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Metodologia tradizionale

Interesse

L’allievo del secondo studio di caso si è mostrato interessato, fin dall’inizio dell’anno, alle letture effettuate durante l’estate. Al rientro delle vacanze sostiene che sia stato il primo anno in cui ha finito in tempo i libri assegnati. È un lettore, ama le materie umanistiche, ma dice di non riuscire a finire un libro che non gli piace, anche se richiesto dalla scuola.

Coinvolgimento personale

Durante la discussione su Poirot, partecipa offrendo i propri contributi, ma quasi sempre con un tono di superiorità e tenendo costantemente una mano sul diario, intento a disegnare graffiti e simboli di squadre di calcio. L’insegnante non lo riprende per lasciare più neutro il campo di espressione dell’allievo; comunque non è disattento e grazie ad alcuni interventi, l’insegnante riesce ad appurare che ha effettivamente ultimato la lettura e l’ha compresa. È sua l’osservazione interessante sulla diversità di conclusione tra Il mastino dei Baskerville e

Assassinio sull’Orient Express.

Testo prodotto

Protocollo 2 a

Descrivi la figura dell’investigatore Hercule Poirot illustrandone le specificità fisiche e caratteriali, spiegandone, con opportuni riferimenti al testo, il metodo investigativo. Puoi usare anche un tipo di scrittura originale, immedesimandoti nel personaggio o altro…

“Conversava con un omino imbacuccato fino alle

orecchie e del quale erano visibili solo il naso

arrossato e le punte di un paio di baffi arricciati

all’insù”. È così che entra in scena Hercule Poirot,

il protagonista del romanzo “Assassinio sull’Orient

Express”, di professione investigatore, per la

professione. Anche se, vedendo le sue caratteristiche fisiche, non si può dire che sia una persona con

un’aria troppo rassicurante. Effettivamente non è dscritto come un uomo atletico, aitante o muscoloso, bensì è basso, con i baffi all’insù e senza alcun capello. La stessa Christie, autrice del romanzo, scrive:” Che strana testa, calva, a forma di uovo”. Insomma una persona un po’ buffa, forse tonta, da non prendere troppo sul serio. Stando solo alla descrizione fisica sono questi i primi pensieri che vengono in mente, leggendo. Ma già alla seconda pagina si vede che Poirot non è quello che sembra. Addirittura leggendo brani del suo discorso con il generale dell’esercito francese, pare sia riuscito a salvare l’onore dell’esercito e a evitare un enorme spargimento di sangue. Dunque una persona con grandi doti. E in effetti, nel corso del romanzo, si capisce che Poirot è un investigare speciale, che, con un metodo da lui sviluppato, riesce a risolvere anche il più intricato dei problemi. A questo punto la domanda è questa: “Qual è il suo metodo investigativo?”

partiamo da una citazione di Poirot: “ Amico, io sospetto di tutti fino all’ultimo”. Questa è una frase

che svela molto del suo metodo: infatti ci spiega come si muove all’inizio dei suoi ragionamenti, provando a immedesimarsi nell’interrogato come se fosse il colpevole.

È comunque lo stesso investigatore a spiegarci qualche pagina dopo, il suo metodo: “ Vede, caro dottore, io non sono solito basarmi sui vari procedimenti seguiti

dai miei colleghi. È della psicologia che mi

preoccupo, non delle impronte digitali o della qualità della cenere delle sigarette. Indizi qui ce ne sono a

iosa: ma come si fa ad essere certi della loro

autenticità?”,

Questo spiega molto, oltre che del metodo di Poirot, anche del suo carattere. Infatti, egli afferma di

voler capire l’autenticità degli indizi, dunque si capisce che è una persona scrupolosa, che non si fida di ciò che può sembrare a prima vista un aiuto e invece potrebbe essere un depistaggio. Può anche cambiare improvvisamente personalità, da una persona cordiale e gentile può diventare un tenace interrogatore che con fermezza non lascia scampo a chi, secondo le sue deduzioni ha a che fare con l’omicidio. Egli cambia metodo di interrogazione a seconda delle diverse persone, perché crede che esistano delle zone della mente umana che non sono sempre controllate dalla ragione, ossia inconsce e crede di dover basarsi su quelle per strappare la confessione all’indiziato.

Il testo si mostra corretto ortograficamente e sintatticamente. Le riflessioni sono semplici e appare una discrepanza tra l’impegno mostrato in classe e quanto confluito nella redazione.

Metodologia innovativa:

Interesse:

L’allievo che ha interpretato Sherlock Holmes non appena percepisce una novità d’esperienza, abbandona il suo passatempo preferito, ossia quello di colorare graffiti sul diario e disegnare simboli di squadre di calcio. E’ attratto subito dalla novità dell’esperienza e si propone immediatamente per ricoprire il ruolo del protagonista. Dice che il teatro è il suo campo.

Coinvolgimento personale:

E’ molto attivo durante la seduta di gioco. Accompagna la sua interpretazione con la gestualità secondo lui adatta ad un personaggio come Sherlock Holmes. Mette in campo buona mimica e sciorina con sicurezza episodi e lessico tipici del personaggio di cui è lettore appassionato.

Testo prodotto:

Protocollo 2b

Descrivi la figura dell’investigatore Sherlock Holmes illustrandone le specificità fisiche e caratteriali, spiegandone, con opportuni riferimenti al testo, il metodo investigativo. Puoi usare anche un tipo di scrittura originale, immedesimandoti nel personaggio o altro…

Sento suonare… Smetto di disegnare graffiti, in fretta mi infilo una vecchia maglietta del Toro, mi avvicino alla porta, la apro e, con sorpresa, vedo Lorenzo, il mio vicino che mi saluta con un “Ciao, Joe”. Entriamo in casa e lui, stupito della presenza di un uomo alto, allampanato e, all’apparenza, molto poco affabile, mi chiede: “ E quel tipo qua, chi è?”. Io gli faccio con indifferenza: “ Sherlock Holmes”. Lui di rimando: “Quello Sherlock Holmes”. “Proprio lui”, gli rispondo con un sorrisino. “Mio padre lo ha conosciuto qualche mese fa a Londra, e adesso lui è venuto a stare da noi”. Lorenzo è basito. “Andiamo in camera mia, devo assolutamente farti vedere una cosa sul mio computer! È questione di un attimo”, gli dico e poi mi rivolgo all’ospite famoso dicendo “Sherlock, puoi rimanere un

attimo qui in attesa dei miei genitori mentre io e Lorenzo andiamo di là. Se vuoi puoi suonare”.

Sherlock fa un cenno disinteressato con la testa, scrutandomi attentamente il cranio. Dico piano a Lorenzo “Non so perché, ma mi mette soggezione” e nel frattempo lo vedo alzarsi ed aggirarsi per la stanza.

Qualche minuto più tardi, al nostro ritorno, il Sig Holmes, con un barattolo in mano, dice con accento inglese, un po’sprezzante “ Scusami, se ho preso il tuo barattolo.”

Lorenzo ed io ci guardiamo stupiti per le incredibili capacità deduttive ed io dico “Effettivamente, è mio.” Lorenzo è stupito e mi dice: “Come ha fatto? Tu hai 3 fratelli poteva essere di chiunque”.

Sherlock comincia a spiegare con aria compiaciuta: “Quando l’ho visto ho notato che aveva un adesivo del Toro come la tua maglia, ma siete quattro fratelli e la camera è piena di gagliardetti del Toro. Inoltre una dei quattro è una femmina e ho supposto che non si interessasse di calcio, ma questo andrebbe verificato con più sicurezza; poi ho notato una piccola lettera J mezza coperta con il bianchetto, così ho eliminato Marco…, che è in gita scolastica, mi pare di aver capito. Poi ho letto i nomi di voi fratelli sulle vostre camere…, mi rimanevate tu, Giovanni e Jacopo”.

Non posso far altro che ammirare l’enorme capacità di osservazione di dettagli invisibili, ma mi permetto di osservare: “Giovanni si scrive con la G in italiano, forse lei è inglese e non lo sa…”

“Ah ah, ah “ ride Sherlock Holmes” nulla sfugge al mio controllo. “Ho sentito che, arrivando, Lorenzo ti ha chiamato Joe”.

Ok, battuto!

“ Ma quindi” – gli chiedo strizzando l’occhio a Lorenzo – come fa a dire che è mio e non di Jacopo?

“Non mi inganni, ragazzino” – continua Sherlock – prima di partire Watson mi ha detto di portare dei tappi per le orecchie perché, parlando con tua madre, al telefono aveva sentito un bambino piangere. Jacopo, suppongo si chiami…”. Ride soddisfatto!

“ Non poteva essere Laura, la neonata?”

Sherlock prende un libro sulla tavola e dice “ Dubito che in Italia i neonati leggano grammatica”. Vedo tristemente svolazzare il libro di grammatica col nome scritto in grande di mia sorella Laura che, effettivamente frequenta la prima media”.

Non c’è che dire, un po’ eccentrico, sprezzante il nostro ospite, ma veramente simpatico…

Il testo, vivace e creativo, sfrutta la modalità creativa proposta dalla traccia; le idee per la descrizione del personaggio sono sostanzialmente quelle emerse dal role playing.

Facendo riferimento alle competenze di cui abbiamo detto sopra per la produzione testuale, se non a livello lessicale dove le maggiori occorrenze risultano essere proprio quelle citate nella seduta di gioco, anche in questo caso, l’evidenza più significativa è la capacità ideativa: la sostanziale differenza che può essere rilevata tra i due testi prodotti dall’allievo che interpretava Sherlock Holmes si pone sul piano della forma espositiva trovata, ma a livello di citazioni dal testo era più ricco il testo successivo alla lezione frontale. D’altro lato, però, l’ interesse e il coinvolgimento personali sono risultati essere senz’altro maggiori nell’esecuzione del role playing,

durante la quale l’allievo ha profuso un’energia sincera e ha mostrato di sapere mettere a frutto con una personale rielaborazione quanto appreso, reinterpretando

e coinvolgendosi personalmente nella lettura, così come la modalità stessa del role playing suggerisce.

In questo caso, quindi, le due metodologie portano ad esiti che non rilevano a livello contenutistico sostanziali differenze, ma il testo su Sherlock Holmes presenta una rielaborazione personale di quanto letto assolutamente più interessante che porta, anche in questo caso, come in quello dell’allievo che intepretava il ruolo del giornalista, ad un approfondimento personale più insistito.

Ciò che è maggiormente da sottolineare in questo studio di caso è la differenza motivazionale rilevata nell’interesse e nel coinvolgimento personali profusi nelle attività proposte dalle due metodologie. Lo studente, sostanzialmente assorto nella discussione su Poirot, si è dimostrato del tutto coinvolto quando viene chiamato ad interpretare Sherlock Holmes. Ama leggere, ma anche recitare e ama, in particolare, posizioni di rilevo nella classe, non teme il giudizio e sa di essere abile nell’uso delle parole e nell’esposizione orale. Sa far valere il suo background culturale, di grande lettore, ha letto di propria iniziativa altri testi di Sherlock Holmes. In lui la metodologia sortisce l’effetto che, in letteratura, i critici definiscono “lo scardinamento dell’orizzonte della percezione”. Subisce invece la metodologia tradizionale che, a motivo della preponderante frontalità su cui si basa, per lui ha il sapore del “già visto”.