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Situazione politica e cambiamenti con l’avvento del Governo Morales

4. IL PALCOSCENICO: LA BOLIVIA

4.2 Situazione politica e cambiamenti con l’avvento del Governo Morales

“Il 18 dicembre del 2005 è giornata di elezioni in Bolivia. Il risultato delle urne si erge come potenziale cardine di mutamento politico e simbolico: il Presidente neoeletto si chiama Evo Morales, è un leader sindacale cocalero e, soprattutto, un indigeno di etnia aymara. Morales è il primo Presidente a provenire da una delle comunità originarie della Bolivia.” (da tesi di

Francesca Correr, 2009; 3)

L’elezione di Morales s’inserisce come punto di svolta per una nazione la cui presenza indigena, pur rappresentando la maggioranza della popolazione, era sempre stata oscurata. Morales, leader del Movimiento al Socialismo (MAS) e i loro alleati si sono posti come nuclei di contestazione al neoliberalismo senza freni ed alle misure commerciali intese dalla

popolazione come volte allo spoglio dei beni della Nazione in favore delle logiche del mercato (da tesi di Francesca Correr, 2009; 93).

Queste lotte coinvolgono il tema ecologico e si collegano a doppio filo con le matrici culturali proprie del mondo indigeno; l'educazione al rispetto della Pachamama è cardine della visione cosmologica originaria.

Pachamama indica una divinità andina a cui è stata superficialmente sovrapposto il termine “Madre Terra”; il sociologo Franck Poupeau, in un articolo di Lambert23 in Le Monde

23 in “Lo spettro del pachamamismo”, Le Monde Diplomatique, Febbraio 2011.

Url: http://www.monde-diplomatique.it/ricerca/ric_view_lemonde.php3?page=/LeMonde- archivio/Febbraio-2011/1102lm03.01.html&word=bolivia;turismo

Diplomatique, ci informa infatti che l’etimologia della parola non rinvia né alla nozione di terra, né a quella di madre. “Pacha” designa un vasto campo semantico che include il ciclo del tempo, dello spazio e della terra, e “mama” rinvia alla nozione di autorità, che non è

specificamente femminile.

S’inneggia su più fronti alla nazionalizzazione delle risorse naturali ed energetiche, coniugando una proposta di politica nazionale con le strutture cosmologiche propriamente indigene (ibidem).

Tuttavia queste promesse non sono state accompagnate da azioni efficaci tanto quanto i discorsi di Morales, soprattutto quando si tocca il tasto dolente della situazione ambientale boliviana, che di conseguenza si ripercuote sul turismo, che nel caso della Bolivia si sviluppa nelle direzioni dell’ecoturismo e del turismo comunitario.

Infatti la Bolivia, come verrà poi elaborato nel paragrafo 4.4, attira un tipo di turismo basato su avventura, ambiente e sport; andando avanti con progetti di estrazione mineraria e delle risorse naturali, si riduce la qualità dell’ambiente che viene fruito dai turisti, ma soprattutto si crea una reputazione negativa agli occhi di quei turisti ed ecoturisti che avevano scelto la Bolivia come atto ideologico di supporto ad un Governo in apparenza attento all’ambiente. Consideriamo l’area del Lipez, che ospita la Riserva Avaroa, una delle aree protette boliviane, che si trova a sud del Salar di Uyuni e in cui ho svolto parte della mia ricerca.

La situazione è grave già da diversi anni: il livello dell’acqua è diminuito pericolosamente, mettendo a rischio la permanenza dei fenicotteri che vivono e si nutrono nelle lagune. Le centrali per l’estrazione del boro, le miniere e il nuovo progetto di costruzione di una centrale geotermica, proprio dietro la Laguna Colorada, la punta di diamante del turismo in quest’area, non aiutano (Villarte, La Paz, 10/12/2010, intervista in appendice).

Stagno, boro da estrarre dalle lagune e geyser adatti alla costruzione di centrali geotermiche, ma soprattutto litio, circa (al momento presente le stime variano) un terzo delle riserve del pianeta.

Questi progetti di estrazione combattono con le ideologie pachamamiste24 descritte nel 2004,

al dodicesimo Summit continentale dei popoli e nazioni indigene.

Nella dichiarazione finale spiegano che seguire la via della Pachamama è: “vivere in armonia e in libertà con le specie naturali e spirituali che coesistono nel suo ventre. Noi respingiamo 24 Basate su rivendicazioni indigene del territorio che fanno leva su temi ambientali utilizzando il simbolo della Pachamama.

(...) qualsiasi piano di marketing e di sfruttamento dei minerali e degli idrocarburi.” (Lambert, Le Monde Diplomatique, 2010).

Questa visionenon ha nessuna chance di uscire vincitrice da una lotta del genere. Al MAS non spetta certo il compito di salvare il salvabile da secoli di colonizzazione; tuttavia, nonostante i proclami di una “via boliviana allo sviluppo”, quello a cui mi sono trovata davanti sul posto è stato un confuso calderone di speranze popolari, demagogia e la consapevolezza, da parte degli addetti ai lavori del Governo Morales, che l’ambiente è sacrificabile all’altare del progresso, perché la via boliviana allo sviluppo è pur sempre sviluppo ed è, come direbbe Latouche, mettere abiti nuovi alla stessa persona (Latouche, 2005, 30).

L’apparenza può cambiare, ma la sostanza è la stessa.

Il sistema turistico boliviano punta su paesaggi incontaminati ed ecoturismo; il degrado ambientale operato dalle estrazioni minerarie ed altre forme di sfruttamento delle risorse sono dannose, se non letali, per il turismo della zona.

Le piccole agenzie dell’area di Uyuni, di cui mi sono occupata tendono a prendere posizione e a schierarsi con le Ong ambientaliste a favore della conservazione del territorio, che per loro è il palcoscenico da offrire ai propri clienti e quindi, la loro fonte di sostentamento.

E’ dunque una lotta che si combatte nel e per il paesaggio, in un taskscape (Ingold, 1993; 153) che è spazio di storia, azioni ed interazioni umane- contestato, combattuto, e non preservabile perché agnello da sacrificare all’altare dello sviluppo economico a scapito dell’integrità ambientale e delle possibilità future di un turismo sostenibile, nonché dei posti di lavoro di tutti coloro (la quasi totalità della popolazione) che vivono nella zona.

Attualmente, e soprattutto nell’area amazzonica, l’ecoturismo è l’opzione turistica più pubblicizzata (Stronza e Gordillo, 2008; 449).

E’ normale, dunque, che la maggior parte della popolazione locale (e una parte della

popolazione in cerca di lavoro proveniente dalle grandi città) migri in zone in via di sviluppo turistico come Uyuni, o nei pressi dei parchi naturali. Gli accademici ipotizzano che le vere connessioni dell’ecoturismo con la conservazione avvengano attraverso la partecipazione nella proprietà piuttosto che con i soli benefici economici (ibidem; 450). Nell’area di Uyuni, così come nei parchi naturali, l’ecoturismo è nella quasi totalità dei casi rivolto alla comunità, non all’ambiente, ma ha ripercussioni anche su quest’ultimo.