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Ssp.n-k obH-k ipn tpy pw prw m Axbit Traduzione

Tu hai ricevuto questa tua prima libagione, dopo essere uscito da Akhbit.

Formula TP 701

Anche il testo seguente proviene dalla Piramide di Pepi II219.

2190 a: 2190 b: 2191 a:

Traslitterazione

pr Hr m Axbit

aHa p n Hr wab im

ii Hr wab nD-it-f

Traduzione

Horus esce da Akhbit;

Pe si alza per Horus, lui purifica se stesso lì.

Horus il purificato viene, egli si prende cura di suo padre

Interpretazione

Le tre formule citano la città di Akhbit come luogo in cui il dio Horus è stato generato e ha ricevuto la sua prima libagione. Gli autori greci, che si sono interessati al mondo egizio, non riportano mai il nome della località che ha dato i natali al dio, ma ci raccontano che egli è stato allevato e cresciuto in una zona paludosa sita nel nord del paese, nascosto al dio Seth, in un luogo chiamato Chemmis, situato nei pressi di Buto. Sulla base di queste affermazioni alcuni egittologi hanno identificato l’Akhbit - citata nei Testi delle Piramidi e nominata in numerosi testi principalmente a carattere religioso per tutto il periodo della storia egiziana - con il centro chiamato Chemmis dai greci220.

Erodoto descrive questa città come una meraviglia, un’isola che si trova in mezzo ad un lago vasto e profondo poco distante dal santuario di Buto. Anche se l’autore afferma di non

219 SETHE 1910, p. 532 220 GAUTHIER 1925, p. 11

aver visto l’isola fluttuare né muoversi, riporta una leggenda egiziana che vorrebbe l’isola, appunto, galleggiare e spostarsi per volere della dea Leto, identificata con la dea egiziana Uadjet, protettrice di Buto. Tale espediente venne adottato dalla dea per nascondere e salvare Apollo (Horus), il figlio di Iside - di cui era nutrice e che aveva in custodia - da Tifone (Seth) che girava il paese per trovarlo221 e probabilmente ucciderlo. Anche Plutarco in riferimento ad Horus afferma che è stato allevato dalla dea Leto nelle paludi limitrofe a Buto222.

La localizzazione di Chemmis è tuttora fonte di discussione da parte degli studiosi. M. C. C. Egdar identifica Buto con il sito di Tell el Farain e Chemmis con il villaggio di Shabah a circa tre chilometri in direzione sud-est223.

A. H. Gardiner, in disaccordo, ritiene che la Chemmis che ha dato i natali ad Horus non sia neanche la stessa località di cui parlano gli autori classici, ma un altro luogo, probabilmente più distante. Lo studioso, inoltre, afferma che la città di Pe non viene mai nominata nelle fonti egiziane in connessione con la nascita della divinità. Inoltre, in quei pochi documenti dove sono citate entrambe le località, non è mai fatto alcun riferimento alla loro distanza. È quindi possibile supporre che Horus dopo la nascita ad Akhbit si sia trasferito a Pe dove è cresciuto224.

La formula TP 701 § 2090 a – 2091 a fissa chiaramente i natali di Horus a Chemmis. Dopo la nascita si è trasferito a Pe dove è stato purificato e dove, probabilmente aveva ricevuto l’educazione e l’istruzione per assolvere i suoi compiti in quanto Harandotes. In questa frase, purtroppo, non è espressa né la distanza tra i due centri né quanto tempo intercorre tra la nascita e la purificazione.

Proprio per la difficile identificazione topografica si potrebbe ritenere Chemmis come una località mitologica situata in un luogo indefinito, legata alla dea Iside, alla nascita e all’infanzia di Horus. Tuttavia, prendendo in considerazione alcuni testi biografici o commemorativi, A. H. Gardiner afferma che non sia frutto della creazione intellettuale della teologia ma un luogo realmente esistente.

I documenti vagliati dallo studioso, nei quali compare il termine “akhbit” e che lo hanno portato a queste conclusioni, sono diversi:

221 ERODOTO, Storie II, §156; LLOYD, FRASCHETTI 1996, pp. 181-183 222 PLUTARCO, De Iside et Osiride, § 18; CILENTO 1962, p. 35

223 EDGAR 1911, pp. 87-89 224 GARDINER 1944, p. 54

1) Un testo del Medio Regno che colloca il concepimento di Horus a Pe e la sua nascita a Chemmis, ma che purtroppo non riporta l’effettiva distanza tra le località225.

2) Il Papiro Louvre 3079, nel quale vengono nominate un gruppo di città probabilmente ordinate in base alla loro collocazione topografica: Pe è citata per prima, Chemmis per ultima. Si può supporre che le due località, connesse ad Horus anche se sono giustapposte allo stesso tempo, sono contrapposte e probabilmente molto distanti tra loro226.

3) Un’iscrizione biografica227, proveniente da una cappella del complesso funerario della famiglia di SnDm-ib, situata vicino all’angolo nordoccidentale della piramide di Cheope, ripercorre la carriera dell’architetto Nekhebu che operò sotto Pepi I. Il testo racconta dei compiti ordinati dal sovrano Nekhebu: amministrare la “Città dei Laghi”, “Akhbit” e la “Piramide di Pepi” localizzate tutte nel Basso Egitto; costruire di un canale che colleghi “Akhbit di Horus” con la Residenza228.

Probabilmente esso doveva mettere in collegamento Akhbit con la capitale Menfi per permettere alla popolazione di raggiungere facilmente il luogo sacro in cui era nato Horus.

4) Il papiro Harris I (29, 2-3)229 racconta le gesta di Ramses III e ci informa che il faraone restaurando il santuario di Eliopoli dedicato a Hr-xnty-rAw-prw230, ne avrebbe abbellito il giardino. La proposizione di.i AxAx.f m Twfy m-Xnw Ax-bit viene tradotta da P. Grandet231 “Ho fatto in modo che fosse (di nuovo) fiorente come il papiro a Chemmis”232 mentre da A. Gardiner233 “Io l’ho fatto fiorire con i papiri all’interno del chemmis”234. P. Grandet ritiene che la preposizione “m” sia da

intendere come una variante di “mi”235 – cosa più volte attestata all’interno del

papiro – e quindi che Ramses III avrebbe reso l’area adibita al verde fiorente come i

225 GARDINER 1944, p. 55 226 GARDINER 1944, p. 56 227 SETHE 1933, pp. 215-221 228 DUNHAM 1938, pp. 1-2

229 iry.i srwd pr Hr-xnty-rAw-prw, qd.i nAy.f inbw wnw wAs(w). iry.i srwd pA Xt Spsy nty m-Xnw.f di.i

AxAx.f m Twfy m-Xnw Ax-bit, …

230 GRANDET 2005 b, p.129 231 GRANDET 2005 a, p. 262

232 J’ai fait en sorte qu’il fût (de nouveau) florissant comme le papyrus dan Chemmis 233 GARDINER 1944, p.57

234 I caused it to bloom with papyrus within a chemmis 235 GRANDET 2005 b, p. 129, n. 514

papiri che crescono a Chemmis236. A. Gardiner, invece, ritiene che il sovrano abbia costruito una vera e propria Chemmis all’interno del tempio237. Il termine akhbit è

scritto senza il determinativo di città ma in entrambi i casi l’allusione al luogo di nascita di Horus è evidente. È quindi possibile supporre che all’interno del tempio eliopolitano di Hr-xnty-rAw-prw vi fosse una riproduzione della mitica città Akhbit. Probabilmente questo luogo, ritenuto sacro, non era altro che un’isola edificata in mezzo al lago del santuario. A. Gardiner ipotizza, inoltre, che l’immagine della dea Iside che allatta Horus bambino in mezzo a piante di papiro dovesse essere rappresentata sulle pareti del santuario più interno.

5) Il papiro demotico Loeb (9, 32), datato alla fine del IV secolo, menziona l’esistenza di un xb, termine con il quale a quell’epoca si indicava Akhbit, all’interno del tempio di Te-tehne238. Questo sito è stato identificato con la città del Medio Egitto Acoris239 e ciò confermerebbe la tesi che l’akhbit indichi una particolare struttura, sita all’interno di un tempio, che riproduca l’isola di Chemmis.

6) Un’iscrizione proveniente dal tempio di Edfu ci informa di un saluto indirizzato ad Horus di Edfu da alcune divinità locali, e soprattutto da Amon-Ra di Sambehdet: “Sono venuto per te, Horus il Behdetite, dio grande, signore del cielo, per portarti una Chemmis di piante utili affinché tu possa essere tutelato e protetto lì dentro”. Questo passo fa pensare che una struttura chemmis si dovesse trovare anche nel XVII nomos di Sambehdet240.

Infine, A. Gardiner tra le fonti riporta alcuni elenchi di nomoi, uno dal tempio di Dendera e due da due diversi templi di Edfu. In queste liste la città di Chemmis, sempre collegata con il termine geroglifico “Hpw” che viene tradotto dallo studioso “entroterra aquatico”, viene localizzata o nel XIX nomos dell’Alto Egitto o nel VII del Basso Egitto.

Considerando la documentazione riportata, è possibile ritenere che con il termine “akhbit” inizialmente gli egiziani si riferissero ad una città precisa e che successivamente lo stesso termine abbia indicato tutti i luoghi somiglianti, dal punto di vista geografico, all’Akhbit originale. 236 GRANDET 2005 a, p. 262 237 GARDINER 1944, p. 57 238 SPIEGELBERG 1931, p. 31-32 239 SPIEGELBERG 1931, p. x 240 GARDINER 1944, p. 58

Un documento che sembra collocare la nascita di Horus nel sud del paese è il cosiddetto testo di teologia menfita, iscritto sulla pietra di Shabaka. Nell’incipit del testo è espressamente riportato che il faraone Shabaka fa ricopiare sulla lastra uno scritto più antico ritrovato nella casa di Ptah ormai logorato dai vermi. La data di stesura del testo originario è stata per lungo tempo argomento di dibattito da parte della comunità scientifica. J. P. A. Erman, K. Sethe, H. Junker, H. Frankfort in virtù dei numerosi arcaismi lo datano all’Antico Regno; J. Assmann lo fa risalire all’età ramesside; secondo B. Ockinga fu composto in età post-amarniana; infine per R. Krauss si tratterebbe di un testo di età tolemaica.

Il testo ci racconta di Geb che decide di risolvere il contenzioso tra Horus e Seth, riguardo chi dovesse governare il paese, dividendo il regno in due parti uguali, una a nord e una a sud, e affidando al figlio Seth la parte meridionale “dove è nato” e il settentrione ad Horus, figlio di suo figlio, perché – come dice il testo – in quei luoghi era morto annegato suo padre Osiride.

Purtroppo il racconto non fa alcun riferimento al luogo di nascita di Horus, ma proprio il fatto di non destinare, ad Horus, il nord in quanto sua terra natia potrebbe far pensare ad una sua effettiva località di origine nel sud del paese, così come quella di Seth e probabilmente anche di Osiride. In un secondo momento le teologie sviluppatesi nel nord del paese fanno proprio questo mito spostando dunque i natali di Horus ad Akhbit tra le paludi del Delta.

Successivamente il termine Akhbit avrebbe indicato tutti i luoghi o le strutture che riproducevano il paesaggio geografico del nord ormai ritenuto il luogo di nascita di Horus. In questo senso i numerosi “Akhbit”, che riproducevano l’ambientazione della nascita del bambino divino, potrebbero essere stati realizzati con l’intento di rievocare i misteri della sua nascita. Lo scopo che ha portato alla loro creazione potrebbe essere paragonato all’edificazione dei mammisi, piccole cappelle presenti a partire dalla fine dell’epoca faraonica all’interno dei complessi templari, in cui venivano evocate le rappresentazioni dei misteri della nascita divina.

L’allattamento

Formula TP 689

Il testo seguente proviene dalla piramide di Pepi II241, la formula è attestata anche nella piramide di Pepi I ma in maniera molto lacunosa242:

2089 a:

Traslitterazione

ii (A)s,t nDr.n-s n-s mnD-s n sA-s Hr mAa-xrw

Traduzione

Iside viene, ella si è presa i suoi due seni per suo figlio Horus, proclamato giusto.

Interpretazione

Questa è l’unica formula dei Testi delle Piramidi che sembra riferirsi all’allattamento del piccolo Horus. Proprio per questo J. Leclant, considerando lo strano silenzio delle fonti a questo proposito, si chiede se tale assenza di riferimenti letterari per l’Antico Regno a scene di allattamento del piccolo Horus sia dovuta all’esiguità documentaria o ad una scelta dottrinale della classe sacerdotale243.

Nella formula TP 689 l’allattamento si verifica dopo un giudizio (wDa mdw)244, probabilmente una giuria formata da alcune divinità doveva valutare lo status divino del piccolo Horus. La condizione di giustificato attribuita al dio potrebbe derivare dal suo riconoscimento come divinità legittima a seguito dell’esito positivo del giudizio oppure dall’aver attinto al seno della madre Iside.

Nel corpus dei Testi delle Piramidi sono presenti molte formule245 che fanno riferimento all’allattamento del sovrano defunto da parte di numerose divinità nutrici poiché egli è

241 SETHE 1910, p. 509 242 FORGEAU 2010, p. 40, n.171 243 LECLANT 1951, p. 124 244 TP 689 § 2088 b 245 TP 268 § 371 c; TP 470 §§ 911 b – 912 b; TP 365 §§ 622 d- 623 b

rinato a nuova vita come un bambino246. Queste stesse scene sono inoltre visibili in numerose raffigurazioni rappresentate su monumenti funerari reali dell’Antico Regno.

Tra queste “divinità nutrici” compare, a prima vista paradossalmente, lo stesso Horus: infatti nella formula TP 41 § 32 a al sovrano è ordinato: “prendi la punta del seno di Horus247”. Chiaramente il testo gioca sul valore rigenerativo del latte, da una parte, e sul ruolo di Horus come agente della rinascita del padre morto. Il faraone resuscitato, in queste formule, ricomincia il ciclo della vita e viene trattato proprio come un bambino, per la precisione come una divinità bambina che viene cullata, allattata e purificata in luoghi mitologici248.

Compito dell’allattamento però non è solo quello di nutrire il sovrano bambino per farlo crescere forte e vivere a lungo. Il latte ha anche un valore protettivo, come si evince dalla formula 661 § 1873 a dove viene definito “mw bsAw” sottolineando le proprietà curative o protettive del liquido. Lo stesso termine in un'altra formula (42 § 32 b) qualifica la dea madre Iside, una delle principali nutrici del faraone resuscitato. Nonostante J. Leclant dubiti che il latte divino abbia proprietà esclusive249, si può comunque ritenere – proprio per l’accostamento del termine “bsA 250 sia al latte che alla dea che allatta – che solo il

latte divino ha particolari caratteristiche, probabilmente delle capacità protettive.

Infine considerando che a curare i bisogni del sovrano sono alcune divinità, è ovvio che queste ne riconoscano il suo carattere divino251.

246 LECLANT 1951, p. 123 247 FAULKNER 1969, p. 9 248 TP 268 § 371 c – 372 c 249 LECLANT 1951, pp. 126-127

250 Il termine si traduce “qualità” o “virtù” in riferimento ai passi dei Testi delle piramidi citati (vedi WB I,

475 (5-6)). Lo stesso a partire dal Medio Regno è attestato con il valore di “proteggere” (vedi WB I, 475 (8))