3. I castelli medioevali in Sardegna
3.3. Storia e tipologia degli edifici castrali nei Regni giudicali
Con l‟instaurazione in Sardegna dei quattro Stati giudicali cambiò
anche l‟assetto organizzativo territoriale, che modificò sensibilmente sia
la gestione amministrativa, politica ed economica dell‟isola che la
28 Già nell‟864 il papa Niccolò I inviò nell‟isola il vescovo Paolo e l‟abate Sasso per
convincere i Sardi a non contrarre matrimoni incestuosi fra consanguinei e si rivolge ai Judices, facendo capire che la responsabilità dell‟amministrazione e della gestione del territorio era affidata a questi ultimi. La vicenda è narrata da F.C.CASULA, La storia di Sardegna, ..., p. 163.
29 A.SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo ..., pp. 63-68, però contesta
parzialmente questa teoria sostenendo che, essendo i lociservator posti come funzionari in ogni municipio dell‟isola, i regni sorti avrebbero dovuto essere più di quattro. L‟autore pensa che lo sviluppo di quattro giudicati sia dovuto alla decadenza della vita urbana a causa della quale sopravissero solamente i centri importanti e ben difesi, molto probabilmente non in numero superiore a quello dei
giudicati.
30 A.BOSCOLO,Studi sulla Sardegna bizantina e giudicale, Cagliari, Edizioni Della Torre 1985, pp.
23-24; A.BOSCOLO, La Sardegna bizantina e alto-giudicale, Sassari, Chiarella 1989, pp. 28-44.
31 Per tutte le vicende della storia dei regni sardi, con le varie appendici, cfr. F.C. CASULA, La
storia di Sardegna, ..., e La Sardegna aragonese, ..., I-II;F.ARTIZZU, Documenti inediti ..., vol. I, p. IX; P. TRONCI, Memorie istoriche della città di Pisa, Bologna, A. Forni 1967 (ristampa fotomeccanica 1982), p. 147.
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I castelli litoranei del giudicato di Gallura. Riflessioni sulla territorialità Tesi di dottorato in Storia degli Stati Medioevali Mediterranei Università degli Studi di Sassari
distribuzione dello spazio abitativo e delle relative opere urbanistiche ed
architettoniche, comprese fortezze e castelli.
L‟
ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DEI REGNI GIUDICALI.
I quattro regni, denominati Torres, Arborea, Calari e Gallura,
erano veri e propri organismi statuali autonomi in quanto non fondati su
una base patrimoniale ma individuale, secondo il principio del non
recognoscens superiorem
32, ed erano dotati di cancelleria, per la rogazione
degli atti.
Il titolo di giudice, ereditario “di diritto”, era convalidato dalla corona
de logu, cioè l‟assemblea dei rappresentanti dei distretti amministrativi e
delle ville, che in casi particolari potevano nominare delle reggenze “di
fatto”. I regni erano suddivisi sotto il profilo burocratico e territoriale in
curatorie, distretti amministrativi di diversa estensione, composti da centri
urbani e ville rurali dipendenti da un capoluogo in cui risiedeva il curatore
(rappresentante locale dell‟autorità regia) col compito di curare il
patrimonio pubblico della Corona: il rennu, distinto dai beni privati
posseduti dal giudice, chiamati peculiares
33.
Ogni curatoria era divisa in ville, a capo delle quali stava un maiore
de villa. Era una carica elettiva come tutte le altre cariche amministrative,
compresa quella del giudice, eletto tra gli eredi legittimi; non
32 Il potere del sovrano quindi era riconosciuto sopra ogni cosa. F.C.CASULA, La storia di
Sardegna ..., vol. II, p. 447, asserisce che i quattro stati erano sovrani perché non riconoscevano
nessuna autorità al di sopra di essi; erano perfetti perchè avevano la summa potestas, cioè la facoltà di stipulare accordi diplomatici; erano infine “superindividuali” perché lo stato non era patrimoniale ma apparteneva di legge al popolo, il quale lo affidava al re, tramite la corona de logu, col giuramento del
bannus-consensus.
33 F.C.CASULA, Castelli e fortezze ..., pp. 94-109, propone la teoria già enunciata da A.SOLMI,
Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo ..., p. 75, che ammetteva nei giudicati l‟esistenza di
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necessariamente, quindi, otteneva il titolo di re il primogenito, ed era
coadiuvato nelle sue funzioni dalla corona de logu
34.
Il territorio di ogni villa poteva comprendere altri centri chiamati
donnicalias e domos: i primi, chiamati anche cortes, erano territori concessi
soprattutto a enti ecclesiastici mentre i secondi appartenevano alle
famiglie giudicali o a quelle di una certa importanza
35.
Nei documenti ufficiali il nome del giudice era seguito
dall‟appellativo rex; nella stesura formale degli atti le cancellerie giudicali si
basavano sulla tipologia greca e latina, adattata alle esigenze locali
36.
Dei primissimi sovrani insediatisi nei quattro regni possediamo
alcune iscrizioni con i titoli onorifici: arconte di Sardegna e protospatario
imperiale, e nomi dinastici quali Torcotorio, Salusio, Ortzocor e Nispella
37.
Nel Regno di Calari i nomi personali dei sovrani si alternarono
con quelli dinastici della casata indigena dei Lacon-Gunale, come
Mariano Salusio I (ante 1058), Orzocco Torcotorio I (1058-1089),
continuando con l‟alternanza Salusio-Torcotorio fino all‟estinzione del
regno. Alla dinastia dei Lacon-Gunale probabilmente apparteneva
Gonario Comita, giudice sia del regno di Torres che di quello di Arborea;
padre di Barisone I, suddivise i due giudicati tra i figli Andrea Tanca e
34 Il giudice doveva rendere conto alla corona de logu del suo operato. Sono attestati alcuni casi in
cui l‟organo amministrativo deliberò la condanna a morte del sovrano, come successe a Ugone III d‟Arborea, fratello di Eleonora; questo episodio è descritto da F.C. CASULA, La storia di Sardegna ..., vol. II, p. 152; F.FOIS, Castelli della Sardegna medioevale ..., p. 27, p. 103, nota 1.
35 A.SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel medioevo ...; pp. 169-270; F.ARTIZZU,
La Sardegna pisana e genovese ..., pp. 64-65.
36 F.C.CASULA, Sulle origini delle cancellerie giudicali sarde, in Studi di paleografia e diplomatica, a cura
di F.C. Casula e L. D‟Arienzo, Padova, CEDAM 1974, pp. 13-21, ritiene che prima dell‟avvento dei notai, a dar fede all‟atto amministrativo era sempre il giudice, assistito da testimoni. Dopo il Mille, con l‟importazione di tipologie diplomatiche oltremarine, la scrivania giudicale si trasformò in cancelleria certificante. Sugli atti emanati della classe dominante e sul richiamo a fonti bizantine o latine cfr. G. LILLIU, Presenze barbariche in Sardegna dalla conquista vandalica, in Magistra barbaritas. I Barbari in Italia, a cura di M.G. Arcamone, Milano, Garzanti Scheiwiller 1984, p. 56.
37 Lo studio sulle iscrizioni e produzioni artistiche, arredo liturgico e decorazione
architettonica, del primo periodo giudicale, e delle quali i re sardi erano committenti, è stato affrontato in R. CORONEO, Le epigrafi medioelleniche e la committenza dei primi giudici di Cagliari, in «Quaderni Bolotanesi» (1991), vol. XVII, pp. 321-332.
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Mariano I, originando le casate rispettivamente dei Lacon-Gunale di
Torres e dei Lacon-Zori di Arborea
38.
Per il giudicato di Gallura non si conosce l‟origine dinastica
indigena: il primo giudice di cui si ha notizia è Manfredi, di discendenza
pisana, documentato nel 1050 come primo re di Gallura
39.
L
E STRUTTURE DIFENSIVE NEI REGNI GIUDICALI.
Ogni regno giudicale preservò i propri confini statali mediante
l‟erezione di castelli non solo lungo la linea costiera, per difendere il
territorio da eventuali attacchi dal mare, ma anche all‟interno dei confini
territoriali.
Le prime costruzioni castrali furono innalzate sulle sommità di
colline isolate e scoscese, e in particolare in quei territori in cui vi era la
necessità di affermare il legittimo dominio dello stato
40.
Dagli inizi del periodo medioevale fino all‟insediamento aragonese
(1324) possono individuarsi due grandi categorie di fortificazioni:
costruzioni che possiamo qualificare “autoctone”, cioè edificate per
iniziativa dei giudici dall‟IX-X secolo fino alla seconda metà del XII
secolo, e quelle alle quali potremmo attribuire la qualifica di “coloniali”,
poiché la loro creazione fu dovuta all‟iniziativa di potenze straniere che si
stabilirono od ebbero influenza nell‟isola nel corso del XII e XIII secolo,
38 AA.VV., Genealogie medioevali di Sardegna, a cura di LL. Brook, FC. Casula, M. Costa, AM.
Oliva, R. Pavoni, M. Tangheroni, Cagliari-Sassari, DUE D 1984.
39 R.TURTAS, I giudici sardi del secolo XI: da Giovanni Francesco Fara, a Dionigi Scano alle Genealogie
Medioevali di Sardegna, in «Studi Sardi» (2003), vol. XXIII, pp. 211-273, sostiene che Manfredi non fu un
re di Gallura; mentre la cronologia della dinastia gallurese ricostruita in AA.VV., Genealogie medioevali di
Sardegna ..., tav. IV, pp. 80-81, pone proprio Manfredi come primo giudice del regno.
40 Sulle prime costruzioni castrensi dell‟Alto Medieovo in Sardegna cfr. R.CARTA RASPI,
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cioè Pisa e Genova, e successivamente nel XIV secolo la Corona
d‟Aragona
41.
Dall‟analisi dei primi documenti giudicali si evince, attraverso le
note topiche e cronologiche, la prassi della rogazione di atti in palatio
regis
42; ciò fa presumere la costruzione di più residenze del re poiché le
cancellerie giudicali, al seguito della corte, erano itineranti. Costruzioni ed
epigrafi attestano l‟esigenza di una dimora fissa per i sovrani: nel regno di
Torres, ad esempio, si ha notizia della fondazione del castello di Ardara
con annessa una cappella palatina e la sopravvivenza di alcuni toponimi
relativi alla struttura fortificata (su pontinu, in prossimità del fossato, sa
carrela de palattu, su palazzu ezzu)
43. Dalla lettura del Libellus Judicum
Turritanorum
44, compilato alla fine del XIII secolo, si desume che
nell‟altare maggiore della cappella palatina di Santa Maria del Regno di
Ardara prestavano giuramento i giudici turritani; qui era anche murata
l‟epigrafe (datata 7 maggio 1107) con la consacrazione della cappella, il
41 J. DAY, Uomini e terre nella Sardegna coloniale. XII-XVIII secolo ..., pp. 183-189, dissente
dall‟attribuire la costruzione dei castelli sardi durante il primo periodo giudicale. Egli sostiene, infatti, che i castelli giudicali non erano concepiti come dimore signorili, né, tanto meno, come centri amministrativi, quindi non era probabile un riordinamento territoriale attorno alla struttura castrense, come successe invece nel resto del continente italiano, perché i castelli isolati eretti in cima a colli e montagne non possedevano una grande capacità attrattiva sulla popolazione delle campagne. Lo studioso ritiene che le fortezze militari erette durante il periodo giudicale fossero state costruite sotto la direzione delle potenti famiglie italiane, quali pisani e genovesi, e non per merito dell‟iniziativa dei re sardi.
42 Il castello di Ardara viene definito palazzo regio in un documento redatto dalla giudicessa
Adelasia di Torres […] Actum in palatio regni Turritani de Ardera […]; questo documento è stato edito da P. TOLA, C. D. S. ..., t. I, sec. XIII, doc. LVII, p. 347.
43 Le fondazioni del castello e della cappella palatina sono attribuite a Giorgia, sorella di
Gonario Comita, giudice di Torres e Arborea. Questa notizia è attinta da una fonte apografa del XV secolo. Sul castello e la cappella di Ardara cfr. P.TOLA, C. D. S. ..., t. I, sec. XI, doc. V, p. 28; R. CORONEO, Architettura romanica ..., p. 61.
44 Libellus Judicum Turritanorum, a cura di A. Sanna, Cagliari, S‟Ischiglia 1957, p. 46, è una
cronaca in volgare logudorese del sec. XIII che costituisce una fonte importante per il Medioevo sardo. L‟autore, probabilmente monaco, è ignoto, ma dalla sua opera appare come uomo di cultura, poiché è a conoscenza della cronaca e della storia del Medioevo italiano; citata più volte da J.F. FARA,
Opera, De rebus Sardois, a cura di E. Cadoni, Sassari, Gallizzi 1992, voll. I-IV, che diede il titolo con il
quale è nota, l‟opera fu pubblicata per la prima volta da E. BESTA, Liber iudicum turritanorum, con altri
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che fa presagire la dichiarata dipendenza della cappella dalla
fortificazione
45.
Caratteri comuni tra le fortezze appartenenti al periodo
“autoctono” erano la regolarità della muratura ma non della pianta, la
lontananza dalle vie di comunicazione, l‟assenza di abitato direttamente
associato
46.
Le tecniche edilizie delle strutture castrensi del XII secolo
rispecchiano il carattere altomedioevale delle costruzioni religiose: il
muro “romanico” a doppia cortina con riempimento a sacco e la
tessitura dei paramenti composti da malta interposta a filari di conci,
solitamente squadrati, in rocce sedimentarie di piccole e medie
dimensioni come arenaria, calcare e tufo, o eruttive (soprattutto trachite),
mentre il granito era poco utilizzato essendo difficile da lavorare e
facilmente soggetto ad erosione
47. Spesso si tendeva a variare l‟aspetto
monocromatico dell‟edificio con l‟inserimento di filari bicromi di diverso
materiale, ad esempio congiungendo la trachite rossa nel paramento di
conci in trachite bianca
48.
45 R. CORONEO, Architettura romanica ..., p. 61, riprendendo le considerazioni fatte
precedentemente da R.DELOGU, L‟architettura del Medioevo in Sardegna..., p. 106, sostiene che il nome della chiesa di Santa Maria del Regno sia stata pensato perchè la si voleva asurgere a chiesa palatina; tale considerazione è avvalorata dal fatto che la stessa costruzione sorge su un‟altura e costruita interamente in trachite.
46 La supposizione di J.M.POISSON,Castelli medievali di Sardegna. Dati storici e dati archeologici ...,
p. 200, relativa all‟inesistenza in Sardegna della struttura comunemente chiamata castrum (cioè quella distribuzione territoriale che concentra la popolazione attorno ad una struttura fortificata) contrasta con la teoria dello studioso G.DUBY, Le origini dell‟economia europea. Guerrieri e contadini nel medioevo …, pp. 56-57, relativa alle strutture castrensi italiane ed europee, poiché egli sostiene che la genesi castrense fosse dovuta allo sviluppo delle grandi vie di comunicazione e alla difesa lungo le frontiere dei regni, nei quali sono ubicati i villaggi; è d‟accordo invece con le affermazioni di Poisson J.C.M. VIGUEUR, Regni, principati, città, …, p. 40, che sostiene la tesi secondo la quale la prima generazione di costruzioni castrensi (nei primi anni del X secolo) fu costruita per opera di personaggi potenti, e determinata dalla necessità della difesa; perciò sarebbe stato possibile che le prime costruzioni sorgessero isolate dal territorio abitato.
47 R.CORONEO, Architettura romanica ..., pp. 161-162, analizza l‟utilizzazione del granito per la
costruzione castrale, ritrovandola ad esempio nella fortezza di Balaiano (Luogosanto), situato nel
giudicato di Gallura ed eretto alla fine del XII secolo.
48 Esempio di questo tipo di costruzione è la torre di pianta ottagonale del castello di
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Esempi specifici di queste prime costruzioni castrali sono: il
castello di Orgoglioso, Quirra, Sanluri e il castrum Sulcutani nel giudicato di
Calari; le fortezze di Medusa, Macomer e Cabras ubicati nel regno di
Arborea, oltre che i castelli di Marmilla, Monreale e Arcuentu, che
costituivano la linea difensiva arborense, costruiti dietro iniziativa del
giudice
49; le costruzioni castrali di Ardara e di Burgos nel Logudoro; i castra
di Balaiano e Baldu, presso Luogosanto, Sa Paulazza, Cabu Abbas,
Pedres, presso Olbia, Erguri (Tempio), Olova (Calangianus), Oliena, e
Pontes, situati nel giudicato di Gallura. Vennero fortificate anche città
quali Oristano, Sassari, Civita, poi Terranova e Orosei.
I castelli nati per iniziativa dei signori d‟oltremare (Pisani e
Genovesi) tra il XII e il XIII secolo, servirono per consolidarne il
dominio; facevano, infatti, parte del loro demanio privato, elemento che
fa supporre la precisa volontà di erigerli.
Di norma si presentano a pianta regolare con torri angolari
50,
secondo uno studio architettonico già prestabilito. La presenza del mastio
quadrangolare sembra ugualmente una caratteristica propria di questa
generazione di edifici.
Nei castelli la torre era imponente: di solito più alta e robusta della
struttura difensiva e all‟interno della fortezza occupava il punto più
elevato del terreno
51.
Riguardo alle tecniche di costruzione, si nota un certo numero di
elementi costanti che caratterizzano questo gruppo di castelli: regolarità e
ma con la tipologia romanica, come viene dimostrato da R.CORONEO, Architettura romanica ..., pp. 296- 297.
49 Il castello di Monreale fu edificato alla fine del XIII secolo ma viene annoverato da F.C.
CASULA, La storia di Sardegna .., pp. 667-783, tra i castelli di matrice giudicale perché il Regno di Arborea cessò di esistere nel 1420.
50 La costruzione di torri angolari veniva caldamente consigliata da tutti i più autorevoli
storiografi e studiosi d architettura militare perché esse avevano il pregio di consentire una visuale più ampia del territorio circostante; cfr. F. DI GIORGIO MARTINI, Trattato di architettura, ingegneria e arte
militare ...; pp. 403-404; VEGEZIO, De re militari ..., p. 46; ANONIMO, De re strategica ..., pp. 15-16.
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qualità della muratura, che spesso si presenta in grandi blocchi
squadrati
52.
I vari tipi di fortificazione dipendevano da diversi fattori: il
cambiamento delle alleanze, le diverse possibilità tecniche costruttive, gli
stessi materiali edilizi a disposizione, ma soprattutto il carattere
eminentemente difensivo delle diverse fortificazioni.
Appartengono a questa generazione di costruzioni castrali la città
di Castel di Castro, eretta dalla comunità di mercanti pisani presenti nel
regno, accanto alla quale sorsero la torre di Sant‟Elia e il castello di San
Michele, e il castello di Acquafredda fondato dalla famiglia pisana dei
Donoratico
53. Nel giudicato di Torres la potente famiglia genovese dei
Doria innalzò o valorizzò numerose fortificazione, tra le quali Castel
Genovese (oggi Castelsardo) e le rocche di Chiaramonti, Bonvehí,
Monteleone e Giave. Il castello di Serravalle di Bosa fu invece opera dei
Malaspina, famiglia tosca-ligure; in una delle torri presenta affinità con
quelle di Castel di Castro: in entrambe, infatti, si notano i piombatoi, e a
tutt‟oggi si ritrovano i merli in trachite rossa
54.
In Gallura fu Terranova, chiamata Civita nel periodo giudicale, ad
essere ristrutturata e adeguata alle esigenze costruttorie dei Visconti
pisani, mentre il castello de La Fava fu progettato nel XIII secolo
secondo lo schema dei castelli arborensi di frontiera
55.
52 J.M. POISSON, Castelli medievali di Sardegna. Dati storici e dati archeologici ..., pp. 191-204,
nell‟analizzare le strutture castrensi innalzate intorno al XIII secolo, constata che la maggior parte di essi sorgono in territori facenti parte del demanio privato delle famiglie pisane e genovesi
53 L‟andamento politico del tempo si riversava anche sulle architetture del castello che
riportavano le insegne del partito al quale appartenevano. Un esempio eloquente è rappresentato dal castello di Acquafredda in cui si verificò un adattamento stilistico nella conformazione dei merli: Ugolinio della Gherardesca, per ragioni politiche, modicò la loro forma da ghibellina a guelfa, poiché convertitosi alla causa del nuovo partito (F.FOIS, Castelli della Sardegna medioevale ..., p. 53).
54 D.SCANO,Storia dell‟arte in Sardegna dal XII al XIV secolo ..., pp. 390-391.
55 R.CORONEO, Architettura romanica ..., pp. 294-295, sottolinea come i castelli arborensi e
quello della Fava presentavano uno schema con perimetro irregolarmente rettangolare che delimita la piazza d‟armi, e comprende una cisterna e una torre maestra.
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