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2.6 La spesa sanitaria

2.6.2 La spesa sanitaria nel mondo oggi

La spesa sanitaria è in aumento in gran parte dei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sia in termini relativi, rispetto al prodotto interno lordo (PIL), sia in termini assoluti.

In media nell'insieme dei Paesi OCSE, la spesa sanitaria pro capite è aumentata annualmente del 4,1% in termini reali durante il periodo 2000-2009. Negli anni 2009-10 e 2010-11, tuttavia, la spesa sanitaria pro capite è rallentata facendo registrare un tasso

78 OECD, Health data(2005), OECD

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di crescita pari allo 0,2%, poiché nei suddetti periodi molti Paesi hanno tagliato la spesa sanitaria al fine di ridurre i disavanzi di bilancio e il debito pubblico, specie in Europa. Questo calo si riscontra nel settore pubblico ma anche in quello privato, con una riduzione della spesa sanitaria privata, dovuta alla stagnazione dei redditi medi nel biennio 2010- 2011. La crescita media annua della spesa sanitaria nei paesi OCSE ha subito una forte inversione di marcia soprattutto nei paesi più colpiti dalla crisi, i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna); in Grecia il taglio alla spesa sanitaria ha raggiunto valori vicini all'11%, seguita da Irlanda, Portogallo e Spagna. C'è stata una crescita in Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Finlandia e Norvegia, ma sempre in calo rispetto al decennio 2000-2009.

I Paesi non europei dell'area OCSE hanno continuato a registrare un aumento della spesa sanitaria, sebbene in molti casi il ritmo di aumento sia stato più lento, specie in Canada (+0,8%) e negli Stati Uniti (+1,8%), dove peraltro la quota di PIL destinata alla spesa sanitaria si è fermata intorno al 17,7% tra il 2009 e il 2011, dopo anni di aumento costante. La spesa sanitaria media dei paesi OCSE in percentuale al PIL è pari al 9,3%. Il paese che spende una quota maggiore sono gli USA, con il 17,7%; in Europa spendono di più Paesi Bassi (11,9%), Francia (11,6%) e Germania (11,3%). L'Italia si colloca al di sotto della media con il 9,2% del PIL destinato alla spesa sanitaria.

Gli USA sono in testa alla classifica anche per quanto riguarda la spesa pro capite a parità di potere d'acquisto, con 8500 dollari annui; ultima l'Estonia con 1303 dollari; l'Italia è ancora al di sotto della media OCSE (3339 dollari), con i suoi 3012 dollari pro capite spesi all'anno. Spendono molto di più la Norvegia con 5669 dollari, la Svizzera con 5663 e i Paesi Bassi con 5099.80 Diversi settori di spesa sono stati colpiti in modo differente:

nel 2010-11, la spesa farmaceutica e quella destinata alla prevenzione sono diminuite dell'1,7%, mentre i costi ospedalieri sono aumentati in media del 1,0%, nonostante i tentativi di contenimento della spesa posto in atto da numerosi governi, tramite il taglio dei salari, la riduzione del personale ospedaliero e i posti letto, e l'aumento del ticket per

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i pazienti. Nel 2011 Portogallo, Grecia e Spagna hanno ridotto la spesa per farmaci da prescrizione rispettivamente del 20%, 13% e 8%.81

Contemporaneamente è più che raddoppiata la quota dei farmaci generici.

In Cina il valore di spesa sanitaria totale in percentuale al PIL era pari a 4,8% nel 2008, in crescita rispetto al 4% del 1998; in precedenza c'era stato un aumento molto graduale, considerando che negli anni '70 la spesa era inferiore al 2% del PIL.

Il trend ascendente ha interessato anche Australia e Giappone: nel '95 spendevano rispettivamente il 7,22% e 6,88%; nel 2000 8,03% e 7,69%; 8,51% e 8,35% nel 2009; la spesa pro capite nello stesso anno ammontava a 3964 $ per l'Australia, 3035 $ per il Giappone. Leggermente sotto il livello dei paesi avanzati si colloca la Corea del Sud, con il suo 6,49% del PIL e 1242 $ annui di spesa pro capite media.

Fra i paesi in via di sviluppo, è rilevante il dato del Vietnam, col 7,1% del PIL speso in sanità; molto più indietro l'India, che si colloca al di sotto anche della Cina col suo4,1%: di pari passo si rilevano elevati tassi di morbilità e mortalità, in un paese che supera ormai il miliardo di abitanti e presenta enormi disuguaglianze sociali. L'Argentina è il paese del Sud America che spende di più, ben il 10% nel 2009, in aumento dell'1% rispetto al 9% del 2000; secondo il Brasile con l'8,4%.

Molto importante il dato di Cuba, che spende il 10,9% del PIL nella sanità.

I paesi africani, interessati negli anni 80-90 da un'ondata di tagli alla spesa sanitaria pubblica e privatizzazioni, sono fra quelli dove sono maggiori le forme di pagamento dei servizi sanitari a carico degli utenti; la spesa media dedicata alla salute è inferiore al 5% del PIL, con le eccezioni rappresentate dal Sudafrica (8,9%) e da alcuni paesi di ridotte dimensioni, come Liberia (10,9%) e il piccolo Burundi (13,9% nel 2009, contro il 7,2% del 2000).82

Oggi sono quindi individuabili grossolanamente tre gruppi di paesi: un primo gruppo, capeggiato dagli USA e di cui fanno parte i paesi europei, di cui fanno parte paesi più “avanzati” in cui si spende mediamente più dell'8% del PIL in sanità; un secondo gruppo

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di paesi poveri o in via di sviluppo dove la spesa media in rapporto al PIL è compresa fra il 4% e l'8% (Cina e India su tutti); paesi molto poveri, dove le risorse destinate alla sanità sono molto esigue e inferiori al 4% del PIL.

La tendenza all'aumento della spesa non risparmia nessuno, seppur con differenze nel tasso di crescita della spesa stessa: maggiore nei paesi in via di sviluppo, che iniziano oggi a subire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento del reddito medio; minore nei paesi europei, a causa della contrazione dei redditi e del maggior rigore nella spesa pubblica che ha caratterizzato gli ultimi anni.