonti possono essere respinte: utilizzando quale criterio la richiesta di servizi di lavoro (operae o angariae) ci accorgiamo che essi compaiono frequentemente tra le clausole indirizzate esplicitamente ai libellarii almeno fino alla fine del IX secolo e di come la particolare pesantezza delle corvées stesse induca a pensare che i contadini

30 Ivi, n. 34, a. 787- n. 169, a. 893.

31 Ivi, n. 170, a. 896 - n. 213, a. 996. Sulla diversa quantità di documentazione disponibile da secolo a secolo ha riflettuto Wilhelm Kurze, che ha collegato il maggiore o minore numero di atti ai maggiori o minori «attività» e «splendore» del monastero (KURZE 1986, ora in ID. 1989, pp. 357-374, cit. p. 362). Penso sia un errore tanto nella fattispecie, indotto com‟è dalla malriposta fiducia nella completezza del Diplomatico, quanto in generale: redigere molte cartulae può essere sì sinonimo di attività, non necessariamente di stabilità o prosperità.

32 Un punto di vista interessante sull‟affermazione (latamente intesa) di San Salvatore lo ha dato Yoshiya Nishimura analizzando le «strategie dei testimoni» nei documenti del primo ventennio del IX secolo (cfr. NISHIMURA 2007c, soprattutto pp. 111-119).

33 Per un punto di vista recente cfr. C

OLLAVINI 2012b, pp. 5-6: l‟utilità e la sostanziale affidabilità di questo tipo di documenti sono, in generale, affermate nelle opere della “scuola bolognese” di Fumagalli, per la quale cfr., perché particolarmente rappresentativi, i saggi in ANDREOLLI 1999 e, più in generale, i volumi pubblicati per la «Biblioteca di storia agraria medievale» a partire dal 1982. Posizioni più critiche sono invece sostenute, ad esempio, da François Menant e Paolo Cammarosano (MENANT 1993, capitolo introduttivo e passim, e CAMMAROSANO 2001, pp. 126-129). 34 Cfr. nota 24.

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costretti a svolgerle non fossero particolarmente agiati35. Il livello, tuttavia, non fu sempre un contratto stipulato con coltivatori; alla sua rarefazione, a partire dal secolo X, corrispose un evidente cambiamento della sua funzione e, parallelamente, del ceto sociale cui esso era rivolto: non più contadini o medi proprietari comunque impegnati nel lavoro agricolo, ma redditales incaricati di amministrare beni dietro corresponsione di un censo in denaro dal valore anzitutto simbolico36. È questo il principale fattore di impedimento alla prosecuzione di un‟indagine sulla società rurale propriamente detta nei secoli pieno medievali, fattore solo parzialmente compensato dalla già discussa apparizione delle liste di censuari: troppo poche e di troppo incerta interpretazione fino agli anni ‟20 del Duecento37

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Le altre tipologie di atti che possediamo, come è ovvio, serviranno da elementi di confronto rispetto alla serie dei livelli: questi rimarranno tuttavia la bussola migliore, benché resa imperfetta (così si potrebbe riassumere quanto detto finora) dall‟incidenza dei rapporti consuetudinari, dalla perdita o dallo scarto delle pergamene e infine dal cambiamento, da un periodo all‟altro, del numero di documenti disponibili e del grado sociale di chi era beneficiario dei libelli. Limitazioni che rendono la serie amiatina del tutto diversa da un insieme omogeno e completo e che devono costituire una necessaria riserva mentale qualora la si studi.

In questo quadro a spiccare è soprattutto l‟assenza di un tipo documentario che ci introduce direttamente alla questione del sistema curtense.

35 Per i rilievi statistici e per questi problemi in generale cfr. infra, paragrafi 3 e 4. Si possono considerare alla stregua dei livelli le carte di affitto che Kurze mette sotto le categorie, più indefinite, di cartulae convenientiae e di cartulae promissionis: per le prime vd. CDA, n. 16, a. 768, nn. 19 e 20, a. 772, n. 75, a. 816, n. 86, a. 821 (entrambi classificati da Kurze come libelli convenentiae); per le seconde ivi, n. 1, a. 736, n. 2, a. 735, n. 8, a. 752 (precisamente, si tratta di una cartula repromissionis), n. 15, a. 765, n. 18, a. 771, n. 24, a. 774 (cartula donationis vel promissionis), n. 30, a. 780, n. 48, a. 799, n. 54, a. 804, n. 63, a. 808, n. 126, a. 849. Cito per ultima, a prova dell‟indefinitezza di cui dicevo, ivi, n. 89, a. 822 (classificata da Kurze come documento promissionis vel convenentiae). L‟utilizzo delle richieste di servizi di lavoro come criterio utile a comprendere a chi siano rivolti i contratti è affermato anche dal generalmente scettico Paolo Cammarosano: CAMMAROSANO 2001, pp. 127-128.

36 Cfr. l‟elenco delle pensiones alla nota 109. 37

Elenco di seguito le segnature degli elenchi duecenteschi che ho trovato presso l‟archivio di Stato di Siena: Diplomatico San Salvatore al Monte Amiata, sec. XIII, cas. 92; ivi, sec. XIII, n. antico 33, cas. 92; ivi, sec. XIII, n. antico 136, cas. 92; ivi, a. 1245, sec. XIII, cas. 79; ivi, a. 1274, sec. XIII, cas. 216; ivi, a. 1275, 30 dicembre L. 9; ivi, a. 1294, cas. 360.

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