• Non ci sono risultati.

Trisomia 21 o Sindrome di Down (SD)

3. Strategia progettuale

4.6 Soluzioni tecnologiche

Case intelligenti, case automatizzate, domotica sono tutti sinonimi che descrivono l’integrazione di tecnologia e servizi per migliorare la qualità della vita degli ambienti antropizzati. La parola

domotica deriva dall’unione del termine latino domus alla desinenza greca -tikos, che indica le discipline di applicazione, e un’etimologia ibrida è assolutamente perfetta per questa scienza altamente multidisciplinare, che richiede il contributo di molte tecnologie e professionalità, quali architettura, ingegneria energetica, automazione, elettronica, telecomunicazioni, informatica e design.

Benché i sistemi domotici non siano una scienza del tutto nuova, sono ancora considerati lontani dalla media delle persone e questo accade per molteplici ragioni: in primis, la casa e il senso di abitare sono così essenziali per l’uomo che l’introduzione di una qualsiasi innovazione o tecnologia che possano cambiare le abitudini è sempre vissuta con una certa resistenza; inoltre si pensa ancora che, al di là dell’uso per anziani e disabili, la domotica possa servire solo per case di lusso, con soluzioni ad effetti speciali, azioni scenografiche e iper-tecnologiche.

Non appena ci si accorge che la maggior parte degli elettrodomestici è già in qualche modo

automatizzata, immediatamente si comprende quale sia il vero aspetto innovativo della domotica e cioè che non si tratta di un oggetto, un prodotto o una soluzione specifica. La domotica è

soprattutto un sistema, un modo per connettere tra loro diversi dispositivi ed ottenere un unico impianto in grado di gestire la casa nel modo più funzionale possibile. Questi sistemi sono già oggi realistici, a basso consumo energetico, sicuri, efficienti, flessibili, scalabili, economicamente

vantaggiosi e facili da usare.

Troppe volte la domotica è stata proposta come soluzione risolutiva per anziani e disabili, ma l’effettiva realtà della popolazione, anche in questi segmenti, è molto articolata e non è facile ridurre tale complessità a poche categorie, così come certamente non è possibile considerare le

caratteristiche e le esigenze di tutti. Si può però introdurre il concetto di utenza ampliata per cercare di considerare nella maniera più ampia possibile le caratteristiche dell’utenza, ovvero delle persone che usano beni e servizi. La questione è più di tipo metodologico che tecnico, dal momento che non si tratta di un gruppo sociale definito o facilmente definibile. Si tratta dunque di un nuovo approccio che cerca mano a mano di considerare le diverse esigenze, allargando sempre il numero di utenti che possono trovare soddisfazione in prodotti e servizi.

Gli aspetti più interessanti di questo approccio sono:

• Le soluzioni che possono soddisfare chi ha maggiori esigenze risultano utili e positive anche per gli utenti considerati normodotati.

• L’articolazione delle caratteristiche delle persone è tale che non è possibile dividere la popolazione in grandi gruppi. Le diverse situazioni presentano ampi ventagli di sfumature e dunque pensare

• Infine, soluzioni pensate per l’utenza ampliata presentano una normalità d’immagine, poiché non sono prodotti sanitari che contribuiscono a stigmatizzare l’utente, bensì offrono maggiore facilità e sicurezza a qualsiasi persona.

In prima analisi, possiamo considerare l’impianto domotico come un sistema composto da dispositivi di comando, o input, e attuatori, o output. I primi forniscono al sistema l’indicazione dell’azione da compiere, eseguite dai secondi. La differenza però tra un impianto tradizionale e uno domotico è che gli input possono essere di diverso tipo: pulsanti e telecomandi, sensori che rilevano un determinato stato, eventi determinati dalla programmazione attraverso un timer. Allo stesso modo anche gli output possono essere molteplici: accensione di luci, azionamento di motorizzazioni, segnalazioni luminose o acustiche. Per quanto complicate possano essere le varie funzioni, possiamo sempre ricondurle a delle condizioni di input e output.

La domotica è anche per sua natura flessibile. Dal momento che la configurazione dei comandi non dipende dai collegamenti fisici dei dispositivi, ma dalla programmazione del sistema, ciò permetterà, in futuro, una diversa programmazione, a parità di dispositivi di comando e di attuatori. Questo non solo per riorganizzare il sistema, ma anche per inserire nuovi dispositivi di comando o nuovi

attuatori che possano essere completamente integrati con l’impianto esistente. Considerare il minimo domotico significa quindi realizzare una soluzione base dell’impianto con le opportune predisposizioni per avere la possibilità in futuro di realizzare un aggiornamento dell’impianto con aggiunta di funzioni che si possono rendere necessarie, aspetto molto rilevante anche sul piano economico: nel momento in cui si eseguono delle opere murarie, i costi delle predisposizioni sono del tutto marginali. Tra queste, si possono includere la predisposizione di quadri elettrici più grandi, tubature sovradimensionate, posti liberi nelle scatolette di comando e anche lo spazio per eventuali future motorizzazioni.

Per capire meglio le caratteristiche e le potenzialità di un sistema domotico, si possono introdurre quattro differenti livelli funzionali e di progettazione della domotica. Al primo livello abbiamo le relazioni semplici, dirette: ad un input si associa un output. Il secondo livello prevede invece che alcuni input interagiscano tra di loro per definire un output che può azionare uno o più dispositivi e le cui logiche di programmazione possono dipendere da condizioni esterne, sensori, eventi

temporali, programmazioni cronologiche o di durata temporale variabile. La possibilità di integrare unità di calcolo all’interno dei sistemi domotici per realizzare funzioni ancora più complesse basate su algoritmi è il terzo livello; le informazioni da processare non vengono solo dalla casa, ma anche da database, ad esempio per verificare se ci stiamo comportando in maniera virtuosa in termini di consumi energetici, o da fonti esterne alla casa, quali le previsioni meteo o calendari di eventi online. Con il crescere della diffusione e delle prestazioni dei sistemi domotici può avvenire che essi entrino a far parte di protocolli di servizi di portata ben più ampia della stessa dimensione impiantistica, sviluppati anche come servizi in cloud: si individua in questo ulteriore salto di qualità il quarto e ultimo livello domotico.

In sintesi, un sistema domotico offre:

• programmazione del sistema: aggregare comandi e attuatori, ma anche definire schemi logici di funzionamento, determinare eventi diversi in base allo stato dei sensori o attivare dispositivi in funzione di un parametro di tempo;

• flessibilità delle interfacce: utilizzare dispositivi diversi, adatti ai diversi bisogni e capacità della persona, per comandare e gestire la domotica;

• informazioni sullo stato del sistema: per conoscere il funzionamento dei dispositivi, lo stato e per avere indicazioni sulle condizioni di attuazione delle funzioni;

• comunicazione con l’esterno: per ricevere le informazioni del sistema domotico, avere una supervisione del suo funzionamento e impartire alcuni comandi da remoto.

È possibile considerare le soluzioni domotiche basandosi sulle destinazioni d’uso dei diversi

ambienti della casa, considerando così, per esempio, le funzioni utili nella zona giorno, in cucina, ecc. Ai fini di questa tesi, poiché l’attenzione primaria è rivolta alle esigenze degli utenti, si è preferita una suddivisione per ambiti di applicazione. I cinque ambiti tematici in base ai quali raggruppare le diverse funzioni:

1. automazione dei serramenti: la possibilità di motorizzare alcuni componenti della casa,