5. Oltre le rinnovabili.
5.2 Il car sharing: nuova frontiera della mobilità sostenibile Un’interessante iniziativa in crescita in diversi paesi è il Car Sharing, ovvero la
possibilità di utilizzare un’auto anche per poche ore, senza la necessità di possederla. L’idea di base è un’offerta di tipo win-win, buona per l’ambiente e per il portafoglio. La condivisione dell’auto consente, infatti, di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente e il numero di automobili per le strade e nei parcheggi. Si ha una totale rivisitazione del rapporto con l’automobile che si utilizza solo quando serve. Ovviamente il car sharing riscuote successo tra gli ambientalisti per la riduzione dei gas serra nel settore dei trasporti, in cui si è avuta una costante crescita dei consumi energetici negli ultimi decenni.
64 Atti del 10° Congresso Ciriaf (Perugia, 9-10 Aprile 2010), Morlacchi editore,2010.
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Anche tra i singoli utenti, ricorrendo al car sharing, si riducono drasticamente le spese di manutenzione e mantenimento dell’auto eliminando ansia da bollo, assicurazione, o parcheggio. Questa nuova abitudine implica una modifica degli stili di vita attraverso il passaggio dalla proprietà all’uso dell’auto, pagando solo le ore di utilizzo, migliorando la qualità dell’aria e della vita riducendo gli spazi urbani occupati dalle auto.
Nonostante l’impatto negativo che il car sharing ha sulle aziende automobilistiche, non tutte ne temono la diffusione dimostrando, al contrario, la capacità di adeguare il business ai tempi. La Volkswagen aveva pensato di offrire un servizio di car sharing in Giappone.
E’ una soluzione comoda e conveniente destinata a crescere e diffondersi che unisce il vantaggio privato a quello ambientale. Il sistema funziona grazie ad una struttura che si occupa dell’acquisto dei veicoli, della manutenzione e della gestione del servizio. L’utente deve solo iscriversi ed ordinare una vettura nella piazzola più vicina.
L’idea si era sviluppata artigianalmente nel dopoguerra in diversi paesi europei e, grazie ad un sistema fortemente informatizzato e professionale del servizio, ha permesso ad una società americana come la Zipcar di crescere del 30% all’anno. Inoltre l’interesse di grandi compagnie d’affitto come la Hertz per questa soluzione ne evidenzia maggiormente i vantaggi.
L’esempio della città di Brema, presentata come esempio di best practice nel campo della mobilità sostenibile al World Expo Better city, better life del 2010 a Shangai, dimostra il carattere vincente di un’offerta ampia di possibilità alternative alle quattro ruote.
La rivoluzione che la città tedesca ha condotto si basa sul potenziamento del network pubblico, sul car sharing ed una rete capillare di piste ciclabili. Inoltre gioca un ruolo fondamentale la campagna di educazione e comunicazione condotta dall’Amministrazione. Con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazione sin dalle elementari si sottolineano i vantaggi degli spostamenti a piedi e in bicicletta, diffondendo con capillarità un salutare stile di vita.66
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5.3
L’auto elettrica.
Un aspetto controverso relativo alla mobilità sostenibile riguarda l’atteggiamento nei confronti delle auto elettriche che potrebbero essere delle valide alternative di mobilità ad impatto zero. Secondo una ricerca condotta dall’Institute for business value di IBM “tra tutte le opzioni tecnologiche in grado di assicurare una riduzione degli impatti ambientali del trasporto su gomma, la trazione elettrica sembra essere quella con le maggiori potenzialità di successo nell’immediato futuro” .67 Eppure finora l’impiego nel versante dell’auto elettrica è stato minimo. I mal pensanti imputano tale atteggiamento ai “nemici” della green economy, ovvero “la cricca auto-petrolieri-banche che non vuole perdere il suo potere” .68
I vantaggi legati ai veicoli elettrici sono evidenti. I costi per chilometro sono in media cinque volte inferiori a quelli dei veicoli tradizionali ed il motore elettrico risulta tre volte più efficiente di quello a combustione interna. Nonostante i vantaggi economici, ambientali e le potenzialità tecniche, finora, però, è stato fatto poco, soprattutto in Europa.
I motivi che hanno impedito fino ad oggi la diffusione dell’auto elettrica su larga scala sono legati alla scarsa autonomia (40-60 km), alla mancanza di infrastrutture e l’elevato costo della batteria.
L’avanzamento tecnologico ha già permesso di ottenere accumulatori con riserve di carica superiori a 150 km ma l’elevato costo delle batterie e la mancanza di infrastrutture purtroppo permangono.
La già citata General Electric che deve la sua fortuna alla produzione di energia elettrica ha avuto finora un rapporto contrastato con queste auto. Già nel 1896 Henry Ford, il pioniere dell’auto, aveva presentato la sua idea di veicolo elettrico al fondatore della GE, Thomas Alva Edison. Nonostante il successo delle prime auto a benzina Ford presentò il progetto di un veicolo elettrico che aveva un’autonomia di 160 km. Il modello non venne mai lanciato perchè i tempi non erano maturi ed il petrolio a buon prezzo, abbinato alla creazione di una rete di distribuzione della benzina, costituivano un’alternativa invincibile.
67A. Baracco art. cit., pp. 134-139. 68 D. Masi, op. cit., p. 87.
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Oggi però quest’imbattibilità si sta concludendo e l’avvicinarsi del peak oil ( calo della produzione del greggio) stimola a trovare valide alternative.69
Consapevole dell’importanza di una valida proposta di mobilità elettrica la Renault, in partnership con la Nissan, ha sviluppato una strategia che propone un nuovo modello urbano a «Zero Emissioni».70 Alla fine del 2009 la casa automobilistica ha lanciato la sua nuova firma di marca “Drive the change” e la sua nuova gamma Z.E puntando sulla diffusione di massa del veicolo elettrico come soluzione per una mobilità pienamente sostenibile.71
In Italia la prima regione a raccogliere la sfida dell’auto elettrica è l’Emilia Romagna attraverso il progetto ”ZEC, Zero Emissionh City”. L’iniziativa che parte da Parma si presenta come la più estesa iniziativa di mobilità elettrica del paese. L’obiettivo è quello di installare 100 colonnine entro il 2012 che diverranno 300 nel 2015. Oltre gli incentivi all’acquisto erogati dal comune, l’iniziativa ha una valenza ambientale in più in quanto l’energia utilizzata per la ricarica sarà prodotta in parte dai parchi del Sole della Città dell’Energia che nascerà nell’area nord-est.72
«A differenza delle altre iniziative presenti oggi in Italia, il progetto di Parma si inserisce come parte integrante dei piani di mobilità e non come proposta a se stante, integrandosi con le altre forme di spostamenti “dolce” come la bicicletta, oppure alternativa come il servizio di Carsharing» spiega il responsabile del progetto, Carlo Iacovini. L’iniziativa non ha alcuna barriera alla diffusione della cultura sostenibile, nessun accordo esclusivo con una singola industria automobilistica.73
69 A. Cianciullo-G. Silvestrini, op. cit., p. 110-117. 70 A. Baracco art. cit., pp. 134-139.
71
Sito ufficiale Renault, http://www.renault-ze.com/it-it/news/vita-elettrica-80657.html
72 M. Donelli, “L’Emilia Romagna fa una scommessa: l’elettrico puro”, in « Sette Green»,
26\04\2011, n.1, pp 70-75
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5.4
Il green in Italia.
Gli impegni per rispettare gli obiettivi ambientali assunti a livello internazionale, rappresentano una forte occasione di crescita industriale per l’Italia, paese fortemente energivoro e notoriamente povero di risorse energetiche primarie.
Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile 74 il Belpaese copre circa il 7% dell’intero ammontare dei consumi di energia primaria attraverso fonti rinnovabili e dovrà arrivare al 17% entro il 2020 per essere in linea con l’indirizzo del pacchetto “Clima Energia” del parlamento europeo.
Le possibili alternative per ottenere gli obiettivi prefissati a livello comunitario si individuano in un risparmio energetico associato ad una stabilizzazione dei consumi e nell’attivazione di sistemi energetici da fonti rinnovabili.
Nonostante la mancanza di combustibili fossili e uranio, l’Italia è in possesso di sole in gran quantità, una grande risorsa sottoutilizzata, prevalentemente per mancanza di informazione, di interesse o semplicemente perché non va di moda. Infatti, nonostante sul paese risplenda più sole dell’Austria, possiede una superficie pro capite di pannelli solari termici 20 volte meno estesa. Analogamente la Germania ha una potenza fotovoltaica pro capite installata 30 volte maggiore rispetto a quella italiana. Come afferma Marco Roveda, fondatore di LifeGate75 (un prodotto multimediale per la diffusione della
consapevolezza), “il nostro paese grazie alla varietà ed alle caratteristiche del suo paesaggio, è in grado di produrre tutti i tipi di energia rinnovabile: eolica, fotovoltaica, idroelettrica, solare, geotermica”.
Sono più diffuse prevalentemente le fonti rinnovabili di tipo classico: centrali idroelettriche e geotermiche. A queste si vanno gradualmente associando le “nuove”.
Nello specifico tra il 2007 e il 2008 si è avuto un grande sviluppo del fotovoltaico con un incremento del +488% pari a più di 6 mila impianti
74 Fondazione presieduta da Edo Ronchi e partecipata da numerose aziende operanti nel settore
ambientale. Si occupa di efficienza energetica, fonti rinnovabili, gestione sostenibile delle risorse e dei rifiuti, qualità ecologica dei processi produttivi, dei beni, dei servizi, dell’edilizia, dell’urbanistica, dell’agricoltura e della mobilità.
75 M. Roveda, “LifeGate, verso la civiltà della consapevolezza” in M. Guandalini, V. Uckmar
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installati e secondo i dati comunicati dal GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) il conto energia italiano si avvia a raggiungere i 10 GW di potenza.76
Il fotovoltaico non è l’unica alternativa rinnovabile disponibile ma in particolare può rivelarsi una vera opportunità industriale ed energetica per l’Italia.