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Strutture architettoniche dei castelli medioevali

1. Nascita dei castelli

1.4. Strutture architettoniche dei castelli medioevali

I castelli e le fortificazioni edificate nel periodo medioevale sorsero

in gran parte sulle spoglie delle antiche costruzioni romane,

riprendendone non solo il luogo di erezione, ma anche le tipologie e i

materiali costruttivi. In Italia nell‟ultimo periodo romano comparvero le

così dette chiuse: strutture difensive destinate a bloccare i passi alpini

mediante torri di avvistamento. Molte di queste costruzioni giunsero fino

all‟epoca medioevale quando furono riutilizzate e riadattate per lo stesso

fine o studiate come modello per nuove fortificazioni

115

.

Per la realizzazione di questi edifici veniva utilizzato

principalmente il materiale più facilmente reperibile in loco

116

: trachite,

basalto o pietre calcaree, arenarie o materiali di riuso, tratti da edifici

preesistenti e posti in opera con malte scadenti o addirittura a secco, uniti

con tecniche costruttorie antiquate

117

.

Queste costruzioni erano abbastanza povere, grossolane e di

ristrette dimensioni; esse non offrivano abbellimenti stilistici particolari, e

gli spazi ristretti non permettevano ai soldati grandi comodità

118

.

Costruite su suoli aspri e scoscesi, queste fortezze presentavano

una planimetria non regolare, di forma poliedrica allungata, e la solida

cintura muraria si adattava alle asperità del terreno. Queste caratteristiche

115 Nelle zone occupate, ad esempio, i Longobardi ereditarono le fortificazioni tardo-antiche

che furono utilizzate anche dai Goti prima e dai Bizantini poi. Cfr. A.A.SETTIA, Proteggere e dominare ..., pp. 339-340.

116 D. BALESTRACCI, I materiali da costruzione nel castello medievale, in «Archeologia Medioevale»

(1989), vol. XVI, pp. 227-242, asserisce che per la costruzione di strutture difensive si utilizzava soprattutto la pietra, materiale abbastanza resistente e di facile reperibilità; l‟uso del mattone si diffuse invece a partire dal la fine del XII secolo, ma la sua introduzione non risulta né travolgente né rivoluzionaria. Nei castelli pisani e lucchesi ad esempio il suo utillizzo non compare prima del XIII secolo, limitandosi oltretutto al coronamento delle torri.

117 Dopo il Mille era abbastanza frequente utilizzare la tecnica così detta palancata, fatta di assi

e terra (presente ad esempio nei castelli del XII secolo come quelli di S. Colombano, Arosio e Chivasso studiati da D. BALESTRACCI, I materiali da costruzione nel castello medievale ..., pp. 231-232).

118 D.VACCA,Il castello medioevale di frontiera nei Regni giudicali sardi, in Roccas. Aspetti del sistema di

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vennero però riservate a quel tipo di strutture che provvedevano alla

difesa di territori di confine, in cui non si sentiva la necessità di effettuare

particolari accorgimenti architettonici. Si può parlare di un “primitivo

castello medioevale” che le fonti indicano come “rocca” in quanto

appunto arroccato sulla sommità di un monte o di una collina.

La rocca poteva essere fornita di diverse strutture: una torre alla

quale spesso veniva incorporata l‟abitazione nel piano più basso

119

, un

vasto agglomerato di costruzioni disposte intorno e altre torri minori.

Probabilmente il castello ebbe origine dall‟ampliamento delle rocche.

Il tipico castello medioevale possedeva canoni architettonici ben

precisi. Essendo concepito innanzitutto come opera difensiva era

fortificato in modo tale da poter essere facilmente difeso; per tale motivo

quasi tutti i castelli medioevali erano circondati da un fossato e da una

cinta muraria, dotati di un cammino di ronda con parapetto. Del sistema

difensivo faceva parte anche il mastio che s‟innalzava all‟interno del

circuito murario come una torre maestra

120

.

L‟uso di accerchiare un castello con delle mura non era usuale

nelle prime costruzioni italiane, essendo queste situate soprattutto nei

pressi di una villa: il ruolo difensivo veniva affidato esclusivamente al

castello, nel quale gli abitanti dei territori vicini potevano rifugiarsi,

mentre il ruolo economico-agrario veniva gestito dai villaggi. Col passare

119 La struttura interna del castello e le sue abitazioni vengono presupposte, in base ad alcuni

documenti, dall‟articolo di P.F.SIMBULA, La vita quotidiana nel castello di Acquafredda, inserito in F.FOIS,

Castelli della Sardegna medioevale, a cura di B. Fois, Cinisello Balsamo, Silvana 1992, p. 54.

120 In Francia queste torri chiamate donjons avevano anche la funzione di dimora per le

famiglie nobili, mediante l‟organizzazione su più piani. In Germania invece i castelli imperiali degli Hohenstaufen erano concepiti come piccole città abitate dall‟imperatore e la sua famiglia. Poche costruzioni castrensi in Europa ripresero i fasti costruttivi dei tedeschi che all‟interno delle strutture inserirono oltre a cappelle e dimore per i servitori, anche laghi di medie dimensioni, come successe nei castelli di Wartburg o di Wimpfen che raggiunsero dimensioni dai 200 ai 180 metri di lunghezza, contro i 40 degli altri castelli feudali. Cfr. H.W.GOETZ, Vivere nel Medioevo. Famiglia, monastero, corte, città

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del tempo l‟innalzamento delle mura attorno al castello o ad una villa

divenne sempre più frequente.

Da alcune ricerche del Settia

121

, svolte nel territorio piemontese,

abbiamo appreso che i castelli edificati tra il X e il XII secolo

contenevano, al loro interno, case, granai, scuderie ed fattorie con campi

coltivati, anche se questi rimanevano sempre separati dalla villa, alla quale

si accedeva mediante un ponte

122

. Appare evidente quindi che questi

fortilizzi siano stati pensati per la difesa del territorio circostante, e che la

cinta muraria garantiva una maggiore protezione non solo per il castello

stesso ma anche per le strutture adiacenti.

Successivamente la struttura castrense fu perfezionata con ulteriori

elementi. Nei castelli del territorio italiano la cinta muraria veniva

interrotta in alcuni punti per permettere l‟inserimento di torri a pianta

quadrata o rettangolare, in modo tale da rafforzarla. Il muro di cortina

123

attorno al castello poteva essere realizzato con entrambe le pareti

(esterna ed interna) in senso verticale, oppure con la parete interna

verticale ed esterna rastremata: cioè con lo spessore esterno che si

assottigliava progressivamente dal basso verso l‟alto e che poteva avere

un‟altezza oscillante dai 5 ai 6 metri

124

(intorno al XIV secolo, raggiunse

anche i 15 metri, in seguito al potenziamento delle armi d‟assedio)

125

.

121 A.A.SETTIA, Proteggere e dominare, ...

122 Un documento del 936 tratta la costruzione ex novo di un muro in pietra attorno a Nogara,

mentre in un altro documento del 1197, relativo al castello di Montaldo Torinese, il vescovo del luogo ordina di cingere debent muro medietatem castelli […] ville teneant ad usum burgi de Montaldo solvendo fictum, quindi si aveva la cinta muraria tra il castello e la villa; questi documenti sono citati da A.A.SETTIA,

Proteggere e dominare, ..., pp. 32-33, 354-355.

123 Cortina: paramento murario fra due torri.

124 F.DI GIORGIO MARTINI, Trattato di architettura, ingegneria e arte militare ..., tomo I, p. 437. 125 ANONIMO, De re strategica, XII ..., pp. 332-334, suggerisce di rispondere al nemico con il

consolidamento delle strutture murarie; ancheF.DI GIORGIO MARTINI, Trattato di architettura, ingegneria

e arte militare ..., tomo II, p. 417, sostiene che le tecniche militari d‟assalto riuscivano ad avere la meglio

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Cortina

Lo spessore del muro di cinta era inizialmente di circa un metro,

in seguito rinforzato fino a due metri e alto dieci metri, con un perimetro

possibilmente poco esteso in modo che lo spazio vitale si concentrasse

su una superficie poco estesa. Il punto più vulnerabile del muro di cinta

era la porta (costantemente sorvegliata) che spesso veniva difesa da un

ponte levatoio e, in qualche costruzione, protetta anche da torri su

entrambi i lati

126

. Verso il XV secolo, quando nella guerra ossidionale si

iniziò ad utilizzare l‟artiglieria e gli strumenti bellici vennero rafforzati, lo

spessore delle mura esterne aumentò fino a raggiungere i 4-5 metri. In

questo periodo venne anche realizzato un cordone di pietra sullo stesso

livello del piano di camminamento

127

.

La salvaguardia del castello, quindi, veniva garantita quasi

esclusivamente dal muro di cinta che, grazie alla sua forza passiva, poteva

resistere all‟attacco degli assalitori. La forza attiva dei soldati si occupava

126 H.W.GOETZ, Vivere nel Medioevo. Famiglia, monastero, corte, città e campagna dal VII al XIII

secolo ..., p. 179.

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invece della controffensiva mediante l‟utilizzo di merlature o feritoie

(balestriera e arciera) inserite nella cinta muraria

128

.

Sulla sommità del muro si pensò di realizzare un girone, o cammino

di ronda

129

, sul quale si posizionavano i soldati dietro un muretto alto da 1

a 1,20 metri, chiamato parapetto, per proteggersi da un eventuale lancio di

frecce dall‟esterno. Il parapetto, in alcuni casi, poteva essere sormontato

da una serie di blocchi di varia forma chiamati merli: in Italia il tipo più

utilizzato e conosciuto era il bifido semplice chiamato guelfo, a copertura

piana o spiovente

130

.

Cammino di ronda

128 Accanto ai merli, posti sopra il parapetto della cinta muraria, a partire dal XIII secolo

furono inserite delle feritoie. H.W.GOETZ, Vivere nel Medioevo. Famiglia, monastero, corte, città e campagna

dal VII al XIII secolo, cit., p. 179, sostiene che le feritoie rappresentavano un elemento indispensabile

per la difesa apportata da balestrieri e arcieri.

129 Il cammino di ronda era un passaggio posto sulla sommità delle opere fortificate lungo il

quale si praticavano la difesa e la sorveglianza, protetto verso l‟esterno da un parapetto solitamente merlato.

130 La funzione principale dei merli era di difesa passiva: proteggere gli assediati dal lancio

delle frecce, garantendosi un punto di riparo, e contrattaccare contemporaneamente; fungevano anche da “difesa attiva” potendo all‟occorrenza essere utilizzati come elemento d‟appoggio lanciando sugli assedianti olio bollente, acqua o altro, mentre tentavano la scalata alle mura o quando si assiepavano dinnanzi alle porte. Nell‟edilizia medioevale si distinguono i merli in guelfi o ghibellini: i primi hanno la sommità squadrata mentre gli altri hanno a coda di rondine. Le illustrazioni di questi due elementi architettonici sono inseriti in F.DI GIORGIO MARTINI, Trattato di architettura, ingegneria e arte militare ..., tomo II, p. 429.

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Merlo bifido

131

.

Gli spazi intermerlari, chiamati finestre, e le feritoie, realizzate in ogni

merlo, servivano per colpire gli assalitori mediante armi da lancio quando

essi si trovavano ad una certa distanza dal muro di cinta.

Le feritoie avevano una funzione importantissima per ciò che

concerneva la difesa attiva del castello: prima del XIV secolo ne

esistevano due specie soltanto: arciera e balestriera.

La feritoia arciera veniva realizzata in quei punti della cinta in cui

era previsto l‟utilizzo dell‟arco e doveva quindi svilupparsi in altezza e

svasare all‟interno.

La feritoia balestriera veniva costruita in quei punti della cinta

muraria in cui si prevedeva l‟utilizzo della balestra e per tale motivo essa

si estendeva più in larghezza che in altezza; internamente era più svasata

di quella ad arciera

132

.

Nel caso in cui le feritoie fossero limitate gli arcieri dovevano

essere disposti a scacchiera in modo che nessun punto della cinta muraria

fosse eccessivamente indebolito.

131 Sito internet: http://www.storiamedievale.net/, http://www.mondimedievali.net. 132 D.VACCA,Il castello medioevale di frontiera nei Regni giudicali sardi ..., p.131.

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Dictionary of French Architecture from 11th to 16th Century (1856) by Eugène Viollet-le- Duc (1814-1879)133.

Con il passare del tempo, le feritoie vennero realizzate a forma di

croce per consentire una più ampia visuale e permettere di effettuare

anche lanci obliqui.

Quando nel XV secolo vi fu l‟introduzione delle armi da fuoco le

feritoie dovettero essere ampliate soprattutto in larghezza, anche se

costruite rivolte verso il basso per dare la possibilità di inserirvi la canna

dei fucili

134

.

133 http://fr.wikisource.org/wiki.

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Feritoia

Le caditoie o gettarole erano aperture ricavate nel cammino di ronda,

dalle quali venivano lanciate o si lasciavano cadere palle di piombo, olio

bollente, pece fusa o altro contro gli assalitori.

Caditoie o gettarole

135

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Un importante perfezionamento tecnico diffuso in tutta Europa

era rappresentato dalla motta: un cumulo di terra battuta alto sino al

quindici metri sul quale si ergeva una torre quadrangolare in legno. La

motta comparve intorno all‟XI secolo ma si diffuse rapidamente e rimase

in uso per gran parte del XII secolo

136

.

Le parti più importanti della fortificazione erano le torri, in genere

una sola per ciascuna fortezza di piccole dimensioni. In Italia la torre

fece la sua comparsa intorno alla metà del X secolo. Nei territori del

nord Europa (Francia, Inghilterra e Germania) la torre era abbastanza

alta e robusta, costruita con pietra e a pianta rettangolare; essa era inoltre

destinata al magazzino nella parte inferiore e a residenze signorili in

quella superiore. Nell‟Europa meridionale invece le torri furono sempre

molto modeste, a pianta quadrata o rettangolare; in esse la funzione

residenziale era ridotta poiché veniva dato maggior peso al carattere

difensivo e, specialmente in Italia, furono destinate ad ospitare solo una

guarnigione

137

. Questa torre veniva chiamata mastio o maschio

138

, o

dongione

139

. Il mastio era solitamente a pianta quadrata e di dimensioni

136 La motta si diffuse primariamente in Francia occidentale, passando poi in Germania, in

Gran Bretagna e, sull‟onda delle conquiste normanne, in Sicilia. In Italia uno dei primi documenti che attestano l‟utilizzo della motta (fine dell‟XI secolo) è citato in A.A.SETTIA, Proteggere e dominare, ... pp. 353, e riguarda l‟allestimento di tumuli di terra davanti la torre situata nel territorio della diocesi di Modena, effettuato dal vescovo Leodoino, il quale, in questo modo, aveva l‟intenzione di rinvigorire la struttura fortificata. Sicuramente rappresentava un sisteme difensivo, ma non si è totalmente certi che si possa parlare di motta.

137 Sulle torri e gli elementi castrensi in generale cfr. A.FIECCONI, Luoghi fortificati e strutture

edilizie del fabrianese nei secoli XI-XIII ..., pp. 41-53.

138 Il mastio era una torre maestra, in Italia molto spesso prendeva il mome di dongione (che

non va confuso con quello francese adibito solitamente ad abitazione) o cassero, vocabolo utilizzato nell‟Italia centrale. Frequente era la pratica di ristrutturare vecchi castelli nel corso del XII e XIII secolo e dotarli di un dongione. Questa operazione fu possibile con il passaggio del territorio a cui la ortezza apparteneva da un signore ad un altro, raffigurando quindi il rafforzamento della torre come un chiaro messaggio politico, come sostiene A.A.SETTIA, Proteggere e dominare ... pp. 359; sull‟utilizzo del dongione cfr. anche M. CAMBEDDA,L‟architettura militare e religiosa a Galtellì dal Medioevo all‟Ottocento, Nuoro, Solinas 1995, p. 60.

139 In Francia occidentale nacque e si sviluppò il donjon, che successivamente sostituì la motta

e la torre in legno che su essa si elevava; il donjon fu destinato, successivamente, nel pianterreno ad essere utilizzato come magazzino, con l‟edificazione, nei piani superiori, di camere con finestre e riscaldamento. Cfr. A.A.SETTIA, Proteggere e dominare ... pp. 357-361.

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piuttosto ridotte. Intorno al XII secolo alla pianta quadrangolare si

sostituirono torri con pianta poligonale che miglioravano le capacità

difensive e riducevano gli spazi morti.

Mastio con davanti la Motta.

Attorno alla torre si apriva il recinto difensivo il quale poteva

accogliere la cappella, la residenza del signore, una o più cisterne per la

raccolta delle acque piovane, magazzini e alloggiamenti per i soldati.

Per motivi di sicurezza l‟ingresso era innalzato a pochi metri dal

terreno, dunque raggiungibile solamente mediante una scala di legno che

all‟occorrenza poteva essere ritirata all‟interno; l‟ingresso poteva essere

fornito di un parapetto merlato e di tutti altri elementi difensivi tipici di

alcune torri e dalla cinta muraria.

L‟intero impianto difensivo del castello recintato poteva essere di

varie dimensioni: oltre i due ettari, da mezzo ettaro a un ettaro e mezzo,

fra un decimo di ettaro e un ettaro, inferiore ai mille metri quadrati.

Il perimetro delle rocche invece variava a seconda del terreno

roccioso su cui era innalzato

140

.

140 Secondo A.A. SETTIA, Proteggere e dominare ... pp. 356-357, nel Tardo Medioevo, il

progressivo aumento della popolazione determinò l‟affievolirsi dello spazio castrense poiché al suo interno potevano coesistere sia case murate e di legno che case a più piani, separate tra loro da orti o frutteti, piazze, chiese e, accanto, cimiteri.

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