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La cucina è un ambiente infinitamente variabile, infatti, la quantità di soluzioni reperibili sul mercato, per colore, finitura o composizione è pressoché illimitata. In realtà ci troviamo di fronte a prodotti progettati in modo da avere una parte interna (fusto, cerniere, guide, piedini ecc.) rigida e invariabile, mentre la parte esterna (tutto ciò che si vede) è altamente variabile e viene configurata a seconda di gusti e richieste. Ciò consente il soddisfaci- mento di una domanda di “diverso che è al tempo stesso conosciuto”, mantenendo costante la struttura che genera il prodotto. La domanda di varietà posta dal consumatore si pone in netta contrapposizione alla limitazi- one di varietà imposta dalle esigenze di produzione e, al moltiplicarsi delle novità, non corrisponde pertanto un distacco reale dal prodotto già presente in commercio.

I tre livelli della varietà

La domanda di varietà da parte dei consumatori assume tre forme fondamentali, si manifesta cioè a tre livelli progressivi.

Innanzitutto vi è un livello funzionale della varietà, questo dipende dalle caratteristiche naturali dell’utente e dal modo in cui egli agisce. Si tratta di un livello quantificabile e misurabile, che riguarda gli aspetti funzionali del prodotto e si articola nelle sue specifiche e prestazioni: dimensioni, proprietà tecniche dei materiali, caratteristiche degli elettrodomestici, distribuzione dei vari elementi in pianta, ecc.

Vi è poi un livello formale della varietà, inerente all’aspetto estetico del prodotto. Si tratta di un livello volto al soddisfacimento di un linguag- gio particolare, ben identificabile per via della sua contrapposizione ad altri linguaggi formali. Ciò prevede la presenza di convenzioni e codici formali ampiamente condivisi a livello sociale e ai quali potersi chiara- mente riferire. L’utente sceglie il suo modello di cucina interpretando un linguaggio semiotico, così gli articoli che “parlano la stessa lingua” saranno scelti da coloro che condividono percezioni e sensibilità comuni legate ad abitudini, tradizioni, stili di vita, stati sociali, età, sesso ecc. Una macrodistinzione è rappresentata da due stili forte- mente contrapposti, quello tradizionale e quello moderno. Lo stile tradizionale richiama la robustezza del prodotto, il calore dell’ambiente, i valori culturali del passato; questo insieme di caratteri porta ad utilizzare in maniera prevalente il legno massello che più di altri materiali sa soddisfare le esigenze di questa categoria di con- sumatori. Lo stile moderno è invece più attento alle innovazioni stilis- tiche, alle soluzioni tecnologiche, a concetti e modi di vita più attuali, e pur non disdegnando l’utilizzo del legno, è maggiormente indiriz- zato all’uso del nobilitato o del laccato.

Infine vi è un livello particolare della varietà, che permette al singolo consumatore di differenziarsi all’interno di uno stesso linguaggio formale, esprimendo così un aspetto personale e particolare del proprio gusto (ad esempio con un accessorio, una particolare tonalità cromatica o con un certo grado di finitura delle superfici). Si tratta di un livello attualmente in continua ascesa all’interno del settore cucina; non a caso qualsiasi catalogo mette a disposizione del pubblico un’ampia gamma di varianti e di soluzioni. E’ riscontrabile un ulteriore livello di varietà, quello individuale, quest’ultimo è però scarsamente generalizzato, strettamente legato al gusto personale e trova spazio in produzioni artigianali (Cortinovis, 1993).

La struttura dei mobili per cucina

FUSTO

PIEDINI

L’elemento base della cucina componibile, il modulo, realizzato in varie versioni che differiscono per dimensioni e caratteristiche, consente l’ottenimento di composizioni molto diversificate. Ciò che si ripete più o meno costantemente è la struttura di ogni singolo modulo, composta dai seguenti elementi e così articolata.

Il fusto rappresenta la parte interna ad ogni modulo, nella stragrande maggioranza dei casi questo è realizzato con pannelli di agglomerato di legno ad alta densità, con uno spessore che in genere è di 18 mm, rivestiti con carta melamminica ad elevata grammatura.

Gli elementi che compongono la struttura interna sono standardizzati e non contribuiscono alla creazione della varietà:

Le basi e le colonne sono dotate di robusti piedini regolabili per con- sentire una perfetta messa in bolla del mobile, con un’altezza variabile tra i 10 e i 16 cm.

Figura 32

Struttura e principali componenti di una cucina componibile

Esploso assonometrico FUSTO FUSTO PIEDINI CERNIERE GUIDE PIANO DI LAVORO ANTE ANTA MANIGLIE ZOCCOLO CASSETTI

Gli elementi esterni invece sono altamente variabili e offrono un’ampia scelta di combinazioni anche per un determinato modello di cucina: I cassetti in genere presentano un fondo realizzato con un pannello analogo a quelli utilizzati per il fusto, le sponde laterali sono spesso realizzate in metallo per conferire all’elemento maggior robustezza e aumentare lo spazio interno. Il frontale è regolabile e rifinito come il resto delle ante.

Si tratta di componenti standard, prodotti in grande serie e sottoposti a collaudi che ne certificano le prestazioni e la durabilità. Esistono vari sistemi che garantiscono la chiusura morbida del cassetto. ANTE CASSETTI CERNIERE E GUIDE MANIGLIE ZOCCOLO PIANI DI LAVORO

L’anta rappresenta l’elemento attorno al quale ruota la definizione dell’identità del prodotto ed è alla base della varietà formale. I materiali più utilizzati sono senz’altro il legno, massello, multistrato o impiallac- ciato, pannelli di MDF poi laminati, laccati o rivestiti in PVC, e il vetro. Ogni mobile può essere rifinito con fianchi della medesima finitura dell’anta.

Le maniglie sono un altro elemento che si contraddistingue per l’estrema varietà di scelta offerta al consumatore, sono disponibili maniglie incassate nell’anta o ricavate dal profilo dell’anta stessa, realizzate in moltissimi materiali, colori e finiture.

Lo zoccolo in genere è realizzato in alluminio o plastica e poi opportu- namente rifinito per armonizzare con il resto. Ha un’altezza coordinata con quella dei piedini ed è facilmente asportabile, in modo da garantire una comoda pulizia del pavimento sottostante alle basi.

I piani di lavoro sono realizzati in materiali differenti a seconda del modello, opportunamente collaudati per resistere a urti, calore, graffi e agenti chimici. I materiali maggiormente utilizzati sono laminati, acciaio inox, granito, marmi, legno, e i più recenti materiali solid surface. Ogni azienda cerca poi di realizzare piani di lavoro seguendo

ACCESSORI

Gli standard dimensionali

Norme

Altezza da terra del piano di lavoro Altezza dello zoccolo

Altezza pavimento/parte inferiore dei pensili Altezza parte superiore armadi e mobili pensili Profondità del piano di lavoro

Spessore del piano di lavoro Profondità dei mobili pensili Larghezza degli elementi:

Arretramento dello zoccolo

- elettrodomestici - mobili - lavelli UNI 85-90 10-15 130 190-200 60 3 30-35 60 30-40-45-50-60-90-120... 90-150 5 ISO 85-90 10-15 130 190-210 60 / 32-35 60 / 5

“La cucina componibile presupponeva intrinsecamente la codificazi- one standardizzata e condivisa di una serie di caratteristiche dimen- sionali e funzionali, essenzialmente dedotte da valutazioni di carattere ergonomico e dalla necessità di ottimizzare lo spazio disponibile.”

(San Pietro & Gallo, 2004, p. 1). Sono stati dunque definiti una serie di

standard dimensionali riferiti ai mobili per cucina, ciò ha consentito di configurare un sistema di blocchi modulari allineabili a piacimento lungo le pareti, così da garantire l’adattabilità alle varie soluzioni plani- metriche, lo sfruttamento massimo dello spazio, sia in verticale sia in orizzontale e la compatibilità tra elettrodomestici da incasso e mobili realizzati da diversi costruttori.

Ogni azienda propone una serie di accessori interni ed esterni, il che garantisce al cliente un’ampia scelta anche nella cura dei particolari e permette all’azienda di differenziarsi dagli altri marchi. Gli accessori contribuiscono a rispondere alla richiesta di varietà particol

Tabella 1

Le principali norme UNI e ISO riferite ai mobili per cucina

Il Work Triangle

La cucina può essere definita come un insieme di entità che svolgono funzioni diverse e specifiche che devono essere tra loro coordinate. Le funzioni fondamentali, comuni a qualsiasi cucina, sono identificabili in un numero limitato e corrispondono a tre attrezzature indispensabili: il lavello, il piano cottura ed il frigorifero.

Il Work Triangle è un modello che affronta il problema della collocazi-

one spaziale reciproca tra le tre principali attrezzature ed è stato con- cepito in modo da massimizzare l’efficienza nell’utilizzo della cucina da parte di una sola persona sulla base di studi del movimento legati ai principi Tayloristici per la massimizzazione del rendimento del lavoro. Il modello è stato sviluppato dalla University of Illinois School of Architecture negli anni ‘40 per enfatizzare i vantaggi ottenibili da una produzione di tipo standardizzato. E’ tuttora un modello larga- mente adottato nella progettazione delle cucine domestiche.

E’ importante tener conto dei movimenti necessari alle varie oper- azioni in m odo da evitare sprechi di energia e spostamenti non necessari, ciò assume ancora più importanza nel grande ambiente. Esiste dunque una serie di accorgimenti che è opportuno osservare, durante la configurazione del Work Triangle, per ottimizzare il lavoro

domestico, alcuni di questi sono generali, altri più specifici e indirizzati ad una particolare disposizione dei vari elementi in pianta. Innanzitutto è bene che il perimetro del triangolo, misurato ponendo come vertice il centro di ognuno dei tre elementi, abbia una lunghezza compresa tra

Figura 33

Schema raffigurante il Work

Triangle

La prossimità delle attrezzature principali a quelle secondarie delinea tre aree funzionali dedicate alla conservazione, alla cottura e al lavaggio - preparazi- one LAVA STOVIGLIE LAVELLO FRIGORIFERO PIANO COTTURA

cottura

conservazione

lavaggio e

preparazione

DISPENSA RIFIUTI FORNO

Schemi tipici della disposizione degli elementi

La cucina componibile ha razionalizzato i contenuti funzionali entro schemi compositivi unitari e coordinati. Esiste un numero limitato di tipologie distributive tipo, le cui varianti possono differire in qualche particolare, ma condividono una struttura e una configurazione spazi- ale fondamentalmente analoghe. La scelta di una tipologia distributiva è influenzata sostanzialmente dalla forma dell’ambiente di cui si dispone, dalle sue dimensioni e dalle esigenze e abitudini degli utenti cui è destinato tale spazio, in modo da soddisfare la richiesta di varietà funzionale.

Le principali tipologie distributive sono comunemente identificate con alcune lettere maiuscole dell’alfabeto, un richiamo iconico alla disposizione dei moduli in pianta.

La cucina a I è la configurazione più semplice che si possa realizzare, spesso rappresenta la soluzione obbligata per gli ambienti di ridotte dimensioni (locali stretti e lunghi nella maggior parte dei casi) oppure può essere l’attrezzatura minima per un monolocale adibito anche a soggiorno e zona notte, infatti, questa tipologia consente di liberare uno spazio che può essere destinato ad altri usi. I limiti consistono nel limitato spazio destinato allo stoccaggio e agli elettrodomestici, una soluzione frequente per aggirare questo limite è rappresentata dal forno disposto in colonna.

i 3,6 e i 6,6 metri. Lunghezze inferiori implicano una cucina troppo stretta e uno spazio di lavoro insufficiente mentre lunghezze superiori comportano un’eccessiva distanza da percorrere e rendono il cucinare lento e stancante. E’ preferibile evitare la circolazione interna al trian- golo, in particolar modo tra il lavello e il piano cottura. E’ preferibile che queste due attrezzature siano connesse da un piano di lavoro con- tinuo di lunghezza non superiore a 1,8 metri, in modo tale da limitare la distanza da percorrere con pesanti pentole piene di liquidi. Pertanto, nel caso in cui non sia possibile evitare la circolazione all’interno del triangolo (ad esempio nel caso di una cucina corridoio), è comunque preferibile collocare sul medesimo lato il lavello ed il piano cottura. E’ vivamente sconsigliato interrompere i lati del triangolo con elementi a colonna, è preferibile che questi siano raggruppati e collocati al termine di un piano di lavoro (Baden-Powell, 2005).

CUCINA A I

Tutte le funzioni nel minor spazio possibile, flusso di lavoro lineare.

Si tratta della disposizione maggiormente diffusa nelle cucine- corridoio, una pianta ricorrente nell’edilizia civile italiana che concepiva la cucina come locale di servizio.

E’ preferibile evitare di schierare lungo una linea eccessivamente lunga tutte le zone di lavoro, ma distribuirle equamente sui due lati. Molti architetti, produttori e cuochi, concordano sul fatto che la soluzione più efficace consista nel collocare il frigorifero e il lavello su un lato, con il punto cottura disposto centralmente rispetto a questi ultimi due, ma sul lato opposto.

La disposizione dei mobili lungo le due pareti opposte traccia un corridoio centrale in cui è possibile lavorare senza quasi spostarsi, o farlo con brevi passi. Se lo spazio a disposizione lo consente, è possi- bile collocare un tavolo al centro dell’ambiente, ma è più frequente la sistemazione del tavolo contro una delle pareti, lungo la quale la fila di mobili sarà più corta.

(2) Gli schemi distributivi riportati in questa pagina e in quelle che seguono sono tratte da: Crane Robin, Food Preparation Spaces, Malcom Dixon, London, Architecture design and technology press, 1990

Figura 342

Planimetria di una cucina a I Scala 1:50

quote in cm

330

150

Figura 36

Planimetria di una cucina a doppia I

Scala 1:50 quote in cm

Figura 35

Esempio di cucina a doppia I

300

250

CUCINA A DOPPIA I

Soluzione compatta ma con super- fici di lavoro addizionali.

Si tratta della soluzione migliore nel caso in cui si disponga di due pareti contigue libere, l’unico inconveniente è rappresentato dalla presenza di un angolo difficilmente accessibile in termini di stoccag- gio. Una soluzione efficace è rappresentata dall’utilizzo di un lavello angolare o in alternativa di un gruppo fuochi angolare. Per configurare correttamente il Work Triangle è preferibile collocare il lavello ed il

piano cottura centralmente su ognuno dei rispettivi lati, mentre il frigorifero troverà posto all’estremità di uno dei due lati.

Questa configurazione facilita l’utilizzo della cucina da parte di più cuochi, o comunque garantisce una buona accessibilità anche nel caso in cui qualcun altro stia cucinando. Il vantaggio principale è rappresen- tato dallo spazio libero centrale che può così ospitare il tavolo o un’isola di lavoro.

Si tratta di una delle disposizioni più scenografiche e costose, è adatta a locali ampi e di forma prossima a quella quadrata ed offre una capienza elevatissima. Il tavolo centrale, o in alternativa ottenuto dal prolungamento di uno dei lati, completa l’insieme funzionalmente e visivamente. La definizione del Work Triangle è piuttosto immediata,

in quanto ad ognuno dei tre punti può essere dedicato un intero lato, in modo da ottenere un triangolo perfettamente simmetrico. Non si tratta di un modello molto diffuso poiché richiede la presenza di tre pareti libere da porte o porte-finestre. E’ bene che l’ambiente non sia eccessivamente largo, per garantire che i movimenti necessari per spostarsi da una parete all’altra non siano eccessivi. Un potenziale errore consiste nel lasciare troppa superficie di lavoro tra le zone che devono avere collegamenti: come cottura-lavaggio o

Figura 37

Planimetria di una cucina a L Scala 1:50 quote in cm

360

250 CUCINA A L

Soluzione molto diffusa, le aree di lavoro sono collocate in termini funzionali e di sequenza delle operazioni.

CUCINA A U

Struttura base per le cucine di alta gamma, offre un equipaggia-

conservazione-preparazione. Anche l’eventualità di un tavolo centrale deve essere valutata ricordando che qualsiasi elemento all’interno del

Work Triangle rappresenterebbe un ostacolo lungo i percorsi più

frequentemente praticati.

A prima vista può sembrare una variante del modello a U, in realtà si differenzia profondamente da quest’ultimo per via della presenza, su uno dei due lati terminali, di un bancone o di un tavolo, collegato ai mobili, che taglia in due lo spazio del locale. Il principale vantaggio consiste in una buona articolazione dei vari elementi, anche in questo caso si presenta la possibilità di riservare un lato ad ognuna delle attrezzature fondamentali. La comodità di movimento può essere limitata dalla necessità di aggirare il bancone per spostarsi da una parte all’altra del locale.

Si tratta comunque di una soluzione ottimale per cucine integrate nel soggiorno o per alloggi a pianta aperta, il bancone in questo caso rappresenta un ottimo divisorio, che delimita lo spazio e le relative funzioni.

Figura 38

Planimetria di una cucina a U Scala 1:50

quote in cm

380

280

CUCINA A G

Standard molto diffuso per le cucine grandi e totalmente o parzialmente aperte alla zona living.

Questo tipo di disposizione deriva dalle cucine professionali, per le quali è molto diffusa la sistemazione delle attrezzature al centro. Il principale vantaggio è rappresentato dalla concentrazione di tutto il necessario per cuocere attorno ad un unico elemento sfruttabile su tutti e quattro i lati. Centralizzando le zone di lavoro in funzione di uno spazio che tende al superamento della divisione in zone rigide e chiuse.

Figura 39

Planimetria di una cucina a G Scala 1:50 quote in cm

Figura 40

Planimetria di una cucina con isola centrale Scala 1:50 quote in cm 360 380 360 400 L’ISOLA

Suddivisione dei vari elementi in distinte aree funzionali: isola di cottura centrale, aree di lavoro ed elettrodomestici collocati sulle pareti.

Il principale limite di questa soluzione riguarda gli interventi sull’impianto idraulico ed elettrico necessari per l’installazione. Inoltre il locale deve essere piuttosto ampio, poiché solitamente l’isola è abbi- nata ad alcuni mobili contenitori disposti lungo le pareti. Può risultare scomoda la necessità di “circumnavigare” l’isola dovuta agli sposta- menti necessari per raccogliere tutti gli elementi necessari alla cottura. L’isola o la penisola spesso hanno una duplice funzione: area di lavoro dotata di una o due attrezzature (zona cottura e lavello) e zona pranzo o snack bar; raramente l’isola può riunire tutte le funzioni e le aree della cucina. E’ consigliabile evitare un’estensione orizzontale eccessiva che potrebbe rendere faticosi gli spostamenti, la soluzione ottimale consiste nella possibilità di raggiungere ogni lato senza troppi movi- menti. Si tratta di una configurazione particolarmente adatta alle cucine in ambiente aperto.

Figura 41

Esempio di isola di lavoro centrale con piano cottura

In definitiva lo standard si manifesta a livello di struttura e dimensioni del fusto di ogni singolo modulo, la varietà è invece affidata alle antine, ai piani di lavoro, agli accessori, alle possibili configurazioni planimetriche e deriva dal moltiplicarsi delle loro possibili combinazioni. Ne risulta uno scenario ricchissimo nel quale la produzione di serie offre modelli caratterizzati da una flessibilità compositiva pressoché assoluta e una varietà di finiture potenzialmente inesauribile. Così la “moltitudine delle lingue” caratterizza in termini generali le cucine contempo- ranee, corrispondendo esattamente a quella domanda di personalizzazione molto variegata che ha riguardato tutte le strutture e gli arredi domestici.

Il Work Triangle e i suoi principi sono ben identificabili in tutte le tipologie di cucina sopra descritte, questo

modello fornisce preziose indicazioni progettuali e rende evidente l’importanza ricoperta dalla lunghezza e dall’articolazione dei percorsi, ci mostra ad esempio come una cucina grande possa essere in definitiva più sco- moda di una cucina piccola. E’ però indispensabile ricordare che si tratta di un modello sviluppato negli anni ’40, sulla base di principi funzionalisti che ricercavano il massimo rendimento, inoltre è stato studiato ipotizzando che una sola persona alla volta faccia uso della cucina, ipotesi del tutto plausibile negli anni ’40, ma forse non più del tutto adatta all’abitare e al cucinare contemporanei, sembra dunque opportuno rivalutarlo alla luce di queste considerazioni.